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Primo piano

Comunicare speranza e fiducia oggi…

Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo

«Non temere, perché io sono con te» (Is 43,5).

LI Giornata Mondiale delle comunicazioni Sociali

Si è svolto lunedì, 15 maggio c.a. a Roma l’incontro “Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo” in occasione della LI Giornata Mondiale delle comunicazioni Sociali.

L’iniziativa romana è stata promossa, come ogni anno, dai Paolini e dalle Paoline italiane tra le iniziative della Settimana della Comunicazione (21-28 maggio 2017).

Si legge nel comunicato “Con Papa Francesco crediamo nella necessità di arginare la spirale della paura, che scaturisce da una eccessiva attenzione alle ‘cattive notizie’, e di fare spazio a narrazioni contrassegnate dalla logica della ‘buona notizia’; logica che spinge a superare malumore e rassegnazione per ricercare uno stile comunicativo aperto e creativo, ma non disposto a concedere al male un ruolo da protagonista.”

PosterOspiti dell’incontro sono stati Mons. Dario Edoardo Viganò, Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede; Mario Calabresi, Direttore di La Repubblica e Monica Maggioni, Presidente della RAI (Radio Televisione Italiana). Al termine è stato consegnato il Premio Paoline Comunicazione e Cultura Onlus 2017 all’attore e produttore cinematografico Beppe Fiorello. “Mi stupisco di quante storie belle e sconosciute ci siano. Il mio compito è quello di scovare i protagonisti portatori di queste storie e dare loro voce, corpo e immagine.”

Monsignor Viganò spiega che “il titolo della giornata è una citazione del libro di Isaia. Un invito perché il nostro raccontare e scrivere con le immagini sia la responsabilità di una consolazione. Il messaggio di Papa Francesco non offre un contenuto tecnicistico della comunicazione, ma mette al centro le persone. Oggi non esistono più i media da una parte e le persone dall’altra. Non esiste oggi un’azione che non sia mediale.”

Papa Francesco afferma nel messaggio che “l’accesso ai mezzi di comunicazione, grazie allo sviluppo tecnologico, è tale che moltissimi soggetti hanno la possibilità di condividere istantaneamente le notizie e diffonderle in modo capillare. Queste notizie possono essere belle o brutte, vere o false.”

incontro2A queste parole fa eco la Presidente della RAI: “Non so se è difficile invertire la tendenza sul modo di raccontarsi. Ci può essere una prospettiva diversa con la quale raccontiamo il mondo. Con quale sguardo verso la realtà il male viene raccontato? Il dolore deve essere raccontato ma va fatto con un sguardo costruttivo. Nei contesti peggiori dobbiamo anche far emergere cosa si può fare per fare la differenza. In particolare nel servizio pubblico questo è importante. Non possiamo fingerci neutri. Cosa possiamo fare per cambiare il modo di raccontare? Sta prendendo piede in America del Nord e in Europa il constructive journalism: raccontare le negatività inserendo anche delle storie positive di superamento del problema, buone pratiche e alcune soluzioni. Il Papa ci invita a non appiattirci sul racconto del male del mondo: immettere nella storia di tutti i giorni sguardi positivi e che sanno di futuro.”

Il Papa ci invita a non appiattirci sul racconto del male del mondo: immettere nella storia di tutti i giorni sguardi positivi e che sanno di futuro.

Mario Calabresi ci mette in guardia sull’uso sbagliato che della ‘buona notizia’ si potrebbe fare; non si può coprire o ignorare il dolore. “La logica della buona notizia non funziona: alla fatica e al cinismo non si risponde con buone notizie. Immaginate una persona che da mesi non trova lavoro e voi gli raccontate le storie delle persone che invece l’hanno trovato. Non credo sia di aiuto. Io credo che nella comunicazione dobbiamo farci carico del malessere, offrendo anche delle vie di uscita, delle soluzioni. Il dolore non va negato a forza di buone notizie.”

La comunicazione è cambiata notevolmente negli ultimi anni, questo ce lo sentiamo ripetere da più parti. La domanda è: come cambia il ruolo di chi fa della comunicazione e dell’informazione la sua professione? Qual è oggi il ruolo del giornalista e del comunicatore? È ancora Calabresi ad aprire qualche pista di riflessione: “Il nostro sistema informativo è molto cambiato, soprattutto sul piano della velocità e distribuzione delle notizie in tempo reale sul globo. E’ cambiato il tempo disponibile per la cittadinanza di digerire e comprendere a fondo le notizie da parte delle persone. Gli strumenti di comunicazione sono potenti veicoli di bene o di angoscia: la responsabilità finale è del giornalista. La tendenza è che bisogna scandalizzare e indignare a tutti i costi: sottrarsi a questo meccanismo è faticoso ma non impossibile. Ci deve essere sempre un filtro tra ciò che deve essere pubblicato o no. Penso alle immagini orribili registrate con i cellulari dopo l’attacco a Nizza. Stiamo perdendo la discrezione della morte: l’attenzione del lenzuolo bianco sopra un morto, o il chiudergli gli occhi… Oggi tutto è spettacolo.

Io invito sempre a porsi una domanda: se la persona che stai riprendendo fosse tua madre, tuo fratello o una persona che ami, lo faresti? Vorresti vedere il suo volto morente o deturpato sui computer di tutto il mondo?

L’esortazione di Papa Francesco è di non perdere mai di vista l’umanità nel comunicare: il centro sono le persone con il loro bagaglio di esperienze. “E’ necessario rimettere al centro i fatti e così i fenomeni assumono contorni più chiari. Non dobbiamo mai stancarci di raccontare le cose in modo personale: se applichiamo questa regola al fenomeno migratorio, oggi al centro dei media, dovremmo iniziare a dare un volto umano e familiare alle persone che arrivano.

Da dove sono partite? Come hanno preso la decisione con la loro famiglia di tentare il viaggio? Questo processo rende queste persone ‘normali’, umane. Un giornalista mi raccontava che durante la crisi di Lesbo in Grecia, ha lasciato la sua camera da una parte e, invece di svolgere il suo lavoro, si è messo ad aiutare per quanto era disperata la situazione. Questa umanizzazione della migrazione, che crea una zona grigia, è proprio ciò che il terrorismo non vuole che facciamo. E’ funzionale al terrorismo le posizioni di rifiuto dei musulmani per giustificare i loro atti. E’ necessario mantenere uno sguardo complesso sulla realtà.” Afferma Monica Maggioni.

Il lavoro di raccontare e raccontarsi resta una sfida che richiede un impegno costante di vigilanza, formazione e consapevolezza.

Patrizia Morgante

UISG Communication Officer

 

Grazie e auguri!

fioreIl nostro grazie al Signore per l’impegno di Madre M. Regina Cesarato, pddm, di Superiora generale nella sua Congregazione e perché continua, presso l’USMI, il servizio di animazione della vita consacrata in Italia.

srMicaelaMA Sr Micaela Monetti, eletta oggi, 10 maggio c.a. nel 9° Capitolo generale, Superiora generale delle Pie Discepole del Divin Maestro i nostri più cordiali auguri.

Il Signore, nostro unico Maestro, custodisca ognuna nel suo grande amore, doni la sapienza e la disponibilità per accogliere la vita in otri nuovi, capaci di offrire il vino nuovo della salvezza nella Chiesa e nel mondo.

…Che la vostra presenza, sempre e ovunque, porti grazia e consolazione.

Un piccolo cenobio in Cappadocia

BETANIACasa Betania

Un po’ di storia

Sedici secoli fa, il cristianesimo viveva il suo momento aureo. La fine delle persecuzioni, il passaggio da religio illicita a licita prima, e a religione ufficiale dell’impero poi, il decollo della riflessione teologica a seguito del diffondersi di varie eresie, fecero del IV secolo quello della svolta. A quell’epoca in Oriente, l’Anatolia era una delle fucine del monachesimo, annoverava personalità di primordine per santità e cultura, era sede di prestigiose scuole, vantava esperienze caritative e pastorali innovative. In quella regione, emergeva la Cappadocia sia per l’incantevole bellezza naturalistica che per la statura dei suoi teologi. Lì videro i natali alcuni tra i più grandi Padri della Chiesa: Basilio di Cesarea, suo fratello Gregorio di Nissa e Gregorio di Nazianzo, che ebbero un ruolo cruciale nell’elaborazione teologica sulla persona dello Spirito Santo. Accanto a loro, un numero impressionante di eremiti, monaci e missionari, come i giovani Sisinio, Martirio e Alessandro, che furono poi trucidati nella trentina Val di Non. Allora, l’Anatolia risplendeva di cristianesimo e l’Italia in certe aree era ancora terra pagana.

Nel milleseicentesimo anniversario del martirio dei tre giovani missionari, l’Arcivescovo di Trento volle esprimere la gratitudine della chiesa trentina a quella dell’Anatolia aprendo in Cappadocia, a Uçhisar, una piccola comunità di preghiera. L’intento dichiarato di tale gesto era di ristabilire un legame con la terra da cui il Trentino aveva ricevuto il dono del Vangelo. In tre dunque si trasferirono nella “terra dei bei cavalli” – questo il significato dell’antica parola persiana “Cappadocia” – famosa per le sue caratteristiche cime a camino di fata, mèta di turisti e pellegrini da tutto il mondo. Si tratta di tre fratelli della Fraternità di S. Valentino di Ala (TN), che scelsero di essere presenti a Uçhisar per nove mesi l’anno, con uno stile monastico semplice, fatto di preghiera, lavoro manuale, dialogo con i vicini di casa e pellegrini di passaggio. I tre si posero così nella scia del monachesimo cenobitico del grande Basilio, ancora ben visibile nelle rovine di migliaia di chiese rupestri e monasteri. Chiese e monasteri erano parte integrante di un sistema di orti, ruscelli deviati, terrazzamenti, piccionaie per raccogliere fertilizzante. La gente portava cibo ai monaci per sostenerli nella loro vita ascetica, e la preghiera di questi aiutava la comunità a tenere lontano il male e a propiziare il raccolto. Una perfetta coabitazione, ancora oggi valida.

Oggi, dopo ventidue anni, i fratelli di S. Valentino, per il diminuito numero non assicurano il loro servizio. Pertanto il vescovo dell’Anatolia cerca persone che continuino questa bella presenza.

La Cappadocia oggi

Paesaggio dal fascino fiabesco – riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’UNESCO – la Cappadocia rimane intrisa di preghiera e permeata di spiritualità. Proprio per questo, molti, di varie religioni, ne sentono il richiamo e vi si recano in cerca di silenzio contemplativo. Ci sono anche molti rifugiati cristiani nella zona, sia iracheni che siriani, senza chiese né pastori. Da marzo a ottobre poi, non mancano pellegrini – singoli e gruppi – che chiedono una cappella per raccogliersi in preghiera e celebrare l’Eucarestia.

Attualmente, in tutta la Turchia non esiste una comunità cristiana di tipo contemplativo e da più parti se ne è espressa la necessità. La Conferenza Episcopale di Turchia e la Nunziatura approvano caldamente il progetto.

 

Il progetto

Dopo la partenza dei membri della fraternità di S. Valentino, il Vicario Apostolico dell’Anatolia, mons. Paolo Bizzeti SJ ha deciso di acquistare la proprietà. Si tratta di una villetta di circa 600 metri quadrati, con giardino, posta all’entrata del paese e con una vista mozzafiato su antiche vestigia di chiese e monasteri.

La casa è in ottimo stato, dotata di sette camere, una cappella che può ospitare una trentina di persone, sala da pranzo ecc. Sono stati fatti periodici lavori di manutenzione e significative migliorie. Conta sulla presenza discreta di un custode esterno che da una ventina d’anni viene quotidianamente per una visita, per assicurare la vigilanza e aiutare nella manutenzione della casa e negli acquisti di quanto è necessario.

La casa si presta ottimamente per accogliere una piccola comunità di consacrate che possa continuare a svolgere, proprio al centro della vasta Turchia, il ministero dell’intercessione, della preghiera umile e del buon vicinato tra cristiani e musulmani. Questo tipo di presenza cristiana è ben accettata a Uçhisar e i vicini sono cordiali e ben disposti. Ancora più gradite saranno le donne, dal momento che nella mentalità locale gli uomini vengono più facilmente sospettati di proselitismo.

Inoltre, la casa potrebbe accogliere piccoli gruppi che vogliono fermarsi per una celebrazione, un tempo di preghiera o di ascolto di una testimonianza monastica. Il Vescovo Paolo garantirà regolari visite durante l’anno. Così egli si esprime: «Una comunità monastica femminile sarebbe l’ideale per rafforzare spiritualmente la presenza cristiana in questa terra di tanti Padri e Madri nella fede. La bellezza e tranquillità del luogo, così come la presenza quasi palpabile dello Spirito, certamente incoraggiano una vita contemplativa di cui si sentirebbero benefici anche nel monastero che decidesse di “distaccare” alcune sorelle in questa “succursale”; e qualche consorella del monastero madre, potrebbe ritrovare slancio grazie ad una permanenza di qualche tempo in questo luogo, in un contesto dove tutto porta a contemplare il Signore dell’universo. È necessario garantire una presenza di almeno nove mesi l’anno, rientrando in Italia durante il freddo inverno per gli Esercizi Spirituali, condividere con le consorelle, vivere momenti di aggiornamento, fare eventuali visite mediche, ecc. Ma si può anche restare tutto l’anno!».

 

Riferimenti di Mons. Paolo Bizzeti SJ:

email bizzeti@gmail.com

tel. +90 542 79 46 708 (con anche whatsapp e skype)

pddmVINO NUOVO IN OTRI NUOVI

è il tema del 9° Capitolo generale delle Pie Discepole del Divin Maestro.

 

Obiettivo generale

Lasciar fluire in noi la vita nuova, frutto dell’esperienza pasquale, per qualificare le nostre presenze, e la gioia del Vangelo rinnovi il mondo.

Obiettivi specifici:

– discernere la qualità e la stagionatura del “vino nuovo” prodotto nella storia della nostra Congregazione (1924-2017);

– valutare se gli “otri” che abbiamo sono adeguati a contenere questo “vino nuovo”

e a favorire la sua piena maturazione;

– riconoscere le abitudini e le strutture che non rispondono più a quanto Dio ci chiede oggi e  rinnovarle per l’avvento del suo Regno nel mondo.

Per sapere di più e seguire il Capitolo visita il sito www.pddm.org

 

 

Vengo come messaggero di pace…logo

“Vengo come amico e come messaggero di pace”. Così Papa Francesco si presenta con un videomessaggio al “caro popolo dell’Egitto” prima della sua visita nel Paese (28 – 29 aprile c.a.), che lui definisce “culla di civiltà, dono del Nilo, terra del sole e dell’ospitalità, ove vissero Patriarchi e Profeti e ove Dio, Clemente e Misericordioso, l’Onnipotente e Unico, ha fatto sentire la Sua voce”.

Nel filmato, trasmesso dalla tv egiziana, il Papa sottolinea che la sua visita sarà “un abbraccio di consolazione e di incoraggiamento a tutti i cristiani del Medio Oriente”. Ringrazia inoltre dell’invito il Presidente della Repubblica, il Patriarca Tawadros II, il Grande Imam di Al-Azhar e il Patriarca Copto-Cattolico. Inoltre si augura che questo viaggio sia “un messaggio di fraternità e di riconciliazione a tutti i figli di Abramo, particolarmente al mondo islamico”, nonché “un valido contributo al dialogo interreligioso con il mondo islamico e al dialogo ecumenico con la venerata e amata Chiesa Copto Ortodossa”.

Il mondo di oggi – conclude Francesco – “ha bisogno di operatori di pace e di persone libere e liberatrici, di persone coraggiose che sanno imparare dal passato per costruire il futuro senza chiudersi nei pregiudizi; ha bisogno di costruttori di ponti di pace, di dialogo, di fratellanza, di giustizia e di umanità”.

A Papa Francesco e al popolo dell’Egitto la nostra vicinanza e preghiera.

venezuelACOMUNICATO

Mercoledì 19 aprile 2017, la residenza dei Fratelli e il Collegio La Salle della città di Mérida, Venezuela, hanno subito danni causati da atti di violenza. Sono state saccheggiate sia la comunità che la scuola. É stato rubato cibo dai frigoriferi, telefoni cellulari e sono stati completamente distrutti tre veicoli. Grazie a Dio studenti, collaboratori ed i Fratelli – Fredy, Lucas e Juan Bosco – stanno bene.

Condanniamo tutti gli atti di violenza ed eleviamo la nostra preghiera a Dio affinché la situazione venezuelana volga verso la pace, il dialogo, la misericordia e la giustizia. Preghiamo per il bene dei nostri Fratelli, alunni, colleghi e tutti i membri della Famiglia Lasalliana del Venezuela.

Fratel Robert Schieler, FSC

Superiore Generale

 

Pasqua 2017

Pasqua 2017

Auguri

Maria di Madgala

andò ad annunciare

ai discepoli:

ho visto il Signore!

(Gv 20,18)

…Che questo annuncio di vita

e di salvezza possa illuminare

le notti che, oggi,

oscurano il cuore umano.

 Buona e santa Pasqua!

madre Regina Cesarato

e sorelle dell’USMI Nazionale

Donna coraggiosa…

women_courage1Donne coraggiose

Il 29 marzo 2017, presso il Dipartimento di Stato a Washington, la First Lady Melania Trump e il Sottosegretario per gli affari politici, Thomas Shannon, hanno consegnato l’International #WomenOfCourage Award.

Il Ministero degli Esteri degli Stati Uniti, dal 2007 ha istituito, un premio per Donne Coraggiose che svolgono la loro missione in zone precarie o in terre soggette a particolari pericoli per le persone (bambini, giovani adulti, famiglie…).

Quest’anno si è tenuta l’undicesima edizione dell’International #WomenOfCourage Award. Sono state premiate 13 donne straordinarie, provenienti da tutto il mondo, che hanno dimostrato eccezionale coraggio, forza e leadership nel sostenere la pace, la giustizia, i diritti umani, l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne, spesso anche a grande rischio personale.

Queste sono le donne premiate nel 2017:

  1. Suor Carolin Tahhan Fachakh, membro dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (F.M.A.) Siria
  2. Sharmin Akter, Activist Against Early/ Forced Marriage, Bangladesh
  3. Malebogo Molefhe, Human Rights Activist, Botswana
  4. Natalia Ponce de Leon, President, Natalia Ponce de Leon Foundation, Colombia
  5. Rebecca Kabugho, Political and Social Activist, Democratic Republic of Congo
  6. Jannat Al Ghezi, Deputy Director of The Organization of Women’s Freedom in Iraq, Iraq
  7. Major Aichatou Ousmane Issaka, Deputy Director of Social Work at the Military Hospital of Niamey, Niger
  8. Veronica Simogun, Director and Founder, Family for Change Association, Papua New Guinea
  9. Cindy Arlette Contreras Bautista, Lawyer and Founder of Not One Woman Less, Peru
  10. Sandya Eknelygoda, Human Rights Activist, Sri Lanka
  11. Saadet Ozkan, Educator and Gender Activist, Turkeyguyen Ngoc Nhu Quynh, Blogger and Environmental Activist, Vietnam
  12. Fadia Najib Thabet, Human Rights Activist, Yemen

Tra le donne premiate è suor Carol Tahhan, Figlia di Maria Ausiliatrice, direttrice della comunità di Damasco in Siria, unica suora a ricevere questo premio in tutti questi anni, in cui sono state già premiate più di 100 donne coraggiose da più di 60 paesi.

Carol Tahhan, è nata ad Aleppo il 9 agosto 1971 da mamma armena, giunta da piccola in Siria, al tempo del massacro con molti membri della famiglia rimasti in vita. Ha amato e ama molto la Syria. Ha lavorato instancabilmente per sostenere le esigenze delle popolazioni più vulnerabili della Siria, in particolare rifugiati e bambini. Nel corso di un periodo di intensi bombardamenti intorno a una scuola di quartiere, Carol ha sempre assicurato che i bambini fossero al sicuro a casa con i propri genitori. Lei è stata un faro di speranza per entrambi i musulmani e cristiani, anche mettendo a rischio la propria vita. Suor Carol continua con la sua comunità, in mezzo alla guerra e alla distruzione, ad accogliere bambini e donne per garantire loro serenità e un po’ di normalità.

Durante la cerimonia di premiazione, e nei giorni in cui si sono ritrovate insieme, le donne premiate, hanno raccontato storie di coraggio e hanno condiviso la loro capacità di resilienza di fronte alle tante sfide che affrontano. Sono un messaggio di speranza, di coraggio, di audacia e leadership nell’impegno di aprire nuove strade verso la pace e lo sviluppo sociale. Queste donne si raduneranno, il 1° aprile 2017 a Los Angeles, per discutere insieme le modalità di lavoro in vista di un miglioramento delle condizioni di vita delle donne e delle ragazze in tutto il mondo.

Cerimonia di premiazione: https://www.youtube.com/

Fonte: cgfmanet.org

 

La gioia dei preparativi per accogliere Papa Francesco

egitto1Egitto: la gioia dei preparativi per accogliere Papa Francesco

“Una delle nostre suore è stata scelta per far parte della Commissione di spiritualità che sta preparando il programma di accoglienza del Santo Padre con l’animazione spirituale delle parrocchie e dei fedeli”. Madre Maria Clara Caramagno, superiora provinciale in Egitto delle Suore Francescane missionarie del Cuore Immacolato di Maria, esprime a ZENIT  la loro gioia alla notizia del viaggio di Papa Francesco al Cairo (28-29 aprile). Queste suore sono il ritratto di una comunità che dall’ottocento è al servizio della popolazione egiziana.

Nel Medio Oriente, le Suore Francescane missionarie del Cuore Immacolato di Maria sono anche presenti in Israele (2 comunità), in Giordania (2), Libano (1), Siria (Damas), Palestina, Iraq (Bagdad, dove 2 case sono state bruciate, e Ninive-KaraKosh).

***

Come avete accolto, in comunità, la notizia della venuta di Papa Francesco? Come pensate di prepararvi?

La notizia della visita in Egitto di Papa Francesco ci ha entusiasmate e ci stiamo preparando a riceverlo anzitutto con la preghiera affinché questa visita sia accolta come un dono del Signore: giovi a migliorare la situazione attuale e sia per cristiani e musulmani un esempio visibile di fratellanza. Concretamente, sensibilizziamo gli alunni delle nostre scuole ed i loro familiari a questo avvenimento portatore di pace. Una delle nostre suore è stata scelta per far parte della Commissione di spiritualità che sta preparando il programma di accoglienza del Santo Padre con l’animazione spirituale delle parrocchie e dei fedeli in genere.

Quante comunità della vostra congregazione lavorano in Egitto, e per quale servizio?

La nostra Congregazione conta attualmente in Egitto 15 comunità dislocate in Basso e Alto Egitto, dalle rive del Mediterraneo con tre case in Alessandria fino alla famosa Luxor (presso l’antica Tebe). Siamo in tutto 83 suore e prevalentemente impegnate nelle 15 scuole, da quelle per l’Infanzia (15) alle elementari (14), alle medie (6) fino al Liceo (2) con una popolazione scolastica globale di 11.543 alunni. Un vero esercito di anime da curare che il Signore ci ha affidato, composto per oltre la metà da musulmani: del resto noi sin dalle origini abbiamo sempre lavorato con persone di diverse religioni e nazionalità. Abbiamo inoltre 5 dispensari per la cura dei poveri che aumentano sempre più perché non possono sostenere le spese ospedaliere o di medici privati. Abbiamo a Luxor un orfanotrofio con 18 ragazze. Lavoriamo con i giovani e i bambini in tante parrocchie sia per le catechesi che per altre attività. Aiutiamo ovunque numerosi poveri, specialmente quando sono malati ed anche li visitiamo nelle loro abitazioni… Partecipiamo alle iniziative della Chiesa universale come pure a quelle della Chiesa locale copto-cattolica.

Una scuola vostra bruciata nell’estate 2013 è stata ricostruita…

Una nostra scuola dell’Alto Egitto, quella di Beni Suef, è stata bruciata da fanatici, ma i vertici dell’esercito l’hanno fatta ricostruire dai militari sapendo che noi accogliamo, senza alcuna discriminazione, alunni di diverse religioni e grazie a Dio già da due anni la scuola è stata riaperta. Anzi ora tutti vogliono che si apra anche la scuola media perché apprezzano molto la formazione data ai bambini. Infatti uno dei nostri principali obiettivi è quello di educare i futuri cittadini al rispetto reciproco della religione delle persone. La spesa non è da poco e confidiamo nella Provvidenza che mai abbandona chi confida in Dio.

Vi serve un aiuto per la casa che è crollata ?

Purtroppo, dopo aver restaurato la parte della casa crollata a causa della costruzione di un nuovo, grande edificio, costruito proprio accanto al nostro, siamo attualmente obbligate a fare enormi lavori di restauro in un’altra parte della nostra abitazione pericolante a causa della rottura delle vecchie tubature che hanno danneggiato le stanze delle suore. La tanta umidità presente nel sottosuolo ha rovinato il pavimento e le pareti della cappella ed anche lì vi sono dei lavori in corso. Abbiamo quindi veramente bisogno di qualche benefattore e vi saremmo molto grate se poteste darci una mano.

Quando e come la vostra comunità, fondata in Italia, è arrivata in Egitto? E per quale missione?

La nostra fondatrice, la Beata Madre Maria Caterina Troiani, è arrivata in Egitto il 14 settembre 1859 su invito del Vicario apostolico mons. P. Guasco, che aveva bisogno di suore per l’istruzione delle ragazze cristiane e per la formazione religiosa dei loro familiari. Prima di giungere in Egitto, mentre la nave era ferma a Malta, le sei suore pioniere appresero la notizia dell’improvvisa morte del vescovo che li attendeva e soltanto la fede ed il coraggio di suor. M. Caterina convinse le altre consorelle a proseguire il viaggio ed iniziare, con l’aiuto del Signore, il lavoro proprio in questo quartiere di Clot Bey, al Cairo, in questa casa benedetta in cui noi, per grazia, ora ci troviamo a continuare l’opera delle origini, per la gloria di Dio ed il bene dei fratelli. Madre Caterina in Egitto aprì scuole e dispensari in varie regioni, fondò orfanotrofi per il “riscatto delle morette”, aiutò tanti poveri non risparmiando sacrifici. Animata dalla passione per la salvezza delle anime aprì ben sette case, sempre fiduciosa nella provvidenza e nel suo caro San Giuseppe, fondò missioni anche fuori dall’Egitto: a Gerusalemme, a Malta, in Italia. Oggi, grazie al coraggio indomito di questa donna che ci ha lasciato in eredità il suo carisma missionario, l’Istituto è presente in 4 continenti (Africa, Asia, Europa e America) ed in 15 nazioni (Africa: Egitto, Marocco, Guinea Bissau, Eritrea; Asia: Cina, Palestina, Israele, Giordania, Libano, Siria e Iraq; Europa: Italia e Malta; America: Brasile e Stati Uniti).

Vuole aggiungere qualcosa ?

Voglio esprimere la gioia di trovarmi in questa missione e chiedo al Signore di aiutare me e le mie consorelle ad essere ovunque “missionarie della misericordia” con una vita di testimonianza evangelica. Quando la vita parla, tutti comprendono.

Fonte: Zenit.org

cartaL’Unione delle Conferenze Europee dei/lle Superiori/e Maggiori (U.C.E.S.M.) raggruppa 39 Conferenze nazionali che rappresentano i/le superiori/e maggiori di Istituti religiosi apostolici di 28 paesi europei, cioè circa 250.000 religiosi e religiose.

è un’associazione ecclesiale di Diritto canonico, riconosciuta dagli organismi responsabili della vita religiosa apostolica, la CIVCSVA al Vaticano, e anche un’Associazione Internazionale senza fine di lucro (AISBL) di diritto belga.

 Gli obiettivi di questa Conferenza sono:

       intraprendere una riflessione e proporre un’azione che, tramite le Conferenze nazionali, aiutino i religiosi d’Europa e i membri di società di vita apostolica a essere testimoni del Vangelo nei contesti culturali e socio-economici, secondo le circostanze di tempo e di luogo;

        promuovere la collaborazione e l’aiuto reciproco fra le Conferenze di Superiori/e Maggiori delle varie nazioni europee, ed eventualmente fra tali Conferenze con altre organizzazioni internazionali;

        favorire un adeguato coordinamento ed un’adeguata collaborazione fra tali Conferenze nazionali di Superiori/e Maggiori e le Conferenze episcopali, come pure con il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) e la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE) e con ogni vescovo;

        rappresentare i membri dell’UCESM ogniqualvolta la presenza di un rappresentante dei religiosi d’Europa e dei membri di società di vita apostolica sia auspicata o richiesta 

 

Per maggiori informazioni: www.ucesm.net