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Istantanee

Una pastorale familiare inculturata

IC1Il 21 maggio l’Ufficio Famiglia della CEI ha organizzato un Simposio sull’Amoris Letitia di papa Francesco con 50 docenti di varie università italiane e referenti di movimenti, associazioni e enti che si occupano della famiglia in Italia.

Lo scopo era quello di approfondire alcuni punti nodali del documento in vista di prospettive di ricerca, iniziative e confronto fra esperti per poter progettare una pastorale familiare secondo gli orientamenti del Papa: inculturata, attenta alle sfide del contesto attuale, carica di misericordia e di ascolto dei bisogni e delle situazioni di fragilità, attenta al discernimento e all’integrazione per testimoniare al mondo il volto di una Chiesa sinodale e missionaria, “in uscita”, come ama dire papa Francesco. Il Simposio si è svolto nella cornice dell’Hotel “Villa Vecchia” di Monteporzio Catone (RM) con la presenza di mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della CEI.

Sr. Daniela Del Gaudio, sfi, delegata USMI per la famiglia presso la CEI è stata invitata anche in qualità di docente di ecclesiologia. Il suo contributo ha rappresentato il pensiero e l’azione di tutte le religiose che, in Italia, operano nel campo della pastorale familiare.

Al termine ha detto di aver vissuto un’autentica esperienza ecclesiale di dialogo e sinodalità.

In cosa rendete grazie

IC23Battesimo”, figliolanza, morte/resurrezione, discesa e risalita, azione dello Spirito Santo, accoglienza, spirito/anima/corpo…peccato “spirituale”, tentazione, vigilanza, lotta spirituale…, organicità, concretezza, comunione, condivisione… e GRAZIE.

Chi ha partecipato al Convegno per Novizie e Postulanti organizzato dall’USMI nella settimana del 16 al 20 maggio c.a., sentirà risuonare a lungo dentro di sé questo insieme di parole che hanno accompagnato i giorni di incontro sul tema “Vita Battesimale, passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo”.

Sono state giornate intense, esigenti, che hanno chiesto un profondo impegno alle partecipanti. E tutte loro hanno risposto con uno slancio e un’adesione a volte commoventi lasciando emergere, via via sempre più, la sete e il desiderio di conoscere e confermare nella propria vita la verità fondamentale della consacrazione battesimale.

Relatori e partecipanti hanno costruito insieme il Convegno: dalle relazioni preparate dall’equipe per tracciare in modo organico il cammino attraverso i vari aspetti del tema, ai tempi di riflessione personale per assimilare i contenuti nel silenzio e nella preghiera; dalla condivisione delle risonanze, alle domande che hanno permesso di “incarnare” quanto ascoltato e aprire altri percorsi; fino al film “Marie Heurtin” e la testimonianza su Chiara Corbella che ci hanno fatto vedere e toccare con mano la concretezza – ovvero l’incarnazione – di tutto quello che ci siamo detti.

E così tra le parole che a fine Convegno sono riecheggiate di più c’era proprio il grazie:

grazie a Dio per la bellezza della nostra vocazione battesimale riscoperta in questi giorni;

grazie allo Spirito che ha aperto – quasi sfondato – il nostro cuore alla sua azione;

grazie alla docilità di chi lo ha lasciato entrare e si è reso disponibile al dialogo, creando così la “famosa” sinergia che ha dato e darà certamente frutti preziosi;

grazie ancora allo Spirito Santo per aver generato tra noi una comunione palpabile, una vera esperienza di Chiesa a cui tutti abbiamo attinto e che desideriamo continui a scorrere dentro di noi come sorgente di vita e perciò di testimonianza.

L’ équipe relatori IC2_23

Suor Daniela Tasca – Suora di Maria Consolatrice

incaricata USMI per i Convegni J /N

Suor Serenella Contaldo – delle Suore Orsoline di Verona

assistente per i Convegni J /N

Suor Renata Vincenzi – delle Suore Orsoline di Verona

Padre Emanuele Rimoli – francescano minore Conventuale

Padre Jesùs Ramirez – francescano minore Conventuale

Quale futuro per la casa comune?

quale futuro1Un “patto” tra cattolici, buddisti, induisti per la terra, “preziosa casa della vita” nella comune preoccupazione di difenderla dalla minaccia di un clima che cambia velocemente, da stili di vita che la sfruttano e sistemi economici che provocano nelle popolazioni sofferenze, povertà, migrazioni forzate. Attorno a questo comune impegno per l’ambiente si è svolto il 10 maggio c.a. a Roma una giornata d’incontro interreligioso dal titolo “Quale futuro per la casa comune? – Esperienze e riflessioni interreligiose su uomo e ambiente”. L’iniziativa è stata promossa dall’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, dall’Unione buddhista italiana e dall’Unione induista italiana. “Un incontro – spiega don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio Cei – che parte dalla pubblicazione dell’Enciclica di papa Francesco Laudato si’ dedicata all’ambiente e pubblicata un anno fa. L’idea è cercare di capire come cattolici, buddisti e induisti possono ritrovarsi attorno a un filo conduttore che attraversa le tre fedi religiose per un discorso di attenzione rispetto all’ambiente e alla dignità dell’uomo nell’ambiente. Una riflessione a tre voci per capire a che punto siamo e come porci nei confronti delle questioni ambientali”.

Infatti gli interventi dei relatori hanno evidenziato gli aspetti antropologici ed economici della crisi del nostro tempo. Ma, soprattutto, hanno dato testimonianza del fatto che, nella diversità di percorsi, è possibile la collaborazione fra religioni. Mettendo a disposizione i propri doni interiori e risorse concrete, si può contribuire ad arricchire i futuri orientamenti educativi, spirituali, etici e sociali. In ascolto delle domande del nostro tempo.

Con la gioia e la speranza nel cuore

ICA pochi chilometri da Roma, a Sacrofano, dal 9-14 maggio 2016, il complesso Fraterna Domus immerso nella natura, in un verde paesaggio di pace, ha accolto numerose partecipanti tra infermiere religiose e laiche, alla II sezione del Convegno promosso dall’USMI Nazionale sulle principali patologie respiratorie, svoltosi per seconda volta.
La Coordinatrice pastorale sr Riccarda Lazzari e la collaboratrice Serena, hanno salutato le partecipanti provenienti dalle varie regioni d’Italia, dando inizio a questo tempo di formazione pastorale sanitaria in questo anno particolare del Giubileo della Misericordia.
La Celebrazione eucaristica presieduta dal Cappellano don Oscar Cabrera e la preghiera comunitaria hanno rafforzato la comunione tra noi e rinvigorito gli animi.
Le patologie che interessano l’apparato respiratorio, la delicata ed indispensabile assistenza sanitaria e spirituale sono stati i temi sui quali illustri relatori hanno animato le giornate.IC3
Nella prima giornata il dott. Orazio Gallo, specialista in Pneumologia presso l’Ospedale San Giovanni di Roma, ha affrontato l’importante tematica delle patologie pneumologiche e della tubercolosi in particolare. Il paziente con patologie respiratorie croniche necessita di prendere coscienza della propria malattia e imparare a convivere giorno per giorno con essa.
L’argomento ha suscitato nei presenti forte interesse e ci sono state anche testimonianze di vita.
Ci ha particolarmente coIpito l’esperienza che ha vissuto la madre di una nostra consorella che dopo una diagnosi di TBC e un’iniziale prognosi infausta ha superato la malattia raggiungendo oggi l’età di 95 anni.
L’intervento del prof. Cesare Paparusso, coordinatore infermieristico del Poliambulatorio presso l’Ospedale San Giovanni Addolorata, ha sottolineato gli aspetti infermieristici della cura al paziente respiratorio mettendo in evidenza il disagio del paziente e il ruolo centrale dell’infermiere;
infatti, l’infermiere collaborando con il paziente può instaurare un rapporto di fiducia e di empatia utile al processo di guarigione.
Il prof. Arnaldo Pangrazzi, docente di Teologia Pastorale della Salute presso il Camillianum, ha messo in evidenza l’importanza della diagnosi dei bisogni spirituali dei malati e dei morenti, a prescindere dalla sua appartenenza religiosa.
La spiritualità infatti, ha un carattere personale più che culturale o comunitario e riguarda la propria visione della vita, il rapporto personale con Dio e con il creato, i significati e i valori che ispirano il proprio agire.
Entrare in sintonia con la spiritualità dei pazienti significa accogliere i valori che professano, accompagnarli nelle riflessioni sul senso della vita, delle relazioni, facilitare la riconciliazione con i propri limiti e debolezze, prestare attenzione ai loro aneliti spirituali, addentrarsi nei significati che si attribuisce alla malattia e alla morte, animare la speranza che può scaturire dalle stesse ferite. “L’uomo, infatti, è uno scolaro e il dolore il suo Maestro”.
In giornata Mons. Carmine Arice, direttore dell’Ufficio Nazionale CEI per la Pastorale della Salute, ha esortato le partecipanti a prendere coscienza di essere segno concreto di speranza e profezia per il mondo. Il prof. Luciano Sandrin, camilliano e dottore in Psicologia, docente presso il Camillianum, ci ha arricchito e aggiornato sulla “Psicologia del malato nella sofferenza in chiave di speranza”. Si tratta di un campo di studio che si occupa della prevenzione e cura della malattia e anche della promozione della salute. E’ importante ascoltare i bisogni del paziente attraverso la comunicazione verbale e non verbale ma anche riconoscere e gestire il loro “grido di dolore”.
Nell’esperienza della malattia la speranza entra in crisi, le relazioni familiari e sociali devono riadattarsi alla nuova condizione per cui è importante sostenere la speranza che diventa il sostegno di un cammino difficile. La migliore relazione terapeutica e la migliore comunicazione sono la fonte da cui attingere aiuto e infondere coraggio.
La serata di giovedì è stata allietata da un momento di convivialità e di ricreazione organizzato da un gruppo di partecipanti religiose e laiche. Il gruppo hanno intrattenuto, divertendo i presenti con scenette a sfondo sanitario e con danze e canti tipici dei vari paesi asiatici e africani.IC4
Nella mattinata dell’ultima giornata del convegno è stata animata dal prof. Nicola Barbato, dirigente di assistenza infermieristica. Egli ha svolto il tema: “La responsabilità professionale e gli aspetti legislativi”. L’interessante argomento ha suscitato tante domande alle quali il prof. Barbato ha dato ricche ed esaustive risposte. Nel pomeriggio, invece, l’Assemblea è stata impegnata nello svolgimento dei compiti richiesti per l’accreditamento. Le partecipanti hanno poi espresso la loro soddisfazione per i temi affrontati durante il corso. L’armonia, la condivisione e la bellezza stessa del posto hanno contribuito a rendere questa settimana di Convegno non solo interessante ma anche piacevole e di grande utilità.
Ritorniamo ora alle nostre attività con la gioia e la speranza nel cuore di mettere in atto quanto abbiamo appreso in questi giorni.

Alcune partecipanti al Convegno

Una udienza suggestiva

IC_13“Sono lieto, cari fratelli e sorelle, di dare il benvenuto a ciascuno di voi, Medici con l’Africa CUAMM che operate per la tutela della salute delle popolazioni africane”.

Con queste parole papa Francesco ha iniziato il suo discorso sabato 07 maggio 2016 nella sala Nervi per l’ udienza particolarmente suggestiva per la significatività dei partecipanti: i Medici con l’Africa CUAMM (Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari). Ha poi continuato “e più lieto ancora dopo aver ascoltato le parole che mi hanno avvicinato tanto a quei posti lontani, la testimonianza di questi medici ha portato il mio cuore laggiù, dove voi andate semplicemente per trovare Gesù. E questo mi ha fatto tanto bene. Grazie”.

L’associazione è una espressione del forte spirito missionario che caratterizza da sempre la diocesi di Padova; essa lungo gli ultimi anni ha saputo coinvolgere molte persone che hanno avuto il coraggio e l’ideale propri di tanti missionari: realizzare progetti con sguardo lungimirante a favore di uno sviluppo sanitario globale.

“Vi ringrazio – ha aggiunto il papa – per quanto state facendo in favore del diritto umano fondamentale della salute per tutti”. E con particolare energia ha lamentato. “La salute, soprattutto quella di base, è di fatto negata – negata! – in diverse parti del mondo e in molte regioni dell’Africa. Non è un diritto per tutti, ma piuttosto è ancora un privilegio per pochi, quelli che possono permettersela”. Ha ammesso un particolare significativo dettaglio delle idealità di questi’ missionari: “Avete scelto i Paesi più poveri dell’Africa, quelli sub-sahariani, e le aree più dimenticate, “l’ultimo miglio” dei sistemi sanitari. Sono le periferie geografiche nelle quali il Signore vi manda ad essere buoni samaritani… attraversando la “porta” che conduce dal primo al terzo mondo. Questa è la vostra ’porta santa’!”. Li ha incoraggiati a “rimanere in mezzo a questa umanità ferita e dolente: è Gesù. La vostra opera di misericordia è la cura del malato, secondo il motto evangelico «Guarite gli infermi» (Mt 10, 8). Possiate essere espressione della Chiesa madre, che si china sui più deboli e se ne prende cura”.

Effettivamente sono sette i paesi dell’Africa sub-Sahariana in cui lavorano a favore della salute dei più poveri: Angola, Etiopia, Mozambico, Tanzania, Sierra Leone, Sud Sudan e Uganda.

Negli ospedali, nei piccoli centri di salute, nei villaggi, nelle università, questi cooperanti sono sempre in prima linea per dare risposte ai bisogni della gente, e offrire aiuto e servizio. Con sapienza non soltanto curano, ma intendono prevenire.

Nelle grandi città come nei villaggi sperduti educano alle ‘buone pratiche di prevenzione’; fanno opera di sensibilizzazione perché tutti siano maggiormente consapevoli dei propri diritti; se necessario cercano di far fronte alle emergenze, ma non si fermano ad esse; offrono proposte perché esse non debbano ripetersi.

Dall’Italia e dall’Europa il loro sguardo e il loro interesse sono rivolti laggiù. Guardano all’Africa, “con proposte e attività di formazione e di sensibilizzazione e diffusione dei valori di giustizia e di equità in salute avendo cura anche di formare professionisti in un mondo interconnesso”.

Certamente ogni partecipante sì è portato in cuore l’ultimo pensiero di papa Francesco: “Vi assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera. Benedico tutti voi, i vostri familiari e il vostro impegno per l’oggi e il domani del Continente africano. E vi chiedo, per favore, di pregare anche per me, perché il Signore mi faccia ogni giorno più povero. Grazie!” (B.M.)

La buona strada

Il 28 aprile c.a. presso il Centro San Lorenzo di Roma, è stata inaugurata la mostra avente come tema: “La buonaIC_5 strada. Testimoni della misericordia del Padre”. Vari enti sono stati i promotori di tale simpatica e interessante iniziativa: Azione Cattolica Italiana, Caritas italiana, Forum Internazionale di Azione Cattolica (Fiac) e Fondazione “Azione Cattolica Scuola di santità” Pio XI. E non è mancato il patrocinio del Comitato per il Giubileo straordinario della Misericordia. All’apertura sono intervenuti mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che ha tagliato il nastro di apertura, e Matteo Truffelli, Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana.

L’evento ha la sua relazione ideale con la prossima Giornata mondiale della Gioventù, che si celebrerà a Cracovia, ma può essere illuminante e di testimonianza anche per i pellegrini che giungono a Roma in questo anno straordinario della misericordia. In essa figurano autentici testimoni della misericordia, a partire da molti giovani, che hanno approfondito, vissuto e testimoniato la propria fede all’interno dell’Azione Cattolica italiana e nel mondo.

Sono ben 53 i testimoni dei quali è presentato un breve profilo di vita e quello di santità, di una santità spicciola, quotidiana.

Basti citare Pier Giorgio Frassati che apre la Mostra, ed è stato il giovane che papa Francesco, quando è stato a Torino, ha indicato come esempio, figura esemplare per i giovani che si recheranno a Cracovia; e da san Giovanni Paolo II quando inaugurò il Centro San Lorenzo nel 1983. Altra figura straordinaria è Antonietta Di Meo, non facilmente ricordata. morta a 7 anni, dopo un vero calvario di sofferenza vissuto con eroismo autentico ‘per amore di Gesù’. Ci sono figure di martiri che hanno dato la vita per Cristo negli anni della persecuzione in Messico, o l’esempio del card. Eduardo Francisco Pironio che tanto e molto egregiamente ha fatto per la promozione del laicato all’interno della Chiesa universale.

In sintesi, 25 pannelli scritti in tre lingue – italiano, spagnolo, inglese – presso i quali ogni visitatore può sostare, riflettere, interrogarsi. Una carrellata di personaggi che, forse non stati ‘maestri’, ma sì testimoni. (B.M.)

 

Libertà di stampa

IC_2Non aspettate di essere privati dell’informazione per difenderla

E’ il motto proposto quest’anno dai Reporters sans frontières per la “Giornata della libertà di stampa” che si celebra il 3 maggio di ogni anno. Le autorità somme a livello mondiale – il Segretario-Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e il Direttore Generale dell’UNESCO, Irina Bokova – hanno evidenziato l’importanza della libertà di stampa soprattutto in questo tempo in cui giornalisti di vari Paesi e di testate diverse stanno soffrendo persecuzioni. La Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, al n. 19, riconosce in questo diritto un valore “essenziale alla costruzione di una società libera e democratica”. Si tratta, in effetti, di un diritto fondamentale, “prerequisito per la protezione e la promozione di tutti gli altri diritti umani”. Inoltre esso necessita di un ambiente sicuro nel quale “tutti possano parlare liberamente e apertamente, senza timore di rappresaglie”.

Il 3 maggio 2016 ricorre il XX anniversario di questa importante giornata. Essa diventa pertanto una occasione per “rinnovare il nostro impegno in un’epoca irta di sfide”. Con inaudita frequenza – quasi ogni giorno – “la libertà di stampa affronta nuove minacce. Più di 600 giornalisti sono stati assassinati negli ultimi dieci anni e molti di loro erano corrispondenti in aree non interessate da conflitti”. Serpeggia inoltre un certo clima d’impunità parecchio dannoso: “ogni dieci casi di omicidio con vittima un giornalista, nove rimangono impuniti”. Troppi operatori nell’ambito dell’informazione “subiscono intimidazioni, minacce e violenza e molti altri ancora sono vittime di detenzione arbitraria e torture”.

“Di fronte a cotanta insicurezza e ingiustizia – asseriscono Ban Ki-moon e Irina Bokova – dobbiamo agire in maniera decisa”. Non a caso, il tema che l’UNESCO ha scelto per quest’anno è: “parlare senza timore: assicurare la libertà d’espressione in tutti i mezzi d’informazione”. Si cerca attraverso un’azione internazionale difendere “la libertà di espressione e la sicurezza di ogni giornalista, in ogni paese, spezzando così il circolo vizioso dell’impunità”.

Per raggiungere tali obiettivi si impegnano: “nel coordinamento delle iniziative, nell’attività di sensibilizzazione e nel supporto ai paesi che stanno implementando i principi internazionali e legiferando in favore della libertà di espressione e di informazione”.

E ciò valorizzando tutti i canali di informazione: stampata, orale, digitale, personale, mediale. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite e il Direttore Generale dell’UNESCO “hanno infine invitato i governi, la società civile e i singoli cittadini a fare del loro meglio per garantire la sicurezza di tutti i giornalisti. Tutti hanno una voce e tutti hanno il diritto di esprimersi liberamente e in sicurezza”. (B.M.)

 

Formarsi alla comunicazione e alla misericordia

IC_comunicazioneIn tema di comunicazione e di misericordia non ci si improvvisa. Tornano, per la quinta volta, le Giornate Salesiane di Comunicazione, un importante evento formativo che anche quest’anno avrà avuto al centro il Messaggio per la GMCS. Attraverso l’ascolto, il confronto e la pratica infatti 180 giovani in formazione della Famiglia Salesiana rifletteranno sulle questioni affrontate dal Papa da diverse prospettive e angolazioni, cercando allo stesso tempo di acquisire competenze di analisi e comunicazione della misericordia.  L’appuntamento, in programma il 29 e il 30 aprile all’Università Pontificia Salesiana di Roma, vedrà la partecipazione di giovani Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, di laici appartenenti al movimento Canção Nova e all’associazione Salesiani Cooperatori, oltre che di alcune responsabili per la formazione iniziale di altri ordini religiosi. L’iniziativa è promossa dal Dicastero e l’Ambito per la Comunicazione Sociale dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in collaborazione con la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana e la Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium di Roma. Le Giornate si apriranno con una tavola rotonda alla quale parteciperanno padre Giulio Albanese, direttore di Popoli e Missione e Il Ponte d’Oro, e Rita Marchetti, docente dell’Università di Perugia, che presenteranno e approfondiranno il Messaggio.
L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming dalle 15:45 alle 18:00 sul sito fsc.unisal.it, su You Tube https://www.youtube.com/watch?v=TH2pXbt0UPo e Twitter @FSC_unisal seguendo l’hastag #gmcs2016.
Seguiranno alcune sessioni parallele con esperti e operatori attivi negli ambiti della comunicazione e della misericordia, mentre la mattinata di sabato sarà dedicata ai laboratori. Nel corso dell’evento sarà presentato inoltre il libro Comunicazione e misericordia, un incontro fecondo, una raccolta di qualificati contributi dei docenti della Facoltà di Comunicazione sociale, che come ogni anno, accompagna il messaggio del Pontefice.

Il sangue dei martiri cristiani

IC_FontanaIl 29 aprile c. a. alle ore 20.00, la Fontana di Trevi si tingerà di rosso, come mai era accaduto prima d’ora. Aiuto alla Chiesa che Soffre vuole ricordare così il sangue dei tanti martiri cristiani che oggi, ancor più che nei primi secoli, sono uccisi in odio alla fede.

Attraverso tale inedita iniziativa ACS intende richiamare l’attenzione sul dramma della persecuzione anticristiana. «La sistematica violazione del diritto alla libertà religiosa, soprattutto a danno dei Cristiani – spiegano il presidente e il direttore di ACS Italia, Alfredo Mantovano e Alessandro Monteduro –  deve diventare un tema centrale nel dibattito pubblico, onde evitare il rischio dell’indifferenza e la conseguente prosecuzione di un’intollerabile agonia».

Sin dalla sua nascita nel 1947, la fondazione pontificia ha denunciato le persecuzioni a sfondo religioso. Un impegno che dal 1999 ha trovato un potente strumento nel Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, la cui prossima edizione sarà pubblicata il prossimo 15 novembre. «I contenuti del rapporto – continuano Mantovano e Monteduro – saranno poco utili se non diventeranno patrimonio comune, se non scuoteranno le nostre coscienze, se non produrranno una reazione pubblica e diffusa a sostegno dei tanti perseguitati che non possono far udire la propria voce».

E nel corso dell’evento del 29 aprile a Fontana di Trevi, ACS darà voce ad alcune storie e testimoni del martirio cristiano, a cominciare dal vescovo caldeo di Aleppo, monsignor Antoine Audo, in quei giorni in Italia ospite della Fondazione pontificia. La serata sarà inaugurata dal Presidente internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre, il cardinale Mauro Piacenza.

«Invitiamo tutti coloro che lo desiderino ad essere presenti – affermano Mantovano e Monteduro – tanti nostri fratelli perseguitati e dimenticati vi saranno riconoscenti, perché la vostra presenza li rappresenterà, dando loro piena visibilità sulla scena pubblica. Sullo sfondo della magnifica Fontana romana imporporata, si spera possa intonare il preludio di una reazione duratura e concreta in ogni sede, affinché i perseguitati del XXI secolo possano tornare quanto prima a godere pienamente del loro naturale diritto alla libertà religiosa».

Per informazioni: acs-italia.org/fontanaditrevi

Pagine di storia di salvezza

IC_caritas_italianaSiate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso (Lc 6,36)” è il titolo del 38° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, che si è svolto a Sacrofano (Roma), presso la “Fraterna Domus”, da lunedì 18 a giovedì 21 aprile 2016. Il tema si ricollega direttamente al Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco perché la misericordia è la parola chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi e il nostro aprirci a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali. L’incontro delle 220 Caritas diocesane in Italia a 45 anni dalla nascita di Caritas Italiana ha fatto un sintetico bilancio dell’impegno pastorale a servizio dei poveri e della Chiesa in Italia; ha tracciato gli orientamenti per il cammino futuro, alla luce delle tematiche legate all’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, all’Anno giubilare, all’enciclica Laudato si’ e alle ulteriori indicazioni che Papa Francesco ha indicato nell’ incontro con i Convegnisti.

È preoccupante il modo di occuparsi dei migranti da parte dell’Europa, dell’Italia e di tanti buoni cristiani, perché si rischia che ciò che stiamo facendo con i migranti ricadrà su di noi.

La logica che mette da parte chi è più povero, chi ha più bisogno, non fa altro che accentuare la logica dello scarto anche all’interno della nostra società”. Sono le parole del cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente di Caritas italiana.

“Oggi se una persona non è bella non entra in campo, se non è ricca non viene considerata, in ospedale si dà più attenzione al giovane che all’anziano – fa notare -. Questa logica prepara quello che sarà il nostro futuro. Se continua così dovremo aver paura di noi e di ciò che accadrà a chi sta dietro di noi”. Riguardo ai migranti, in particolare, “c’è bisogno di una mentalità diversa, cominciare a guardare le persone e rendersi conto che sono storie. Per noi credenti – puntualizza – sono pagine di storia di salvezza, non possiamo leggerli solo con gli occhi del giornalista che fa cronaca. Stiamo rivivendo le prime pagine della Bibbia ma quella fu storia di salvezza, e questa emergenza può esserlo”. A proposito dell’accoglienza dei migranti nelle strutture ecclesiali – 23mila posti attivati ad oggi, secondo i dati Caritas -, il cardinale Montenegro auspica che siano ancora di più ed invita i cattolici “a togliersi quella scorza che ci difende dagli altri. È un cammino che tutti dobbiamo fare”. “Il nostro ‘guaio’ – dice – è che il Signore ci ha consegnato il Vangelo. Se ci avesse consegnato il Galateo stavamo a posto, non c’era bisogno di disturbarsi”.