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Istantanee

Anche il mio corpo riposa al sicuro (Salmo 15)

SR_TERESA1Madre Teresa Pastore, è tornata a casa!

Il grazie al Signore, a nome della Presidenza dell’USMI Nazionale per la sua presenza e il suo amore alla vita consacrata nel servizio fattivo, disinteressato e competente che per 10 anni ha svolto come Presidente dell’USMI Lazio.

Alla madre generale, sr Maria Zingaro e alle sorelle della sua famiglia religiosa, le Serve di Maria Addolorata di Nocera la nostra vicinanza e la preghiera in questo momento particolare di fede e di speranza.

Un martirio “con” e non “contro

martiri1“Non è un martirio contro ma con il popolo algerino perché anche loro hanno sofferto tanto. Tante persone sono state uccise per la loro fede”. Lo ha detto padre Thomas Georgeon, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei, il postulatore della causa di beatificazione del vescovo di Orano, mons. Pierre Claverie, e degli altri 18 religiosi e religiose rapiti e uccisi in “odio alla fede” in Algeria tra il 1994 al 1996. Tra loro anche i monaci trappisti di Tibhirine. Papa Francesco ha autorizzato la pubblicazione del decreto che li riconosce martiri. Il sequestro fu rivendicato dal Gruppo Islamico Armato. Il vescovo di Orano, mons. Pierre-Lucien Claverie, venne ucciso insieme al suo autista mentre ritornava da una cerimonia proprio in ricordo dei sette monaci trappisti di Nostra Signora dell’Atlante. “Tutto il nodo della causa è questo sangue mescolato tra cristiani e musulmani che dimostra che un legame di amicizia e fraternità è possibile. Nel mondo di oggi questi beati – ha aggiunto il postulatore – ci insegnano cosa significano la perseveranza e la fedeltà. E soprattutto nella prospettiva del dialogo interreligioso ci mostrano la via dell’umiltà. Il rischio di andare incontro a incomprensioni c’è sempre ma il Papa quando lo abbiamo incontrato insieme a due vescovi algerini ci ha detto che era consapevole che ci fossero ancora delle ferite. La Chiesa in una logica di perdono e misericordia desidera offrirla all’intera Algeria. La Chiesa vuole essere colei che aiuta a medicare le ferite rispettando le sofferenze e le cicatrici ancora numerose”. “In Algeria negli anni Novanta – ha ricordato il postulatore – c’è stata una guerra civile in cui alcuni gruppi estremisti avrebbero voluto imporre una sorta di califfato. C’è stato un movimento di resistenza che ha portato ad una guerra terribile in cui 200mila persone hanno perso la vita affinché fosse rispettata la loro fede. Il martirio prende posto in questa storia. Tutti i membri della Chiesa avevano la possibilità di tornare nei loro rispettivi Paesi ma questi martiri hanno scelto di condividere questa vicenda con il popolo. Ci dimostrano inoltre che è possibile entrare in amicizia con l’altro che vive una fede diversa. Questi beati hanno mostrato il desiderio di cercare di capire ciò che l’Islam poteva dire loro”.

Notizie false e giornalismo di pace

fake_news1Nel giorno della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, è stato pubblicato il Messaggio di papa Francesco per la 52a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2018.

E proprio i giornalisti sono tra i principali interlocutori delle parole del Papa nel suo Messaggio: “La verità vi farà liberi’ (Gv 8,32). Notizie false e giornalismo di pace” per la 52ma GMCS, che in Italia sarà celebrata domenica 13 maggio 2018: “Desidero perciò rivolgere un invito a promuovere un giornalismo di pace, non intendendo con questa espressione un giornalismo “buonista”, che neghi l’esistenza di problemi gravi e assuma toni sdolcinati. Intendo, al contrario, un giornalismo senza infingimenti, ostile alle falsità, a slogan ad effetto e a dichiarazioni roboanti; un giornalismo fatto da persone per le persone, e che si comprende come servizio a tutte le persone, specialmente a quelle – sono al mondo la maggioranza – che non hanno voce; un giornalismo che non bruci le notizie, ma che si impegni nella ricerca delle cause reali dei conflitti, per favorirne la comprensione dalle radici e il superamento attraverso l’avviamento di processi virtuosi; un giornalismo impegnato a indicare soluzioni alternative alle escalation del clamore e della violenza verbale” (papa Francesco).

Leggi il Messaggio di Papa Francesco

MESSAGGIO_GIORNATA_CS_2018

 

evidenza1Il 13 gennaio 2018, è stata inaugurata l’Opera di Misericordia per i papà separati, il cui nome è «Casa di accoglienza per papà separati “Monsignor Dante Bernini”.

Progetto della Diocesi di Albano, che come Congregazione delle Suore del Buon Pastore (Pastorelle) abbiamo accolto nella nostra struttura di Tor San Lorenzo dopo un lungo percorso vissuto all’interno della Congregazione.

Un percorso che ha richiesto maturazione nel dialogo e riflessione tra Diocesi e Istituto e anche con il Comune di Ardea. Ieri abbiamo partecipato all’inaugurazione di questa opera il cui merito crediamo sia della Provvidenza di Dio che ci ha guidato per giungere a mettere in comune: intuizioni, intenti, risorse, gioie e fatiche. Sua Eccellenza Mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano, ha ringraziato la nostra Famiglia religiosa che ha permesso di rispondere a questa nuova forma di povertà e ha reso concreto l’aiuto ai papà separati. Alla cerimonia d’inaugurazione erano presenti, oltre al Vescovo di Albano, anche Mons. Gualtiero Isacchi, Economo della Diocesi di Albano e Don Gabriele D’Annibale, Direttore della Caritas Diocesana, che sono stati i più diretti interlocutori della Congregazione lungo il percorso.

Era presente anche il Sindaco di Ardea, Mario Savarese, alcuni Rappresentanti istituzionali, Membri dell’equipe dell’Associazione padri separati e due dei papà separati che da lunedì 15 gennaio abiteranno nella nostra casa.

E’ stata una celebrazione sobria, semplice e ricca di senso. Crediamo che la nostra partecipazione a questo progetto della Diocesi di Albano, Chiesa locale che ci ha visto nascere e muovere i primi passi, sia per noi Pastorelle motivo di gioia nel vivere la forza profetica del nostro carisma in una Chiesa in uscita, come ce lo chiede con insistenza Papa Francesco.

Ringraziamo il Beato Giacomo Alberione, che ci ha pensato nella Famiglia Paolina, nel cuore della Chiesa e aperte alle nuove povertà umane.

Attraverso la messa a disposizione della nostra casa di Tor San Lorenzo per ospitare questa opera di misericordia, abbiamo potuto insieme alla Diocesi di Albano “…in comunione di responsabilità, nella complementarietà dei doni, in clima di stima e di fiducia reciproca, di condivisione di intenti e di iniziative… suscitare nella comunità cristiana nuove collaborazioni a servizio della comunione ecclesiale” (cfr RdV 11).

Uniamoci nella preghiera perché questa iniziativa sia secondo il cuore del Buon Pastore e possa suscitare nella comunità cristiana nuove risposte alle tante nuove forme di povertà che vanno emergendo.

Dal Bollettino interno

sito-nuovo-sito-vaticano20171Vatican News è il nuovo sistema d’informazione della Santa Sede. Un’avventura che inizia il 27 giungo 2015, con il Motu Proprio di Papa Francesco che ha istituito la Segreteria per la Comunicazione, il nuovo Dicastero della Curia Romana.

Vatican News, superando il concetto di semplice convergenza digitale, intende rispondere e in un certo senso anticipare, i continui cambiamenti di luogo e forma della comunicazione. Si esprime ed interagisce su un piano multilinguistico, multiculturale, multicanale, multimediale e multidevice.

Quattro le aree tematiche che informano sull’attività del Papa, della Santa Sede, delle Chiese locali, dando spazio anche alle notizie dal mondo. Una “super redazione” inizialmente formata da sei divisioni linguistiche (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese) in cui confluiranno gradatamente altre 33, intende non solo informare, ma offrire una chiave interpretativa alla luce del Vangelo.

La sfida è dunque rispondere “sempre meglio alle esigenze della missione della Chiesa” nella cultura contemporanea, con l’obiettivo di “comunicare il Vangelo della misericordia a tutte le genti” nelle diverse culture.

Criterio guida è “quello apostolico, missionario, con una speciale attenzione alle situazioni di disagio, di povertà, di difficoltà” (Discorso di Papa Francesco alla plenaria di SPC, 4 maggio 2017).

Attualmente Direttore editoriale ad interim è Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria della Comunicazione della Santa Sede.

sito-nuovo-sito-vaticano20171Vatican News è il nuovo sistema d’informazione della Santa Sede. Un’avventura che inizia il 27 giungo 2015, con il Motu Proprio di Papa Francesco che ha istituito la Segreteria per la Comunicazione, il nuovo Dicastero della Curia Romana.

Vatican News, superando il concetto di semplice convergenza digitale, intende rispondere e in un certo senso anticipare, i continui cambiamenti di luogo e forma della comunicazione. Si esprime ed interagisce su un piano multilinguistico, multiculturale, multicanale, multimediale e multidevice.

Quattro le aree tematiche che informano sull’attività del Papa, della Santa Sede, delle Chiese locali, dando spazio anche alle notizie dal mondo. Una “super redazione” inizialmente formata da sei divisioni linguistiche (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese) in cui confluiranno gradatamente altre 33, intende non solo informare, ma offrire una chiave interpretativa alla luce del Vangelo.

La sfida è dunque rispondere “sempre meglio alle esigenze della missione della Chiesa” nella cultura contemporanea, con l’obiettivo di “comunicare il Vangelo della misericordia a tutte le genti” nelle diverse culture.

Criterio guida è “quello apostolico, missionario, con una speciale attenzione alle situazioni di disagio, di povertà, di difficoltà” (Discorso di Papa Francesco alla plenaria di SPC, 4 maggio 2017).

Attualmente Direttore editoriale ad interim è Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria della Comunicazione della Santa Sede.

Governare i carismi oggi. Corso avanzato:

“Persone, comunità e governo nelle organizzazioni a movente ideale

01b1Il Polo Lionello Bonfanti – E. di C. Spa organizza la quarta edizione del Corso per Superiore/i, Consigli Generali/ Provinciali, Econome/i e in generale coloro che hanno un ruolo di governo e/o responsabilità all’interno di Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica e/o loro opere

Il Corso vuole affrontare il tema delle persone e delle relazioni all’interno dell’organizzazione, gli strumenti del principio carismatico, la sfida della reciprocità, il lavorare insieme, le sfide del governo e delle opere alla luce del carisma. A partire da questi temi vogliamo riflettere sulla trasformazione delle forme e delle organizzazioni della vita consacrata e delle opere generate da un carisma.

In allegato il Programma

Carismi5-8

corridoi-umanitari-etiopia1Nella mattinata del 30 novembre c.a., sono arrivati regolarmente a Roma i primi 25 profughi che hanno vissuto gli ultimi anni nei campi rifugiati in Etiopia, in condizioni di estrema difficoltà.

Il gruppo è giunto su territorio italiano attraverso i corridoi umanitari previsti dal protocollo di intesa con lo Stato Italiano ed organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio, insieme alla Comunità episcopale italiana (Cei), con la Caritas e la Fondazione Migrantes. Il protocollo, finanziato dall’ 8 x Mille, prevede il trasferimento di 500 profughi dall’Etiopia in due anni.

Ad accogliere il gruppo all’aeroporto di Fiumicino sono stati: il Segretario della Cei Monsignor Nunzio Galantino, il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, il capo dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del ministero dell’Interno Gerarda Pantalone e del prefetto Mario Morcone.

“Quella dei corridoi umanitari non è una nuova esperienza per la Chiesa Cattolica”, ha dichiarato Galantino “ma si pone a fianco di altre iniziative che la Chiesa italiana sviluppa in questi paesi di migrazione e transito da più di 30 anni (…) È inoltre desiderio e progetto della Chiesa italiana di creare le condizioni per cui le persone possano rimanere nei Paesi in cui stanno”. Galantino ha inoltre aggiunto che la sua “speranza è che il ripetersi dell’esperienza dei corridoi umanitari diventi una prassi consolidata, la strada per chi ha bisogno di realizzare il sogno di vivere con dignità”.

Sono già 50 le diocesi che hanno offerto la propria disponibilità ad accogliere le famiglie del gruppo. Tra queste, la Caritas di Ragusa offrirà ospitalità a Mohamed Abdi, 54 anni, la moglie Kadija Hussen, 31 anni ed ai loro cinque bambini, tra i 2 e 15 anni. La famiglia, di religione musulmana, è stata a lungo perseguitata da gruppi di fondamentalisti islamici. Una delle bambine è affetta da lupus, malattia che ha già portato alla morte del fratello più piccolo. La Caritas di Ventimiglia ospiterà una famiglia del Sud Sudan, formata da un papà e dai suoi due bambini, una dei quali affetta da una grave patologia oculare.

I restanti membri del gruppo saranno accolti dalla Comunità di Sant’Egidio.

Inoltre, parrocchie ed istituti religiosi prenderanno parte alla realizzazione del progetto di accoglienza, che prevede un percorso di integrazione sociale e lavorativa grazie all’assistenza di famiglie italiane che diverranno dei veri e propri “tutor”. Ai 500 richiedenti asilo saranno garantite assistenza sanitaria, corsi di lingua italiana ed altri servizi. “Questa esperienza realizza il modello di accoglienza diffusa sui territori, che vede le comunità locali elemento centrale da coinvolgere ed attivare per realizzare una vera accoglienza, dignitosa e nel pieno rispetto dei diritti umani, e perchè possa effettivamente parlarsi di integrazione stabile”, commenta Andrea Stocchiero, policy officer FOCSIV. “L’apertura di corridoi umanitari rappresenta uno dei pilastri centrali per la gestione dei flussi migratori, per assicurare l’effettività del diritto alla mobilità e per arginare le violazioni dei diritti umani e il traffico di esseri umani che stanno dietro alle immigrazioni irregolari”, continua Stocchiero. “L’Europa deve lavorare nella direzione dell’adozione di una politica migratoria europea che guardi alle migrazioni non in termini emergenziali e securitari, ma in termini di sviluppo, sia per i territori di provenienza che per quelli di destinazione”.

Ricordiamo che l’Etiopia è stato uno dei 3 casi studio analizzati all’interno del rapporto “Partenariato o condizionalità dell’aiuto?” presentato a Roma lo scorso 23 novembre. Il Rapporto ha come oggetto il monitoraggio del Fondo Fiduciario d’Emergenza per l’ Africa e i Migration Compact dell’Unione Europea, ed è stato elaborato da CONCORD Italia e CINI, in collaborazione con FOCSIV e AMREF.

asiabibi1Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia e in carcere dal 2009, ha ricevuto la nomination per l’edizione 2017 del prestigioso Premio Sacharov, per la libertà di pensiero, conferito dall’Unione Europea. Il Premio è un’iniziativa del Parlamento europeo e viene assegnato a individui o gruppi distintisi per la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Peter Van Dalen, membro dello European Conservatives and Reformists Group (ECR) nel Parlamento Europeo, che ha proposto la candidatura di Asia Bibi, ha spiegato che «il caso di Asia è di importanza simbolica per quelli che soffrono per la libertà di religione o di espressione».

«In lei si vede la situazione di tutta la comunità cristiana. Il suo caso è tragicamente indicativo dell’insicurezza di tutte le minoranze, quando si tratta del rispetto dei loro diritti umani fondamentali», nota in un commento Kaleem Dean, intellettuale e analista pakistano.

COMBONIANE1Etiopia, dove le comboniane donano una nuova vita alle giovani madri

Amina (il nome è di fantasia,ndr) è una delle madri che ha trovato una nuova vita nella “Casa Rifugio Emmaus” di Addis Abeba. Come lei tante altre donne che scappavano dalle violenze familiari sono rinate grazie all’opera delle comboniane. Missionarie come suor Angela Mantini, in Etiopia dal 1974 prima come insegnante e successivamente nella gestione economica. Suor Mantini vive in una comunità con altre tre religiose: due suore autoctone, Manna e Lidia, e Purificación di origini spagnole.

La capitale, come tutti i grandi centri urbani, deve fare i conti con un’immigrazione massiccia di giovani provenienti dalle zone rurali. «Cercano lavoro e benessere, ma rischiano di entrare nelle reti della droga, della prostituzione e dello sfruttamento». “Casa Rifugio Emmaus” è la risposta a due domande: «Cosa possiamo fare per le donne in difficoltà? Cosa possiamo fare per prevenire l’emigrazione verso i Paesi Arabi e verso l’Europa?». «Nel 2012 – racconta suor Angela – abbiamo iniziato a collaborare con il progetto Nigat gestito dai volontari laici salesiani che hanno stipulato un accordo con il Governo. In pratica, accogliamo le giovani madri per tre/quattro mesi. In seguito vengono inserite nel Nigat dove sono formate per raggiungere una piena autonomia una volta lasciato lo Shelter (la fase del riparo)».

Ogni anno sono circa 20 le mamme che vivono a stretto contatto con le suore «in un ambiente sereno e protetto dove non si sentono né minacciate né tantomeno giudicate». Camminano con la certezza di avere un compagno di strada, Gesù, che non le ha abbandonate e non le abbandona. Riescono così a superare «lo shock subito a causa di violenze di ogni genere e il rifiuto del partner, della famiglia e della società». A Emmaus trovano una struttura, riconosciuta dalla realtà locale, che offre loro una seconda possibilità. Stanno pensando, inoltre, di accogliere altre ragazze giovani, utilizzando altre strutture e coinvolgendo personale qualificato.

La Congregazione che ripercorre le orme di San Daniele Comboni è molto attiva nel Paese. Oltre all’esperienza della “Casa Rifugio”, ad Hawassa gestiscono una scuola superiore e promuovono dei corsi alberghieri. La Chiesa ricopre un ruolo importante nel campo sociale, in particolare «è impegnata nell’educazione e nell’ambito sanitario con scuole, ospedali e altri percorsi riservati alle donne». Accanto a questo, c’è tutto il lavoro dedicato alla pace e allo sviluppo sociale che trova anche una buona collaborazione da parte degli ortodossi, dei protestanti e dei musulmani. «I responsabili delle differenti religioni non mancano di far sentire la loro voce a favore della giustizia e della non violenza in una nazione che raccoglie al suo interno etnie, culture e lingue diverse».

Tendenzialmente, come sottolinea suor Angela, i rapporti quotidiani e concreti con le altre religioni sono buoni: «Condividono tutti le stesse strutture educative e sanitarie e collaborano a livello sociale. Tutti i leader religiosi si adoperano per una convivenza pacifica, ma questo deve essere un impegno che riguarda tutti, non solo le Chiese, se l’Etiopia vuole continuare a vivere senza conflitti». In uno Stato «molto complesso e con profonde diversità al suo interno (basti pensare che si parlano 80 lingue differenti)», la Chiesa continua ad annunciare il Vangelo e a testimoniare la pace.