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Consacrazione e Servizio n.1 (2019)

Vita consacrata: Decisamente e concretamente riaffermiamo la scelta e l’impegno…

Nel giorno della Festa della Presentazione di Gesù al tempio si celebra la XXIII Giornata Mondiale della Vita Consacrata.

Per noi religiose e religiosi è una giornata carica di significati…

È in questo nostro tempo abbruttito da forme palesi di negazione dei diritti umani, rifiuto del diverso, odio, razzismo e volgarità, che Dio ci chiama ad ‘alzarci in piedi’ per dare oggi ‘voce’ e concretezza al dono della nostra vita, affinché la luce della Speranza e della Profezia continuino a risplendere nella storia dell’Umanità.

Il nostro impegno quotidiano a favore degli emarginati ed impoveriti, di chi vive sulla propria carne ingiustizie e soprusi, in particolare l’impegno a sostenere e accompagnare cammini di liberazione di persone che hanno vissuto l’infame violenza della tratta e ogni forma di sfruttamento e di riduzione in schiavitù, ci permette di toccare con mano gli effetti devastanti di scelte politiche disumanizzanti.

…Ribadiamo la scelta e l’impegno

ad abbracciare il futuro con speranza per vivere con audacia e libertà

l’obbedienza al Vangelo di Gesù Cristo

 

LEGGI TUTTO IL MESSAGGIO (clicca sotto)

Messaggio

I cambiamenti climatici, minaccia per la pace

 I drammatici effetti dei cambiamenti climatici in atto in tutti i Paesi impongono un “intervento urgente” a livello globale, soprattutto per le nazioni più povere: in gioco non sono solo vite umane e risorse materiali, ma anche la pace e la sicurezza internazionale. È il monito rilanciato da mons. Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede all’Onu, intervenuto a New York a un dibattito dedicato a questo tema.

Gli effetti del surriscaldamento globale – ha rilevato il presule – cominciano già a vedersi, soprattutto nei Paesi più poveri, quelli che pagano il costo più elevato dei cambiamenti climatici, come confermato da recenti studi. Il delegato vaticano ha citato, tra gli altri, il caso del Lago Ciad, dove la crescente scarsità di acqua sta provocando un massiccio spostamento di popolazioni e l’aumento dei conflitti, terreno fertile per l’espansione dell’estremismo.

Urge “un’azione immediata”

Per prevenire le molteplici conseguenze dell’innalzamento delle temperature nella nostra casa comune, ma anche per disinnescare i suoi effetti sulla pace e la sicurezza mondiale – ha sottolineato mons. Auza – occorre dunque “un’azione immediata” lungo le direttrici indicate dall’ultimo Rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC). In concreto, si tratta di potenziare la governance a vari livelli, migliorare l’efficacia delle istituzioni, promuovere l’innovazione tecnologica, rafforzare gli strumenti politici e i finanziamenti al clima e consentire cambiamenti di stili di vita e comportamento.

Papa Francesco chiama tutti a una “conversione ecologica”

Queste azioni – ha ricordato mons. Auza – fanno parte di quella “conversione ecologica” sollecitata da Francesco e che interpella la comunità internazionale e ogni persona. In conclusione, l’Osservatore permanente ha quindi rilanciato l’appello del Papa “a un impegno più deciso da parte degli Stati a rafforzare la collaborazione nel contrastare con urgenza il preoccupante fenomeno del riscaldamento globale”. “La nostra incapacità di agire”, ha concluso, costringerà “i più vulnerabili a lottare per il cibo e a scatenare guerre per l’acqua”.

 

Fonte: Lisa Zengarini – Città del Vaticano

 

“La rete custodisca una comunione di persone libere”…

“Se internet rappresenta una possibilità straordinaria di accesso al sapere, è vero anche che si è rivelato come uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito”. Mette in guardia dai rischi della rete Papa Francesco nel Messaggio per la 53ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali dal titolo Siamo membra gli uni degli altri’ (Ef 4,25). Dalle social network communities alla comunità umana”. Per il Santo Padre, “se la rete è occasione per avvicinarmi a storie ed esperienze di bellezza o di sofferenza fisicamente lontane da me, per pregare insieme e insieme cercare il bene nella riscoperta di ciò che ci unisce, allora è una risorsa”. D’altra parte, “la rete che vogliamo” è “una rete non fatta per intrappolare, ma per liberare, per custodire una comunione di persone libere”:

“La rete è una risorsa del nostro tempo”, “fonte di conoscenze e di relazioni un tempo impensabili” ma anche portatrice di “rischi che minacciano la ricerca e la condivisione di una informazione autentica su scala globale”, prosegue Papa Francesco che riconosce la “possibilità straordinaria di accesso al sapere” offerta da internet ma anche la realtà di “uno dei luoghi più esposti alla disinformazione e alla distorsione consapevole e mirata dei fatti e delle relazioni interpersonali, che spesso assumono la forma del discredito”. Le reti sociali, infatti, “se per un verso servono a collegarci di più, a farci ritrovare e aiutare gli uni gli altri, per l’altro si prestano anche ad un uso manipolatorio dei dati personali, finalizzato a ottenere vantaggi sul piano politico o economico, senza il dovuto rispetto della persona e dei suoi diritti”. A riguardo, ricorda come tra i più giovani le statistiche rivelano che un ragazzo su quattro è coinvolto in episodi di cyberbullismo”.

Per il Pontefice, “la metafora della rete richiama un’altra figura densa di significati: quella della comunità. Una comunità è tanto più forte quanto più è coesa e solidale, animata da sentimenti di fiducia e persegue obiettivi condivisi. La comunità come rete solidale richiede l’ascolto reciproco e il dialogo, basato sull’uso responsabile del linguaggio”. D’altronde, i social network non sono “automaticamente sinonimo di comunità” ma “spesso rimangono solo aggregati di individui che si riconoscono intorno a interessi o argomenti caratterizzati da legami deboli”. “Nel social web troppe volte l’identità si fonda sulla contrapposizione nei confronti dell’altro, dell’estraneo al gruppo: ci si definisce a partire da ciò che divide piuttosto che da ciò che unisce, dando spazio al sospetto e allo sfogo di ogni tipo di pregiudizio (etnico, sessuale, religioso, e altri). Questa tendenza alimenta gruppi che escludono l’eterogeneità – aggiunge -, che alimentano anche nell’ambiente digitale un individualismo sfrenato, finendo talvolta per fomentare spirali di odio”. In tal senso, “la rete è un’occasione per promuovere l’incontro con gli altri, ma può anche potenziare il nostro autoisolamento, come una ragnatela capace di intrappolare.

Sono i ragazzi ad essere più esposti all’illusione che il social web possa appagarli totalmente sul piano relazionale, fino al fenomeno pericoloso dei giovani ‘eremiti sociali’ che rischiano di estraniarsi completamente dalla società.

Questa dinamica drammatica manifesta un grave strappo nel tessuto relazionale della società, una lacerazione che non possiamo ignorare”.

“In virtù del nostro essere creati ad immagine e somiglianza di Dio che è comunione e comunicazione-di-sé, noi portiamo sempre nel cuore la nostalgia di vivere in comunione, di appartenere a una comunità”, afferma Francesco: “Il contesto attuale chiama tutti noi a investire sulle relazioni, ad affermare anche nella rete e attraverso la rete il carattere interpersonale della nostra umanità. A maggior ragione noi cristiani siamo chiamati a manifestare quella comunione che segna la nostra identità di credenti”. “La fede stessa, infatti, è una relazione, un incontro; e sotto la spinta dell’amore di Dio noi possiamo comunicare, accogliere e comprendere il dono dell’altro e corrispondervi”.

“Sono veramente umano, veramente personale, solo se mi relaziono agli altri.

Il termine persona denota infatti l’essere umano come ‘volto’, rivolto verso l’altro, coinvolto con gli altri. La nostra vita cresce in umanità col passare dal carattere individuale a quello personale – conclude il Papa -; l’autentico cammino di umanizzazione va dall’individuo che percepisce l’altro come rivale, alla persona che lo riconosce come compagno di viaggio”.

Riscoprire oggi il senso della vita religiosa

Parlare di vita religiosa e in particolare di vita religiosa femminile sembra fuori dai contesti dell’attualità, anche se spesso proprio a religiose donne si associano luoghi e iniziative di promozione umana e culturale, di solidarietà e di concretezza che, proprio perché molto concreti e quotidiani, non suscitano stupore.

Però non è di questo silenzio che l’Autrice tratta in queste pagine dense e a volte scomode, bensì del senso profondo della vita religiosa femminile.
Come tutte le esperienze umane profonde, anche la vita religiosa ha bisogno di riscoprire e di difendere continuamente il senso del suo esserci e, per farlo, deve ripercorrere le strade a ritroso, per ritrovare le proprie radici e re-interpretare l’intuizione profetica, frutto di una ricerca costante delle Madri della vita religiosa; sì, perché – scrive l’Autrice – «la vita religiosa femminile è stata spesso guardata e filtrata alla luce di parametri e modelli maschili, quasi che una vita religiosa femminile non potesse avere un suo volto se non disegnato sul modello maschile».

Per questo uno dei primi capitoli di questo saggio si intitola Genealogia femminile e richiama nomi di donne che hanno aperto strade di sequela, di annuncio, di liberazione; si parla spesso dei padri del deserto, ma nel deserto anche le donne hanno camminato, hanno contemplato, hanno predicato con coraggio e franchezza, denunciando ogni forma di ambiguità, ogni rischio di compromesso e rivendicando il valore della differenza piuttosto che la sicurezza dell’omologazione.

Ci sono parole in questo saggio che diventano pietre d’inciampo perché esigono di essere lette nel loro significato più profondo; una di queste è la parola Mistero, una parola che nell’accezione comune ha ormai perso tutto o quasi tutto il suo significato e quindi anche il suo fascino. Il mistero non è qualcosa di oscuro da capire a tutti i costi per esorcizzare la paura di non poterlo dominare. Il Mistero è Dio, è la Vita che spinge verso il compimento, è l’ambiente che ci avvolge e che non deve essere capito ma accolto: solo così diventa luminoso.

Il Mistero non si domina con la razionalità; per questo la donna è più familiare al Mistero, perché non è quasi mai la sola razionalità a guidare le scelte e i percorsi femminili. Il Mistero, proprio perché Vita, non può che essere ricerca intensa che si alimenta ascoltando la realtà reale delle donne e degli uomini che camminano con noi.
Le donne di solito non hanno paura della realtà perché difficilmente a loro basta il dato razionale e i concetti puri. E proprio la forza con cui l’Autrice sottolinea la parola realtà reale dice l’urgenza che la vita religiosa cammini sempre dentro le realtà di dolore e di fatica dell’umanità, per non perdere la sua differenza.

A questa parola se ne aggancia un’altra, molto forte, che l’Autrice mutua ancora dalla genealogia femminile: donne “compazienti”. È l’Autrice stessa che anticipa la domanda: perché compazienti e non compassionevoli? Questa parola – compazienti – «dice meglio… la trama dei cinque sensi in sintonia e in dialogo con le sensibilità dell’anima, propria dell’umano adulto: tra sentimenti e passioni, virtù e desiderio delle donne di creare legami d’amore, di giustizia e di pace… Ricordiamoci che la maggior parte delle donne non è mai stata codarda, soprattutto quando le donne stanno insieme. Non si sono mai nascoste; e quasi tutte, se sbagliano, è solo per “il molto amore”».

Nell’ultimo capitolo viene indicata una possibile strada: prendersi cura del sacro senza mai dimenticare il contatto con il profano, perché la gloria di Dio è la persona vivente, anima e corpo, appunto!

L’Autrice

Antonietta Potente, teologa, docente e scrittrice. Abitando diversi anni in Bolivia, ha sperimentato una nuova forma di vita comunitaria e ha partecipato al processo di cambiamento socio-politico del popolo boliviano. Con Paoline ha pubblicato: È vita ed è religiosa (2015), Ci sembrava di sognare (2017), Mangiare il libro (2017) Non calpestare l’ombra (2017), Come il pesce che sta nel mare. La mistica del luogo dell’incontro (2017), La linfa delle parole sapienti (2018).

 

 

Antonietta Potente

Cammini inediti

Dialogando sulla vita religiosa femminile

pp.64, euro 7,00

Cercate di essere veramente giusti (Dt 16,18-20)

Una Settimana speciale, una Settimana piena di gioia e commozione, di responsabilità e di dovere, poiché ha come scopo la realizzazione della volontà del nostro Salvatore Gesù Cristo: “Che tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21). Trovandoci tuttavia in un mondo inquieto e pieno di arroganza, dove spesso i problemi, gli antagonismi, le inimicizie e le guerre fanno rumore, si corre il rischio di giungere alla propria autodistruzione. Noi cristiani, d’altra parte, continuiamo a essere di scandalo con la nostra divisione e, soprattutto, a essere indifferenti, mostrando irresponsabilità e indolenza davanti alla grandezza di Dio, davanti ai doni e ai beni di Dio nei nostri confronti. Come cristiani, siamo stati chiamati a mostrare una comune testimonianza per affermare la giustizia e per essere strumento della Grazia guaritrice di Dio in un mondo frammentato. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2019 è stata preparata dai cristiani dell’Indonesia. Il numero dei suoi abitanti ammonta a circa 265 milioni, di cui l’86% professa l’Islamismo, mentre il 10% il Cristianesimo di varie confessioni. Conta circa 1340 gruppi etnici differenti e oltre 740 idiomi locali, pur essendo unita da una lingua nazionale. Nonostante la diversità di etnia, lingua e religione, gli indonesiani hanno vissuto secondo “il principio della solidarietà e della collaborazione”. Anche le guide mistiche e pastorali delle nostre chiese – il Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo, così come vari leader e assemblee delle Chiese della Riforma – diverse volte hanno sottolineato l’importanza della solidarietà e della collaborazione. Il Patriarca Bartolomeo proclama: “La solidarietà è la civiltà del futuro”. È verità incontestabile che questa realtà “implica il condividere tutti gli aspetti della vita, del lavoro, dolori e gioie. Significa considerare tutti cari fratelli in Cristo Gesù, nato, crocifisso e resuscitato per noi”. Ecco come i versetti del Deuteronomio (16,18-20) diventano vita e l’uomo vive come giusto nel proprio cammino, considerando il prossimo come proprio autentico fratello in Cristo. Questa armonica atmosfera e divina situazione di amore e solidarietà è terribilmente minacciata in modo nuovo e con nuovi mezzi. Così la collaborazione svanisce e “viene in netto contrasto” con la corruzione, la quale si manifesta in diversi modi e minaccia la giustizia e il rispetto della legge. Questa situazione diviene manifesta soprattutto nei casi in cui è necessario promuovere la giustizia e sostenere i deboli. Allora si viene facilmente in contrasto con la giustizia, allargando così “il divario tra ricchi e poveri e, di conseguenza, un paese ricco di risorse soffre lo scandalo di avere molta popolazione che vive in povertà”. Vedendo questa difficile condizione, i cristiani diventano consapevoli della loro responsabilità, qualora non facciano nulla per l’unità e non diano una risposta alla realtà dell’ingiustizia in modi sempre più appropriati ed efficaci.   Certamente, il nostro Signore e Dio ci dà un dono soprannaturale, un dono inestimabile, di comunicare, cioè con lui, e di seguirlo sulla strada della preghiera per rendere nostra vita le parole che ha rivolto al Padre prima della sua Passione: “Che tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21). Udendo e custodendo le sue parole siamo forti e possiamo testimoniare con cuore vivo e una sola bocca che, vivendo la volontà di Dio, vivremo anche l’unità. Ma anche camminando assieme e avendo Cristo in mezzo a noi, potremo combattere l’ingiustizia ed essere preziosi fratelli di quanti sono vittime dell’ingiustizia. Dopo tutto quello che è stato esposto, possiamo fare nostre, come hanno sperimentato anche i cristiani dell’Indonesia, le parole del Deuteronomio “cercate di essere veramente giusti” (16,18-20). Queste parole parlano in modo vigoroso, come le nostre esperienze di vita dimostrano, della situazione dell’umanità di oggi e delle sue necessità. Sappiamo molto bene che il Popolo di Dio rinnova l’impegno all’alleanza che Dio ha stabilito prima che esso entrasse nella terra promessa. Nel Deuteronomio (16, 14) troviamo il tema centrale del capitolo in cui si parla della Festività che il Popolo dell’Alleanza deve celebrare: “Dopo ogni festeggiamento il popolo è istruito…farete festa voi, i vostri figli e le figlie, i vostri schiavi e le schiave, i leviti, i forestieri, gli orfani e le vedove che abiteranno nelle vostre città”. Sarebbe una cosa significativa se scoprissimo anche noi, tutto il mondo cristiano, quello stesso spirito di festa che i cristiani indonesiani cercano di riscoprire. È noto d’altra parte che “le delizie del banchetto celeste saranno date a quelli che hanno fame e sete di giustizia e che sono perseguitati, perché ‘Dio vi ha preparato in cielo una grande ricompensa’”. (Mt 5, 12).

La Chiesa di Cristo è la salvezza e il futuro dell’umanità. La divisione è opera del Male e, di conseguenza, è fallimento del popolo, che non riuscirà ad essere segno dell’amore. Non dobbiamo dimenticare che l’ingiustizia non solo ha reso più pericolosa la divisione sociale, ma ha anche alimentato le divisioni nelle chiese, che sono giunte al punto di vivere separatamente per più di mille anni, a volte con fanatismo, odio, senza preghiera e solidarietà. Senza dubbio le divisioni esistenti sono causa dell’ingiustizia. Tutti i cristiani si devono inginocchiare ai piedi della Croce di Cristo, l’unico modello di amore, di fede, di speranza, di pace e di unità. L’unico vero amore con cui nessuno altro amore può essere paragonato. La rivelazione dell’amore sulla Croce di Cristo, tramite il suo sangue, che ha fondato la Chiesa e la salvato l’uomo, è l’unica arma spirituale, con la cui grazia possiamo sconfiggere l’ingiustizia. Dio è Misericordioso, attende la nostra continua preghiera ogni giorno. Non è sufficiente una volta all’anno in modo ufficiale per dimostrare la nostra volontà. Unità e giustizia sono due realtà che arricchiscono la comprensione della comunione ecumenica e costruiscono una società pacifica e spiritualmente prospera. La potenza di Cristo perdona, guarisce, protegge e salva. Preghiamo perché la nuova Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2019 illumini, tramite lo Spirito Santo, altri fedeli a diventare diaconi ed evangelizzatori della Volontà di Dio: “che tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21), generosi discepoli e potenti testimoni dell’amore, della pace e della solidarietà. Noi, riconoscendo che il nostro Signore e Dio è bontà e misericordia, giustizia e verità, possiamo portare il nostro messaggio che il Signore è la nostra Luce, la nostra Salvezza. Se Dio non fosse giusto, se Cristo non avesse compiuto la volontà del proprio Padre, se Dio non avesse amato l’uomo, la sua salvezza sarebbe stata solo un miraggio. Se l’uomo di oggi non è giusto, se non compie la volontà di Dio, se non ama il proprio prossimo, è impossibile raggiungere la Croce del nostro Salvatore, per invocare da un lato la sua grazia, per combattere l’ingiustizia, mentre dall’altro per avere la misericordia per purificare le nostre anime e così riuscire a conseguire l’unità.

 

Presentazione a cura di

Ambrogio Spreafico – Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino

Presidente, Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo della CEI

Metropolita Gennadios

Arcivesco Ortodosso d’Italia e di Malta

ed Esarca per l’Europa Meridionale

Pastore Luca Maria Negro

Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia

 

Insieme contro la tratta

L’8 Febbraio 2019 accendiamo una luce contro la tratta, per celebrare la V edizione della Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la tratta di persone che quest’anno avrà come tema: “Insieme contro la tratta”.

La prima edizione della GMPT è stata celebrata l’8 febbraio 2015, per volontà di Papa Francesco, che nel 2014 ha incaricato le Unione Internazionale delle Superiore e dei Superiori Generali (UISG/USG) di promuovere tale giornata.

In questi anni, riunirci in preghiera ha facilitato la collaborazione e il superamento dei confini entro i quali operiamo, dediti ai nostri progetti che, seppur molto importanti, rischiano di farci chiudere in noi stessi. Il grande dramma della tratta ci impone di oltrepassare ogni barriera per unire le forze e collaborare per il bene comune.

Il 12 Febbraio scorso, Papa Francesco ha ricevuto in Udienza un gruppo di giovani e di rappresentanti delle organizzazioni promotrici della Giornata Mondiale di Preghiera, tra cui anche l’Usmi Nazionale. In questa occasione ha regalato una preghiera molto bella che potete scaricare, tradotta in diverse lingue, dal nostro sito. Sollecitato dalle domande dei giovani, Papa Francesco ha ricordato quanto fosse importante affrontare le cause profonde della tratta e si è augurato “che possiate inviare un messaggio ai leader ad ogni livello di governo, del mondo degli affari e della società, chiedendo l’accesso a un’istruzione di qualità e quindi a un’occupazione giusta e sostenibile.” Questo richiede azioni coordinate ad unire tutte le nostre forze. “Insieme contro la tratta” è l’invito rivolto a tutte e a tutti, ciascuno secondo le proprie possibilità.

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Per approfondimenti e per scaricare materiale di documentazione consultare i seguenti siti: Talitha kum – Rete Internazionale della Vita Consacrata: www.talithakum.info Giornata di preghiera 8 febbraio 2019: www.preghieracontrotratta.org

 

Un po’ di storia

La prima edizione della Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione Contro la Tratta di Persone (GMPT) è stata celebrate l’8 febbraio 2015, per volontà di papa Francesco, che nel 2014, ha incaricato le Unione Internazionali delle Superiore e dei Superiori Generali (UISG/USG) di promuovere tale giornata. La lettera della Segreteria di Stato  è la risposta a richieste fatte da religiose impegnate da anni contro la tratta, che hanno dato voce ad organizzazioni che da anni già celebravano in questa data la giornata contro la tratta.

Fin dall’inizio Talitha Kum, la rete mondiale della vita consacrata impegnata contro la tratta di persone (UISG), ha assunto il coordinamento del gruppo di organizzazioni partner che preparano la giornata a livello internazionale. Le organizzazioni sono: Dicastero per la Vita Consacrata, Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, Pontificio Consiglio dei Migranti e Popoli Itineranti, Accademia delle Scienze Vaticane, Caritas Internationalis (CI), Unione Internazionale delle Associazioni Femminili Cattoliche (WUCWO) e gruppo di lavoro contro la tratta della commissione giustizia e pace della UISG/USG (ATWG). 

La prima GMPT è stata presentata il giorno 3 febbraio 2015 alla stampa internazionale tramite una conferenza stampa. Le azioni su Roma sono state: una veglia di preghiera, una celebrazione eucaristica e la partecipazione con striscioni alla preghiera dell’Angelus in Piazza San Pietro, durante la quale papa Francesco ha ricordato l’evento, rivolgendo queste parole: 

“Cari fratelli e sorelle, oggi, 8 febbraio, memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, la Suora sudanese che da bambina fece la drammatica esperienza di essere vittima della tratta, le Unioni Internazionali delle Superiore e dei Superiori Generali degli istituti religiosi hanno promosso la Giornata di Preghiera e Riflessione contro la tratta di persone. Incoraggio quanti sono impegnati ad aiutare uomini, donne e bambini schiavizzati, sfruttati, abusati come strumenti di lavoro o di piacere e spesso torturati e mutilati. Auspico che quanti hanno responsabilità di governo si adoperino con decisione a rimuovere le cause di questa vergognosa piaga, una piaga indegna di una società civile. Ognuno di noi si senta impegnato ad essere voce di questi nostri fratelli e sorelle, umiliati nella loro dignità. Preghiamo tutti insieme. 

(Papa Francesco, Angelus Domini 8 Febbraio 2015)

 

Veglia di preghiera

Appuntamenti a Roma

Giovani, Dio vi chiama e cammina con voi

Il 2019 si è aperto all’insegna e sotto gli auspici della pace, della preghiera per l’unità dei cristiani, e con una attenzione particolare ai giovani, la vera speranza di futuro. Tre appuntamenti; tre eventi che interpellano tutti; tre proposte di impegno per allargare i nostri spazi mentali e religiosi, per sentirci cittadini del mondo, solidali con tutti.

“La Giornata Mondiale della Gioventù è un evento internazionale e multilingue, di cultura e formazione e si celebra a Panama dal 22 al 27 gennaio 2019. Coinvolgerà giovani di ogni età, lingua, cultura e nazioni diverse. Il tema è stato tratto dal versetto del Vangelo di Luca: “Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola” (1,38). E Il logo rappresenta Maria come mezzo per conoscere Gesù, rappresentato con una croce.

Nel logo sono stilizzati anche il canale, uno dei simboli del Paese, e cinque puntini bianchi simboleggianti i pellegrini provenienti dai cinque continenti. L’Inno ufficiale della GMG è stato composto da Abdiel Jiménez, panamense. E’ in lingua spagnola, ma verrà cantato in diverse lingue. La versione in italiano è stata realizzata da Mons. Marco Frisina.

Nel messaggio per la Giornata mondiale della Gioventù il Papa ha commentato il versetto di Lc 1,38 in quattro paragrafi. E con essi ha ricordando ai giovani che il Signore, la Chiesa, il mondo, aspettano anche la loro “risposta alla chiamata unica che ognuno ha in questa vita”.

  • Non temere!. L’improvvisa apparizione dell’angelo e il suo misterioso saluto: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28), hanno provocato un forte turbamento in Maria. …L’angelo, leggendo nel profondo del suo cuore, le dice: “Non temere!”.

“Dio legge anche nel nostro intimo. Egli conosce bene le sfide che dobbiamo affrontare nella vita, soprattutto quando siamo di fronte alle scelte fondamentali da cui dipende ciò che saremo e ciò che faremo in questo mondo. È il “brivido” che proviamo di fronte alle decisioni sul nostro futuro, sul nostro stato di vita, sulla nostra vocazione. In questi momenti rimaniamo turbati e siamo colti da tanti timori… Nei momenti in cui dubbi e paure affollano il nostro cuore, si rende necessario il discernimento. Discernimento che diventa indispensabile quando si tratta della ricerca della propria vocazione…. Il discernimento consiste soprattutto nell’aprirsi all’Altro che chiama… Dio bussa alla porta dei nostri cuori, come ha fatto con Maria, desideroso di stringere amicizia con noi attraverso la preghiera, di parlarci tramite le Sacre Scritture, di offrirci la sua misericordia nel sacramento della Riconciliazione, di farsi uno con noi nella Eucaristia.

  • Maria! “Il primo motivo per non temere è che Dio ci chiama per nome. … Quando chiama per nome una persona, Dio le rivela al tempo stesso la sua vocazione, il suo progetto di santità e di bene, attraverso il quale quella persona diventerà un dono per gli altri e che la renderà unica. E quando il Signore vuole allargare gli orizzonti di una vita, sceglie di dare alla persona chiamata un nuovo nome, come fa con Simone, chiamandolo “Pietro”.

“Cari giovani, l’essere chiamati per nome è dunque un segno della nostra grande dignità agli occhi di Dio, della sua predilezione per noi. E Dio chiama ciascuno di voi per nome. Voi siete il “tu” di Dio, preziosi ai suoi occhi, degni di stima e amati (cfr Is 43,4). Accogliete con gioia questo appello che Egli rivolge a voi chiamandovi per nome”.

  • Hai trovato grazia presso Dio. Il motivo principale per cui Maria non deve temere è perché ha trovato grazia presso Dio. La parola “grazia” ci parla di amore gratuito, non dovuto… Anche in futuro ci sarà sempre la grazia di Dio a sostenerci, soprattutto nei momenti di prova e di buio… La presenza continua della grazia divina ci incoraggia ad abbracciare con fiducia la nostra vocazione, che esige un impegno di fedeltà da rinnovare tutti i giorni… L’aver “trovato grazia ai suoi occhi” significa che il Creatore scorge una bellezza unica nel nostro essere e ha un disegno magnifico per la nostra esistenza. Questa consapevolezza non risolve certamente tutti i problemi o non toglie le incertezze della vita, ma ha la forza di trasformarla nel profondo”.
  • Coraggio nel presente. “Dalla certezza che la grazia di Dio è con noi proviene la forza di avere coraggio nel presente: coraggio per portare avanti quello che Dio ci chiede qui e ora, in ogni ambito della nostra vita; coraggio per abbracciare la vocazione che Dio ci mostra; coraggio per vivere la nostra fede senza nasconderla o diminuirla. …

La grazia di Dio tocca l’oggi della vostra vita, vi “afferra” così come siete, con tutti i vostri timori e limiti, ma rivela anche i meravigliosi piani di Dio! Voi giovani avete bisogno di sentire che qualcuno ha davvero fiducia in voi: sappiate che il Papa si fida di voi, che la Chiesa si fida di voi! E voi, fidatevi della Chiesa! Alla giovane Maria fu affidato un compito importante proprio perché era giovane. Voi giovani avete forza, attraversate una fase della vita in cui non mancano certo le energie. Impiegate questa forza e queste energie per migliorare il mondo, incominciando dalle realtà a voi più vicine” (AP).