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Pillole di saggezza

Uno spazio di silenzio

DESERTO

I padri insistono sulla necessità di avere uno spazio di silenzio,

un “deserto”, per imparare a conoscere il nostro cuore

e ad ascoltare Dio che parla al cuore.

Certo la solitudine non è facile. Ben lo sapeva un giovane monaco che,

dopo aver vissuto alcuni mesi nel deserto,

scoraggiato e spaventato poiché gli pareva di diventare sempre più cattivo,

si recò da un anziano abba a chiedergli consiglio.

L’abba l’ascoltò con amore e pazienza,

quindi senza dire altro lo condusse accanto a una pozza d’acqua

e gli ordinò di gettarvi un sasso. Quindi disse: “Specchiati!”.

Lo specchio d’acqua era increspato, era impossibile specchiarsi

e il giovane lo fece notare. “Aspetta un poco. Ora specchiati”, ordinò nuovamente l’anziano.

Il giovane si specchiò e vide la sua immagine riflessa nell’acqua.

“Vedi, gli disse l’abba, quando uno vive in mezzo ad affanni e a preoccupazioni

vive fuori di sé e non si conosce; nell’agitazione, non ci si può specchiare.

Ma quando si ritira in solitudine, allora vede se stesso in verità.

Non sei diventato più malvagio vivendo nel deserto;

sei ciò che eri prima, ma allora non te ne accorgevi.

Va’, lavora e il Signore sia con te”

Dai Detti dei Padri del Deserto, Nau 134

Quaresima: tempo di grazia

Il cammino verso la Pasqua ci chiama proprio a restaurare

il nostro volto e il nostro cuore di cristiani,

tramite il pentimento, la conversione e il perdono,

per poter vivere tutta la ricchezza della grazia del mistero pasquale.

La Quaresima è segno sacramentale di questa conversione.

Essa chiama i cristiani a incarnare più intensamente e concretamente il mistero pasquale

nella loro vita personale, familiare e sociale, in particolare attraverso il digiuno, la preghiera e l’elemosina.

Digiunare, cioè imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature:

dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la nostra ingordigia,

alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore.

Pregare per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io,

e dichiararci bisognosi del Signore e della sua misericordia.

Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi,

nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene.

E così ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore,

quello di amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità.

Pregare per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io,

e dichiararci bisognosi del Signore e della sua misericordia.

Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi,

nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene.

E così ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore,

quello di amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità.

Papa Francesco, Quaresima 2019

 

Imparare a discernere

Ognuno di noi deve imparare a discernere

ciò che può “inquinare” il suo cuore,

formarsi una coscienza retta e sensibile,

capace di «discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2).

Se è necessaria una sana attenzione per la custodia del creato,

per la purezza dell’aria, dell’acqua e del cibo,

tanto più dobbiamo custodire la purezza

di ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri cuori e le nostre relazioni.

Questa “ecologia umana” ci aiuterà a respirare l’aria pura

che proviene dalle cose belle, dall’amore vero, dalla santità.

Papa Francesco

LA VERA GIOIA

La ricchezza, la bellezza, tutto si può perdere,

ma la gioia che hai nel cuore può essere soltanto offuscata:

per tutta la vita tornerà a renderti felice.

Prova, una volta che ti senti solo e infelice o di cattivo umore,

a guardare fuori quando il tempo è così bello.

Non le case e i tetti, ma il cielo.

Finché potrai guardare il cielo senza timori,

saprai di essere puro dentro e che tornerai a essere felice.

 

Anna Frank

Interroga…

Interroga la bellezza della terra,

interroga la bellezza del mare,

interroga la bellezza dell’aria diffusa e soffusa.

Interroga la bellezza del cielo, interroga l’ordine delle stelle,

interroga il sole, che col suo splendore rischiara il giorno;

interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte.

Interroga le fiere che si muovono nell’acqua, che camminano sulla terra,

che volano nell’aria: anime che si nascondono, corpi che si mostrano;

visibile che si fa guidare, invisibile che guida.

Interrogali! Tutti ti risponderanno: Guardaci: siamo belli!

La loro bellezza li fa conoscere.

Questa bellezza mutevole chi l’ha creata,

se non la Bellezza Immutabile?

 Agostino d’Ippona

Alla vita

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell’al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più vero della vita.

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

Nazim Hikmet

La nostra luce vive di incontri

Una leggenda ebraica racconta che ogni uomo viene sulla terra con una piccola fiammella sulla fronte, una stella accesa che gli cammina davanti.

Quando due uomini si incontrano, le loro due stelle si fondono e si ravvivano, come due ceppi sul focolare. L’incontro è riserva di luce.

Quando invece un uomo per molto tempo è privo di incontri, la sua stella, quella che gli splende in fronte, piano piano si appanna, si fa smorta, fino a che si spegne. E va, senza più una stella che gli cammini avanti.

La nostra luce vive di incontri.

 Ermes Ronchi

Santa Maria, donna dell’attesa

Attendere: infinito del verbo amare.

Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all’infinito.

 

Santa Maria, Vergine dell’attesa,

donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono.

Vedi: le riserve si sono consumate. Non ci mandare ad altri venditori.

Riaccendi nelle nostre anime gli antichi fervori che ci bruciavano dentro

quando bastava un nonnulla per farci trasalire di gioia:

l’arrivo di un amico lontano, il rosso di sera dopo un temporale,

il crepitare del ceppo che d’inverno sorvegliava i rientri in casa, le campane a stormo nei giorni di festa,

il sopraggiungere delle rondini in primavera,

l’acre odore che si sprigionava dalla stretta dei frantoi,

le cantilene autunnali che giungevano dai palmenti,

l’incurvarsi tenero e misterioso del grembo materno,

il profumo di spigo che irrompeva quando si preparava una culla.

Se oggi non sappiamo attendere più, è perché siamo a corto di speranza.

Se ne sono disseccate le sorgenti. Soffriamo una profonda crisi di desiderio.

E, ormai paghi dei mille surrogati che ci assediano,

rischiamo di non aspettarci più nulla neppure da quelle promesse ultraterrene

che sono state firmate col sangue dal Dio dell’alleanza.

Santa Maria, donna dell’attesa,

conforta il dolore delle madri per i loro figli che,

usciti un giorno di casa, non ci son tornati mai più,

perché uccisi da un incidente stradale o perché sedotti dai richiami della giungla.

Perché dispersi dalla furia della guerra o perché risucchiati dal turbine delle passioni.

Perché travolti dalla tempesta del mare o perché travolti dalle tempeste della vita.

Don Tonino Bello

 

Creare dei legami…

In quel momento apparve la volpe.
– Buongiorno – disse la volpe.
– Buongiorno – rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
– Sono qui, – disse la voce – sotto il melo…
– Chi sei? – domandò il piccolo principe – Sei molto carino…
– Sono una volpe – disse la volpe.
– Vieni a giocare con me, – le propose il piccolo principe – sono così triste…
– Non posso giocare con te, – disse la volpe – non sono addomesticata.
– Ah! scusa – fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
– Che cosa vuol dire “addomesticare“?

– Non sei di queste parti, tu, – disse la volpe – che cosa cerchi?
– Cerco gli uomini – disse il piccolo principe. – Che cosa vuol dire “addomesticare“?
– Gli uomini – disse la volpe – hanno i fucili e cacciano.

È molto noioso! Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?
– No – disse il piccolo principe. – Cerco degli amici. Che cosa vuol dire “addomesticare“?
– È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare dei legami“…
– Creare dei legami?
– Certo – disse la volpe. – Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini.

E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi.

Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro.

Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.

Da “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint Exupéry

DESIDERATA

Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta, e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.

Finché è possibile senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone. Dì la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare.

Evita le persone volgari e aggressive; esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.

Conserva l’interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non acciechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo. Sii te stesso. Soprattutto non fingere negli affetti, e neppure sii cinico riguardo all’amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l’erba.

Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall’età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza.

Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l’improvvisa sfortuna, ma non tormentarti con l’immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso. Tu sei un figlio dell’universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai il diritto di essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l’universo ti stia schiudendo come si dovrebbe.

Perciò sii in pace con Dio, comunque tu lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo.

Fai attenzione. Cerca di essere felice.