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10 Marzo 2020 : ventennale della Legge sulla Parità… nel tempo del coronavirus

Ho pensato molto a lungo questi ultimi due mesi alla ricorrenza del ventennio della L. 62/2000, la legge sulla parità.

Avevo progettato una newsletter differente, in calendario tanti convegni, momenti nei quali fare il punto della situazione, ma anche rilanciare il percorso di consapevolezza che abbiamo fatto al capitolo parità. Quante aspettative congelate per un momento, perché bisogna riorganizzare i pensieri e i progetti dietro agli eventi che ci capitano. Quasi mai scegliamo gli accadimenti ma possiamo scegliere come gestirli.

Allora eccoci a parlare di parità in tempi di coronavirus.

  1. Lungo questi 20 anni abbiamo maturato una certezza che rappresenta un punto di non ritorno: è il diritto dei genitori ad esercitare la propria responsabilità educativa che chiede e giustifica il pluralismo e non ci fa arrendere ad una logica ideologica del monopolio educativo. Non c’è spazio per un sistema scolastico statalista in un paese democratico che si fonda sulla libertà, l’unica capace di muovere le responsabilità.
  2. Da qui abbiamo tracciato le coordinate giuridiche, sociali, politiche sino alla soluzione che, mentre ancora sembra “dichiarata sotto voce” dai favorevoli nella logica di non urtare i contrari quasi ad elemosinare un loro consenso, si erge alta sopra i compromessi e gli accordi di carboneria. Forse il coronavirus con tutta la sua silente prepotenza ci ha restituito la verità della realtà. I problemi si analizzano con la conoscenza dei ricercatori e si rivolvono con la lucidità dei tecnici che sanno restare in piedi fra chi tira la giacchetta a destra e a sinistra.

Quindi, forse, il ventennio della legge sulla parità che ricorre in tempi di coronavirus ci ridimensiona un po’ tutti quanti, in quel delirio di onnipotenza di voler estrarre magicamente la soluzione dal cilindro.

In tempi di coronavirus tutte le fragilità del sistema scolastico italiano hanno una risonanza maggiore. Ci sono le scuole che vivono in realtà di eccellenza, ha dichiarato il 03.03.2020 a Porta a Porta la ministra Azzolina, e che quindi possono garantire la continuità delle lezioni con collegamenti da remoto e poi ci sono le scuole in difficoltà…. Quasi fosse una sorpresa. Eravamo ancora in una fase di emergenza che interessava la Lombardia e Il Veneto. Dopo pochi giorni il Presidente del Consiglio avrebbe annunciato la sospensione delle lezioni in tutta Italia. E allora le fragilità del sistema scolastico italiano sono evidenti. E’ ovvio che le scuole isolate e situate in realtà difficili della periferia del Sud miracolosamente non si inventano a tempi record l’eccellenza e-learning … E’ lapalissiano che le fragilità, quando si è in tempo di crisi, colpiscano maggiormente le fasce più deboli e il capitolo scuola non fa eccezione.

Ma per arrivare a questo punto abbiamo certamente perso 20 anni di buone occasioni…

Scrivo al ventennio della legge sulla parità con una consapevolezza nuova che mi ha dato proprio l’emergenza di questi giorni… quante occasioni abbiamo perso per timore, per tenere buoni tutti (prima o poi tutti vengono buoni…meglio non rompere!), per carrierismo, per il desiderio di restare in certe poltrone, perché non va mai bene spaccare, meglio mediare… E intanto chi ha pagato il prezzo salatissimo? I più fragili. I genitori poveri, gli alunni che provengono da famiglie svantaggiate economicamente, le scuole paritarie nate per i poveri che hanno dovuto sentirsi chiamare prima diplomifici poi scuole dei ricchi poi scellerate perché chiudono in mancanza di docenti abilitati (impediti dallo Stato a regolarizzarsi…) e abbandonano la frontiera dell’educazione.

Il coronavirus, che è altamente democratico e apparentemente colpisce tutti allo stesso modo, in realtà acuisce questo classismo. Allora in questi giorni abbiamo le famiglie che legittimamente chiedono lo sconto della retta, la scuola che sostiene a ragione che le spese le ha comunque sostenute, i docenti che temono per lo stipendio mentre devono a loro volta pagare la baby sitter: ecco la catena dell’ingiustizia che porta ancora una volta a spostare il peso sugli altri.

Rimarrà l’ultimo anello della catena con il cerino in mano e si brucerà.

Ma questa non può essere la soluzione, mentre ci giungono le note ministeriali che si rivolgono quasi esclusivamente alla scuola statale, come se la scuola paritaria non esistesse. Eppure parliamo di 12mila scuole, 900mila allievi, 1.800.000,00 genitori che devono gestire i figli a casa, i nonni chiamati in soccorso, i 100mila dipendenti … considerati tutti come se non esistessero. “Questi se la caveranno, arrangiandosi fra di loro”. Gravissimo se chi ha autorità decisionale ignorasse gli attori di un comparto di queste dimensioni, facendo leva sul loro senso di responsabilità. Se negli anni le paritarie si sono indebitate per garantire un pluralismo e i genitori si sono privati di molto per pagare la retta oltre alle tasse, questi continueranno certamente a farlo perché gli idealisti non mollano… Illazioni del tipo: “E intanto un pensiero in meno per noi” sarebbero nella linea di una perfettamente illogica scelta della sussidiarietà al contrario… “Se poi proprio non ce la faranno e chiuderanno, pazienza: tanto, con la denatalità riusciamo ad assorbirli nelle scuole statali e al massimo, se nel territorio non è presente la scuola, la costruiremo a spese dei cittadini, rileveremo l’edificio o faremo lezione a distanza… poco conta che i soldi siano spesi male, purché sia salva l’ideologia statalista” sarebbe un altro retropensiero, legittimo perché siamo in democrazia, ma distruttivo per la scuola italiana, dal punto di vista giuridico, economico e sociale.

Occorre essere davvero chiari, perché nel limbo del vago, il prezzo lo pagano i più fragili e il coronavirus lo dimostra. Ad una famiglia che ha pagato le tasse, e deve pagare la seconda volta con la retta, ora la terza con la baby sitter e la perdita del lavoro, è giusto rimborsarle la retta? E la scuola paritaria, già indebitata per anni di retta che non copriva i costi, e che ora ha il dovere morale di pagare il personale e le tasse, che cosa farà? Qualcuno ha già decretato che le paritarie non ne usciranno vive dalla crisi del coronavirus. O meglio, sopravvivranno quelle dalla retta over 8mila … il coronavirus sembra accelerare il processo del monopolio.

 

Ancora una volta dobbiamo conservare l’attenzione al presente, all’immediato,

Importante l’intervento congiunto delle Associazioni presso il Governo con il Comunicato stampa congiunto del 06/03/2020 (clicca qui per leggere).

Ma vale anche la pena non arrendersi. Ricevo tante telefonate in questi giorni ed io stessa devo ritrovare il coraggio e la determinazione di combattere. Le scuole paritarie sono nate e sono animate da un profondissimo senso di responsabilità che serve la Nazione (“che cosa posso fare io di bene per l’Italia” è il loro motto) e saranno proprio le ragioni di fondazione a salvarle, non per se stesse, ma perché chi sa di esistere per qualcun altro affronta ed esce a testa alta dalle difficoltà.

Ecco quindi una certezza: in questi 20 anni abbiamo capito che la scuola paritaria esiste per garantire nella Nazione una parola di pluralismo e per le stesse ragioni oggi resiste e vince.

E’ quanto mai chiaro che, se l’Italia vorrà essere un Paese civile dovrà garantire il diritto alla libertà di scelta educativa delle famiglie.

Quindi, a vent’anni dalla legge sulla parità, è incontrovertibile che non c’è libertà educativa senza libertà economica. E questa implica spendere meglio attraverso i costi standard, da assegnare alle famiglie tutte attraverso i voucher, la dote scuola, il convenzionamento.

Fuori da questo percorso che si chiama “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa” la scuola pubblica italiana tutta – statale e paritaria – può solo continuare a stare in rianimazione … Ma le famiglie italiane devono sapere che la scuola paritaria che non taglia in due la società, che ha rette sotto i 5.500 euro, è finita.

In questo spirito condivido con voi dei passaggi importanti che abbiamo compiuto.

A vent’anni dalla Legge 62/2000 possiamo certamente dire che i termini della questione sono chiari e non c’è più spazio per alcuna vile strumentalizzazione. Questi anni sono stati necessari per far maturare, in ciascuno di noi, attraverso processi graduali, “consapevolezza” e “conoscenza”.

Negli ultimi 10 anni è stata individuata la soluzione, rispetto alla grave discriminazione economica, nei costi standard di sostenibilità per allievo che rendono effettivo il diritto a) di apprendere dello studente, b) di scelta educativa dei genitori, c) di insegnamento dei docenti.

L’assist finale era coinvolgere tutti gli schieramenti, di maggioranza e di opposizione, con una richiesta unanime: si rivedano le linee di finanziamento di tutta la Scuola Italiana (statale e paritaria) attraverso i costi standard di sostenibilità per allievo.

Allo scopo invito a leggere:

–        i risultati del convegno Libera Scuola in Libero Stato (del 13-02-2020), un evento che ha registrato una trasversalità senza precedenti (clicca qui)

–        la Nota di sintesi dei lavori (clicca qui).

Fondamentale l’aiuto generoso e libero dell’USMI e della CISM che sono scesi in campo sin dal 14/11/2019, insieme alle associazioni tutte, e hanno dato un contributo importante a questa trasversalità (clicca qui per leggere la nota congiunta USMI e CISM).

E infine condivido un regalo simpatico. Un video (clicca qui) che celebra il ventennale della Legge sulla parità e rilancia …. Davvero manca un ultimo miglio (clicca qui): coraggio!

sr Anna Monia Alfieri

 

Oltre le paure: ripartire dalla logica del Vangelo

In questo momento, la chiamata di Papa Francesco ad un rinnovato Patto Educativo Globale non riguarda solo i carismi educativi, ma l’intera Chiesa e dunque ciascuno dei nostri Istituti: il mondo giovanile ha bisogno di modelli credibili e capaci di affascinare; si apre all’annuncio evangelico se vede cristiani e cristiane felici e coerenti, se si sente inserito in una rete che creando sinergia diventa segno dell’Alleanza di Dio con il suo Popolo.

La nostra missione di animazione e di governo nelle nostre Congregazioni è rivolta alla realizzazione del sogno di Dio e dei nostri Fondatori: essere presenza viva di Gesù Cristo per gli uomini e le donne del nostro tempo. Papa Francesco chiama la Vita Consacrata ad essere Profezia evangelica, a risvegliare il mondo!

Ci troviamo, purtroppo, in una società che sembra moltiplicare i segnali di allarme; essi risuonano anche all’interno dei nostri Istituti e giungono a farci temere per il loro futuro.

Nonostante le nostre grandi preoccupazioni, non vogliamo lasciarci travolgere da questa ondata di pessimismo, né paralizzare dalla paura: non sarebbe un atteggiamento evangelico.

Consapevoli di tutto questo, abbiamo scelto come tema della nostra Assemblea Nazionale:

Oltre le paure: ripartire dalla logica del Vangelo

Come negli anni scorsi durante l’Assemblea si alterneranno tempi di ascolto, di confronto, di testimonianza, di scambio nei gruppi per arricchire in questo modo l’esperienza e gli spunti di riflessione che ci aiuteranno nell’ animazione delle nostre sorelle e dei laici che condividono la nostra missione.

Lettera di Convocazione

Scheda di iscrizione

COMUNICATO URGENTE

SECONDO LE nuove DISPOSIZIONI
DEL MINISTRO del Consiglio (Dpcm del 9 marzo 2020)
E LA SOLLECITAZIONE PRUDENZIALE DELLA CEI DEL 24/02/2020
(https://www.chiesacattolica.it/coronavirus-comunicato-della-presidenza-cei/)

SONO RIMANDATI – PER DISPOSIZIONE DELLA PRESIDENZA –
TUTTI I RADUNI (LABORATORI- CONVEGNI – CORSI SETTIMANLI
x NOVIZIE E JUNIORES)
PREVISTI DALL’USMI NAZIONALE
ENTRO LA DATA DEL 03 APRILE 2020

Speriamo e preghiamo per un futuro migliore

 

 

 

 

 

 

I 4 sogni di Francesco per l’Amazzonia

“Sogniamo per e con l’Amazzonia”. È la strada che, per suor Augusta de Oliveira, vicaria generale delle Serve di Maria Riparatrici, il Papa indica con “Querida Amazonia”. Con parole ricche d’amore e di gratitudine sr Augusta, la cui Congregazione è presente da 100 anni nelle Regione Panamazzonica, riprende l’esortazione del Papa a impegnarsi per i diritti dei più poveri, degli indigeni, degli afroamericani, delle donne, del popolo che lavora nelle campagne e nelle città: in tutti quegli scenari che il Sinodo dell’ottobre scorso ha portato, con decisione, allo sguardo della Chiesa. E’ importante il protagonismo dei laici, serve coraggio missionario e profetico, ricorda richiamando le esperienze della REPAM, la Rete ecclesiale Panamazzonica, e di altre associazioni e definendole “un grido per la vita”.
Da donna, nel suo cuore risuonano con commozione le parole del Papa sulla presenza di donne “forti e generose” che hanno tenuto in piedi la Chiesa in quei luoghi, trasmettendo la fede quando anche per decenni “nessun sacerdote passava da quelle parti”. E assicura che le donne continueranno il loro impegno in difesa della vita minacciata in Amazzonia, perché la presenza femminile si incontra nelle frontiere più remote. La religiosa richiama le tante vite donate dai missionari sul suolo amazzonico, sacerdoti, consacrati e laici.
Alla conferenza stampa di presentazione dell’Esortazione post sinodale, diverse volte torna, in particolare, la testimonianza di suor Dorothy Stang, uccisa da criminali esattamente 15 anni fa ad Anapu, in Brasile, proprio per il suo impegno contro la deforestazione. Sempre al fianco di contadini ed operai, morì con la sola Bibbia fra le mani. Le parole di suor Augusta sono di gratitudine al Papa per questo cammino sinodale che ha aperto processi grazie ai quattro pilastri, cioè i quattro “sogni”, quello sociale, culturale, ecologico e soprattutto pastorale.
Francesco espone i suoi argomenti articolandoli non in quattro «temi» o «argomenti», ma in quattro «sogni», che hanno una loro corrispondenza con le cinque «conversioni» delle quali ha scritto il Documento finale.

Il sogno unisce una calda connotazione affettiva e interiore a questioni che sono a volte davvero spinose e complesse. Scrive:

Sogno un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa.

Sogno un’Amazzonia che difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana.

Sogno un’Amazzonia che custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste.

Sogno comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici» (n. 7).

La libertà di scelta educativa nell’Autonomia

Alla base della buona formazione professionale di un lavoratore c’è sempre un buon percorso di educazione ed istruzione negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Il percorso educativo si compie,  in primo luogo, nella famiglia e, quindi, nei vari livelli di scuola a partire dai primi anni di vita. Occorre accompagnare e sostenere chi si impegna in questa opera educativa che è fondamentale per costruire il bene comune e che deve vedere coinvolta tutta la società. Parlare di bisogni e diritti delle famiglie, o di buona scuola per tutte le ragazze e i ragazzi del Paese, deve diventare abituale anche per gli attori economici; solo coinvolgendo tutti i soggetti sociali, culturali, economici e politici è possibile nelle condizioni del mondo moderno rispondere adeguatamente alle esigenze di formazione di personalità mature. È il classico “villaggio”, necessario per educare un bambino (da un proverbio africano).

 

Scuola, Educazione, Libertà
a cura di Anna Monia Alfieri Silvio Petteni, Vittore Mariani 
Ancora 2020, pp. 136, euro 10,00

Un passo verso la cultura del dialogo e della pace in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo. Sosteniamo con la preghiera, insieme ai sette monasteri femminili, il buon esito di questo evento

Non un convegno accademico, ma uno spazio di comunione tra vescovi, che riflettono e, sotto la guida dello Spirito, provano a discernere i segni dei tempi. Siamo convinti, infatti, che una Chiesa mediterranea è già presente e operante, è ricca di tradizioni culturali, liturgiche ed ecclesiali, ed è probabilmente bisognosa di processi di dialogo. I pastori, che s’incontrano, hanno a cuore un Mediterraneo concreto con i popoli che lo abitano. Le loro voci sono portatrici di realtà diverse. C’è un’immagine molto efficace che Papa Francesco utilizza molto spesso quasi a denunciarne l’assenza o, meglio, a sottolinearne la necessità: il ponte. Ne ha parlato in diverse occasioni in questi anni, consegnando alla Chiesa una sorta di magistero e una visione di essere cristiani nell’oggi. Costruire ponti, più che innalzare muri è l’architettura impegnativa per costruire il futuro. Il ponte unisce, crea comunione, apre al dialogo e alla conoscenza, solidifica territori; al contrario, il muro separa, disgrega, spinge all’autoreferenzialità e alla chiusura in sé, chiude l’orizzonte. È questa la chiave di lettura con cui guardare all’incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace” (Bari, 19-23 febbraio 2020).
L’evento, promosso dalla Chiesa italiana, vedrà riuniti nel capoluogo pugliese circa 60 vescovi provenienti da 20 Paesi bagnati dal Mare Nostrum. L’assemblea, unica nel suo genere, sarà conclusa domenica 23 febbraio con la celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre. L’incontro è basato sull’ascolto e sul discernimento, valorizzando il metodo sinodale. Intendiamo compiere un piccolo passo verso la promozione di una cultura del dialogo e verso la costruzione della pace in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo.

Ritorna l’immagine del ponte. Non è possibile leggere in maniera efficace lo spazio bagnato da questo mare, ha sottolineato Papa Francesco a Napoli il 21 giugno 2019, “se non in dialogo e come un ponte – storico, geografico, umano – tra l’Europa, l’Africa e l’Asia. Si tratta di uno spazio in cui l’assenza di pace ha prodotto molteplici squilibri regionali, mondiali, e la cui pacificazione, attraverso la

I pastori, che s’incontrano, hanno a cuore un Mediterraneo concreto con i popoli che lo abitano. Le loro voci sono portatrici di realtà diverse, ma non contrapposte.

Sta proprio qui l’intuizione del nostro cardinale presidente Gualtiero  Bassetti d’invitare, in una città-ponte tra Oriente e Occidente qual è Bari, i vescovi cattolici dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum e che provengono da ben tre diversi Continenti: Asia, Africa ed Europa. Un’idea che ha radici profonde: rimanda alla visione profetica di Giorgio La Pira che, già dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, aveva ispirato i “Dialoghi mediterranei” e aveva anticipato lo spirito del Concilio Vaticano II. Oggi c’è la possibilità d’iniziare a realizzare quella visione. Un progetto ambizioso, ma necessario.
Il ponte va costruito con una storia, una geografia e un’umanità che

hanno fondazioni comuni. È la bellezza del mare da riscoprire e consegnare alle generazioni future. La storia rimanda alle origini stesse del cristianesimo; il Mediterraneo ne è stato cuore pulsante. La geografia è oggi il sogno di un abbraccio che arricchisce, proprio come viene descritta la Dichiarazione di Abu Dhabi: “Simbolo dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud e tra tutti coloro che credono che Dio ci abbia creati per conoscerci, per cooperare tra di noi e per vivere come fratelli che si amano”. L’umanità è quanto di più prezioso ci sia; è l’acqua che dà vita e non deve più essere simbolo di morte, di disuguaglianze, d’inequità. A tutti chiediamo di accompagnarci con la preghiera e di sentirsi in prima persona costruttori di ponti!

Sui passi di La Pira la mobilitazione orante che coinvolgerà sette comunità monastiche femminili per sostenere l’incontro Cei dei vescovi a Bari. Capofila dell’iniziativa le agostiniane di Pennabilli.

Comunità agostiniana di Pennabili

Era il 1965 quando Giorgio La Pira scriveva una «circolare», come lui stesso la definiva, alle claustrali lanciando l’«appello per una mobilitazione mondiale di preghiera per ottenere dal Signore la pace fra i popoli di tutto il pianeta». A distanza di oltre mezzo secolo la profezia del sindaco “santo” di Firenze ispira una rete di preghiera fra le comunità religiose femminili del Mediterraneo per sostenere l’Incontro dei vescovi delle nazioni affacciate sul grande mare

Mons. Stefano Russo, segretario generale CEI

Dal SIR, 13 febbraio 2020

Per garantire realmente pari opportunità di accesso all’istruzione: una preziosa occasione di confronto

Sono passati vent’anni dalla Legge sulla parità scolastica (L.62/00): attualizzarla integrarla è diventato essenziale per garantire realmente pari opportunità di accesso all’istruzione, indipendentemente dalle proprie condizioni sociali ed economiche. Per favorire la convergenza di intenti tra politica, associazioni e opinione pubblica, è necessario coinvolgere queste realtà in un dibattito costruttivo. Solo in questo modo si potrà costruire un vero pluralismo tra scuole, statali e paritarie.

Una preziosa occasione di confronto è data dal convegno “Libera Scuola in Libero Stato: il diritto alla libertà di scelta educativa è un principio sancito nel diritto nazionale e internazionale” che si terrà il 13 febbraio 2020 presso il Senato. Gli interventi e le tavole rotonde porteranno i punti di vista trasversali della politica e delle associazioni di gestori, docenti e genitori, con l’obiettivo di individuare insieme un proficuo percorso di collaborazione. (Programma febbraio_13)

Con il Seminario “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa in Italia e in Europa” promosso dall’Unione superiore maggiori d’Italia (Usmi) e dalla Conferenza italiana dei superiori maggiori (Cism), giovedì 14 novembre a Roma il 14.11.2019 tre i punti maturati

1) una chiara posizione di diritto; allo scopo suggerisco di voler leggere e approfondire il magistrale intervento della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti CASELLATI. Per la seconda carica dello Stato, “il diritto all’istruzione” da un lato “realizza il diritto fondamentale di libertà, dignità e autonomia del singolo individuo” e dall’altro “pone in essere le migliori condizioni perché ciascuno di noi contribuisca alla costruzione di una cittadinanza responsabile”. “Attraverso l’istruzione – ha osservato – formiamo le future generazioni, ma riusciamo anche a dare nuova linfa a quel patto sociale su cui si regge l’essenza stessa della nostra società”.

E se “la Costituzione indica la via: sancisce i diritti, prescrive i doveri”, la presidente del Senato ha evidenziato che “è compito delle Istituzioni fare in modo che quei diritti vengano garantiti, che quei doveri siano assolti” (clicca qui per l’intervento)

 2) Il valore del pluralismo educativo da garantire e non perdere. Chiaro l’intervento di Sua Em.za Rev.ma il Card. Gualtiero BASSETTI, Presidente dei Vescovi Italiani.

La Chiesa ha un patrimonio di valori educativi che non può disperdersi solo per ragioni economiche. Tuttavia, “nonostante l’impegno profuso dalle realtà ecclesiali nel promuoverle e sostenerle, la vita delle scuole cattoliche non è facile, perché manca in Italia quella vera parità che altri Paesi riescono a garantire tra scuole statali e non statali. Ciò può spiegare, insieme ad altri fattori, il calo progressivo nel numero di scuole cattoliche registrato negli ultimi anni in Italia, e ancor più il calo nel numero degli alunni di queste scuole” (clicca qui per l’intervento).

3) La chiara volontà dei presenti tutti a schierarsi a garanzia dei tre diritti; diritto di apprendere, diritto della libertà di scelta educativa, diritto di insegnamento senza discriminazione economica. E’ qui che si colloca il costo standard di sostenibilità per allievo come strumento per uscire dalla zona franca che legittima l’inerzia. Venga declinato dalla politica come vuole… Ma che si attui! (clicca qui per la sintesi)

La sfida sembra essere stata raccolta da senatori che accettano un confronto trasversale al Convegno “Libera Scuola in libero Stato” del 13 febbraio 2020. Dal programma emergono voci di spicco a destra e a sinistra; tutte le associazioni di categoria sono chiamate a dire le propria perché dalle parole si passi ai fatti. Sono presenti i gestori delle scuole cattoliche (USMI nella persona della Presidente Madre Yvonne REUNGOAT e CISM nella persona del Presidente P. Luigi GAETANI), i gestori delle scuole laiche (ANINSEI nella persona del presidente Luigi SEPIACCI) da sempre in prima linea per rivedere le linee di finanziamento del sistema scuola; i genitori delle scuole statali (AGE nella persona della Presidente Rosaria D’ANNA) e paritarie (AGESC nella persona del presidente Giancarlo FRARE), Il FORUM delle Famiglie (nella persona della Vice presidente Maria Grazia COLOMBO) e AGIDAE (nella persona del presidente P. Francesco CICCIMARRA).

Se con il documento “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa” del 2017 il sì del comparto associativo (Fidae, Fism, Agidae, Confap, Agesc, Cdo-Foe, Cism e Usmi) è stato ribadito il 14.11.2019, possiamo pensare che ora non manchi proprio nessuno.

Guardiamo con fiducia al prossimo appuntamento del 13 Febbraio 2020 (ore 09.30/Roma – Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani) che aggiunge un nuovo tassello al nostro impegno di chiarezza e coinvolgimento trasversale, affinchè uomini e donne di buona volontà – riscoprendosi al servizio del più debole – ritrovino che “la povertà educativa” è una povertà da sanare. Vi aspetto!

sr Anna Monia Alfieri
(Delegata U.S.M.I. Nazionale nel Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica)

Programma

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». Giornata mondiale del malato

La celebrazione annuale della Giornata mondiale del malato è il momento in cui la comunità cristiana mette al centro del proprio vissuto le grandi fragilità e le vulnerabilità delle persone”. Così don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, sintetizza il significato della XXVIII Giornata mondiale del malato che ricorre l’ 11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes. È il giorno, prosegue, “in cui i malati diventano protagonisti e danno testimonianza del loro cammino di sofferenza. La Chiesa si fa intorno a loro come comunità cristiana desiderosa di accompagnarli con prossimità e vicinanza”. Papa Francesco sceglie come tema del messaggio per la Giornata l’invito di Gesù “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28). Un messaggio, conclude il direttore dell’Ufficio Cei, “che ci esorta ad andare verso Gesù; un invito a tutta la comunità sofferente a cercare e trovare ristoro. Gesù è quell’incontro, quella relazione che ci sostiene nel nostro cammino, e l’invito è a tutti i cristiani a diventare missionari nei luoghi di sofferenza e di difficoltà per portare l’annuncio e la presenza di Gesù e della Chiesa”.

Di seguito il

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XXVIII G
IORNATA MONDIALE DEL MALATO

11 febbraio 2020

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro» (Mt 11, 28)

 

Cari fratelli e sorelle,

  1. Le parole che Gesù pronuncia: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28) indicano il misterioso cammino della grazia che si rivela ai semplici e che offre ristoro agli affaticati e agli stanchi. Queste parole esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, di fronte ad una umanità afflitta e sofferente. Quante persone soffrono nel corpo e nello spirito! Egli chiama tutti ad andare da Lui, «venite a me», e promette loro sollievo e ristoro. «Quando Gesù dice questo, ha davanti agli occhi le persone che incontra ogni giorno per le strade di Galilea: tanta gente semplice, poveri, malati, peccatori, emarginati dal peso della legge e dal sistema sociale oppressivo… Questa gente lo ha sempre rincorso per ascoltare la sua parola – una parola che dava speranza» (Angelus, 6 luglio 2014).

Nella XXVIII Giornata Mondiale del Malato, Gesù rivolge l’invito agli ammalati e agli oppressi, ai poveri che sanno di dipendere interamente da Dio e che, feriti dal peso della prova, hanno bisogno di guarigione. Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza.

  1. Perché Gesù Cristo nutre questi sentimenti? Perché Egli stesso si è fatto debole, sperimentando l’umana sofferenza e ricevendo a sua volta ristoro dal Padre. Infatti, solo chi fa, in prima persona, questa esperienza saprà essere di conforto per l’altro. Diverse sono le forme gravi di sofferenza: malattie inguaribili e croniche, patologie psichiche, quelle che necessitano di riabilitazione o di cure palliative, le varie disabilità, le malattie dell’infanzia e della vecchiaia… In queste circostanze si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione umana integrale. Nella malattia la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale; e attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione… insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza.
  2. Cari fratelli e sorelle infermi, la malattia vi pone in modo particolare tra quanti, “stanchi e oppressi”, attirano lo sguardo e il cuore di Gesù. Da lì viene la luce per i vostri momenti di buio, la speranza per il vostro sconforto. Egli vi invita ad andare a Lui: «Venite». In Lui, infatti, le inquietudini e gli interrogativi che, in questa “notte” del corpo e dello spirito, sorgono in voi troveranno forza per essere attraversate. Sì, Cristo non ci ha dato ricette, ma con la sua passione, morte e risurrezione ci libera dall’oppressione del male.

In questa condizione avete certamente bisogno di un luogo per ristorarvi. La Chiesa vuole essere sempre più e sempre meglio la “locanda” del Buon Samaritano che è Cristo (cfr Lc 10,34), cioè la casa dove potete trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell’accoglienza, nel sollievo. In questa casa potrete incontrare persone che, guarite dalla misericordia di Dio nella loro fragilità, sapranno aiutarvi a portare la croce facendo delle proprie ferite delle feritoie, attraverso le quali guardare l’orizzonte al di là della malattia e ricevere luce e aria per la vostra vita.

In tale opera di ristoro verso i fratelli infermi si colloca il servizio degli operatori sanitari, medici, infermieri, personale sanitario e amministrativo, ausiliari, volontari che con competenza agiscono facendo sentire la presenza di Cristo, che offre consolazione e si fa carico della persona malata curandone le ferite. Ma anche loro sono uomini e donne con le loro fragilità e pure le loro malattie. Per loro in modo particolare vale che, «una volta ricevuto il ristoro e il conforto di Cristo, siamo chiamati a nostra volta a diventare ristoro e conforto per i fratelli, con atteggiamento mite e umile, ad imitazione del Maestro» (Angelus, 6 luglio 2014).

  1. Cari operatori sanitari, ogni intervento diagnostico, preventivo, terapeutico, di ricerca, cura e riabilitazione è rivolto alla persona malata, dove il sostantivo “persona”, viene sempre prima dell’aggettivo “malata”. Pertanto, il vostro agire sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile.

Nell’esperienza del limite e del possibile fallimento anche della scienza medica di fronte a casi clinici sempre più problematici e a diagnosi infauste, siete chiamati ad aprirvi alla dimensione trascendente, che può offrirvi il senso pieno della vostra professione. Ricordiamo che la vita è sacra e appartiene a Dio, pertanto è inviolabile e indisponibile (cfr Istr. Donum vitae, 5; Enc. Evangelium vitae, 29-53). La vita va accolta, tutelata, rispettata e servita dal suo nascere al suo morire: lo richiedono contemporaneamente sia la ragione sia la fede in Dio autore della vita. In certi casi, l’obiezione di coscienza è per voi la scelta necessaria per rimanere coerenti a questo “sì” alla vita e alla persona. In ogni caso, la vostra professionalità, animata dalla carità cristiana, sarà il migliore servizio al vero diritto umano, quello alla vita. Quando non potrete guarire, potrete sempre curare con gesti e procedure che diano ristoro e sollievo al malato. Purtroppo, in alcuni contesti di guerra e di conflitto violento sono presi di mira il personale sanitario e le strutture che si occupano dell’accoglienza e assistenza dei malati. In alcune zone anche il potere politico pretende di manipolare l’assistenza medica a proprio favore, limitando la giusta autonomia della professione sanitaria. In realtà, attaccare coloro che sono dedicati al servizio delle membra sofferenti del corpo sociale non giova a nessuno.

  1. In questa XXVIII Giornata Mondiale del Malato, penso ai tanti fratelli e sorelle che, nel mondo intero, non hanno la possibilità di accedere alle cure, perché vivono in povertà. Mi rivolgo, pertanto, alle istituzioni sanitarie e ai Governi di tutti i Paesi del mondo, affinché, per considerare l’aspetto economico, non trascurino la giustizia sociale. Auspico che, coniugando i principi di solidarietà e sussidiarietà, si cooperi perché tutti abbiano accesso a cure adeguate per la salvaguardia e il recupero della salute. Ringrazio di cuore i volontari che si pongono al servizio dei malati, andando in non pochi casi a supplire a carenze strutturali e riflettendo, con gesti di tenerezza e di vicinanza, l’immagine di Cristo Buon Samaritano.

Alla Vergine Maria, Salute dei malati, affido tutte le persone che stanno portando il peso della malattia, insieme ai loro familiari, come pure tutti gli operatori sanitari. A tutti con affetto assicuro la mia vicinanza nella preghiera e invio di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 3 gennaio 2020

Memoria del SS. Nome di Gesù

Giornata di preghiera contro la tratta – 8 febbraio 2020

Insieme contro la tratta. È questo il tema della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone che si celebrerà l’8 febbraio 2020, nel giorno in cui si ricorda la memoria liturgica di Santa Bakhita, suora canossiana, di origine sudanese, divenuta simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la tratta.

Preghiamo affinché le storie di vita possano diventare storie di rinascita, speranza, dignità. Preghiamo santa Bakhita per tutti i migranti, i rifugiati e le persone sfruttate che soffrono. Nel mondo 40 milioni di persone sono ridotte in schiavitù Il 72% delle vittime di tratta sono donne e bambine; un terzo delle vittime di tratta ha meno di 18 anni; 152 milioni di bambini sono sfruttati, 1 bambino su 10 è vittima di sfruttamento lavorativo

il Comitato internazionale della Giornata mondiale ha preparato degli strumenti per l’animazione di una veglia di preghiera da predisporre per sabato 8 febbraio e previsto alcuni appuntamenti, che si svolgeranno a Roma l’8 e il 9 febbraio.

La veglia di preghiera si svolgerà sabato 8 febbraio a Roma, alle 18.30 nella Basilica di Sant’Antonio di Padova in Laterano.

Tutte le informazioni sull’evento, il cui hashtag è #PrayAgainstTrafficking, si possono trovare sul sito www.preghieracontrotratta.org.

Convegno 20_21 marzo_2020

Il convegno di studio è un momento importante per l’approfondimento di tematiche legate alla persona e alla digital age.
Il tema proposto ci aiuta a riflettere sulla persona, a capire il contesto in cui vive, a comprendere i nuovi linguaggi e le nuove forme dell’attuale scenario comunicativo, a individuare possibili orientamenti e itinerari educativo-formativi per una evangelizzazione attenta e fattiva.
Il convegno è un’occasione privilegiata per sperimentare la collaborazione tra l’ambito della comunicazione dell’USMI e la UISG (Unione Internazionale Superiore Generali) .

Per ulteriori informazioni contattare:
sr Dina Scognamiglio – comsociali@usminazionale.it – cell. 3384492579
sr Pina Riccieri – p.riccieri@paoline.it – cell. 3394937233
dott.ssa Patrizia Morgante – comunicazione@uisg.com – tel 06.68400234

Programma/Depliant

Scheda di iscrizione