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Laudato si’ e piano carismatico: scelte progettuali. Seminario di studio per econome/i. Sono ancora aperte le iscrizioni!

Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringraziare tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo.

Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti.

Laudato si’, 13-14

 Come Istituti di Vita consacrata in Italia desideriamo accogliere questo invito del Papa e verificare le nostre scelte progettuali, la nostra gestione e la nostra economia alla luce delle istanze dell’ecologia integrale, come presentata dall’enciclica.

Programma

Scheda di partecipazione

 

Accompagnare nello Spirito Santo, dai Padri ai nostri giorni

Anche quest’anno l’USMI Nazionale propone un Convegno rivolto alle Formatrici delle nostre Congregazioni. Siamo consapevoli che le nostre Famiglie Religiose sono attualmente abitate da una complessità non facile da gestire e da comprendere, soprattutto nella prima formazione e in quella permanente. E’ nostro desiderio condividere insieme, in modo ecclesiale, la ricerca di una nuova fecondità nella vita religiosa…..

Nella visione che ha ispirato tutte le iniziative dell’Ambito della Formazione all’interno dell’USMI Nazionale abbiamo pensato di proporre quale tema del Convegno: “Accompagnare nello Spirito Santo, dai Padri ai nostri giorni”.

Tale tema si articola in due moduli: uno nel mese di gennaio (24-26/01/2020) e uno nel mese di marzo (23-25/03/2020).

Lettera di presentazione

 

 

Un servizio instancabile alla vita religiosa… Per approfondire la figura di p. Bruno Secondin , sabato 7 dicembre 2019- via Zanardelli 32 – Roma

Un appuntamento per conoscere la forte statura umana, intellettuale e spirituale di p. Bruno che lascia come eredità a quanti l’hanno conosciuto, apprezzato.

Un incontro per ringraziare insieme il Signore per il servizio reso ai religiosi e alle religiose nella Chiesa, da un convinto e instancabile Uomo di pensiero.

Sabato 7 dicembre 2019 presso l’USMI Nazionale

Via Zanardelli 32 – Roma

 

Scarica l’invito

Leggi Ricordo di sr Fernanda Barbiero

Viaggio nel cuore della terra ferita

L’Amazzonia non è un mondo altro, lontano ed esotico. È lo specchio del nostro. Ed è una questione di vita o di morte. Nostra, loro, di tutti.

Lucia Capuzzi e Stefania Falasca, giornaliste che non si rassegnano al sentito dire, hanno seguito il corso del Rio delle Amazzoni. E qui raccontano la terra amazzonica e i popoli che vi abitano tramite un prisma di situazioni-limite.

Se vuoi entrare in questo mondo, partecipa alla Presentazione del libro

FRONTIERA AMAZZONIA

Scarica la Locandina

 

 

Donne consacrate e carcere: chiamate ad annunciare il Vangelo oggi… dietro e oltre le sbarre

Sono stati due giorni molto ricchi e formativi quelli vissuti sabato 16 e domenica 17 novembre c.a. nel seminario per le suore che operano nella pastorale delle carceri. Siamo arrivate da tutta la Penisola; siamo di tanti istituti religiosi femminili, ma non tutti; siamo molte, ma potremmo e dovremmo essere di più; siamo giovani e anziane, con il comune desiderio di interrogarci e ascoltarci, approfondire e sostenerci nella grande e meravigliosa missione del servire le sorelle e i fratelli ristretti nelle centinaia di carceri sparse in tutta Italia.

Siamo donne portatrici della Buona Novella, che “con-passione”, rimanendo nell’assoluta libertà di non vantare poteri di alcun genere, doniamo instancabilmente solo le nostre vite, e ciò che ci fa sentire vive, Gesù Cristo! Così ci ha esortato Mons. Libanori Daniele, Vescovo Ausiliario per il Settore Centro e Delegato per il clero e per i seminari, invitandoci ad essere raccoglitrici di storie, “fomentatrici” di relazioni, annunciatrici della debolezza della Croce.

Anche la dott.ssa Silvia Landra, psichiatra e psicoterapeuta presso la casa circondariale di San Vittore e la Casa di Reclusione di Bollate, nonché Presidente dell’Azione Cattolica, ci ha esortate a portare la nostra presenza femminile nei luoghi ristretti e austeri che abitiamo quotidianamente. Ci ha invitate ad essere donne di equilibrio tra il greve e duro giudizio che incombe sulle vite dei detenuti e il facile vittimismo o pietismo che potrebbe sorgere visitando quei lunghi corridoi. Ci ricorda che siamo un corpo, siamo “un noi”, tutti, nessuno escluso, in cammino insieme verso la Gerusalemme Celeste. Noi, donne di Dio, chiamate ad avere questo sguardo di fede, dobbiamo essere “evidenziatrici” del bene e del bello, là dove sembra esserci buio, dolore, ingiustizia, morte.

Nei laboratori del pomeriggio abbiamo affrontato tre macro-argomenti: l’annuncio della Parola e il dono dell’iniziazione cristiana; la molteplicità delle relazioni che siamo chiamate a intessere all’interno, e non solo, delle carceri; il numero sempre più elevato di giovani che abitano le nostre prigioni oggi. Come il Seminatore, che ogni giorno esce a seminare senza temere di spargere il suo seme, certo che ogni terreno è capace di accogliere la Vita; così anche noi sappiamo che il nostro è un lavoro lento, capillare, paziente, ma anche ostinato, fermo, risoluto che porterà frutto a suo tempo.

Ci è stato fatto il dono di incontrare poi due donne tenaci e tenere allo stesso tempo, due testimoni che cercano con la loro vita di mettere umanità dove si vorrebbe nascondersi dietro la regola, di chiedere e proporre la presenza della comunità dove si tenderebbe solo a scansare il problema: Valeria Farina, italiana convertita all’islam, madre di Youssef Zaghba, morto sul London Bridge il 3 giugno 2017 dopo aver ucciso, insieme ad altri due attentatori, otto persone. Dopo la morte del figlio ha fondato l’associazione Rahma – “misericordia” – per la promozione dell’integrazione e la lotta contro la radicalizzazione dei giovani musulmani in Italia. Roberta Calzuola, Ispettrice Capo nella Casa Circondariale Femminile di Rebibbia, moglie e madre, vive il quotidiano incontro con donne che hanno infranto la legge, rimanendo in una relazione umana e raccogliendo le ferite inflitte e subite al di là dell’apparenza.

La celebrazione eucaristica della domenica nella III giornata mondiale del povero è stata celebrata dal Monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente della Caritas italiana. Il Seminario è terminato, poi, con il grande dono della presenza di Agnese Moro, figlia di Aldo Moro, che ci ha aperto lo sguardo sulla mediazione riconciliativa come strumento per una nuova Giustizia penale. In un lento, doloroso ma risolutivo cammino, ci ha mostrato come solo nell’incontro, nell’ascolto e in un cambio reciproco di posizione è possibile riconciliarsi, è possibile liberarsi dall’immenso dolore che vive ogni vittima e ogni reo.

Il cammino di noi consacrate che lavoriamo nelle carceri è ancora lungo: Dio risponde al povero che grida mandando ciascuna di noi. Sentiamo la necessità, allora, di sollecitare a rispondere “senza se” e “senza ma”, in una continua e buona collaborazione con e tra l’USMI – a cui aderiscono i nostri Istituti Religiosi – e l’Ispettorato dei Cappellani; ad aprire sempre più i nostri orizzonti su tutte le realtà a servizio dell’uomo nella sua interezza (scuola, catechesi, pastorale giovanile e della famiglia, pastorale delle migrazioni e delle missioni, pastorale sanitaria, ecc.); ad allargare il nostro sguardo anche fuori le carceri per costruire nuovi ponti, luoghi di incontro tra il detenuto e la società civile. Solo allora ne scaturirà un frutto di vera comunione e di vita nuova.

 

La vera parità che manca alla scuola

Intervento del card. G. Bassetti al Seminario “Autonomia parità e libertà di scelta educativa” organizzato da USMI – CISM – Roma, 14 novembre 2019

Si avvia a conclusione il decennio che la Chiesa italiana ha voluto dedicare all’educazione, e proprio dal documento che inaugurava questo decennio (Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020) possiamo prendere qualche spunto.

Anzitutto, nelle pagine iniziali si afferma che «nell’educazione, la libertà è il presupposto indispensabile per la crescita della persona», perché «siamo nel mondo con la consapevolezza di essere portatori di una visione della persona che, esaltandone la verità, la bontà e la bellezza, è davvero alternativa al sentire comune» (n. 8).

Nel paragrafo dedicato alla scuola cattolica si declinava invece il principio di libertà in relazione alla scelta educativa dei genitori: «La scuola cattolica costituisce una grande risorsa per il Paese. In quanto parte integrante della missione ecclesiale, essa va promossa e sostenuta nelle diocesi e nelle parrocchie […]. In quanto scuola paritaria, e perciò riconosciuta nel suo carattere di servizio pubblico, essa rende effettivamente possibile la scelta educativa delle famiglie, offrendo un ricco patrimonio culturale a servizio delle nuove generazioni» (n. 48).

Purtroppo, nonostante l’impegno profuso dalle realtà ecclesiali nel promuoverle e sostenerle, la vita delle scuole cattoliche non è facile, perché manca in Italia quella vera parità che altri Paesi riescono a garantire tra scuole statali e non statali. Ciò può spiegare, insieme ad altri fattori, il calo progressivo nel numero di scuole cattoliche registrato negli ultimi anni in Italia, e ancor più il calo nel numero degli alunni di queste scuole. Negli ultimi dieci anni, infatti, sono scomparse circa 1.000 scuole cattoliche (su un totale di quasi 9.000) e si sono persi più di 160.000 alunni.

Prendo questi dati dalle ricerche condotte ogni anno dal Centro Studi per la Scuola Cattolica della Cei, che monitora la situazione del settore e documenta purtroppo la grave crisi in cui le scuole cattoliche si trovano attualmente.

Ma questi numeri non devono indurci a considerazioni pessimistiche. Accanto alle tante scuole che si chiudono ce ne sono di nuove che si aprono e che rivelano la domanda di educazione cristiana che le famiglie desiderano per i propri figli: una domanda che potrebbe essere molto maggiore se solo le condizioni economiche fossero diverse.

Non si tratta solo della crisi economica che affligge ancora l’Italia e che induce molte famiglie a rinunciare alle spese giudicate non indispensabili (anche se le spese per l’educazione dei figli non possono definirsi accessorie o, peggio, un “lusso”). Si tratta anche dei riflessi dell’inverno demografico e della crisi in cui si dibattono le stesse scuole cattoliche a fronte di spese crescenti per il personale e per le strutture.

È un’eccezione italiana che certo non fa onore al nostro Paese. Nel resto del mondo e in Europa le cose vanno senz’altro meglio.

Per un rapido panorama possiamo partire dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948), in cui all’art. 26, comma 3, si afferma che «i genitori hanno diritto di priorità nella scelta dell’istruzione da impartire ai loro figli». E questo diritto alla libertà di scelta educativa è ripreso dai successivi documenti promulgati da diverse sedi internazionali. Ovviamente non è questa la sede per ripercorrere le singole dichiarazioni, ma sarebbe una lettura utile per confrontare la condizione italiana con il quadro internazionale.

Se ci limitiamo a guardare all’Europa, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (la cosiddetta Carta di Nizza, dell’anno 2000) afferma nell’art. 14 il diritto all’istruzione per tutti e, nel comma 3, ribadisce che «la libertà di creare istituti di insegnamento nel rispetto dei principi democratici, così come il diritto dei genitori di provvedere all’educazione e all’istruzione dei loro figli secondo le loro convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche, sono rispettati secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio». Le legislazioni dei Paesi europei garantiscono quasi ovunque questo diritto e purtroppo l’Italia è uno dei pochi Paesi che impediscono di vedere attuato in tutta Europa questo principio. Ben due risoluzioni del Parlamento europeo, nel 1984 e nel 2012, hanno ribadito la necessità di finanziare anche i costi delle scuole non statali che offrono, come le scuole cattoliche, un servizio scolastico di qualità.

Il Centro Studi per la Scuola Cattolica ha dedicato un suo recente Rapporto al Valore della parità (2017), analizzando il quadro nazionale ed europeo e giungendo alla conclusione che purtroppo l’Italia si distingue negativamente in un contesto invece aperto ed attento al contributo dei soggetti non statali alla fornitura del servizio scolastico, cui sono assicurati regolari finanziamenti per coprire almeno buona parte dei costi di esercizio, in nome di quel principio di sussidiarietà che oggi è affermato anche nella Costituzione italiana ma non ancora pienamente attuato.

Non è però sui soli aspetti economici che intendo soffermarmi. La finalità di una scuola cattolica non è solo quella di assicurare un generico servizio scolastico, ma quella di offrire un valore aggiunto al percorso educativo dei suoi allievi mediante l’ispirazione evangelica che deve permeare tutte le attività scolastiche. Un’ispirazione che non contraddice la laicità della scuola italiana: quest’ultima, infatti, non si identifica con un indifferentismo religioso, bensì si esprime anche con un’apertura alla dimensione religiosa, riconoscendo come il cristianesimo abbia contribuito a dare forma ai valori e alla cultura del nostro Paese e dell’Europa.

La Chiesa ha un patrimonio di valori educativi che non può disperdersi solo per ragioni economiche: vorrebbe dire che abbiamo costruito la nostra casa sulla sabbia e non sulla roccia di una solida convinzione missionaria. Le Congregazioni religiose hanno carismi educativi da preservare e valorizzare anche quando si trovano in difficoltà per la crisi delle proprie vocazioni. Associazioni e movimenti laicali stanno affiancando (e talora sostituendo) le Congregazioni nella promozione di scuole e istituzioni educative.

L’importante è che non venga mai meno questo impegno di educazione e di missione che si concretizza nel servizio a quelle famiglie che vedono nell’offerta educativa delle scuole cattoliche una proposta efficace e in sintonia con i loro principi e con le loro esigenze. È questo servizio che non deve mai venire meno. La scuola cattolica, infatti, vuole essere soprattutto una “comunità educante”; e in una comunità ciò che conta sono le persone in quanto tali, apprezzate, valorizzate e amate per la loro singolare identità e con le loro particolari esigenze: alunni e insegnanti, genitori e dirigenti.

Chi si dedica all’educazione è animato da una speranza incrollabile. È questa che ci accompagna nell’impegno di ogni giorno in mezzo alle persone, soprattutto quelle che stanno crescendo e chiedono a noi adulti ragioni di vita, di fiducia e di speranza.

                                                                       + Gualtiero Card. Bassetti

 

La magia del prodigio che abita l’anima umana attraverso storie raccontate

La Casa di Reclusione di Paliano è una vecchia Roccaforte appartenuta alla famiglia Colonna diventata Istituto Penitenziario. Da ormai molti anni suor Rita Del Grosso vi presta attività di volontariato con dedizione e ammirevole costanza. L’idea di proporre ai detenuti degli spunti di riflessione da scrivere è un’idea che quasi corrisponde a una proposta di evasione. Estraniarsi dalla realtà che non lascia intravedere speranza di libertà nell’immediato futuro prossimo per conoscere una libertà di pensiero nuova che davvero può trafiggere le barriere dello spazio tempo per rincorrere dei sogni e delle speranze credute perdute. La Direttrice del carcere, dott.ssa Anna Angeletti, nella presentazione al libro parla di un tempo di attesa. La saggezza esistenziale che ci viene tramandata dalla tradizione letteraria ci insegna che a volte è necessario fermarsi a riflettere per provare nostalgia di un tempo perduto. Tempo di fanciullezza e innocenza vissuto con la spensieratezza dell’infanzia ma anche tempo che nell’affanno della corsa al domani fuggente non si è saputo apprezzare, ruminare, meditare. Ecco allora che anche il carcere può diventare autentico luogo di rieducazione del cuore e rivalutazione della propria essenza umana. Avere in mano una penna e liberare emozioni estemporanee come in un flusso di coscienza e nuova consapevolezza fa ‘uscire fuori’ una sensibilità inattesa e stupefacente. Le storie raccontate hanno la magia del prodigio che abita l’anima umana. Riflettono la parte più bella e toccante della fragilità, della nudità, del bisogno innato di alterità.

Proprio come un fiore sboccia dopo aver sopportato il rigido freddo invernale, un sogno può avverarsi solo se si è preparati a sopportare i tormenti che ne accompagnano la realizzazione e a compiere tutti gli sforzi necessari” (Daisaku Ikeda)

Suor Rita ci ricorda questa bella frase per sottolineare la grande forza che ci può venire dalla speranza, dalla sfida ad affrontare il cammino contorto della vita. Papa Francesco nei suoi insegnamenti ci ricorda che tutto ciò che ci circonda e le conquiste raggiunte del vivere civile sono niente altro che il frutto di tanti contributi e tante stratificazioni dove ogni singolo individuo può mettere del suo e dove l’equilibrio rappresenta sempre condivisione, ascolto, raffronto, convivialità e senso della comunità.

Una comunità ci riflette e noi, tutti noi, abbiamo il dovere morale ed etico di contribuire a renderla migliore. Le nostre parti migliori, unite, vincono su tutto, sono luce che dilata le tenebre. Il buio esiste e ottenebra tutto, il buio è spaventoso ed è chiusura ma il buio è fatto per essere trafitto e l’uomo nasce per essere illuminato dalla propria ragione, dalla propria fede, dalla sua implacabile voglia di esplorare l’oltre.

Romina Baldoni
biblioteca@usminazionale.it

Labirinti di luce
Contributi al concorso letterario
curato da Suor Rita Del Grosso e Alessandro Fossatelli, AXA, 2019

Una vera parità scolastica per una crescita equa del Paese

Convegno “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa in Italia e in Europa”

Intervento  del Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati al seminario USMI-CISM, Roma – 14 Novembre 2019

Autorità, Signore e Signori,
ho accolto con piacere l’invito ad aprire i lavori di questo importante convegno.

Un significativo appuntamento di riflessione in ordine alle delicate e complesse questioni sollevate dal documento “Autonomia parità e libertà di scelta educativa”, a due anni dalla sua adozione da parte del Consiglio Nazionale Scuola Cattolica della Conferenza Episcopale Italiana.

Un evento di sicuro rilievo, come testimoniato dalla presenza dei rappresentanti delle istituzioni laiche ed ecclesiastiche, ma anche delle associazioni dei genitori e dei gestori delle scuole.
Soprattutto, un prezioso momento di confronto tra competenze ed esperienze sui rapporti tra istruzione pubblica e istruzione paritaria.
Un equilibrio che si riflette, inevitabilmente, anche sul presente e sulle prospettive future dei nostri giovani e di tutta la nostra società.

Saluto sua Eminenza, il cardinale Gualtiero Bassetti, a cui rinnovo il mio profondo apprezzamento per l’instancabile impegno profuso, alla guida della CEI, volto a stimolare un dialogo sempre più aperto e costruttivo tra le fedi e i popoli del mondo.
Saluto e ringrazio Madre Yvonne Reungoat, Padre Luigi Gaetani e Suor Anna Monia Alfieri, a cui va il merito della piena riuscita di questa iniziativa.

I temi su cui oggi ci confronteremo implicano la necessità di soffermarci preliminarmente sul ruolo centrale dell’educazione scolastica nel nostro assetto sociale e nel nostro quadro ordinamentale.
E’ nella scuola che, prevalentemente, i giovani si calano in una dimensione sociale: acquistano consapevolezza di loro stessi, delle proprie potenzialità, e allo stesso tempo acquisiscono coscienza di essere parte di un sistema più grande.

Un sistema che si chiama società, nazione, mondo.
E’ nelle dinamiche scolastiche che si prende piena consapevolezza di essere titolari di diritti, ma anche portatori di doveri verso il prossimo e la collettività.
E’ nelle dinamiche scolastiche che si apprende il valore dell’impegno e dello studio come strumenti di affermazione personale e professionale.
Ed è sempre nelle dinamiche scolastiche che si comprende come la cultura sia la più grande ricchezza che ogni individuo può acquisire e mettere a frutto in un percorso di vita aperto al prossimo, alla collettività, al confronto e al dialogo.

In tale prospettiva, il diritto all’istruzione acquista una dimensione e una portata ben più ampia.
Da un lato, realizza il diritto fondamentale di libertà, dignità e autonomia del singolo individuo. Dall’altro lato pone in essere le migliori condizioni perché ciascuno di noi contribuisca alla costruzione di una cittadinanza responsabile.
Attraverso l’istruzione, formiamo le future generazioni ma riusciamo anche a dare nuova linfa a quel patto sociale – giuridico e morale – su cui si regge l’essenza stessa della nostra società e la nostra crescita come popolo e come Nazione.
Questo è lo spirito che ha animato i lavori dell’Assemblea costituente e che ha portato Aldo Moro – uno dei padri della Costituzione – ad affermare che ad ogni cittadino deve essere riconosciuto il diritto di “ricevere una adeguata istruzione ed educazione per la sua personalità e (per) l’assolvimento dei compiti sociali”.
La Costituzione indica la via: sancisce i diritti, prescrive i doveri. Ma è compito delle Istituzioni – del Parlamento e del Governo in particolare – fare in modo che quei diritti vengano garantiti, che quei doveri siano assolti.

La legge n. 62 del 2000 e i successivi provvedimenti in materia di istruzione molto hanno fatto per dare attuazione ai precetti costituzionali, riconoscendo, regolando e garantendo un contesto di pluralismo scolastico nel nostro sistema nazionale.

Dobbiamo tuttavia prendere atto che quanto realizzato sul piano formale e legislativo non ha prodotto anche gli effetti sperati sul piano sostanziale.
Secondo il rapporto OCSE-PISA pubblicato lo scorso settembre, infatti, “in Italia il sistema scolastico è egualitario sulla carta, ma nei fatti non consente ancora di superare le differenze di partenza tra gli studenti legate al contesto familiare e sociale, anzi le consolida”.
Il rapporto – che è uno dei dati più recenti su cui dobbiamo misurare l’impatto dell’azione del Governo e del Parlamento – evidenzia in particolare come non tutti gli studenti abbiano pari accesso a un insegnamento di alta qualità e che questa disuguaglianza può spiegare gran parte dei divari di apprendimento osservati tra gli alunni più favoriti e quelli svantaggiati.
I dati raccolti dall’OCSE dimostrano infine come l’alta percentuale di abbandono scolastico in Italia sia determinata principalmente dalle risorse economiche di cui dispongono le famiglie.
In altre parole: la possibilità economica di accedere all’istruzione si traduce nel principale ago della bilancia dell’equità sociale.

Il Rapporto OCSE segue e conferma dunque le considerazioni già sviluppate dal Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica della CEI nel prezioso documento su cui oggi si concentreranno i lavori di questo seminario.
Un testo a cui ho guardato con particolare interesse sin dalla sua pubblicazione condividendone lo spirito e gli obiettivi.
Soprattutto, prestando particolare attenzione alle soluzioni proposte, affinché il sistema formativo italiano possa perseguire gli obiettivi fissati dalla Costituzione.

Quattro sono le principali questioni giuridiche e normative poste dal documento, tutte peraltro strettamente concatenate tra loro:
– La discriminazione degli studenti, per ragioni economiche, nel loro diritto ad apprendere.
– La non ancora completa attuazione delle prescrizioni della legge 62/2000 per garantire l’autonomia e la sostenibilità delle scuole private, anche in rapporto alla libertà di insegnamento.
– La mancanza di una effettiva libertà di scelta educativa, sia per gli studenti sia per i genitori, dovuta anche al forte divario economico tra la gratuità della scuola pubblica e l’onerosità di quella privata, che è interamente a carico delle famiglie.
– La carenza, infine, di un’adeguata valorizzazione professionale dei docenti delle scuole paritarie, penalizzati sotto molteplici aspetti rispetto ai loro omologhi delle scuole pubbliche.
Sono temi che vanno affrontati con coscienza e grande responsabilità.
Soprattutto, con la consapevolezza di quello che il documento indica e che sento di condividere pienamente: promuovere una vera uguaglianza nell’accesso all’istruzione significa sostenere una crescita equa di tutto il Paese, basata sul merito, sulle capacità, sull’impegno e sulla passione.
Per soddisfare questa esigenza, potrebbe essere utile una riflessione, da parte di tutte le Istituzioni, sulla via suggerita dall’OCSE di finanziamenti mirati alle famiglie più povere, o una attenta valutazione di proposte come quella contenuta nel documento della CEI, che suggeriscono la determinazione di un “costo standard di sostenibilità per allievo” a carico dello Stato e da distribuire a beneficio tanto delle scuole pubbliche, quanto di quelle paritarie.

Dare agli studenti e ai genitori la possibilità di scegliere tra una buona scuola pubblica statale e una buona scuola pubblica paritaria, favorirebbe – ad esempio – una proficua, leale e necessaria concorrenza tra gli istituti scolastici.
Una concorrenza che avrebbe il merito di innalzare il livello dell’offerta didattica, di valorizzare il ruolo dei docenti, di produrre maggiori e migliori competenze e nuove professionalità che, una volta impiegate, potrebbero tradursi in nuove ricchezze per tutto il Paese.
Una concorrenza che si svolgerebbe comunque sotto lo sguardo garante dello Stato e in piena in

armonia con gli obiettivi costituzionali.
Perchè è proprio la Costituzione a ricordarci che scuola pubblica e scuola privata non si devono distinguere come sistemi alternativi o in contrasto tra loro, ma come un unico strumento di crescita e di sviluppo delle nuove generazioni.

E’ la Costituzione a dirci che l’iniziativa privata in materia di istruzione deve avere il diritto e la libertà di affiancarsi alla doverosità dell’azione statale e di concorrere con essa alla realizzazione dell’interesse della collettività.
Una scuola più equa quindi: nell’accesso, nell’offerta didattica, nella sostenibilità della scelta educativa.
Una scuola che richiede il contributo di tutti i soggetti coinvolti, dalle istituzioni alle associazioni dei genitori.

Un contributo che deve arrivare anche da momenti di approfondimento e di condivisione come questo e dalle idee, dalle proposte, che possono maturare attraverso un dialogo aperto, costruttivo, sereno e responsabile. Un dialogo che possa ispirare il nostro agire oggi, nell’interesse del futuro dei nostri figli e delle generazioni che verranno.

 

 

Custodi del creato. Custodi di un dono

Un pomeriggio a due voci, l’incontro di sabato 17 novembre c.a. presso la sede dell’USMI Nazionale. Un incontro nell’ambito di una iniziativa dei “Sabati culturali” organizzati dal Centro Studi per ripensare la relazione tra vita religiosa e intelligenza cristiana nel mondo di oggi, sulle linee del Magistero di papa Francesco. Il grido della terra e il grido dei poveri, questa la tematica che mons. José Tolentino de Mendonça, prefetto della Biblioteca vaticana, poeta, teologo e la dott.ssa Cecilia Dall’Oglio, responsabile del Movimento mondiale per il clima e impegnata nell’Ufficio Giustizia e Pace della CEI hanno sviluppato. A partire dai tratti salienti dell’enciclica Laudato si’ pubblicata il 18 giugno 2015, – enciclica storica di Papa Francesco sulla cura del creato e della nostra casa comune – hanno messo in evidenza soprattutto l’importanza della conversione ecologica e dei cambiamenti nello stile di vita.

La Laudato si’ non parte da zero. Papa Francesco riprende le parole dei suoi predecessori e il grido di allarme che da tempo mette in guardia dallo sfruttamento inconsiderato delle risorse, da una politica miope che guarda al successo immediato senza prospettive a lungo termine, dall’egoismo delle società consumistiche che stentano a cambiare i propri stili di vita. Ricorda che la cura del creato è impegno di tutti, credenti e non credenti. «I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità», scrive il Papa al numero 25. Se «il clima è un bene comune, di tutti e per tutti», l’impatto più pesante della sua alterazione ricade sui più poveri, ma molti «che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi». Il Papa denuncia «la mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle» come «segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile».

Il Papa va alle cause profonde del degrado e della crisi ecologica. La denuncia è soprattutto per la logica «usa e getta» che genera la cultura dello scarto. Le competenze tecniche, danno a «coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero». Sono proprio le logiche di dominio tecnocratico che portano a distruggere la natura e a sfruttare le persone e le popolazioni più deboli. «Il paradigma tecnocratico tende ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politica», impedendo di riconoscere che «il mercato da solo non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale».

Il Papa, afferma mons. Tolentino, che ribadisce «l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con sé stessa». «Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale». Questa ecologia integrale «è inseparabile dalla nozione di bene comune». Nel contesto di oggi, in cui «si riscontrano tante iniquità e sono sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali», impegnarsi per il bene comune significa fare scelte solidali sulla base di «una opzione preferenziale per i più poveri».

Questa enciclica chiama ciascuno di noi all’azione, come individui e come chiesa, e indica la via per lavorare insieme per il cambiamento e per proteggere la nostra casa comune.

Che cosa è possibile fare per «uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo vivendo? Ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino educativo». Sono coinvolti tutti gli ambiti educativi, in primis «la scuola, la famiglia, i mezzi di comunicazione, la catechesi. La partenza è «puntare su un altro stile di vita», che apre anche la possibilità di «esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale». E allora mons. Tolentino ha richiamato l’attenzione su quanto papa Francesco afferma a conclusione dell’enciclica.

“La grande ricchezza della spiritualità cristiana, generata da venti secoli di esperienze personali e comunitarie, costituisce un magnifico contributo da offrire allo sforzo di rinnovare l’umanità. Desidero proporre ai cristiani alcune linee di spiritualità ecologica che nascono dalle convinzioni della nostra fede, perché ciò che il Vangelo ci insegna ha conseguenze sul nostro modo di pensare, di sentire e di vivere. Non si tratta tanto di parlare di idee, quanto soprattutto delle motivazioni che derivano dalla spiritualità al fine di alimentare una passione per la cura del mondo. Infatti non sarà possibile impegnarsi in cose grandi soltanto con delle dottrine, senza una mistica che ci animi, senza «qualche movente interiore che dà impulso, motiva, incoraggia e dà senso all’azione personale e comunitaria». Tale conversione comporta vari atteggiamenti che si coniugano per attivare una cura generosa e piena di tenerezza”. L’invito allora, a vivere una sobrietà felice, una semplicità coraggiosa e la saggezza delle piccole cose.

La dott.ssa Cecilia Dall’Oglio, ha condiviso l’impegno del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima (GCCM) e delle sue organizzazioni membri che ha promosso una campagna internazionale per sensibilizzare sul messaggio della Laudato si’ e incoraggiare la comunità cattolica ad agire con l’urgenza richiesta dalla crisi climatica.