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Obiettivo di questo laboratorio è prendere coscienza dell’importanza di avere uno sguardo contemplativo per conoscere il vasto mondo dei migranti e promuovere una cultura di benevolenza, di accoglienza e individuare percorsi di annuncio di Gesù.

Programma

Attenzione!

Il Seminario dura soltanto il giorno 08 novembre c.a.

Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale. Sinodo dei Vescovi, 6-27 ottobre

Un nuovo appuntamento sinodale attende la Chiesa: dal 6 al 27 ottobre c.a. si svolge l’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica dal titolo programmatico Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale.

«L’Amazzonia è una regione con una ricca biodiversità; è multietnica, pluriculturale e plurireligiosa, uno specchio di tutta l’umanità che, a difesa della vita, esige cambiamenti strutturali e personali di tutti gli esseri umani, degli Stati e della Chiesa» (DP, Introduzione).

Il territorio dell’Amazzonia comprende parte di Brasile, Bolivia, Perù, Ecuador, Colombia, Venezuela, Guyana, Suriname e Guyana francese in un’area di 7,8 milioni di kmq, nel cuore del Sud America. Le foreste amazzoniche coprono circa 5,3 milioni di kmq, che rappresentano il 40% della superficie globale delle foreste tropicali.

La vita in Amazzonia è minacciata dalla distruzione e dallo sfruttamento ambientale, dalla sistematica violazione dei diritti umani fondamentali della popolazione amazzonica: in particolare, dalla violazione dei diritti dei popoli originari, come il diritto al territorio, all’autodeterminazione, alla delimitazione dei territori, alla consultazione e al consenso previo. Secondo le comunità che hanno partecipato a questo ascolto sinodale, la minaccia alla vita deriva da interessi economici e politici dei settori dominanti della società odierna, in particolare delle compagnie estrattive.

Attualmente, i cambiamenti climatici e l’aumento degli interventi umani (deforestazione, incendi e cambiamenti nell’uso del suolo) stanno portando l’Amazzonia a un punto di non ritorno, con alti tassi di deforestazione, spostamenti forzati della popolazione e inquinamento, mettendo a rischio i suoi ecosistemi ed esercitando pressione sulle culture locali.

L’Amazzonia oggi è una bellezza ferita e deformata, un luogo di dolore e di violenza, come sottolineano eloquentemente i rapporti delle Chiese locali ricevuti dalla Segreteria Generale del Sinodo.

La violenza, il caos e la corruzione dilagano. Il territorio è diventato uno spazio di scontri e di sterminio di popoli, culture e generazioni.

C’è chi è costretto a lasciare la propria terra e molte volte cade nelle reti delle mafie, del narcotraffico e della tratta di esseri umani (soprattutto donne), del lavoro e della prostituzione minorile. È una realtà tragica e complessa, che si colloca al di fuori della legge e del diritto.

 

I popoli amazzonici originari hanno molto da insegnarci. Riconosciamo che per migliaia di anni si sono presi cura della loro terra, dell’acqua e della foresta, e sono riusciti a preservarli fino ad oggi, affinché l’umanità possa beneficiare della gioia dei doni gratuiti della creazione di Dio. I nuovi cammini di evangelizzazione devono essere costruiti in dialogo con queste sapienze ancestrali in cui si manifestano semi del Verbo.

Il Sinodo dell’Amazzonia diventa così un segno di speranza per il popolo amazzonico e per tutta l’umanità.

Chiesa profetica in Amazzonia: sfide e speranze

 L’ultima parte del Documento preparatorio al Sinodo invita i Padri Sinodali dell’Amazzonia a discutere sul secondo punto del tema proposto dal Papa: i nuovi cammini per la Chiesa nella regione.

La realtà delle chiese locali ha bisogno di una Chiesa partecipativa, che si renda presente nella vita sociale, politica, economica, culturale ed ecologica dei suoi abitanti; di una Chiesa accogliente verso la diversità culturale, sociale ed ecologica per poter servire senza discriminazione persone o gruppi; di una Chiesa creativa, che possa accompagnare assieme al suo popolo la costruzione di nuove risposte ai bisogni urgenti; e di una Chiesa armoniosa, che promuova i valori della pace, della misericordia e della comunione

Sacramenti e religiosità popolare, ‘cosmovisione’

Le comunità hanno difficoltà a celebrare frequentemente l’Eucaristia per la mancanza di sacerdoti. “La Chiesa vive dell’Eucaristia” e l’Eucaristia edifica la Chiesa. Per questo, invece di lasciare le comunità senza l’Eucaristia, si propone di rivedere alcuni dei criteri di selezione e preparazione dei ministri autorizzati a celebrarla. Le comunità chiedono una maggiore valorizzazione, accompagnamento e promozione della pietà con cui il popolo povero e semplice esprime la sua fede attraverso immagini, simboli, tradizioni, riti e altri sacramenti Si tratta della manifestazione di una saggezza e di una spiritualità che costituisce un autentico luogo teologico con un grande potenziale evangelizzatore. Sarebbe opportuno riconsiderare l’idea che l’esercizio della giurisdizione (potere di governo) deve essere collegato in tutti gli ambiti (sacramentale, giudiziario, amministrativo) e in modo permanente al Sacramento dell’Ordine.

Nuovi ministeri

Oltre alla pluralità delle culture all’interno dell’Amazzonia, le distanze generano un grave problema pastorale che non può essere risolto con i soli mezzi meccanici e tecnologici.

È necessario promuovere vocazioni autoctone di uomini e donne in risposta ai bisogni di un’attenzione pastorale sacramentale; il loro contributo decisivo sta nell’impulso ad un’autentica evangelizzazione dal punto di vista indigeno, secondo i loro usi e costumi.

Si tratta di indigeni che predicano agli indigeni con una profonda conoscenza della loro cultura e della loro lingua, capaci di comunicare il messaggio del Vangelo con la forza e l’efficacia di chi ha il loro bagaglio culturale. È necessario passare da una “Chiesa che visita” ad una “Chiesa che rimane”, accompagna ed è presente attraverso ministri che emergono dai suoi stessi abitanti. Affermando che il celibato è un dono per la Chiesa, si chiede che, per le zone più remote della regione, si studi la possibilità di ordinazione sacerdotale di anziani, preferibilmente indigeni, rispettati e accettati dalla loro comunità, sebbene possano avere già una famiglia costituita e stabile, al fine di assicurare i Sacramenti che accompagnano e sostengono la vita cristiana.

Il ruolo della donna

 È richiesto di identificare il tipo di ministero ufficiale che può essere conferito alle donne, tenendo conto del ruolo centrale che esse svolgono oggi nella Chiesa amazzonica. Viene chiesto il riconoscimento delle donne a partire dai loro carismi e talenti. Esse chiedono di recuperare lo spazio dato da Gesù alle donne, “dove tutti/tutte possiamo ritrovarci”. Si propone, inoltre, di garantire ad esse la loro leadership, nonché spazi sempre più ampi e rilevanti nel campo della formazione: teologia, catechesi, liturgia e scuole di fede e di politica.

La vita consacrata

 Si propone, quindi, di promuovere una vita consacrata alternativa e profetica, inter-congregazionale, inter-istituzionale, con un senso di disponibilità a stare dove nessuno vuole stare e con chi nessuno vuole stare. Si raccomanda che la formazione alla vita religiosa includa processi formativi focalizzati sull’interculturalità, l’inculturazione e il dialogo tra le spiritualità e le ‘cosmovisioni’ amazzoniche.

L’ecumenismo

Il Documento mette in risalto anche un importante fenomeno da tenere in considerazione, ovvero la rapida crescita delle recenti chiese evangeliche di origine pentecostale, soprattutto nelle periferie: “Ci mostrano un altro modo di essere Chiesa dove il popolo si sente protagonista e dove i fedeli possono esprimersi liberamente senza censura, dogmatismo o discipline rituali”.

Chiesa e potere: cammino di croce e martirio

Essere Chiesa in Amazzonia in modo realistico significa porre profeticamente il problema del potere, perché in questa regione le persone non hanno la possibilità di far valere i propri diritti contro le grandi imprese economiche e le istituzioni politiche. Oggi, mettere in discussione il potere nella difesa del territorio e dei diritti umani è mettere a rischio la propria vita, aprendo un cammino di croce e martirio. Il numero di martiri in Amazzonia è allarmante (p. es., solo in Brasile, tra il 2003 e il 2017, 1.119 indigeni sono stati uccisi per aver difeso i loro territori).

La Chiesa non può rimanere indifferente a tutto questo; al contrario, deve sostenere la protezione dei difensori dei diritti umani e ricordare i suoi martiri, tra cui donne leader come Suor Dorothy Stang.

Un lungo periodo di preparazione verso il Sinodo

Durante il periodo di elaborazione dell’Instrumentum Laboris, la voce dell’Amazzonia è stata ascoltata alla luce della fede, si è cercato di rispondere al grido del popolo e del territorio amazzonico per un’ecologia integrale e per nuovi cammini, al fine di favorire una capacità di profezia in Amazzonia. Queste voci amazzoniche interpellano il Sinodo dei Vescovi a dare una nuova risposta alle diverse situazioni e a cercare nuovi cammini che rendano possibile un kairós per la Chiesa e per il mondo.

 

Obiettivo di questo convegno è quello di offrire percorsi aggiornati di formazione continua sul fenomeno tratta e un’opportunità di confronto e discernimento sulle diverse forme di accoglienza, presa in carico e accompagnamento delle vittime di tratta.

 Modalità organizzative

Per ogni giornata si prevedono approfondimenti teorici e condivisione di esperienze sul campo, momenti laboratoriali dei partecipanti e spazi di dialogo e confronto con i relatori.

Programma

Scheda di partecipazione

Nell’ambito delle iniziative del “Tavolo Cura”, frutto della collaborazione tra Usmi e Charis, quest’anno si propone una nuova edizione del percorso formativo specialmente destinato a:

  • Superiore di comunità e infermerie di sorelle anziane e con fragilità
  • Suore responsabili dei servizi di cura medica e di animazione delle nostre infermerie.
    Saranno proposti nuovi contenuti e alcuni approfondimenti su tematiche specifiche richieste dalle partecipanti.  Offrire alle partecipanti un’opportunità di formazione continua e aggiornata su tematiche inerenti la cura e il prendersi cura, analizzando processi in atto per condividere e promuovere “buone prassi”, anche a livello intercongregazionale, nell’ambito della gestione delle nostre case/infermerie.
  • Obiettivo
    Il percorso è aperto, quindi, a quante già hanno frequentato le precedenti edizioni ma anche a nuove iscritte, come pure a operatrici e operatori laici che lavorano nelle Case dei nostri Istituti.

 

Ascoltare i giovani per un arricchimento e un confronto prolifico

Da sempre si è assistito, nella storia del mondo, alla dicotomia giovani e adulti, generazione di scapestrati e impulsivi contro generazione di assennati bacchettoni. Alberto Rossetti riflette sull’annosa questione in modo indiretto, coinvolgendo direttamente la voce di ragazzi e di ragazze incontrati durante i suoi seminari tenuti in giro per l’Italia. Emerge con limpidezza quanto la nostra società e la società in generale, come è stato da sempre nell’evoluzione antropologica e comunitaria, abbia bisogno dei giovani per come essi sono: polemici, irruenti, insofferenti ai paletti, smaniosi e spregiudicati. Loro rappresentano la nostra stessa sopravvivenza, la linfa che nutre e rigenera il cammino evolutivo senza che avvizzisca e inaridisca in una staticità infeconda.
Il mondo degli adulti è sicuramente infarcito di ipocrisia e di scarsa lungimiranza. Si dice che i giovani sono il futuro, il ‘nostro’ futuro, ad essere esatti, ma poi si leggono sempre i cambiamenti in modo disfattista e, nella migliore delle ipotesi , ci si rintana nella convinzione sempre attuale e sempre profetizzata del degrado morale, della degenerazione dei costumi dai quali con una certa spocchia si prende distanza e ci si dissocia con disgusto e mal sopportazione. Come sostiene Paolo Di Paolo nella prefazione al libro si tratta di una normalissima reazione di difesa e di sano egoismo da sopravvivenza ma ciò che è importante è provare ad allenare la mente, a guardare le cose da prospettive rinnovate, fare uno sforzo di apertura. Certamente non è mai facile sintonizzarsi sulle frequenze dei giovani con disinvoltura e senza pregiudizi.
Ma il punto di partenza intrapreso è davvero focale. Si decide di ascoltare. Ascoltare tutte le loro impressioni buttate giù istintivamente, senza schemi, senza inibizione e poi si prova a fare un ragionamento di tipo associativo. Associare la narrazione a qualche lezione del passato attingibile dal sapere filosofico, letterario, pedagogico. Il tutto con l’intento di provare ad allargare gli orizzonti della comprensione.
Ne esce un arricchimento e un confronto prolifico per tutti. Soprattutto si evita di cadere nel luogo comune di una trattazione improntata all’etica e alla retorica da cattedra, la logica del: mettiamo in guardia i nostri ragazzi! Semmai l’intento che emerge con maggiore incisività è quello di voler mettere in guardia gli adulti a non cadere nelle trappole della narrazione scontata e convenzionale. Il racconto emotivo è un modo per mettere sul piatto equamente le esperienze di ciascuno e per rendere evidente che non può mai esistere bianco o nero, essere su una sponda o sull’altra, essere a favore o contro. Tutti siamo chiamati a fare scelte e dare una direzione alla nostra esistenza e tutti siamo chiamati a delle responsabilità che si acquisiscono lungo il cammino. Serve fiducia, serve l’aiuto degli altri ma soprattutto serviamo noi nella nostra più profonda identità che sulla base di tutto abbiamo la facoltà di scegliere.

Romina Baldoni

Alberto Rossetti
I giovani non sono una minaccia
anche se fanno di tutto per sembrarlo
Città Nuova, Roma 2019, pp. 131, € 15,00

AGORA’: insieme per crescere in umanità e secondo il Vangelo: dal 2 ottobre 2019 al 22 maggio 2020

Percorsi interdisciplinari per la formazione alla vita consacrata nella Chiesa
presso la sede USMI – Via Zanardelli 32, Roma

Usmi e Cism Nazionale propongono itinerari formativi sia per novizie/i che neo-professe, sia per la formazione continua, al fine di aiutare gli istituti a formare persone che desiderano essere in ricera continua del Volto di Dio e dell’humanum nel segno del Vangelo, consapevoli nella sequela Christi quotidiana.

“Se dunque è vero che il rinnovamento della vita consacrata dipende principalmente dalla formazione, è altrettanto vero che questa è, a sua volta, legata alla capacità di proporre un metodo ricco di sapienza spirituale e pedagogica che conduca progressivamente chi aspira a consacrarsi ad assumere i sentimenti di Cristo Signore. La formazione è un processo vitale attraverso il quale la persona si converte al Verbo di Dio fin nelle profondità del suo essere e, nello stesso tempo, impara l’arte di cercare i segni di Dio nelle realtà del mondo.” (VC 68)

Ogni Percorso è pensato come un cammino conoscitivo ed esperienziale che permetta di esprimere il respiro e la bellezza del mistero che abita e trascende la vita consacrata. Attraverso la pluridisciplinarietà s’intende accompagnare la persona ad acquisire uno stile di vita contemplativo e diaconale, coltivando un pensiero aperto all’incontro e al confronto con le culture contemporanee in cui lo Spirito mette a dimora i semina Verbi.

L’OFFERTA FORMATIVA si struttura in tre parti

  • La prima parte è dedicata allo Spazio propedeutico alla Prima Professione dei Consigli Evangelici. Essa include
    1. La settimana residenziale a livello nazionale per le postulanti;
    2. Il corso sistematico biennale per Novizie/i con settimana residenziale aperta anche a Novizie/i non residenti a Roma.
  • La seconda parte è dedicata allo spazio propedeutico alla Professione Perpetua dei Consigli Evangelici. Essa include 
    1. Il corso annuale per Juniores con settimana residenziale aperta anche alle Juniores non residenti a Roma;
    2. Il mese sabbatico (luglio 2020) per Juniores che si preparano alla Professione Perpetua o che l’hanno fatta da poco.
  • La terza parte è dedicata allo spazio della Formazione Continua, che include:
    1. Il Trimestre sabbatico per consacrate con almeno 15 anni di professione religiosa che desiderano un tempo rigenerante;
    2. Il laboratorio in due sessioni di formazione per formatrici/tori su temi di accompagnamento e discernimento;
    3. Percorsi formativi, da concordare con le Regioni Usmi-Cism, a diversi livelli;
    4. Laboratori pluridisciplinari nella sede Nazionale Usmi-Cism secondo diversi luoghi di esperienza.

TEAM

La Proposta per essere attuata e valutata viene accompagnata da un Team ad hoc, esperti e animatori, che si ritrovano nel lavoro di pensiero, di programmazione, di prassi, di verifica (cf p. 19)

 

Vedi il Programma

Non si tratta solo di migranti. Giornata mondiale del Migrantes e del Rifugiato – 2019

La Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato dal 1914. È sempre stata un’occasione per dimostrare la preoccupazione per le diverse categorie di persone vulnerabili in movimento, per pregare per le sfide e aumentare la consapevolezza sulle opportunità offerte dalla migrazione.
Nel 2019, la Giornata verrà celebrata il 29 settembre. Papa Francesco ha scelto il tema “Non si tratta solo di migranti” per mostrarci i nostri punti deboli e assicurarci che nessuno rimanga escluso dalla società, che sia un cittadino residente da molto tempo, o un nuovo arrivato. 
ll titolo del messaggio di papa Francesco per “Non si tratta solo di migranti”, potrebbe apparire come la forma evoluta del “prima noi” che oggi sembra impadronirsi delle nostre società, delle nostre comunità sotto la spinta di una paura che offusca la capacità di vedere i segni dei tempi. In realtà il messaggio va a smascherare proprio questo atteggiamento escludente, che di fatto condanna il cristiano alla chiusura e all’assuefazione alla cultura dello scarto piuttosto che aiutarlo a comprendere come il fenomeno migratorio, oggi, possa farci uscire da questo vicolo cieco.
Chi bussa alla porta del nostro Paese, delle nostre comunità cristiane, ci aiuta a fare discernimento su cosa ci chiede lo Spirito oggi. Diceva lo stesso papa Francesco nel suo ultimo viaggio in Romania incontrando la Comunità Rom di Biaj: «Sempre, nella storia dell’umanità, ci sono Abele e Caino. C’è la mano tesa e la mano che percuote. C’è l’apertura dell’incontro e la chiusura dello scontro. C’è l’accoglienza e c’è lo scarto. C’è chi vede nell’altro un fratello e chi un ostacolo sul proprio cammino. C’è la civiltà dell’amore e c’è quella dell’odio. Ogni giorno c’è da scegliere tra Abele e Caino. Come davanti a un bivio, si pone tante volte di fronte a noi una scelta decisiva».
Allora il messaggio ci offre una bus- sola per muoverci all’interno del nostro mondo sempre più globalizzato, ma sempre più indifferente, e ci offre gli strumenti per vincere il declino morale che ci conduce inesorabilmente alla legittimazione tacita della cultura dello scarto. I migranti e i rifugiati ci aiutano a non cedere alle nostre paure, legittime quando affrontiamo realtà, culture e persone che non conosciamo.
Ci aiutano a riconoscere i nostri fantasmi interiori e a imboccare con speranza la strada dell’incontro con chi è diverso. I migranti, con i loro mancati arrivi, frutto di accordi ignominiosi con Paesi terzi insicuri non rispettosi dei diritti o di vergognosi bracci di ferro nel Mediterraneo, smascherano la nostra perdita progressiva del senso di umanità. Infatti, quando non riusciamo più ad avere compassione, soprattutto di chi soffre in centri di detenzione lontani, anche se bambini e persone vulnerabili, o di chi rischia di morire in mare, progressivamente perdiamo la tenerezza di sguardi e gesti fraterni anche con chi è più prossimo.
I migranti e i rifugiati denunciano, con le loro partenze forzate, le nostre società sempre più elitiste, dove i ricchi sono sempre più ricchi depauperando ingiustamente le risorse del mondo e lasciando i poveri sempre più poveri. Tali ineguaglianze diventano sempre più comuni an- che alle nostre latitudini, divaricando la forbice sociale all’interno delle nostre comunità che si trovano divise e conflittuali. Per ripartire occorre rimettere gli ultimi al primo posto di politiche attente e solidali, non alimentando guerre tra ultimi e penultimi a causa di risorse limitate. Questo è possibile imboccando la strada dello sviluppo umano integrale e i rifugiati, spesso feriti proprio nella loro dignità, ci richiamano a non trasformare i diritti di tutti in privilegi di alcuni. Quello che oggi può apparire una questione solo dei migranti, in realtà, riguarda tutti, perché è in gioco il presente e il futuro della famiglia umana.

° P. Camillo Ripamonte
Presidente Centro Astalli

  • Il commento al messaggio di P. Ripamonte è tratto da Migranti Press, mensile della Fondazione Migrantes, Organismo pastorale della CEI 

N. B.
Domenica 29 p.v. si celebrerà, per la prima volta nel mese di settembre , la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
In questa occasione Papa Francesco presiederà la S. Messa in Piazza San Pietro (domenica 29 settembre alle ore l 0,30). I fedeli delle parrocchie romane e delle comunità cattoliche etniche della Diocesi sono particolarmente invitati a partecipare alla Celebrazione Eucaristica.

I biglietti si possono prenotare e ritirare presso l’Ufficio Migrantes
della Diocesi di Roma (Vicariato di Roma, stanza 22-23;
email: pastorale.migrantes@diocesidiroma.it; tel. 0669886558; 3386418400).

 

Scarica:

Messaggio di Papa Francesco

Veglia di Preghiera

 

Consacrazione e Servizio n. 5 (2019)

  • EDITORIALE – Il capitale più grande la dignità della persona (Fernanda Barbiero)
  • TALITÀ KUM  IO TI DICO: ALZATI (Mc 5,41)
    Tamàr palma amara (Anastasia di Gerusalemme)
  • ORIZZONTI 
    Una Chiesa sempre più povera (Enzo Bianchi)
    La Chiesa luogo della vita e della fede (+ Domenico Sigalini, vescovo)
    Memorandum
    Padre Bruno Secondin (Fernanda Barbiero)
    un appassionato dello Spirito (Armando Matteo)
  • Dossier – Che cosa è l’uomo perché te ne curi?
    Il coraggio della rofezia (Eugenia Bonetti)
    Cammini di liberazione (Rita Giarretta)
    Le religiose italiane nel servizio Anti-tratta di donne e minori (Anna Pozzi)
    Condividere “buone prassi” per alimentare la speranza (Antonella Fraccaro)
    Le pendolari della carità (Anna Mocci)
    Le radici di un cammino fruttuoso (Maria Rosa Venturelli)
  • Luce sul mondo
    Chiamati alla libertà (M. Chiara Farina)
  • Il punto
    Conoscere il terzo settore (Vincenzo Comodo)
  • Libro del mese
    Paola Bignardi, Rallegrata da Dio (Innocenzo Gargano)
  • Vedere – Leggere 
    FILM: Mia e il leone bianco (a cura di Teresa Braccio)
  • Segnalazioni (a cura di Romina Baldoni)

Il Centro Studi attingendo alla ricca produzione della Rivista Consacrazione e Servizio offre una proposta culturale che cerca di andare alle “frontiere” dove si generano le sfide della storia presente, per ripensare la relazione tra Vita Religiosa e intelligenza cristiana nel mondo di oggi, sulle linee del Magistero di papa Francesco.

I sabati culturali si tengono presso l’USMI Nazionale in Via Zanardelli 32, Roma

alle ore 15.30.

 

II° INCONTRO

IL GRIDO DELLA TERRA
E IL GRIDO DEI POVERI

Mons. José Tolentino de Mendonça
Poeta, teologo, è considerato tra le voci culturali più autorevoli
ed originali della sua nazione.

Dott.ssa Cecila Dall’Oglio
Responsabile del Movimento cattolico mondiale per il clima.
E’ impegnata nell’Ufficio Giustizia e Pace della CEI.

16 novembre 2019

 

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Papa Francesco sorprende sempre… Un nuovo patto educativo globale per la cura del creato

Il Papa lancia un evento mondiale per il 14 maggio 2020, che avrà per tema “Ricostruire il patto educativo globale” e richiama anche il Documento che ha sottoscritto con il Grande Imam di Al-Azhar ad Abu Dhabi, il 4 febbraio scorso ad Abu Dhabi, perché, dice: “Il terreno va anzitutto bonificato dalle discriminazioni con l’immissione di fraternità”

Ricostruire “un patto educativo globale” che ci educhi alla “solidarietà universale” e a “un nuovo umanesimo”, al fine di affrontare le sfide di un mondo in “continua trasformazione” e “attraversato da molteplici crisi”. Questo è l’appello lanciato da Papa Francesco a tutti gli operatori del campo dell’educazione e della ricerca e alle “personalità pubbliche che a livello mondiale occupano posti di responsabilità e hanno a cuore il futuro delle nuove generazioni”. L’invito è a unire gli sforzi per rinnovare il dialogo “sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta” e creare “un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”. Un’alleanza, spiega il Papa, “tra gli abitanti della Terra e la ‘casa comune’, alla quale dobbiamo cura e rispetto. Un’alleanza generatrice di pace, giustizia e accoglienza tra tutti i popoli della famiglia umana nonché di dialogo tra le religioni”.

Un patto che per Francesco passa innanzitutto attraverso l’educazione, che nei nostri tempi si scontra con un cambiamento epocale, segnato da quella che il Papa chiama rapidàcion. Una “rapidizzazione” culturale, in cui la digitalizzazione “imprigiona l’esistenza nel vortice della velocità tecnologica” e cambia continuamente punti di riferimento, generando nuovi linguaggi che scartano “senza discernimento, i paradigmi consegnatici dalla storia”.  In questo contesto, prosegue il Papa citando l’enciclica Laudato Si’, “l’identità stessa perde consistenza e la struttura psicologica si disintegra di fronte a un mutamento incessante che contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica”. Questo cambiamento, ricorda il Papa, ha bisogno di un “cammino educativo che coinvolga tutti” perché, come recita un proverbio africano, “per educare un bambino serve un intero villaggio”. Un “villaggio dell’educazione”, appunto, dove “nella diversità, si condivida l’impegno di generare una rete di relazioni umane e aperte”.

Per far sì che si realizzi questa convergenza globale “tra lo studio e la vita;  tra le generazioni; tra i docenti, gli studenti, le famiglie e la società civile con le sue espressioni intellettuali, scientifiche, artistiche, sportive, politiche, imprenditoriali e solidali”, il cammino comune del “villaggio dell’educazione” deve muovere tre passi fondamentali. Innanzitutto “avere il coraggio di mettere al centro la persona”, dando “un’anima ai processi educativi” e trovando, secondo una “sana antropologia”, altri modi di intendere “l’economia, la politica, la crescita e il progresso”. Poi bisogna avere “il coraggio di investire le migliori energie con creatività e responsabilità”. Infine è necessario avere “il coraggio di formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità”, “come Gesù si è chinato a lavare i piedi agli apostoli”.