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Primo piano

Non restare inerti a grido dei poveri…

Non restare inerti a grido dei poveri

NON AMIAMO1“Siamo chiamati a tendere la mano ai poveri”, di fronte all’estendersi “della povertà a grandi settori della società”, “non si può restare inerti e tanto meno rassegnati”. Il Papa tocca questi temi nel messaggio per la I Giornata Mondiale dei poveri che si terrà il 19 novembre c.a.. Quel giorno, dopo la Messa a san Pietro, Francesco pranzerà con 500 poveri.

La questione povertà deve diventare centrale, anche e soprattutto per i cristiani. Il Papa infatti, nel messaggio, scrive che “se vogliamo incontrare realmente Cristo, è necessario che ne tocchiamo il corpo in quello piagato dei poveri, come riscontro della comunione sacramentale ricevuta nell’Eucaristia”. Insomma, l’aiuto non può essere occasionale.

Per il vero sviluppo ascoltare i poveri Francesco mette in luce che “se desideriamo offrire il nostro contributo efficace per il cambiamento della storia, generando vero sviluppo, è necessario che ascoltiamo il grido dei poveri e ci impegniamo a sollevarli dalla loro condizione di emarginazione. Nello stesso tempo, ai poveri che vivono nelle nostre città e nelle nostre comunità ricordo di non perdere il senso della povertà evangelica che portano impresso nella loro vita”.

Nella conferenza stampa, il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione mons. Rino Fisichella, ha detto che “i poveri non sono un problema, sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo”.

I mille volti della povertà C’è una “ricchezza sfacciata che si accumula nelle mani di pochi privilegiati”. E allora il Papa scrive che la povertà “ci interpella ogni giorno con i suoi mille volti segnati dal dolore, dall’emarginazione, dal sopruso, dalla violenza, dalle torture e dalla prigionia, dalla guerra, dalla privazione della libertà e della dignità, dall’ignoranza e dall’analfabetismo, dall’emergenza sanitaria e dalla mancanza di lavoro, dalle tratte e dalle schiavitù, dall’esilio e dalla miseria, dalla migrazione forzata. La povertà ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro”.

Non restare inerti  Ed ancora: bisogna reagire “alla povertà che inibisce lo spirito di iniziativa di tanti giovani, impedendo loro di trovare un lavoro; alla povertà che anestetizza il senso di responsabilità inducendo a preferire la delega e la ricerca di favoritismi; alla povertà che avvelena i pozzi della partecipazione e restringe gli spazi della professionalità umiliando così il merito di chi lavora e produce; a tutto questo occorre rispondere con una nuova visione della vita e della società”. E’ questo uno scenario, di fronte al quale non si può “restare inerti e tanto meno rassegnati”.

Serve un impegno corale contro la povertà Il messaggio sottolinea che sono “benedette le mani che superano ogni barriera di cultura, di religione e di nazionalità versando olio di consolazione sulle piaghe dell’umanità”. Mons. Fisichella ha aggiunto che non serve pensare “ai poveri solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volte alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze – pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e alle ingiustizie che spesso ne sono causa – dovrebbero introdurre a un vero incontro con i poveri e dare luogo a una condivisione che diventi stile di vita”.

Anche la Chiesa deve agire Il Papa quindi annuncia la Giornata Mondiale dei Poveri per il 19 novembre e invita “la Chiesa intera e gli uomini e le donne di buona volontà a tenere fisso lo sguardo, in questo giorno, su quanti tendono le loro mani gridando aiuto e chiedendo la nostra solidarietà. Sono nostri fratelli e sorelle, creati e amati dall’unico Padre celeste. Questa Giornata intende stimolare in primo luogo i credenti perché reagiscano alla cultura dello scarto e dello spreco, facendo propria la cultura dell’incontro”.

Un invito a tutti ad aprire almeno in quel giorno la propria casa ai poveri. Mons. Fischella ha precisato che “sarà questa una giornata dove tutta la comunità cristiana dovrà essere capace di tendere la mano ai poveri, ai deboli, agli uomini e alle donne a cui viene troppo spesso calpestata la dignità. Il messaggio richiama all’espressione biblica della Prima Lettera di San Giovanni: ‘Non amiamo a parole, ma con i fatti’”. E il logo riflette il senso della giornata. “Sono due mani tese che si incontrano dove ognuna offre qualcosa. Due braccia che esprimono solidarietà e che provocano a non rimanere sulla soglia, ma ad andare incontro all’altro”, ha detto mons. Fisichella.

Pregare assieme ai poveri Ma l’impegno di tutti cristiani non deve finire qua. Nel messaggio è scritto che “a fondamento delle tante iniziative concrete che si potranno realizzare in questa Giornata ci sia sempre la preghiera. Non dimentichiamo che il Padre nostro è la preghiera dei poveri. La richiesta del pane, infatti, esprime l’affidamento a Dio per i bisogni primari della nostra vita”.

 

Giudici e avvocatesse del mondo in Vaticano ….

Giudici e avvocatesse del mondo in Vaticano ….

per un summit dedicato alla piaga del traffico di essere umani e del crimine organizzato 

CASCINA1Una si è appena dimessa dopo una estenuante campagna diffamatoria da parte del governo del suo Paese, l’Argentina, che ha incluso alcune denunce e un rinvio a giudizio. L’altra è stata costretta ad abbandonare il Venezuela dopo essersi opposta all’avanzata del regime di Nicolás Maduro e alla sua riforma costituzionale. Sono Alejandra Gils Carbó e Luisa Ortega, procuratrici generali di Argentina e Venezuela, donne dal forte impatto, personalità discusse nei rispettivi Paesi. Entrambe saranno presenti nei prossimi giorni in Vaticano insieme a giudici, avvocatesse e donne impegnate per la legalità in tutto il mondo per un summit dedicato alla piaga del traffico di essere umani e del crimine organizzato. 

 L’incontro si terrà nei giorni 9-10 novembre prossimi nella Casina Pio IV, sede della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, nel cuore dei Giardini Vaticani

La lista degli ospiti è ampia e varia, e include personalità incisive a livello internazionale. Come il sindaco di Madrid, giudice emerito e referente di “Podemos”, Manuela Carmena; Rabaa Al Zreqat, magistrato siriano attualmente rifugiata nei Paesi Bassi; Agatha Okeke, giudice nigeriana responsabile dell’inchiesta sul rapimento di oltre 80 persone per mano del gruppo terroristico Boko Haram. Per l’Italia sarà presente Carla Marina Lendaro, presidente dell’Associazione Donne Magistrato Italiane.

 La delegazione argentina è quella più numerosa. Probabilmente perché uno degli artefici del summit è Gustavo Vera, responsabile dell’associazione che lotta per i diritti umani “La Alameda” e amico di lunga data di Papa Francesco. Sempre lui era dietro all’organizzazione del primo incontro tra giudici e procuratori di tutto il mondo, svolto nello stesso luogo nel giugno 2016.

 In totale, spiegano gli organizzatori, parteciperanno al colloquio 70 donne provenienti da Perú, Stati Uniti, Jamaica, Uganda, Trinidad e Tobago, Tanzania, Guatemala, Regno Uniyo, Irlanda, Ungheria, Nuova Zelanda, Haití, Messico, Italia, Filippine, Polonia, India, Ecuador, Costa de Marfil, Paraguay, Pakistan, Sri Lanka, Australia, Colombia e Panamá.  

 «Le giudici e le procuratrici che partecipano a questo importante incontro sono convocate per scambiare le loro esperienza, proporre nuovi modelli e valorizzare quelli già esistenti», si legge nella brochure dell’evento. Speranza degli organizzatori è che «la loro sensibilità femminile, prodiga di tenerezza e delicatezza, come pure di ponderazione ed equità, possa avere un ruolo decisivo per imporre la giustizia in ogni caso e proporre migliori pratiche».

 «Non per nulla la giustizia è sempre rappresentata da una donna – si legge ancora nel testo – che è una personificazione allegorica della forza morale che dovrebbe avere il sistema giudiziario. Senza dubbio, alla base di tale allegoria c’è il riconoscimento universale del valore etico e umano della donna. Comunemente si riconosce che la donna è più capace dell’uomo di dirigere la sua attenzione verso la persona concreta nelle sue diverse situazioni e che la sua vocazione per la giustizia e la società – dar ad ognuno il suo – sviluppa ulteriormente questa disposizione. La dignità del giudice donna è strettamente legata al bene e alla severità che deriva dall’amore che è capace di porsi in relazione interpersonale».

 Secondo il programma del summit, ognuna delle partecipanti avrà un proprio spazio d’intervento prima della seduta plenaria pari a 15 minuti. Al termine tutti firmeranno una dichiarazione finale.

Fonte: Vatican Insider, 1.11.2017

Una riflessione costruttiva…

assemblea1L’USMI, nella persona della Presidente Nazionale, sr M. Regina Cesarato, è stata invitata a partecipare al Dialogo (Re)Thinking Europe. Un contributo cristiano al futuro del Progetto Europeo, organizzato in Vaticano, dal 27 al 29 ottobre 2017, dalla Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (COMECE), in collaborazione con la Segreteria di Stato. Ecco a mo’ di flash quanto ci comunica madre M. Regina dopo la bella esperienza:

Il Dialogo tra persone rappresentanti della Chiesa Cattolica e di altre confessioni cristiane presenti in Europa con leader politici europei di alto livello, ha favorito una riflessione costruttiva sulle sfide fondamentali del progetto europeo.

Si è sentita forte la responsabilità di dare testimonianza di una vita cristiana autentica, per l’evangelizzazione e la rinascita di un umanesimo basato sui valori cristiani. Papa Francesco nell’udienza che ci ha concesso, ha sottolineato in un discorso molto articolato, l’identità cristiana dell’Europa, dalle origini al suo sviluppo storico e ha dato orientamenti chiari per contribuire, da credenti, alla costruzione del futuro del nostro Continente. I valori non negoziabili, nelle parole di Papa Francesco, sono: l’attenzione da dare alla persona e alla comunità perché l’Europa diventi sempre più un luogo di dialogo, un ambito inclusivo, uno spazio di solidarietà, una sorgente di sviluppo e una promessa di pace. Come cristiani siamo chiamati a essere anima e fermento di trasformazione del mondo.

(Re)Thinking Europe

(Re)Thinking Europe

TRE1Si è aperto oggi, venerdì, 27 ottobre e si conclude, sabato 29 ottobre c.a. presso l’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, il Congresso “Ripensare l’Europa: contributo cristiano al futuro dell’Ue”; un incontro fortemente voluto da papa Francesco e dai vescovi della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità Europea ) alla cui guida c’è il cardinale Reinhard Marx in occasione del 60.mo anniversario della firma dei Trattati di Roma che di fatto hanno sancito l’avvio della realizzazione concreta del progetto europeo da parte dei primi 6 Stati fondatori (Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi).

«Come Chiesa, e come cristiani, vogliamo dare un contributo alla discussione sul futuro dell’Europa» spiegava il presidente illustrando l’evento che rappresenta un chiaro segnale del forte impegno della Chiesa cattolica nella ricerca di nuove opportunità e nuovi modi di vivere insieme nel continente. In un momento di incertezza per quanto riguarda il futuro percorso dell’Unione Europea, la COMECE è disposta ad offrire un’occasione di dialogo e di riflessione comune tra vescovi e rappresentanti politici di alto livello, insieme ad altri attori della Chiesa.

Tanti gli interrogativi sul tappeto cui cercheranno di offrire un contributo di riflessione esperti di varie discipline, politici, rappresentanti di movimenti, religiosi e laici.

Quali sono le sfide di oggi per l’Unione Europea? Cosa vogliamo realizzare insieme? Quali sono le esigenze delle nostre popolazioni? Qual è il riferimento comune che vogliamo porre al centro della costruzione europea? Come può contribuire ad un futuro positivo la nostra matrice cattolica?

Tre gli ambiti tematici che saranno affrontati: le crisi e le loro cause, la dimensione sociale dell’Europa, i diversi concetti e visioni di Europa e di Unione Europea.

A questo congresso partecipa madre Regina Cesarato, presidente dell’USMI Nazionale. Questo invito a parteciparvi come organismo della Chiesa, da parte del COMECE, ci apre ad Europa che ha ancora voglia di futuro e di vita e fa sentire tutta la responsabilità e l’impegno a promuovere e a lavorare per il bene comune.

Il lavoro che vogliamo.

immagine-LAVOROIl lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale

Il lavoro come vocazione, opportunità, valore, fondamento di comunità e promotore di legalità. Sono le cinque “prospettive” verso cui sono chiamati a guardare i cattolici italiani, in vista della prossima Settimana sociale, che si terrà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre e parte dal tema “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale”. A declinarle è la lettera-invito, scritta dal Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali e a firma del suo Presidente, il Vescovo di Taranto Mons. Filippo Santoro, indirizzata – per tramite dei rispettivi vescovi diocesani – a tutti i “cattolici in Italia”.

“Il paradigma del lavoro come ‘impiego’ – riporta la missiva – si sta esaurendo con una progressiva perdita dei diritti lavorativi e sociali, in un contesto di perdurante crisi economica che coinvolge fasce sempre più ampie della popolazione. È forte la necessità che quel modello di ‘lavoro degno’ affermato dal Magistero sociale della Chiesa e dalla Costituzione italiana trovi un’effettiva attuazione nel rispetto e nella promozione della dignità della persona umana”. Da qui le cinque prospettive, a partire dalla vocazione al lavoro, che “va formata e coltivata attraverso un percorso di crescita ricco e articolato, capace di coinvolgere l’integralità della persona”. In secondo luogo (“opportunità”) “la creazione di lavoro non avviene per caso né per decreto, ma è conseguenza di uno sforzo individuale e di un impegno politico serio e solidale”. Poi, “il lavoro è valore in quanto ha a che fare con la dignità della persona, è base della giustizia e della solidarietà sociale e genera la vera ricchezza”. “È fondamento di comunità, perché valorizza la persona all’interno di un gruppo, sostiene l’interazione tra soggetti, sviluppa il senso di un’identità aperta alla conoscenza e all’integrazione con nuove culture, generatrice di responsabilità per il bene comune”. Infine, “rispetto a un contesto in cui l’illegalità rischia di apparire come l’unica occasione di mantenimento per se stessi e la propria famiglia”, il lavoro degno deve promuovere la legalità, e quindi “diventa indispensabile creare luoghi trasparenti affinché le relazioni siano autentiche e basate sul senso di giustizia e di eguaglianza nelle opportunità”.

La prossima Settimana sociale, che si propone di “realizzare un incontro partecipativo” e rinnovare “l’impegno delle comunità cristiane” sul tema del lavoro, andrà preparata con un “percorso diocesano” per portare a Cagliari un contributo “partecipato”, seguendo “quattro registri comunicativi”: la denuncia (“denunciare le situazioni più gravi e incettabili”), il racconto (“raccontare il lavoro nelle sue profonde trasformazioni, dando voce ai lavoratori e alle lavoratrici, interrogandoci sul suo senso nel contesto attuale”), le buone pratiche (“raccogliere e diffondere le tante buone pratiche che, a livello aziendale, territoriale e istituzionale, stanno già offrendo nuove soluzioni ai problemi del lavoro e dell’occupazione”) e, infine, le proposte (costruendone alcune “che, sul piano istituzionale, aiutino a sciogliere alcuni dei nodi che ci stanno più a cuore”).

Fonte: Zenit, 12-10-2017

Mission is possible…

Banner-festival-missione2017_1Festival della Missione

Sarà il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione vaticana per l’Evangelizzazione dei Popoli, a presiedere, domani, 13 ottobre c.a, la solenne Messa di apertura del “Festival della Missione”, che si tiene a Brescia, dal 12 al 15 ottobre c.a.. La manifestazione, che ha l’evocativo titolo “Mission is possible”, è promossa da tre soggetti: la Conferenza degli Istituti Missionari Italiani (CIMI); Fondazione “Missio” (organismo pastorale della CEI e ufficio nazionale delle Pontificie Opere Missionarie); la diocesi di Brescia.

La kermesse vedrà la partecipazione di oltre 80 ospiti, italiani e internazionali, più di 30 eventi, dozzina di tavole rotonde, spettacoli, veglie di preghiera in 20 diversi luoghi di Brescia e provincia, 23 mostre diffuse sul territorio. “Quello missionario è un mondo che spesso fatica a fare sinergia al proprio interno e a raccontarsi efficacemente all’esterno. Da qui l’idea di un Festival, un evento poliedrico ma unitario, capace di comunicare valori senza tempo con linguaggi e format nuovi”, recita il comunicato pervenuto a Fides, che annuncia il programma del Festival.

Accanto alle tavole rotonde tradizionali (a quella sul futuro della missione ad gentes, il 13 ottobre c.a., parteciperà il Cardinale Filoni) troveranno spazio format meno tradizionali, come un evento serale che unirà riflessione e spettacolo, preghiera e arte.

Tra le voci presenti, il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, Arcivescovo di Manila, la suora ugandese Rosemary Nyirumbe (eroe dell’anno per la CNN), il messicano Alejandro Solalinde, candidato al Nobel per la Pace. Previsto tra i vari eventi, il concerto dei The Sun, una delle christian rock band più amate dai giovani e la “Notte bianca della missione”.

Per l’intera durata del Festival, sarà attivo lo “Youth Village”, con proposte ad hoc per i giovani, mentre in una chiesa del centro di Brescia si terrà l’adorazione eucaristica permanente, a indicare il primato di Dio che rende possibile la missione contro tutte le difficoltà.

La preghiera e l’attenzione ai momenti spirituali rappresentano un tratto peculiare dell’evento promosso dai missionari. Fanno da cornice 23 mostre permanenti che mirano a informare su temi dimenticati dai media, rievocare figure cruciali nella storia della missione, raccontare chi sono i missionari e perché decidono di “lasciare tutto” per il Vangelo. Il Festival coinvolgerà anche le “periferie”: il carcere, l’ospedale, il mondo dei migranti e coerentemente con i propri principi ispiratori, intende lasciare un segno tangibile di solidarietà: i tre enti promotori hanno infatti selezionato altrettanti progetti promossi da missionari nel mondo, a cui verranno devolute le offerte raccolte nel corso dell’evento.

La vita ha senso solo quando viene data per gli altri…

primopiano_46881La comunità cattolica nello stato indiano dell’Orissa (o Odisha), che ha subito violenze e massacri negli anni scorsi, non si scoraggia e genera nuove vocazioni alla vita consacrata: è stata una giornata memorabile per suor Rebika Pradhan e suor Anjali Singh, originarie della comunità del distretto di Kandhamal, in Orissa, che hanno emesso la professione definitiva dei voti nella chiesa di San Vincenzo a Bhubaneswar, insieme ad altre 5 suore di St. Joseph of Annecy, provenienti degli stati di Orissa, Andhra Pradesh e Telengana.

La cerimonia ufficiale è stata presieduta dal Vescovo di Berhampur , Mons. Sarat Chandra Nayak. Per l’occasione erano presenti 30 sacerdoti, 35 suore e 2000 fedeli.  “La vita ha significato solo quando viene data per gli altri. Se non hai niente da dare, non vale la pena che venga vissuta”, ha detto mons. Nayak nella sua omelia. “Ogni bambino nato è un segno che Dio non ha perso la speranza nell’umanità e in ogni suora e sacerdote Dio non ha perso la sua speranza”, ha aggiunto. “Voi siete i gioielli della Chiesa, siete la sua grazia e siete i suoi figli. I vostri sorrisi dovrebbero coprire ovunque il popolo di Dio”, ha detto mons. Nayak citando Papa Francesco.  “Perché i cristiani vengono massacrati ed emarginati? Queste erano le domande che mi hanno accompagnata nel mio percorso vocazionale”, ha detto a Fides suor Rebika Pradhan, ricordando la triste esperienza del 2008. “La risposta è arrivata vedendo la morte di oltre 100 persone solo per aver testimoniato la loro fede in Gesù Cristo. Ho rafforzato e perseverato nella mia vocazione alla vita religiosa per la gloria di Dio” ha aggiunto suor Pradhan.  La suora è originaria di Belkoti, nel distretto di Kandhamal, parte dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, dove la violenza anti cristiana è esplosa nel 2008. E’ la più grande in famiglia, ha due sorelle e due fratelli. Attualmente insegna alla St. Joseph School di Bhubaneswar.  Anche l’altra suora, Anjali Singh, è originaria di Kandhamal. “La prima ondata di violenza, avvenuta nella mia parrocchia di Bamunigam, a Kandhamal, nel periodo di Natale del 2007, mi aveva scioccata. I cristiani avevano installato un arco di luci per la strada, in segno di festa. Circa 150-200 indù radicali lo distrussero. Il giorno di Natale ci furono violenze contro i cristiani che, nel tempo si sono trovati ad affrontare sommosse sistematiche, nelle quali era coinvolto il gruppo radicale indù Viswa Hindu Parishad (VHP). Molte chiese vennero bruciate e tanta gente massacrata. L’Odisha era diventato il centro delle violenze anti-cristiane”, racconta suor Anjali Singh. “I fondamentalisti indù hanno distrutto le chiese nel 2008 per la seconda volta. Ascoltare il grido di consolazione dei fedeli è stato uno dei motivi della mia vocazione alla vita religiosa. Il mio popolo ha sofferto ed è morto a causa delle violenze anti-cristiane per testimoniare la fede in G esù Cristo: questo mi ha dato abbastanza forza e coraggio per andare avanti e testimoniare che Dio è giusto e ama la pace”, aggiunge suor Singh.  Suor Anjali Singh è originaria di Alanjuri, arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, dove ci sono state le prime sommosse nel Natale del 2007. Ha quattro sorelle e tre fratelli. E’ la quarta della famiglia. Una delle sorelle, Gitanjali, è religiosa delle Suore della Carità dei Santi Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa (SCCG). Uno dei fratelli, Ranjit, è sacerdote dell’Indian Missionary Society (IMS), Provincia Varanasi. “Voglio essere messaggera di pace, armonia e amore nella mia vita religiosa”, ha detto suor Anjali. “Oggi sono molto felice che Dio abbia chiamato mia figlia ad essere strumento per la Sua gloria”, ha detto il padre Bipin Bihari Singh. “Le violenze contro i cristiani a Kandhamal non ci hanno scoraggiate, anzi hanno rafforzato la nostra vocazione”, hanno concluso le religiose

Share the journey

Il Santo Padre presenterà la campagna mondiale “Condividiamo il viaggio” di Caritas Internationalis

SHARESPapa Francesco lancerà il 27 settembre da piazza San Pietro la campagna di Caritas Internationalis “Share the journey” (“Condividiamo il viaggio”), con l’obiettivo di promuovere la cultura dell’incontro sia nelle comunità di origine dei migranti, sia in quelle in cui transitano o in cui scelgono di restare.

In una lettera il cardinale Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas internationalis, invita “parrocchie, organizzazioni diocesane e nazionali ad unirsi a Papa Francesco in questo stesso giorno nel lancio della campagna globale nei vostri Paesi”.

Attraverso la campagna, scrive il cardinale Tagle, “speriamo di dissipare la paura e di capire perché così tante persone stanno lasciando le loro case in questo momento storico. Vogliamo anche stimolare le comunità a costruire relazioni con rifugiati e migranti. Vogliamo accendere una luce e illuminare la strada. Ma migrazione è una storia molto antica, ma la nostra campagna mira ad aiutare le comunità a vederla con occhi nuovi e un cuore aperto”.

Verso il Sinodo dei giovani

Verso il Sinodo dei giovani

garanzia1I giovani e l’identità, i giovani e la progettualità, i giovani e l’alterità, i giovani e la tecnologia, i giovani e la trascendenza. Sono i temi sui quali hanno riflettuto i partecipanti al Seminario internazionale sulla condizione giovanile nel mondo che si è svolto dall’11 al 15 settembre, presso l’Auditorium della Curia Generalizia dei Gesuiti, in preparazione alla XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, in programma ad ottobre 2018.

 Al Seminario, informa un comunicato della Sala Stampa vaticana, hanno partecipato 82 invitati provenienti dai cinque continenti: 21 giovani, 17 esperti da università ecclesiastiche, 15 esperti da altre università, 20 formatori e operatori della pastorale giovanile e vocazionale, 9 rappresentanti di organismi della Santa Sede. Dal punto di vista geografico, 52 partecipanti erano europei, 18 dalle Americhe, 7 asiatici, 4 africani, una australiana.

Particolarmente significativa è stata la presenza di ragazzi e ragazze da diversi contesti geografici, socio-culturali e religiosi, i quali hanno contribuito attivamente alle giornate di studio, anche introducendo e concludendo i lavori con le loro esperienze di vita e le loro riflessioni. Poiché il Seminario era aperto anche a tutti gli interessati al tema, vi hanno preso parte circa 50 ospiti, tra cui alcuni giovani.

 Durante le sessioni autorevoli relatori hanno affrontato attraverso le loro comunicazioni i diversi temi previsti dal programma. Ad ognuno di questi è stata dedicata una sessione: quelle mattutine sono state introdotte da una meditazione biblica e ad ogni comunicazione è seguito un ampio e partecipato dibattito, poi protrattosi nei circoli linguistici in italiano, inglese, francese e spagnolo.

 La prima sessione, si è aperta con un saluto del cardinale Lorenzo Baldisseri e una riflessione biblica. In seguito, è stata data la parola alle coinvolgenti testimonianze di cinque giovani, riguardanti, tra l’altro, situazioni concrete di conflitto bellico, di recupero dei valori, di confronto con le sfide quotidiane, di impegno e di scelte di vita.

 Al primo dei temi, quello riguardante l’identità, è stata dedicata la seconda sessione, allorché hanno avuto luogo due comunicazioni: i giovani e le giovani oggi in cerca di identità e i luoghi che plasmano l’identità dei giovani. Il tema della progettualità è stato oggetto di due comunicazioni durante la terza sessione nel pomeriggio: i giovani e il lavoro, e i giovani e le migrazioni. È emerso dai lavori l’intreccio degli aspetti, in quanto molti giovani emigrano dai propri Paesi non solo per sfuggire a situazioni di violenza e di guerra, ma per poter costruire un futuro migliore che sembra loro precluso nei luoghi di origine.

 La quarta sessione, ha affrontato il tema dell’alterità attraverso due comunicazioni: i giovani e l’impegno sociale, ed i giovani e l’impegno politico. Si è rilevato che, a causa di una sfiducia generale nel mondo della politica, i giovani preferiscono coinvolgersi soprattutto a livello sociale in progetti di solidarietà.

 Al tema della tecnologia è stata dedicata, la quinta sessione, con due comunicazioni: i giovani e gli scenari futuri dello sviluppo tecnologico ed i giovani e i risvolti antropologici dello sviluppo tecnologico. È emerso come il rapporto dei giovani con le nuove tecnologie mediatiche apra nuovi orizzonti che, da una parte, suscitano problematiche complesse a livello antropologico, morale e relazionale, dall’altra prospettano percorsi interessanti per l’evangelizzazione.

 La trascendenza è stato il tema della sesta sessione, sviluppato in due comunicazioni: i giovani, il sacro e la fede ed i giovani e la Chiesa. Gli interventi hanno illustrato come la ricerca del trascendente sia vissuta oggi dai giovani non solo attraverso svariate forme di spiritualità, ma anche all’interno della Chiesa che, aperta all’ascolto dei giovani, in molti casi presenta la persona di Gesù in modo coinvolgente. Nella settima sessione è stata presentata una sintesi dei lavori dei vari circoli linguistici.

 Nell’ottava ed ultima sessione si è fatto un bilancio e sono state indicate delle prospettive in vista del prossimo Sinodo. I giovani hanno presentato un video nel quale hanno sintetizzato la loro esperienza, riassumibile nella frase: «Siamo una famiglia, ascoltiamoci e cresciamo insieme». Da questo slogan emerge il desiderio dei giovani di trovare nella Chiesa una casa, una famiglia e una comunità dove poter maturare le proprie scelte di vita e contribuire al bene comune. Nella sintesi generale dei lavori, sono state evidenziate sia le premesse e le condizioni per accompagnare le nuove generazioni, sia l’impegno e il desiderio della Chiesa nel rispondere alle richieste dei giovani di essere protagonisti nella costruzione di un mondo migliore.

 Il cardinale Lorenzo Baldisseri ha concluso i lavori ringraziando i partecipanti e confermando che la Chiesa, rimanendo in ascolto dei giovani, desidera lasciarsi stimolare da loro in vista del rinnovamento missionario invocato da Papa Francesco.

I canali di Facebook, Twitter e Instagram utilizzati durante il Seminario rimangono aperti anche dopo la conclusione dei lavori con l’hashtag #Synod2018.