CONSIGLIO NAZIONALE
La vita religiosa oggi e domani nel futuro della situazione nuova:
dalla paura alla profezia
Nei giorni 6 e 7 giugno c. a. si è realizzato, con la piattaforma digitale zoom, il Consiglio nazionale. Erano presenti: madre Yvonne Reungoat, Presidente nazionale USMI con il Consiglio di presidenza, le presidenti e segretarie delle Regioni USMI, le responsabili degli ambiti, le delegate USMI presso la CEI.
Il Consiglio è stato preparato previa riflessione che ha coinvolto i Consigli regionali e le delegate diocesane attraverso le domande del questionario:
- Quali sono le sfide che le congregazioni percepiscono in questo tempo.
- Quali sono le eventuali “domande aperte” riguardo al futuro della vita religiosa sul territorio italiano e al di fuori di esso.
- Quali sono i passi di sinergia che si possono porre in atto tra le congregazioni a partire da questo momento.
Ogni presidente o segretaria ha presentato la realtà della propria Regione riguardo questo periodo di pandemia rilevando l’aumento della povertà, la disoccupazione, il clima di grande sofferenza, sia per chi è stato colpito dal virus, sia da chi ha sperimentato solitudine e isolamento. Come pure è stato messo in rilievo il bene fatto dalle congregazioni: vicinanza ai più poveri, ascolto e sostegno alle famiglie, accompagnamento nella sofferenza, protezione delle persone più fragili.
Ecco in sintesi le risposte al questionario:
Sfide
Accettare la propria debolezza e sostenere le consorelle anziane. Conoscere la situazione sociale del territorio per cogliere le sfide pastorali. Superare paura e scoraggiamento per vivere con speranza e creatività le risorse umane, strutturali ed economiche che sono presenti nelle congregazioni.
È necessaria una formazione iniziale e permanente adatta ai tempi che sono tempi segnati dal secolarismo e dalla “società liquida” senza punti di riferimento solidi.
Altra sfida importante è la necessità di passare dalla multiculturalità alla interculturalità. Ci interpella fortemente anche il disagio giovanile: occorre saper cogliere le opportunità che offre il volontariato.
Il carisma è una grande ricchezza, ma bisogna saperlo condividere per non creare conflitto tra carisma-opere-economia.
Un’altra sfida colta da più Regioni è il bisogno di vicinanza alla gente, il bisogno di ritornare all’essenziale, vincere la sfida dell’individualismo anche istituzionale.
La collaborazione e condivisione del carisma con i laici è ancora un miraggio, eppure è essenziale per lavorare in comunione con loro e tra Istituti.
Andare verso le periferie esistenziali. Testimoniare la vita fraterna in comunità e la comunione dei beni per essere solidali con i più poveri.
Cambiare lo stile di vita per essere fedeli alla nostra vocazione di appartenere a Cristo.
Domande aperte
Questo tempo ci obbliga a collaborare. Per essere significative è necessario imparare a fare discernimento, vivere la vita fraterna in comunità e testimoniare una vera comunione tra noi.
Ci si domanda: come collaborare tra congregazioni? Sapremo metterci accanto alle altre istituzioni rinunciando ai propri spazi per collaborare con i laici e accogliere chi è nel bisogno?
Sapremo attirare i giovani con una vita coerente con il vangelo che professiamo?
Ci chiediamo: sono ancora importanti le nostre opere educative oggi? Come rafforzare la cura dell’ambiente? Quale formazione per le giovani suore? Come metterci in gioco per aiutare carcerati, immigrati, minori, anziani?
Le comunità straniere non integrate con l’USMI dove sono, come vivono, come ci interpellano? Come aiutarle?
Come valorizzare l’esperienza vissuta in questo periodo di lockdown?
La vita religiosa oggi ha ancora sogni, desideri? Sa accendere il fuoco dell’entusiasmo nei giovani? Quali le nuove forme di vita religiosa sono necessarie oggi? Come essere missionarie senza le opere? Occorre rinnovare l’apostolato come trasmissione della fede con linguaggi nuovi, adatti alla mentalità di oggi.
Come utilizzare le nostre strutture?
Come educare le giovani suore alla collaborazione intercongregazionale?
Passi di sinergia che si possono realizzare
Apertura al mondo per condividere le nostre risorse, per collaborare con i laici e creare progetti comuni per favorire la comunione.
Fare rete tra le scuole cattoliche e le strutture sanitarie eventualmente una medesima opera può essere gestita da congregazioni diverse. Si darebbe anche testimonianza di comunione tra i carismi.
Importante è la cura delle relazioni e favorire la conoscenza reciproca fino a giungere a opere condivise.
Vedere quali sono le opere da non perdere in un determinato territorio e mettersi insieme per portarle avanti. Lavorare in rete. Prossimità con i poveri. Avere il coraggio della denuncia dell’ingiustizia e difendere i diritti dei poveri.
Importantissima è la formazione delle formatrici, come pure la formazione continua.
Favorire esperienze intercongregazionali. Aprire sportelli di ascolto. Unire le nostre forze sul territorio a servizio della Chiesa. Osare esperienze di vita intercongregazionale. Condivisione dei carismi. Passare dalle parole ai fatti.
Avere maggior cura della vita spirituale. Imparare a vivere la sinodalità. Creare spazi di preghiera per favorire la comunione tra Istituti e consolidare la comunione.
Essere segni visibili dell’amore di Dio verso ogni creatura.
Favorire cammini solidali tra istituti e con le altre realtà della diocesi. Favorire la conoscenza tra congregazioni.
Condividere le case di riposo con le congregazioni che ne sono prive. Anche la pastorale condivisa a livello di territorio e di diocesi è una testimonianza importante.
Unire le forze prima di chiudere una presenza religiosa in un determinato territorio. Condividere i carismi affinché questi possano diventare patrimonio comune anche con i laici.
A conclusione delle comunicazioni delle Regioni sr Nicla Spezzati, a nome del Consiglio, ha fatto una lettura di quanto comunicato declinata in tre essenziali punti che dovrebbero aiutare il Consiglio di presidenza e i Consigli regionali ad individuare possibili cammini di comunione, di sinergia e di attività.
Dove siamo?
Siamo a livello mondiale in una instabilità permanente; la crisi non è solo transitoria, si rivela come dato permanente e bisogna convivere. Questo richiede alla persona di disporre di grandi risorse interiori prima ancora che risorse materiali. In questo cambiamento si gioca anche la nostra vita umana e consacrata. Perciò sono necessari valori, cambiamenti, atteggiamenti d’impegno individuale per salvare il mondo e il futuro della vita consacrata.
Come siamo giunte?
Già “Vita Consecrata” (25 marzo 1996) fu considerata in ritardo rispetto ai problemi che cominciavano ad emergere in quegli anni. Qual è la realtà oggi? La prima realtà che viviamo è il non senso della vita consacrata (cf numerose uscite: il dicastero arriva a concedere da due a tremila dispense dai voti perpetui ogni anno).
Una seconda forza che distrugge è la demotivazione di gruppo. Forze motivazionali vengono meno per vivere in comunità perché manca di umanizzazione. C’è anche il problema dell’innalzamento di età. Stiamo vivendo un’epoca di cambiamento. “Siete sulla soglia di un crinale: non è tempo di rimpianti, è un tempo di passaggio, anche di deserto…” (cf Magistero della Chiesa). È il tempo della grande tribolazione, ma la Chiesa ci sostiene.
Tracce per un cammino
“Rompete lo specchio in cui si riflette la vostra immagine di Istituto. La gloria di una storia vissuta ha bisogno di essere riseminata per rinascere. Rinunciate alle pretese, alla presunzione tranne a quelle del Vangelo…”.
Possibili paradigmi per il futuro
1* paradigma indiscusso, a partire dai Superiori: il discernimento continuo (cf Papa Francesco) come attitudine continua a far dialogare le esigenze del vangelo con questo tempo. La nostra è una identità profetica. Vivere il discernimento non solo nell’ascolto della Parola, ma anche di ogni singola voce, di ogni singola persona, anche la più semplice.
2* Avviare una paideia (educazione) continua, una Pedagogia a 360 gradi che è educazione e formazione continua, che si sposa con la storia (chiediamoci: quale umanità mostriamo e quale umanità viviamo?). È la vita fraterna in comunità che è da ricostruire, non “vita comune”, ma vita fraterna che comprende libertà personale. È evangelica se ha le caratteristiche descritte negli Atti degli apostoli: preghiera, spezzare il pane, comunione, ogni cosa in comune, lodando Dio. Godevano la simpatia di tutto il popolo. Siamo una forza, sì, ma rischiamo di essere una forza debole perché l’umanità oggi va sposata con la libertà e il Vangelo. Siamo una forma evangelica di vita. La nostra identità non è solo nelle diaconie. Le diaconie stanno cadendo. La profezia della vita consacrata è il primato di Dio. Le nostre scelte di apostolato devono essere evangeliche.
3* Scrutare la storia con sguardo profetico, ma insieme per rilevare il grido degli uomini e delle donne di oggi. Cammini diversificati per età. È il tempo dei piccoli segni profetici.
4* Il servizio di autorità, il facilitatore di questa realtà come colui che può prendere l’ultimo posto per seguire il gregge come dice papa Francesco. Servizio corale, che ha pazienza di ascolto, di discernimento.
Avviare buone prassi a tutti i livelli: nazionale, regionali, locali… anche quelle economiche, con piccole realtà.
Andiamo verso un nuovo umanesimo trinitario e non solo cristologico.
La nostra identità è “paterna”, trinitaria. Entrare in una sensibilità trinitaria e in una vicinanza umana semplice. La Vita consacrata non è per dare il pane, ma per essere lievito nella massa.
Sono seguiti poivvari interventi:
- L’USMI sia propositiva, così come ha fatto per la Scuola;
- I giovani sono in ricerca: hanno bisogno di essere incontrati e accompagnati;
- Se qualcosa nel mondo cambierà sarà grazie alla Vita consacrata, a patto che essa recuperi: – la centralità della Trinità, la consapevolezza del limite a tutti i livelli, una fraternità creativa (creare relazioni anche on line);
- Attenzione al Creato (Laudato sì), alle nuove schiavitù;
- Un cammino in sinergia con la CIMI;
- Patto educativo globale- Interculturalità.
La Vicepresidente Madre Ester, che ha coordinato gli interventi al Consiglio nazionale, annuncia che il cammino proseguirà, che il Consiglio di Presidenza si sta attivando per ulteriori proposte attraverso lettere.
Ricorda inoltre che l’Assemblea si svolgerà il 18/19/20 novembre, saranno date ulteriori informazioni, considerando l’evolversi della situazione sanitaria.
La Presidente Madre Yvonne, prendendo la parola per il saluto, si rivolge anzitutto a sr Dina Scognamiglio, fsp, che ha informato della sua nuova missione a Napoli e che quindi si appresta a lasciare il suo lungo servizio all’USMI, ringraziandola della sua dedizione e disponibilità nel servizio delicato della Comunicazione.
Rivolgendosi poi a tutte ringrazia della condivisione delle Regioni; ho sentito, prosegue, nell’esperienza della povertà e fragilità aprirsi un vero cammino di intercongregazionalità, ribadita l’importanza della Formazione da condividere con i laici, con i giovani. Tutto è un segno di speranza. Faremo delle proposte per i passi concreti che possiamo fare noi come Consiglio di Presidenza insieme agli Ambiti. Rendiamoci attente allo Spirito per non perdere il passo.
Ci salutiamo tutte con molta gratitudine e soddisfatte dell’Esperienza. Ore 12.20 del 7 giugno 2020.