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Primo piano

Assemblea Nazionale 2019

E’ iniziata oggi, 10 aprile c.a. e si conclude venerdì 12 aprile la 66ma Assemblea Nazionale dell’USMI Nazionale, un

appuntamento che esprime la ricchezza della comunione dei carismi e la disponibilità ad essere illuminate nel servizio di governo.

Il tema di riflessione è: Giovani e Donne Consacrate: distanza e prossimità. Passi comuni nel post-Sinodo

Nel corso dell’Assemblea, moderata da suor Elisa Kidanè, smc, scrittrice e giornalista, ci saranno momenti di ascolto, alternati a tempi di dialogo e condivisione tra le partecipanti – parte attiva e propositiva dell’Assemblea per mettere in comune le esperienze e individuare insieme linee di percorsi utili per il servizio di governo e per l’evangelizzazione; l’ultima sessione è riservata a temi sensibili e a questioni aperte negli Istituti.

Puoi seguire i lavori dell’Assemblea attraverso Facebook – USMI Nazionale

e attraverso il sito.

Saluto della madre Presidente

Report del 10.04.2019

Report del 11.04.2019

Conclusione della Madre Presidente

Via Crucis 2019: meditazioni di Eugenia Bonetti

Al centro dei testi della missionaria, presidente di “Slaves no more”, ci sarà la sofferenza di tante vittime. È la sesta donna a redigere le riflessioni per il Venerdì Santo

Papa Francesco ha affidato quest’anno la preparazione dei testi per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo a suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e presidente dell’Associazione “Slaves no more”. Al centro delle meditazioni ci sarà la sofferenza di tante persone vittime della tratta di esseri umani, spiega il direttore ad interim della Sala Stampa vaticana

Suor Bonetti è la sesta donna che redigerà le meditazioni per la Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo.

Nel 2017 il Pontefice aveva scelto la biblista francese Anne-Marie Pelletier, docente di Sacra Scrittura ed Ermeneutica biblica. La prima donna a scrivere le meditazioni è stata, nel 1993, madre Anna Maria Canopi, badessa benedettina, scomparsa recentemente.

Nel 1995 toccò alla monaca protestante Minke de Vries e nel 2011 a suor Maria Rita Piccione dell’ordine di Sant’Agostino. Nel 2012, invece, le meditazioni furono scritte dai coniugi Danilo e Anna Maria Zanzucchi. Ora il Papa ha scelto la suora simbolo della lotta alla tratta.

Christus vivit. Una pietra miliare nel cammino sinodale

L’Esortazione Apostolica Postsinodale è l’ennesima perla di cui Papa Francesco fa dono alla Chiesa e, in particolare, ai giovani cristiani, ai quali, come dice egli stesso, scrive «con affetto» (ChV 3). Più in generale, però, essa si offre alla riflessione di tutti i giovani del mondo e di quanti sono interessati alle loro vicende e alla loro felicità.

È significativo che la pubblicazione di questo documento, firmato a Loreto il 25 marzo c.a., avvenga nell’anniversario della morte di San Giovanni Paolo II, il Papa che scrisse la prima Lettera ai Giovani e alle Giovani del Mondo nel 1985, in occasione dell’Anno Internazionale della Gioventù, così come si deve rilevare che l’Esortazione Apostolica è stata firmata esattamente un anno dopo la conclusione della Riunione Presinodale, convocata dallo stesso Francesco.

La Christus vivit si contraddistingue per una forte caratterizzazione cristologica e per la nota distintiva dell’amore che risuona in ogni sua parte. A ciascun giovane il Santo Padre ricorda che «Dio ti ama» (ChV 112) e che «Cristo, per amore, ha dato sé stesso fino alla fine per salvarti» (ChV 118). A motivo di questo amore, «ciò che Gesù vuole da ogni giovane è prima di tutto la sua amicizia» (ChV 250), presentandosi Egli stesso come amico (cfr. ChV 153). L’amicizia sincera e disinteressata è uno dei valori che l’Esortazione propone ai giovani per gustare la dolcezza della vita.

Tutto il documento è ispirato dalla fiducia che il Papa ripone nei giovani (cfr. ChV 264) e dal ripetuto invito che rivolge loro a fissare la speranza in Cristo (cfr. ChV 1.33.109.141.173), affinché nessuno gliela rubi (cfr. ChV 15.107.142).

Sono molti gli elementi che potrebbero essere sottolineati. Indico innanzitutto la relazione che il Santo Padre mostra tra i giovani e l’intero «Popolo di Dio, pastori e fedeli» (ChV 3), così come è presentata la Chiesa all’inizio del documento. I giovani non sono visti come una categoria che si pone di fronte alla Chiesa o, peggio ancora, in contrapposizione ad essa. I giovani sono parte integrante della Chiesa e, ci si augura, parte sempre più integrata nella sua vita quotidiana, nelle sue attività, nelle decisioni che verranno prese per il bene di tutti i fedeli. Non esiste la ‘Chiesa dei giovani’. E non esiste nemmeno la ‘Chiesa con i giovani o per i giovani’. Esiste un unico ‘corpo’, la Chiesa, di cui i giovani sono membra vive e creative, le quali contribuiscono, con la loro stessa appartenenza, al ‘vivere bene’ di tutti e alla missione di annuncio del Vangelo e della bellezza della vita in Cristo da parte dell’intera comunità ecclesiale. D’altronde, gli stessi giovani, nel Documento finale della Riunione presinodale tenutasi qui in Roma nel marzo dell’anno scorso, riferendosi a se stessi e alla loro partecipazione alla vita della Chiesa, parlano per tre volte di ‘Chiesa giovane’ e mai di ‘Chiesa dei giovani’. I giovani potrebbero avere la stessa funzione del lievito dentro la massa ed il loro contributo divenire fondamentale per quel rinnovamento degli stili di vita, della pastorale e delle stesse strutture della Chiesa (cfr. Documento Finale del Sinodo 2018, nn. 66.131.116) tanto auspicato da Papa Francesco e ribadito anche nel testo dell’Esortazione: «Sono proprio i giovani che possono aiutarla a rimanere giovane, a non cadere nella corruzione, a non fermarsi, a non inorgoglirsi, a non trasformarsi in una setta, ad essere più povera e capace di testimonianza, a stare vicino agli ultimi e agli scartati, a lottare per la giustizia, a lasciarsi interpellare con umiltà» (ChV 37). Per indicare la strada su cui camminare, il Santo Padre presenta a questo proposito una lunga lista di «giovani santi, che hanno dato la loro vita per Cristo, molti di loro fino al martirio» (ChV 49). Emerge così l’immagine di una Chiesa, «spazio di dialogo e testimonianza di fraternità che affascina», secondo quanto detto nel Documento Finale dell’ultima Assemblea sinodale e riportato in ChV 38.

In sintonia con i Padri riuniti lo scorso ottobre a Roma, Papa Francesco riafferma con determinazione l’importanza della sinodalità nella Chiesa. Sottolinea che la stessa pastorale giovanile deve essere sinodale e quindi capace di dar forma a un effettivo “camminare insieme” (cfr. ChV 206). Per questo invita a «“procedere verso una Chiesa partecipativa e corresponsabile, capace di valorizzare la ricchezza della varietà di cui si compone, accogliendo con gratitudine anche l’apporto dei fedeli laici, tra cui giovani e donne, quello della vita consacrata femminile e maschile, e quello di gruppi, associazioni e movimenti. Nessuno deve essere messo o potersi mettere in disparte” (DF Sinodo 2018, 123)» (ChV 206).

Quasi in applicazione di quanto appena detto, si rivolge direttamente ai giovani con il loro linguaggio chiedendoli di essere “protagonisti del cambiamento”, «protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere alle patologie dell’individualismo consumista e superficiale» (ChV 174). Emerge dal testo quasi una proposta di alleanza che il Santo Padre indirizza ai giovani: un invito a collaborare per costruire un futuro migliore, in particolare in ordine a quegli ambiti individuati dall’Assemblea sinodale come ‘snodi cruciali’ che attraversano la vita della Chiesa e della società: l’ambiente digitale, i migranti, la questione degli abusi su minori.

Per quanto riguarda l’ambiente digitale, l’Esortazione Apostolica evidenzia le grandi potenzialità che esso offre in relazione alla comunicazione tra le persone, all’accesso alle informazioni e alla partecipazione alla vita sociale. Ma non dimentica i possibili rischi derivanti dall’isolamento e dalla creazione di un mondo immaginario ed ingannevole. I giovani sono allora invitati a vivere l’ambiente digitale in maniera creativa, in modo da lasciare «sbocciare i doni che il Signore ha dato loro» e ad offrire «a questo mondo quelle capacità così personali e uniche che Dio ha seminato in ognuno» (ChV 106). In questo modo la loro collaborazione si eserciterà nell’operare quella «sintesi tra ciò che è personale, ciò che è specifico di una cultura e ciò che è globale» (ChV 90), la quale può indicare i cammini da percorrere verso il bene comune e tornerà a vantaggio di tutti.

Ricordando «i tanti giovani direttamente coinvolti nelle migrazioni» (ChV 91), la Christus vivit rileva che talvolta le «aspettative irrealistiche (…) li espongono a pesanti delusioni» e denuncia i «trafficanti senza scrupolo, spesso legati ai cartelli della droga e delle armi, [che] sfruttano la debolezza dei migranti» (ChV 91). Ma raccomanda di non dimenticare che «“quelle dei migranti sono anche storie di incontro tra persone e tra culture: per le comunità e le società in cui arrivano sono un’opportunità di arricchimento e di sviluppo umano integrale per tutti (DF Sinodo 2018, 27)”» (ChV 93). La collaborazione richiesta ai giovani in questo caso va nella direzione di favorire una mentalità che propone un approccio equilibrato alla problematica. Si chiede loro infatti di «non cadere nelle reti di coloro che vogliono metterli contro altri giovani che arrivano nei loro Paesi, descrivendoli come soggetti pericolosi e come se non avessero la stessa inalienabile dignità di ogni essere umano» (ChV 94).

Papa Francesco chiede la collaborazione dei giovani anche in relazione al raccapricciante fenomeno degli abusi sessuali su minori, innanzitutto attraverso un’attenta vigilanza: «se vedete un sacerdote a rischio, perché ha perso la gioia del suo ministero, perché cerca compensazioni affettive o ha imboccato la strada sbagliata, abbiate il coraggio di ricordargli il suo impegno verso Dio e verso il suo popolo, annunciategli voi stessi il Vangelo e incoraggiatelo a rimanere sulla strada giusta» (ChV 100). In questo modo potranno offrire «un aiuto inestimabile su un aspetto fondamentale: la prevenzione che permette di evitare il ripetersi di queste atrocità» (ChV 100). Egli esprime qui ancora una volta la sua fiducia verso i giovani, affermando che essi «possono contribuire molto a guarire questa ferita se mettono in gioco la loro capacità di rinnovare, rivendicare, esigere coerenza e testimonianza, di tornare a sognare e a reinventare» (ChV 100) e confidando nel fatto che il loro prezioso aiuto «“può essere davvero un’opportunità per una riforma di portata epocale” (DF Sinodo 2018, 31), per aprirsi a una nuova Pentecoste e iniziare una fase di purificazione e cambiamento che conferisca alla Chiesa una rinnovata giovinezza» (ChV 102).

Tra i diversi contributi, disseminati nel testo, che i giovani possono offrire, desidero evidenziarne ancora uno: la comunicazione ad altri giovani della bellezza della propria esperienza personale di incontro con Cristo. Innamorati di Lui e desiderosi di testimoniare il Vangelo con la propria vita (cfr ChV 175), essi sono invitati a far conoscere Gesù Salvatore a tutti, anche a coloro che sembrano più lontani ed indifferenti, fino alle estreme periferie esistenziali (cfr. ChV 177). E questo vale in ogni ambiente ed in ogni circostanza: «dovunque ci troviamo e con chiunque siamo, nel quartiere, nello studio, nello sport, quando usciamo con gli amici, facendo volontariato o al lavoro, è sempre bene e opportuno condividere la gioia del Vangelo» (ChV 177).

Dalla Presentazione di S.E. Mons. Fabio Fabene

Sotto Segretario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi

 

Ha aiutato a nascere migliaia di bambini in Africa, premiata una suora missionaria dal Papa

Il Papa ha tributato un pubblico omaggio a una missionaria italiana di 85 anni, a conclusione dell’udienza generale in piazza San Pietro, che in qualità di ostetrica ha aiutato a nascere migliaia di bambini in Africa. Nel corso della catechesi, Francesco ha spiegato l’invocazione del Padre nostro «Dacci il pane quotidiano!», invitando i fedeli a pronunciarla in particolare per i bambini dello Yemen, della Siria e del Sud Sudan.

«Cari fratelli e sorelle, oggi abbiamo la gioia di avere con noi una persona che desidero presentarvi», ha detto con una inconsueta iniziativa Jorge Mario Bergoglio al termine dell’udienza generale. «È Suor Maria Concetta Esu, della Congregazione delle Figlie di San Giuseppe di Genoni. Perché faccio questo? Suor Maria Concetta ha 85 anni, e da quasi 60 è missionaria in Africa, dove svolge il suo servizio di ostetrica. Io – ha raccontato il Papa tra gli applausi dei fedeli e mentre la religiosa a tratti gli reggeva i fogli del testo per non farli volare – l’ho conosciuta a Bangui, quando sono andato ad aprire il Giubileo della Misericordia. Là lei mi ha raccontato che nella sua vita ha aiutato a nascere migliaia di bambini. Che meraviglia! Anche quel giorno era venuta dal Congo in canoa, a 85 anni, a fare le spese a Bangui. In questi giorni è venuta a Roma per un incontro con le sue sorelle, e oggi è venuta all’udienza con la sua Superiora. Allora ho pensato di approfittare di questa occasione per darle un segno di riconoscenza e dirle un grande grazie per la sua testimonianza!

Cara Sorella – ha detto Francesco che ha dato alla suora una medaglia del pontificato e un rosario – a nome mio e della Chiesa, ti offro una onorificenza. È un segno del nostro affetto e del nostro “grazie” per tutto il lavoro che hai fatto in mezzo alle sorelle e ai fratelli africani, al servizio della vita, dei bambini, delle mamme, delle famiglie. Con questo gesto dedicato a te, intendo esprimere la mia riconoscenza anche a tutti i missionari e le missionarie, sacerdoti, religiosi e laici, che spargono i semi del Regno di Dio in ogni parte del mondo.

Il vostro lavoro è grande. Voi “bruciate” la vita seminando la parola di Dio con la vostra testimonianza… E in questo mondo voi non fate notizia, non siete notizia nei giornali. Il cardinale Hummes va spesso a visitare i villaggi dell’Amazzonia e ogni volta va al cimitero e visita le tombe dei missionari, tanti morti giovani per malattie per le quali non hanno anticorpi, e lui mi ha detto: tutti loro meritano di essere canonizzati perché hanno bruciato la vita. Cari fratelli e sorelle – ha concluso il Papa – Suor Maria Concetta, dopo questo impegno tornerà in Africa. Accompagniamola con la preghiera. E il suo esempio ci aiuti tutti a vivere il Vangelo là dove siamo. Grazie, Sorella! Il Signore ti benedica e la Madonna ti protegga».

In continuità con il Sinodo e la GMG: Simposio europeo sui giovani nel 2020

Un nuovo Simposio europeo sui giovani si celebrerà a Cracovia, dal 20 al 23 ottobre 2020, nel centenario della nascita e nella festa liturgica, il 22 ottobre, di San Giovanni Paolo II.

L’annuncio è stato dato al termine dell’incontro congiunto dei delegati nazionali per la Pastorale giovanile e l’Università delle Conferenze Episcopali d’Europa, svoltosi a Roma dal 7 al 9 marzo, attraverso un comunicato pervenuto all’Agenzia Fides.
Organizzato dal Segretariato e dalla Commissione Giovani del CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa), l’incontro ha visto la partecipazione di oltre 50 responsabili e incaricati dei due settori provenienti da tutta Europa per riflettere e confrontarsi sull’accompagnamento dei giovani alla luce del Sinodo dei Vescovi sui Giovani e dopo la Giornata Mondiale della Gioventù di Panama.

Tre relazioni sul Sinodo e due sulla GMG, oltre ad un ampio dibattito fra i partecipanti, hanno permesso di gettare le basi per un lavoro comune con i giovani alla luce dei due grandi eventi vissuti e delle indicazioni del documento finale del Sinodo.

24 marzo 2019 – 27ª Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri

In occasione della celebrazione della 27ª Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri del 24 marzo, che ha come slogan “Per amore del mio popolo non tacerò”, la Fondazione Missio, in collaborazione con la commissione di comunicatori dei Centri Missionari Diocesani, propone una Campagna di sensibilizzazione attraverso i social network (Facebook e Instagram).

La Campagna tocca quattro Paesi (Ucraina, RD Congo, Yemen, Venezuela) nei quali la popolazione subisce situazioni di oppressione. Siamo invitati come cristiani – seguendo anche il tema della Giornata – a non tacere. Aderire alla Campagna è molto semplice.

Si chiede di scaricare – di settimana in settimana – dall’home page di www.missioitalia.it il materiale disponibile e condividerlo sui  profili Facebook e Instagram personali e istituzionali.

Ogni lunedì ci sarà la copertina e il post; ogni mercoledì il video (trailer e versione completa su youtube) e gli approfondimenti legati al paese.

Ha aperto la campagna dal 1° marzo uno speciale su mons. Oscar Romero, “El santo de America”, al quale è legata la Giornata del 24 marzo.

«Uomo di grande umanità e dal cuore aperto per le vittime di qualsiasi schieramento (guerriglieri, poliziotti, sacerdoti, politici e civili inermi), – dice di lui il comboniano padre Giulio Albanese, direttore delle riviste di Missio – Romero accettò la morte in un atteggiamento di totale abbandono a Dio. E il suo sacrificio, il cosiddetto dies natalis dei martiri, si compì di fronte all’altare eucaristico, in mistica unione con il Cristo crocifisso e risorto».

Per info: 06/6650261,  info@missioitalia.it

Tra le vittime del disastro aereo diretto a Nairobi anche una suora

Ci sono anche un missionario e una suora (entrambi di nazionalità keniana) e quattro laici etiopici appartenenti allo staff del Catholic Relief Services (CRS) tra le 157 vittime del volo dell’Ethiopian Airlines, diretto a Nairobi, precipitato poco dopo il decollo da Addis Abeba, domenica 10 marzo c.a..
Secondo notizie pervenute a Fides, il missionario era p. George Mukua Kageche dei Missionari di Mariannhill, mentre la religiosa era suor Florence Wangari delle Missionary Sisters of our Lady of the Angels (note anche come Soeurs Missionnaires de Notre-Dame des Angels), un ordine canadese fondato in Quebec nel 1922. P. Mukua, originario di Nairobi, svolgeva il suo ministero a Roma mentre Suor Wangari, 35 anni, era missionaria nella Repubblica Democratica del Congo (RDC).

La religiosa era originaria della diocesi di Nakuru e stava rientrando in Kenya per rinnovare il suo passaporto. I quattro membri del CRS (Sara Chalachew, Getnet Alemayehu, Sintayehu Aymeku, e Mulusew Alemu) si recavano a Nairobi per partecipare a un corso di formazione.
I morti sono complessivamente 157, dei quali 149 vi erano passeggeri di 30 nazionalità diverse. Tra questi almeno 35 operatori umanitari, membri di forze di pace o personale di organizzazioni internazionali.

Lo schianto del volo 302 è stato definito dall’ONU “il più grave incidente aereo commerciale che ha coinvolto lo staff dell’ONU negli ultimi decenni”. Un così alto numero di vittime tra gli operatori di organizzazioni per lo sviluppo internazionale è dovuto al fatto che il volo precipitato collegava Addis Abeba a Nairobi i due principali hub per l’ONU e diverse ONG che lavorano nell’Africa orientale alla vigilia di una conferenza sull’ambiente presso l’ufficio delle Nazioni Unite nella capitale keniana. (L.M.)

Fonte: Agenzia Fides 12/3/2019

Il futuro della vita consacrata

DIALOGO  A DUE VOCI

7 marzo c.a.: un bellissimo incontro in occasione della giornata internazionale della donna, promosso dal Centro Studi a due voci per dialogare sulla vita religiosa oggi in prospettiva di futuro con una partecipazione di circa 300 donne consacrate appartenenti a diversi Istituti, pro-vocate sulla fine di un certo modo e mondo di essere consacrate.
sr Nicla Spezzati, asc, Consigliera Usmi dell’ambito della formazione, ha coordinato l’incontro.

 

Erano presenti via Skype – sr Antonietta Potente, suora domenicana e teologa, che dopo gli studi ha vissuto gran parte della sua vita in una famiglia Indios in Bolivia, impegnandosi in prima linea nel dialogo interreligioso e per i diritti delle donne, per l’equilibrio economico e per l’ambiente.

Antonietta ha sviluppato una riflessione teologica tra le più profonde e originali, che parte da un ripensamento totale della vita religiosa alla luce di una spiritualità ancorata al presente. Il suo, un contributo molto stimolante e appassionato; tra le tante cose comunicate, ci ha affidato un compito: “A tutti e a tutte direi di non piangere perché siamo in poche, ma di affrettarsi a ritrovare il proprio nome, in quanto identità preziosa, prima di tutto « come donne » e poi come donne sapienti nella vita interiore e nella passione per l’umanità”.
Presente in aula: p. Amedeo Cencini, sacerdote canossiano, che ha conseguito la licenza in scienze dell’educazione all’Università  Salesiana e il dottorato in psicologia all’Università  Gregoriana; specializzatosi in psicoterapia all’Istituto Superiore di Psicoterapia analitica è formatore e appassionato animatore della vita consacrata. “Mai come in questi tempi la vita consacrata si è trovata a riflettere sui suoi tempi, o sul suo modo di porsi dinanzi allo scorrere del tempo, trovandosi ad affrontare interrogativi e considerazioni che non erano affiorati finora, con così tanta drammaticità, alla sua coscienza. P. Cencini si chiede: « Avremo ancora un futuro? I nostri istituti sopravvivranno a questa ondata di secolarismo imperante? Se continua questo trend vocazionale il problema non sarà se avremo futuro, ma più semplicemente quanto tempo ancora abbiamo di vita, e la preoccupazione sarà allora – tutt’al più – quella di morire dignitosamente…».

Un augurio a tutte le donne

La donna è «il grande dono di Dio», capace di «portare armonia nel creato»; a me piace pensare che Dio ha creato la donna perché tutti noi avessimo una madre».

«Tante volte – sentiamo dire: “È necessario che in questa società, in questa istituzione, che qui ci sia una donna perché faccia questo, faccia queste cose”». Ma «la funzionalità non è lo scopo della donna: è vero che la donna deve fare cose e fa – come tutti noi facciamo – cose». Però «lo scopo della donna è fare l’armonia e senza la donna non c’è l’armonia nel mondo».

E’ la donna, prosegue, che “porta quell’armonia che ci insegna ad accarezzare, ad amare con tenerezza e che fa del mondo una cosa bella.

Papa Francesco

 

Non si tratta solo di migranti

La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato si celebrerà domenica 29 settembre 2019. Il tema di questa 105esima edizione sarà “Non si tratta solo di migranti”.

Lo ha annunciato con una nota la Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. “Con esso Papa Francesco intende sottolineare che i suoi ripetuti appelli a favore dei migranti, dei rifugiati, degli sfollati e delle vittime della tratta devono essere compresi all’interno della sua profonda preoccupazione per tutti gli abitanti delle periferie esistenziali”, si legge nel testo.

“L’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ignudo, il malato e il carcerato che bussa oggi alla nostra porta – continua il comunicato – è Gesù stesso che chiede di essere incontrato e assistito”. Per favorire “un’adeguata preparazione” alla celebrazione della Giornata, la Sezione migranti e rifugiati del Dicastero vaticano darà inizio in questo mese a una campagna di comunicazione che proporrà, a cadenza mensile, riflessioni, materiale informativo e sussidi multimediali, con l’intenzione di promuovere l’approfondimento del tema scelto dal Papa, attraverso approcci diversificati.