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Istantanee

Vultum Dei quaerere

1Dedicata alla vita contemplativa femminile la Costituzione apostolica Vultum Dei quaerere firmata da Papa Francesco, è un documento che arriva a 66 anni dalla pubblicazione della precedente Costituzione Sponsa Christi di Pio XII ed è stato presentata nel giorno in cui la Chiesa celebra per la prima volta la “festa” liturgica di Maria Maddalena. La Costituzione tiene conto del cammino percorso dalla Chiesa negli ultimi decenni, alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, e delle mutate condizioni socio-culturali.

“Siate fari, per i vicini e soprattutto per i lontani. Siate fiaccole che accompagnano il cammino degli uomini e delle donne nella notte oscura del tempo. Siate sentinelle del mattino che annunciano il sole che sorge” (ivi 6): questa l’esortazione iniziale del Santo Padre, a sottolineare la stima che nutre per questa forma di particolare consacrazione, chiamata a dare misteriosamente luce all’umanità intera dal silenzio e dal raccoglimento del chiostro.

Quindi passa a dare indicazioni precise rispetto ai vari elementi essenziali per una vita di contemplazione: elementi di per sé fondamentali per ogni vita consacrata, ma declinati dal Santo Padre con un accento particolare, proprio tenuto conto di una vita dedita alla contemplazione come fondamentale compito e missione. Non solo. Se è vero che la vita contemplativa non è appannaggio delle sole donne, è altrettanto vero che è stata ed è tuttora “in larga parte declinata al femminile” (ivi 5): dunque nel delineare gli elementi essenziali non mancano riferimenti espliciti alle donne contemplative, a cui viene consegnata l’icona di Maria quale summa contemplatrix, colei che, “vergine, sposa e madre, accoglie e custodisce la parola per restituirla al mondo, contribuendo a far nascere e crescere Cristo nel cuore degli uomini assetati” (ivi 37).

Non a caso primo elemento ad essere evidenziato è la formazione, nei suoi due momenti di formazione permanente e iniziale, ormai da diversi anni oggetto di particolare attenzione da parte del Magistero. A questo proposito il Santo Padre, mentre da un lato ricorda che il luogo ordinario di formazione per una comunità contemplativa deve essere il monastero, dall’altro auspica la collaborazione tra più monasteri, attraverso varie modalità: scambio di materiale, uso prudente dei mezzi digitali, case di formazione iniziale comuni, disponibilità data da sorelle preparate ad aiutare i monasteri con meno risorse. E’ importante che la fantasia della carità aiuti a stringere legami di reciproco aiuto, sempre salvando le norme che regolano una vita contemplativa (ivi 13-14).

Non manca nel documento una raccomandazione, frutto di una preoccupazione costante del Santo Padre: “si eviti assolutamente di reclutare candidate alla vita contemplativa da altri Paesi, al solo scopo di mantenere la sopravvivenza del monastero” (ivi 15).

Ampio spazio – e non poteva essere diversamente – è dedicato alla preghiera quale elemento essenziale. Con una precisazione importante: “la vita di preghiera e la vita contemplativa non possono essere vissute come ripiegamento su voi stesse, ma devono allargare il cuore per abbracciare l’umanità intera, particolarmente quella che soffre … con la vostra preghiera, potete guarire le piaghe di tanti fratelli (ivi 16). Se è desiderio profondo del cuore di Papa Francesco quello di avere una “Chiesa in uscita” (cf. EG 20-24), questo vale anche per coloro chiamate a consumare la propria esistenza tra le mura di un chiostro: l’attenzione del cuore, nella sua sollecitudine materna, deve continuamente dilatare i confini della preghiera, perché non solo si spinga in alto, a contemplare il volto santo di Dio, ma anche scenda nel profondo, ad incontrare il dolore dell’uomo più solo ed emarginato.

Per nutrire la vita di preghiera, poi, viene raccomandata dal Santo Padre la centralità della Parola di Dio, “prima fonte di ogni spiritualità” (VC 39), mantenendo viva la consuetudine ormai molto diffusa nei monasteri della lectio divina. A questo proposito si auspica che i monasteri diventino vere scuole di preghiera, dove i fratelli possano formarsi ad incontrare Dio e ad intessere con Lui un dialogo che permei tutta la vita (VDQ 17.21).

Ancora nutrimento della vita di preghiera saranno la celebrazione dell’Eucaristia e del sacramento della Riconciliazione, come vie privilegiate per incontrare il Signore vivo e presente e fare esperienza della sua misericordia, per divenire strumenti di pace e di perdono in tutta la Chiesa e nell’umanità intera (ivi 22-23).

Dal perdono ricevuto da Dio e donato ai fratelli il Santo Padre passa naturalmente a parlare della vita fraterna, quale elemento essenziale irrinunciabile per una vita di contemplazione, perché “chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). Qui si fa accorata la raccomandazione del Santo Padre a costruire comunità che siano riflesso limpido e leggibile da parte dei fratelli e di sorelle di amore trinitario: “Ricordate che la vita fraterna in comunità è la prima forma di evangelizzazione … Per questo vi esorto a non trascurare i mezzi e l’impegno per rinsaldarla, vigilando costantemente su questo aspetto” (VDQ 27), con l’attenzione alla cura e al rispetto degli anziani e all’ascolto delle istanze dei giovani, in una “tensione tra memoria e promessa” (ib.) in cui si radica la fecondità.

Quindi Papa Francesco passa a trattare due elementi che sono attualmente per i monasteri di vita contemplativa fonte di discernimento e di riflessione: l’autonomia, a cui è legato il ruolo delle federazioni, e la clausura.

A proposito dell’autonomia, due sono gli aspetti evidenziati: l’attenzione a che autonomia non diventi sinonimo di isolamento e auto-referenzialità; la verifica che all’autonomia giuridica corrisponda una reale autonomia di vita, con criteri chiaramente precisati. Proprio perché tema delicato e dibattuto, già vengono date a questo proposito alcune linee di comportamento da seguire da parte dei soggetti interessati nel caso in cui non vi sia più autonomia di vita, sebbene poi si rimandi alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica per la decisione ultima (ivi 28-29).

Tutti i monasteri, salvo casi particolari a giudizio della Santa Sede, dovranno essere federati; è interessante la possibilità contemplata che le federazioni siano configurate non più soltanto secondo un criterio geografico, ma piuttosto “di affinità di spirito e di tradizioni”. Auspicata è pure la consociazione giuridica dei monasteri all’Ordine maschile corrispondente, come la formazione di confederazioni e di commissioni internazionali dei diversi Ordini (ivi 30).

Per quanto riguarda la clausura, vengono ridefiniti i tre tipi di clausura già contemplati in certo modo da Vita consacrata 59, cioè clausura papale, costituzionale e monastica, consentendo ai singoli monasteri un discernimento attento, che rispetti il diritto proprio, per chiedere eventualmente alla Santa Sede di poter abbracciare una forma di clausura diversa da quella vigente. Prevedendo che questo possa comportare la scelta di diversi tipi di clausura all’interno dello stesso Ordine, il Santo Padre sottolinea che “la pluralità di modi di osservare la clausura deve essere considerata una ricchezza e non un impedimento alla comunione”; comunione che “potrà concretizzarsi in diverse forme di incontro e collaborazione, soprattutto nella formazione iniziale e permanente” (ivi 31).

Lavoro e ascesi sono poi altri due elementi essenziali, cari a tutta la tradizione monastica, che Papa Francesco ancora raccomanda: lavoro come partecipazione all’opera creatrice di Dio e opportunità di essere solidali con i poveri, alle cui necessità è anche opportuno si debba provvedere, quando possibile (cf. ivi 32); ascesi come mezzo di purificazione del cuore, per liberarlo dalla mondanità che tanto insidia la vita monastica oggi, come tutta la vita della Chiesa, allontanandola dalla mentalità evangelica del dono di sé per amore (cf. ivi 35).

Infine un’attenzione particolare è riservata al silenzio, quello però “abitato dalla Presenza come spazio necessario di ascolto e di ruminatio della Parola”, elemento vitale per la vita contemplativa, per accogliere la Parola di Dio e il grido dei fratelli, “perché “nel rumore interiore non si può ricevere niente e nessuno” (ivi 33).

Non a caso legato a questo elemento essenziale vi è nel documento un paragrafo dedicato ai mezzi di comunicazione digitali, oggi tanto diffusi anche nei monasteri, fonte anch’essi di discernimento sulla modalità di utilizzo: proprio perché utili ma insieme rischiosi, soprattutto in una vita dove il silenzio e il raccoglimento sono tanto importanti, ne viene raccomandato un uso prudente.

Come si vede non vi è ambito che non sia stato toccato dalla sollecitudine del Santo Padre per questa forma di vita, che gli è sicuramente cara e alla cui custodia tiene molto, come ha più volte dimostrato nel suo magistero. Con questa Costituzione Apostolica abbiamo il suo pensiero tradotto in linee guida chiare, che vengono consegnate alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, a cui spetta ora il compito di redigere un nuovo documento che sostituisca quello vigente, Verbi sponsa, che contenga la legislazione che regolerà la formazione, l’autonomia e la clausura dei monasteri di vita contemplativa o integralmente contemplativa.

Presentazione di S.E. Mons. José Rodríguez Carballo, O.F.M.

Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata

e le Società di Vita apostolica.

 

Cari amici

Cari amici,VINCI1

la crisi economica, le disuguaglianze, il terrorismo e le tante guerre che si moltiplicano nel mondo ci stanno togliendo la pace.

La sfida della pace è immensa. La vinceremo solo se:

– ciascuno farà la sua parte,

– impareremo a cooperare tra diversi e

– ci prenderemo cura degli altri.

L’indifferenza, l’egoismo e la rassegnazione sono i primi nostri nemici! 

Per questo invitiamo tutti a promuovere una grande mobilitazione contro l’indifferenza, l’egoismo e la rassegnazione. Per la pace e la fraternità. Una campagna lunga un anno e una nuova Marcia PerugiAssisi da tenere il prossimo 9 ottobre 2016.

Una campagna e una nuova marcia per:

•    affrontare assieme i grandi pericoli dei nostri giorni (guerre, terrorismo, cambio climatico, eurofobie, islamofobia, muri contro l’immigrazione, violenze, ingiustizie, mafie, corruzione,…) e promuovere una politica di pace coerente;

•    stimolare e organizzare il contributo di ogni donna, di ogni uomo e in particolare dei giovani;

•    stimolare, sostenere, valorizzare i percorsi territoriali (educativi, di solidarietà, sensibilizzazione, coinvolgimento…);

•    investire sulla scuola e sulla formazione;

•    ri-unire le energie positive (contro la frammentazione, l’individualismo e la competizione sfrenata).

Vinci l’indifferenza!

Rifiuta questo mondo egoista!

Riscopri la tua umanità!

Inviaci subito la tua adesione! Decidi cosa vuoi fare in prima persona! Condividi! Partecipa! Collabora!

Scrivici, chiamaci, inviaci le tue idee, proposte e impegni!

Giuseppina Gianfranceschi; Piero Piraccini; Flavio Lotti

Coordinatori della Tavola della Pace

Per adesioni e informazioni:

Rete della PerugiAssisi, via della viola 1 (06122) Perugia –

tel. 075/5736890 – 335.6590356 – fax 075/5739337

 

Il coraggio non le manca

 

“Siamo partiti con la jeep, sotto una pioggia incessante, le ruote sprofondavano nel fango. Arrivati quasi a metàsuora1 strada, ci hanno detto che la pista è impraticabile per il fango e gli alberi caduti. Ci hanno indicato di sistemarci in una povera capanna abbandonata. Abbiamo dormito lì! Sul materasso di fogliame”. Alla fine raggiungono la meta, un luogo sperduto in mezzo alla foresta.

 Il vescovo della diocesi congolese aveva tanto insistito perché andassero proprio lì, fra Pigmei e Bantu, a portare i primi aiuti sanitari. Prima in una capanna, poi una piccola costruzione diventata con gli anni sempre più grande. Ora è un vero ospedale in mezzo alla foresta, molto lontano dalla città più vicina. Il Centro Sanitario don Domenico Pincelli oggi è considerato un fiore all’occhiello della sanità congolese.

 Suor Rita racconta i primi approcci con quella realtà: “Al nostro arrivo dopo un estenuante viaggio, aprendo la pista davanti a noi con piccone, sega, badile e qualche pezzo di corda, abbiamo trovato solamente un rudere, dove 30 anni prima sorgeva una piccola missione, infestato da topi, insetti e serpenti. Senza perderci d’animo, un po’ alla volta, con instancabile pazienza e tanto sacrificio abbiamo iniziato ad offrire alla popolazione due servizi assolutamente mancanti e assolutamente necessari: assistenza medica e istruzione”.

 L’ospedale è l’unico nel raggio di 200 chilometri e accanto è sorta anche una scuola. Oggi il nuovo padiglione di degenza presso il Centro Sanitario don Domenico Pincelli a Sembé, nel Congo Brazzaville, nel mezzo della foresta equatoriale, è ormai completato e a disposizione della popolazione della zona composta principalmente da due etnie: Bantu e Pigmei, questi ultimi più numerosi e poverissimi.

 Suor Rita Panzarin, suora francescana, è una leader naturale, una trascinatrice: calma ma decisa. Il coraggio non le manca. è arrivata nel Congo Brazzaville nel gennaio 1995, nessuno avrebbe nemmeno lontanamente immaginato di realizzare ciò che oggi è davanti agli occhi di tutti. L’incontro con i Pigmei, che vivono in misere capanne di foglie sparse nella lussureggiante vegetazione, è stato inizialmente molto difficoltoso.

 Questa gente ormai non si fidava più di nessuno: alcuni missionari giunti fin lì, dopo pochi mesi non hanno resistito alle durissime condizioni di vita e sono andati via. La svolta è avvenuta da quando le suore iniziano a occuparsi gli ammalati, vaccinano i bambini e forniscono agli adulti fondamentali consigli per la prevenzione delle malattie più diffuse.

 Contemporaneamente, intorno alla missione, sotto gli alberi iniziano le lezioni ai bambini. E poco alla volta si passa dalle capanne di fango e a piccole costruzioni in legno.

L’ultimo “nato” è il padiglione Saint Paul, con 40 posti letto, di cui 16 per l’assistenza pediatrica e altrettanti per l’assistenza ostetrica e ginecologica, più otto posti letto sono assegnati alle emergenze chirurgiche.

 Ora il Centro sanitario può ospitare fino a 100 malati contemporaneamente, con particolare riguardo ai bambini e alle donne in gravidanza a rischio, ai malati di TBC, malaria, Aids… Allo stesso tempo proseguono le “missioni sanitarie” nel folto della foresta, utilizzando l’apposito fuoristrada attrezzato per il primo intervento e che può trasportare all’ospedale i malati più gravi.

 Suor Rita Panzarin è l’anima di quest’opera. Oltre al suo lavoro di ostetrica è diventata “geometra”, direttrice dei lavori, economa… È riuscita a coinvolgere i capi villaggio, le autorità locali, i volontari e associazioni italiane di volontariato. E ogni occasione è buona per cercare il dialogo e l’integrazione fra le due principali etnie, spesso rivali tra loro. I risultati sono evidenti: al Centro sanitario sono ricoverati ammalati di entrambe le etnie e nelle aule scolastiche i bambini imparano anche la pacifica convivenza, l’accoglienza reciproca, l’integrazione nella diversità.

 Oggi anche la foresta sta cambiando sotto la scure dei cinesi, che tagliano ettari e ettari di bosco. Anche per loro c’è l’ospedale di suor Rita, se qualcuno di fa male.

Fonte: www.unimondo.org

 

Sulla strada di Emmaus

premio2Afferma di aver scelto di fare della strada il suo salotto. Però non chiamatelo “prete di strada”. Piuttosto, preferisce essere identificato come un sacerdote coerente con il proprio ministero. Del resto – spiega – “il Vangelo è nato sulla strada”.

Come quella di Emmaus, che conduce a Gerusalemme, e da cui trae ispirazione il nome del suo sito: Sulla Strada di Emmaus, appunto. È in questo spazio telematico che il 36enne don Marco Pozza usa le parole, e lo fa in modo accattivante, per alimentare negli altri quel fuoco di passione per il sacerdozio che trasuda dalla sua parlantina veloce ed efficace, scandita da uno spiccato accento veneto.

Parole, le sue, che hanno fanno breccia nei giovani della movida, che don Marco va ad incontrare tra i tavoli dei bar, persuadendoli sulla bellezza di un Dio che ama e sul privilegio che si ha a poter essere parte della Sua Chiesa. E che fanno breccia anche nei cuori, spesso feriti, dei detenuti, a cui don Marco si dedica quotidianamente essendo cappellano del carcere “Due Palazzi” di Padova.

Due settimane fa don Marco ha ricevuto il “Premio Speciale Biagio Agnes 2016”, nel contesto dell’omonimo concorso internazionale di giornalismo. Segno del fatto che l’eco delle sue parole condensate di gesti concreti, più che una breccia ha creato una voragine. Di curiosità, ma anche di desiderio d’infinito.

Viene da lontano…

Istituita nel 1975 – quando l’Apostolato del Mare, la Mission to Seafarers e la Sailors’ Society decisero di stabilire un giorno in cui riconoscere il contributo dei marittimi all’economia mondiale – quest’anno, su proposta del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, la Domenica del Mare viene celebrata il prossimo 10 luglio. Le finalità di questa significativa domenica sono ben precise: mare1Innanzitutto per l’alto indiscutibile valore di ognuno di loro, la cui integrità fisica è spesso minacciata dalla lontananza dalla famiglia, dai pericoli non solo delle forze della natura, ma anche dalla pirateria, dalle rapine a mano armata; inoltre anche perché effettivamente la professione del marittimo e l’industria marittima sono essenziali all’economia mondiale, concretamente alla vita quotidiana di tutti noi.

Dalle statistiche sono circa 1.200.000 i marittimi di tutte le nazionalità – ma soprattutto provenienti dai Paesi in via di sviluppo – che trasportano, a bordo di 50.000 navi mercantili, circa il 90% di ogni tipo di merci. La vita, l‘economia dei nostri Paesi, il comfort presente nelle nostre stesse case, dipendono anche da questi uomini del mare che facilitano l’importazione e l’esportazione dei vari prodotti industriali e/o artigianali: mobili, vestiario, cibo, petrolio! Inoltre – e non possiamo tacerlo – in questi ultimi anni gli equipaggi delle navi destinate al mercato sono generosamente impegnati per primi nell’offrire soccorso ai non più contabili profughi e i migranti che sognano di giungere in Europa su imbarcazioni o, peggio ancora, su gommoni colmi all’inverosimile e non sempre in condizioni propizie alla navigazione.

Papa Francesco la domenica 13 luglio del 2014 disse. “Oggi ricorre la “Domenica del Mare”. Rivolgo il mio pensiero ai marittimi, ai pescatori e alle loro famiglie. Esorto le comunità cristiane, in particolare quelle costiere, affinché siano attente e sensibili nei loro confronti. Invito i cappellani e i volontari dell’Apostolato del Mare a continuare il loro impegno nella cura pastorale di questi fratelli e sorelle. Tutti affido, specialmente quanti si trovano in difficoltà e lontano da casa, alla materna protezione di Maria, Stella del Mare”

Quest’anno con il suo messaggio il Dicastero – nelle parole firmate dal Presidente Antonio Maria Cardinal Vegliò, e dal segretario Mons. Joseph Kalathiparambil – intende “ricordare quanto la professione del marittimo e l’industria marittima siano essenziali nella vita quotidiana”. Per questo viene lanciato un appello “ai governi ed alle autorità marittime competenti affinché rafforzino l’applicazione della Convenzione sul Lavoro marittimo, siglata dall’Oil nel 2006”, in particolare riguardo alle tutele dello stato di salute e benessere dei lavoratori del mare. Ai vescovi ed alle diocesi marittime, inoltre, viene chiesto di “istituire e sostenere l’Apostolato del mare, in quanto segno visibile della sollecitudine” della Chiesa verso quanti “non possono ricevere una cura pastorale ordinaria”. Né manca un dovuto accenno all’importanza ecumenica di tale giornata: “In molti porti – conclude il messaggio vaticano – le celebrazioni vengono fatte congiuntamente con altre denominazioni cristiane, dando testimonianza di unità di intenti e cooperazione nel tutelare i diritti dei marittimi”. (B.M.)

In contemporanea

annibale1Voluti, nella luce dello Spirito, dallo stesso Fondatore sant’Annibale Maria Di Francia, i Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo dal prossimo 5 luglio terranno i loro Capitoli Generali.

Per i Rogazionisti del Cuore di Gesù sarà il XII Capitolo Generale ordinario, si terrà in Morlupo – Roma -, ed è chiamato a riflettere sul tema particolare “Vedendo le folle, ne sentì Compassione e disse: ‘Rogate’. L’identità carismatica nelle sfide di oggi”, ed eleggere il nuovo Governo Generale della Congregazione.

I Capitolari sono 60 e provengono dall’Italia, dal Brasile, dall’Argentina, dalle Filippine, dall’India, dagli U.S.A., dal Rwanda, dal Camerun e dall’Iraq.

Per le Figlie del Divino Zelo sarà il XIII Capitolo Generale ordinario, si terrà nella loro Casa Generale in Circonvallazione Appia – Roma – ed è chiamato a riflettere sul tema particolare “Ripartire da “Avignone” per una “riforma” di vita ed essere profezia di Cristo nella messe di oggi”.

Le Capitolari sono 45 e provengono dall’Italia, dall’Albania, dal Brasile, dalla Corea del Sud, dalle Filippine, dall’India, dall’Indonesia, dall’Italia, dal Rwanda, dalla Spagna e dagli U.S.A.

Sede del Capitolo: Casa Generalizia in Circonvallazione Appia, 144 – 00179 Roma, tel. 06/7810239, fax 06. 62277252,

I figli e le figlie di sant’Annibale Maria Di Francia, inizieranno i loro Capitoli con la Concelebrazione Eucaristica presieduta da Sua Eminenza il Cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, nella basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, il 5 luglio alle ore 15.30.

Fonte: www.vd pcn.net

Il nostro augurio diventa preghiera perché sia davvero lo Spirito Santo ad illuminare, custodire portare ovanti ogni progetto di bene.

 

Sono arrivata lontano…

Madison Essig ha raggiunto un traguardo fondamentale nella sua vita, e può averne fornito uno anche al sistema di istruzione pubblica della capitale degli Stati Uniti.down1

La 18enne ha appena ottenuto il diploma presso la Woodrow Wilson High School ed è diventata la prima ragazza affetta dalla sindrome di Down a diplomarsi cum laude.

Secondo il The Washington Post, Madison potrebbe essere la prima studentessa Down a diplomarsi in un liceo pubblico di Washington, DC in generale da quando le scuole pubbliche della città hanno iniziato a tenere dei registri digitali nel 1996, e lo ha fatto come parte della National Honor Society, diplomandosi con una media di voti del 3.7.

“Sono così felice di essermi diplomata”, ha detto Madison alla cerimonia svoltasi martedì presso la Bender Arena della American University. “Sono arrivata lontano”.

La fine di questo capitolo avrebbe potuto essere molto diversa se non fosse intervenuta la mamma di Madison, Kimberly Templeton.

“Quando Madison è nata, ci è stato detto che avrebbe potuto camminare ma non c’erano garanzie sul fatto che sarebbe mai riuscita a leggere o a scrivere”, ha spiegato la signora Templeton all’affiliato di Washington della Fox.

Madison e sua madre hanno affermato che l’ostacolo principale non sono state le capacità di Madison, ma il sistema educativo. Le scuole erano riluttanti a concederle l’accesso al curriculum completo, perché dicevano semplicemente che non era mai stato fatto prima. E allora la signora Templeton ha spinto perché le cose cambiassero.

“Volevo che non venisse etichettata come una bambina con la sindrome di Down, ma come una bambina che aveva delle opportunità”, ha dichiarato. “Finché non dimostra di non farcela, non fermiamola”. Madison ha seguito la maggior parte dei corsi senza aiuto, mentre ne ha seguiti altri – come quello di geometria – in una classe con un insegnante speciale, seguendo però il curriculum e il carico di lavoro standard. “Spero che Madison sia l’esempio che per una persona affetta dalla sindrome di Dowm è possibile raggiungere il massimo del proprio potenziale se ne ha l’opportunità”, ha detto la signora Templeton.

“Non gettate la spugna”, ha detto Madison dal canto suo. “Onestamente, la scuola sarà la vostra migliore amica anche se può non piacervi. Sarà la base di molte altre cose che vi aiuteranno nella vita”. Madison è stata accettata al programma Learning Into Future Environments (LIFE) della George Mason University, ideato per studenti post­liceali con handicap intellettivi. Vuole studiare le politiche sulla disabilità e sull’assistenza, soprattutto nel sistema educativo.

Per evitare che il fratello 17enne Zach si senta messo in ombra dal risultato di Madison, va detto che anche lui si è diplomato martedì alla Wilson, insieme ad altri 400 studenti. I due sono stati nella stessa classe dalla terza elementare, quando la signora Templeton ha notato che Madison aveva problemi a livello sociale e le ha fatto perdere un anno perché potesse stare vicino a Zach e alla sua sorella gemella. “È molto più popolare di me”, ha detto Zach al Post, aggiungendo che Madison spesso arriva a casa parlando di un nuovo amico che ha conosciuto quel giorno. “La sua felicità è contagiosa”, ha commentato.

Fonte: Aleteia, 15 giugno 2016

Donna di grande spessore umano

dd1L’arcidiocesi di New York ha annunciato l’apertura dell’inchiesta canonica relativa alla “serva di Dio, Dorothy Day”, la cattolica statunitense fondatrice del Catholic Worker Movement (il Movimento dei lavoratori cattolici), scomparsa nel 1980. Lo riferisce L’Osservatore Romano.

In questa fase vengono raccolte le testimonianze intorno alla vita e alle opere della donna da presentare alla Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano, al fine di determinarne le “virtù eroiche” e dichiararla “venerabile”. Una definizione, secondo l’iter tradizionale, necessaria per la richiesta di beatificazione e la canonizzazione di questa donna.

Nel 2000, su richiesta del cardinale John O’Connor, il Vaticano ha fornito il suo nulla osta e Dorothy Day è stata dichiarata serva di Dio. Dalla fine dello scorso aprile erano iniziati gli interrogatori dei testimoni oculari, in tutto una cinquantina di persone, che hanno seguito da vicino l’esperienza della donna, come spiegava il postulatore, monsignor Gregory A. Mustaciuolo.  Il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, ha provveduto poi a nominare una commissione storica incaricata di ricostruire il contesto culturale in cui ha operato la Day, mentre degli esperti teologi hanno il compito di vagliarne la vasta produzione pubblicistica.

Donna di grande spessore umano, culturale e spirituale, Dorothy Day, nata a New York l’8 novembre 1897, è stata una giornalista e attivista sociale divenuta celebre soprattutto per le sue campagne in difesa dei poveri e dei senza casa. L’anno fondamentale per la sua vita è il 1927, quando si converte al cattolicesimo. Da allora, la fede cristiana corroborerà tutta la sua esperienza sociale e politica, iniziando così un’importante presenza con i lavoratori che la porterà a fondare nel 1933, insieme a Peter Maurin, il Catholic Worker Movement. Da qui anche la nascita di “case di ospitalità” per i poveri che rapidamente si diffusero anche oltre i confini statunitensi.

Nel discorso al Congresso degli Stati Uniti, il 24 settembre 2015, Papa Francesco ha annoverato la figura di Dorothy Day tra quelle dei quattro “grandi americani” che con la loro testimonianza hanno saputo incarnare valori fondamentali per la costruzione di un “futuro migliore”. Gli altri tre erano il presidente Abraham Lincoln, il leader antirazzista Martin Luther King, il monaco Thomas Merton che – diceva il Pontefice – “hanno dato forma a valori fondamentali che resteranno per sempre nello spirito del popolo americano”.

INCONTRI AMBITO PASTORALE

20160606_130025Si è tenuto lunedì 6 giugno presso la sede dell’ Usmi Nazionale in via Zanardelli l’incontro dell’ambito Pastorale per le referenti della “Migrantes”.

Una giornata che ha visto la partecipazione di circa 22 sorelle provenienti da molte regioni,  al centro dell’incontro il contributo di Mons. Perego, direttore generale di Migrantes. Mons. Perego ha ampiamente presentato la situazione dell’accoglienza dei migranti in tutta Italia, rilevando la grande attività di solidarietà che è in atto da parte della Chiesa in questo tempo verso i nostri fratelli in arrivo sul territorio italiano. Presentando le statistiche dettagliate don Perego, ha ribadito le 4 categorie di evangelizzazione e promozione umana che Papa Francesco ha voluto sottolineare per favorire e formare i cattolici all’accoglienza evangelica del fratello emigrato: rispetto, accoglienza, inclusione, integrazione.

Nella seconda parte le sorelle delegate hanno condiviso slanci, sguardi, esperienze e progetti per poter vivere sempre più in rete la passione per l’altro che bussa alle nostre porte e chiede solo la possibilità di vivere da persona degna di questo nome.

Sempre nell’ambito pastorale il 24 maggio si è svolto il 1° Incontro delle referenti per la Pastorale vocazionale/giovanile delle USMI Regionali, un incontro di presentazione della nuova organizzazione per ambiti del’’USMI nazionale e la condivisione di una sempre più fruttuosa e operosa collaborazione in rete.

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Basta poco….per APPRENDERE!

Presentazione del nuovo saggio di Anna Monia Alfieri, Marco Grumo e Maria Chiara Parola

Mercoledì 15 giugno 2016, ore 11.00, è in programma a Roma la presentazione del saggio Il diritto di ICapprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato, presso la Sala Umanistica della Biblioteca Universitaria Alessandrina, “Sapienza” Università di Roma, Piazzale Aldo Moro, 5.

Un saggio, scritto a sei mani da Anna Monia Alfieri, Marco Grumo e Maria Chiara Parola, che propone il riconoscimento della libertà di scelta educativa della famiglia affiancato a un reale e sensibile risparmio per le casse dello Stato, elemento non trascurabile in epoca di spending review. Autore della Prefazione è il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, On.le Senatrice Stefania Giannini che riconosce agli autori “di aver contribuito, con la loro testimonianza, al dibattito sulla scuola e sul valore dell’educazione nella società moderna”. L’iniziativa, promossa dal blog #ilpopolodelleSCUOLE, in collaborazione con AGE – Associazione Italiana Genitori, è una tappa importante del tour di presentazione del saggio in tutta Italia.

Gli autori hanno formulato una proposta innovativa, affinché possa essere realizzato, anche nel nostro Paese come nel resto dell’Europa, il diritto alla libertà di scelta educativa, attraverso il costo standard di sostenibilità per allievo. Un ampio apparato di dati incontrovertibili e di tabelle riassuntive mostrano come, allo stato attuale dei fatti, semplicemente iscrivendo a bilancio tutte le spese prevedibili dell’attività scolastica e gestendole in un quadro unitario e rigoroso in ordine agli sprechi, sia possibile riequilibrare i costi, senza mai cedere sulla qualità del servizio.

L’iniziativa, che sarà aperta da indirizzi di saluto di Eugenio Gaudio, Rettore della “Sapienza” Università di Roma, di Daniela Fugaro, Direttore della Biblioteca Universitaria Alessandrina, e di Fabrizio Azzolini, Presidente nazionale AGE-Associazione Italiana Genitori, vedrà l’intervento della Sen. Stefania Giannini, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, di Maddalena Gissi, Segretario Nazionale di CISL Scuola, di Pasquale Pazienza, Docente di Politica Economica nell’Università di Foggia, e di Antonio Rinaldi, del blog Scenarieconomici.it.

Non mancherà, inoltre, il contributo al tema dei co-autori de Il Diritto di Apprendere, Anna Monia Alfieri, Legale rappresentante dell’Istituto di Cultura e Lingue Marcelline, Marco Grumo, Docente di economia presso l’Università Cattolica di Milano, Maria Chiara Parola, genitore ed esperta di scuola.

Modera l’incontro Marco Esposito, giornalista de “Il Mattino”.

Sono stati invitati anche Franco Bechis, vicedirettore di ‘Libero’, Guglielmo Chiodi, ‘Sapienza’ Università di Roma, e Stefano Feltri, vicedirettore de ‘Il Fatto’.

Più voci per offrire un pluralismo reale e democratico nell’analisi di un argomento molto delicato e spesso oggetto di pregiudizi e luoghi comuni.

 

Per Informazioni è possibile contattare:

 Coordinamento scientifico e organizzativo

Rosa Tagliamonte, ‘Sapienza’ Università di Roma

tel. 329/8727661; e-mail rosa.tagliamonte@gmail.com