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Primo piano

La crisi dei rifugiati in Europa: come sta rispondendo la Chiesa?

rifugiatiUn’indagine condotta recentemente tra le Conferenze Episcopali europee rivela che la Chiesa in Europa ha risposto in maniera positiva ai bisogni urgenti di rifugiati e migranti, così come all’appello del Santo Padre ad accogliere i rifugiati. L’assistenza offerta include la cura immediata di coloro che si trovano maggiormente nel bisogno e azioni di lungo termine volte a facilitare l’integrazione in Europa; questa indagine è stata condotta per tracciare un quadro preciso circa la risposta della Chiesa all’attuale crisi dei migranti e rifugiati in Europa e per condividere idee su possibili risposte concrete.

Mentre le risposte provenienti dalle Conferenze Episcopali mostrano quanto la Chiesa – attraverso le sue numerose strutture – sia impegnata attivamente nel far fronte ai bisogni di migranti e rifugiati, è importante sottolineare quanto spesso Papa Francesco e i Vescovi europei si siano rivolti alla Comunità Internazionale, richiamandola a fare tutto il possibile per instaurare pace e stabilità. La guerra e il conflitto rimangono tra le cause maggiori dell’attuale crisi dei rifugiati. Senza una chiara volontà politica che miri al raggiungimento della pace e ad una migliore comprensione della solidarietà e dello sviluppo globale, la crisi attuale porterà inevitabilmente ad un ulteriore aumento delle tensioni, della paura e della violenza.

La situazione specifica di ogni Paese europeo richiede soluzioni su misura, sostenibili per ogni singolo Paese, basate sulla solidarietà e sulla responsabilità. Seguendo questi principi e collaborando con networks cattolici e non, la Chiesa sviluppa le sue risposte alla crisi odierna, che sta colpendo così profondamente l’umanità.

I risultati dell’indagine suggeriscono che:

  1. Grazie alla lunga e comprovata esperienza di impegno della Chiesa nel prestare aiuto a rifugiati e migranti, la Chiesa in Europa è stata in grado di fornire il proprio aiuto riguardo a molti aspetti della crisi attuale.
  1. A seguito dell’invito di Papa Francesco e visti i bisogni urgenti di migranti e rifugiati, la Chiesa in Europa ha mostrato una grande apertura e ha sviluppato modalità concrete per “accogliere lo straniero”.
  1. L’assistenza offerta dalla Chiesa ha mostrato come una migliore comprensione dei bisogni dei rifugiati contribuisca ad approfondire il rispetto della dignità umana, a cambiare atteggiamenti verso coloro che fuggono per salvare la propria vita, a superare sentimenti di paura. La Misericordia viene compresa meglio di fronte agli eventi odierni, e ancora di più quando le persone hanno un nome e un volto preciso.
  1. L’impegno della Chiesa include l’aiuto immediato a coloro che si trovano maggiormente nel bisogno e varie azioni a lungo termine volte a facilitare l’integrazione.
  1. Nella maggior parte dei Paesi europei la Chiesa collabora con le autorità e porta avanti la sua azione in collaborazione con gli Stati. La sua competenza è volta a informare meglio e a sviluppare politiche che contribuiscano alla coesione sociale e allo sviluppo.
  1. Nel rispondere e contribuire a risolvere i problemi legati al fenomeno delle migrazioni globali, la Chiesa affronta numerose sfide, come la disponibilità di ridotti mezzi finanziari, la crescita di una mancanza di solidarietà tra gli Stati, l’inadeguatezza di strategie a livello statale, l’aumento di comportamenti xenofobi, sentimenti di insicurezza.
  1. I contatti con la Chiesa d’origine e con la diaspora variano a livello di interazione e di scopi che sottendono a questi contatti. La presenza di sacerdoti provenienti dai Paesi di origine si dimostra di grande aiuto nel colmare i divari e stabilire il dialogo.

L’attuale drammatica situazione umana richiede soluzioni diversificate in ciascuno Stato, l’impegno reale, la solidarietà e la responsabilità di tutti.

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Hanno partecipato all’indagine le Conferenze Episcopali dei seguenti Paesi europei: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Moldavia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina (Eparchia di Mukachevo), Ungheria.

Fonte: www.ccee.euwww.eurocathinfo.eu

Grazie a te, donna

fioriNon è sufficiente dedicarle una giornata; merita molto di più, merita tutta la nostra gratitudine per essere uno dei pilastri dell’umanità, per essere generatrice di vita, prima educatrice e formatrice di nuove generazioni.

Nel suo DNA sono iscritti gli elementi essenziali che delineano la grandezza e la bellezza della sua esistenza: essere madre, essere dono.

Altruismo, abnegazione, gratuità caratterizzano il suo essere donna, sia essa celibe o sposata, giovane o anziana. A lei il grazie dell’umanità e della Chiesa.

Con Giovanni Paolo II diciamo: “Grazie a te, donna, per il fatto di essere donna”; grazie a te, madre, che accogli nel tuo grembo la vita nascente e la proteggi lungo il cammino della vita; grazie a te, donna consacrata e apostola che come Maria rispondi alla chiamata del tuo Dio a essere madre di ogni uomo e di ogni donna.

Anna Pappalardo, fsp

Le loro vite offerte

yemen2Ancora una strage, ancora una volta il sangue di fragili ma coraggiose donne è stato versato perché alcuni – in odio all’Amore – non le capivano, non sopportavano, non volevano le loro opere di assistenza e di aiuto. Ma esso – quel sangue – non grida al cospetto di Dio, chiedendo vendetta. Le loro sono vite offerte a Dio, da mattino a sera e, se utile, dalla sera al mattino, perché vecchi e disabili vivano senza troppe e ingiuste sofferenze il loro attuale segmento di vita e abbiano assistenza, protezione, aiuto, sostegno; sentano vicinanza, prossimità, fraternità. E’ successo ad Aden, nello Yemen, il 4 marzo del 2016, proprio l’altro ieri. Una banda di uomini armati ha fatto incursione in una casa di riposo per vecchi e disabili: hanno massacrato quattro suore appartenenti alla congregazione delle Missionarie della carità, le suore di Madre Teresa di Calcutta. E rapito un sacerdote salesiano, missionario anch’egli, tutto dedito al suo ministero in quella stessa sede. Erano lì per decisione granitica le suore e fortemente determinato il sacerdote. Con esse – due ruandesi, una kenyota e una indiana – sono state uccise altre 12 persone, tra cui l’autista e altri due collaboratori, etiopi, della comunità.

Da un anno e mezzo il Paese, il più povero del Medio Oriente, vive una situazione molto precaria, di guerra civile. Vi circolano ribelli houthi e gruppi legati alla rete di al-Qaeda. Loro, gli assassini armati, ed esse, pienamente e lucidamente coscienti della gravità della situazione; e fermamente determinate a non mollare. A Dio e ai poveri, agli emarginati, a quelli che la società opulenta considera ‘scarto’, esse hanno dedicato la loro vita, le loro energie, il loro cuore, il loro amore ora e per sempre. Erano delle innamorate, “innamorate di Dio – direbbe felice Scalia – e quindi amanti degli uomini fino a non avere pace fino a vederli liberi, come si addice a figli di Dio”. In gesti semplici e deliziosi ad un tempo perché sapevano che l’amore non cerca gesti altosonanti; era sufficiente dar da mangiare e da bere, imboccare, lavare un handicappato con qualsiasi limite; curarlo,  possibilmente accompagnarlo sino alla guarigione completa.

Così avrebbe fatto la loro fondatrice, Madre Teresa – che verrà proclamata santa il prossimo settembre. E lo aveva anche detto: “il più grande dono che Dio ti può fare è darti la forza di accettare qualsiasi cosa egli ti mandi e di restituirgli qualsiasi cosa Egli ti chieda”. Anselm, Marguerite, Judit e Reginette, le quattro suore massacrate, con la vita gli hanno restituito davvero tutto.

Con papa Francesco ci auguriamo che questo atto atroce “svegli le coscienze, guidi ad un cambiamento dei cuori ed ispiri tutte le parti a deporre le armi e intraprenda un cammino di dialogo”, perché, diciamo ancora con papa Francesco – è ora di “rinunciare alle violenze e di rinnovare il proprio impegno per la gente dello Yemen, in particolare i più bisognosi”. (B.M.)

Una memoria al “femminile”

eco1 Molte/i forse non sanno che Umberto Eco è stato una di noi, ha lavorato per Noidonne quando la sua firma non ancora faceva eco. Lo scoprii quando curai il lancio del 50esimo di Noidonne perché nel piano di comunicazione che elaborai tra le tante cose mi sembrò fondamentale di dover pubblicare le migliori pagine e firme che erano passate dal 1944 al 1993 e per riportare tutto alla luce e dare il giusto valore alla storica testata che stava per morire e che riuscì a sopravvivere per altri 5 anni. Anche io credo, come Eco disse in un’intervista, che hanno passato più volte in questi due giorni di lutto, che “la memoria coincide con l’anima, chi perde la memoria perde l’anima”.

Così tra la giovane Anna Maria Ortese che scriveva racconti a puntate, e Marguerite Duras, e tante altre, non abbiamo perso la memoria che si era infilato tra loro il giovane Umberto.

Questo che dico riguarda la memoria di cui stiamo ragionando e l’anima che non abbiamo perso. In quello stesso periodo curavo un cofanetto 1000 lire che si chiamò “Parole di donne”.

L’idea iniziale era di coinvolgere 10 scrittrici famose a scrivere un inedito a sostegno della casa editrice 1000 lire che versava in cattive acque. Mi venne l’idea di nascondere un uomo tra loro come Ulisse tra le donne con lo pseudonimo “Adriana Moltedo”, unica sconosciuta del gruppo e poi svelare sul più bello la sua vera identità.

Chi meglio di Umberto Eco poteva assolvere questo ruolo avendo già fatto esperienza tra Noidonne? Lo chiamai. Lui era già una star a livello internazionale. Era in partenza per gli Stati Uniti. L’idea gli piacque e voleva come Ulisse nascondersi tra Noidonne e si divertì dell’escamotage comunicativo per lanciare il Cofanetto.

Lo divertiva l’idea di cosa avrebbero detto i critici della sconosciuta “Moltedo” non sapendo che in realtà era un’Eco” famosissimo. Ma i suoi tempi si rivelarono troppo lunghi rispetto alle esigenze dell’editore e alla fine uscimmo con solo 5 scrittrici famose senza Ulisse/Eco.

Noidonne dunque ci uniamo al resto del paese per piangere un grande che ha fatto Eco in tutto il mondo e che ha collaborato con il nostro storico giornale.

Ciao Umberto, grazie.

Adriana Moltedo
www.noidonne.org

Cattolici e ortodossi

cattli_ortodossi_1Cattolici e ortodossi uniti di fronte alle sfide del mondo

“E’ stata una conversazione di fratelli”: così il Papa ha commentato l’incontro all’Avana con il Patriarca di Mosca Kirill, parlando con i giornalisti durante il volo verso il Messico. “Io mi sono sentito davanti a un fratello e anche lui mi ha detto lo stesso. Due vescovi che parlano della situazione delle loro Chiese e sulla situazione del mondo, delle guerre, dell’ortodossia, del prossimo Sinodo panortodosso … Io vi dico, davvero, io sentivo una gioia interiore che era proprio del Signore”. Ha poi ha spiegato ai giornalisti che si è parlato di un programma di “possibili attività in comune” perché – ha detto – “l’unità si fa camminando”:

“Una volta io ho detto che se l’unità si fa nello studio, studiando la teologia e il resto … verrà il Signore e ancora noi staremo facendo l’unità. L’unità si fa camminando, camminando: che almeno il Signore, quando verrà, ci trovi camminando”.

Centrale la Dichiarazione congiunta firmata dopo l’incontro. Il Papa ne ha spiegato il senso: “Ci saranno tante interpretazioni, eh?: tante. Ma non è una dichiarazione sociologica, è una dichiarazione pastorale, incluso quando si parla del secolarismo e di cose chiare, della manipolazione biogenetica e di tutte queste cose. Ma è ‘pastorale’: due vescovi che si sono incontrati con preoccupazione pastorale. E io sono rimasto felice”.

Cattolici e ortodossi uniti di fronte alle sfide del mondo

Il testo della Dichiarazione comune firmata all’Avana da Papa Francesco e il Patriarca Kirill conta 5 pagine divise in 30 punti.

Da cuore a cuore

Un testo semplice e forte: “Con gioia – affermano Francesco e Kirill – ci siamo ritrovati come fratelli nella fede cristiana che si incontrano per «parlare a viva voce» (2 Gv 12), da cuore a cuore”. “Incontrandoci lontano dalle antiche contese del ‘Vecchio Mondo’, sentiamo con particolare forza la necessità di un lavoro comune tra cattolici e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispetto, arendere conto al mondo della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3, 15)”.

Rispondere insieme alle sfide del mondo contemporaneo

Il testo deplora “la perdita dell’unità, conseguenza della debolezza umana e del peccato”, e nella consapevolezza “della permanenza di numerosi ostacoli” si augura che questo incontro “possa contribuire al ristabilimento” dell’unità voluta da Dio. Lo scopo è rispondere “insieme alle sfide del mondo contemporaneo. Ortodossi e cattolici devono imparare a dare una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è possibile e necessario”.

Porre fine a persecuzione cristiani e a guerre in Siria e Iraq

“Il nostro sguardo – affermano Francesco e Kirill – si rivolge in primo luogo verso le regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione”, testimoni di unità nella sofferenza e nel martirio. “In molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti. In Siria, in Iraq e in altri paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l’esodo massiccio dei cristiani” e di altre comunità religiose. “Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente per prevenire l’ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente” e “porre fine alla violenza e al terrorismo”, assicurando nello stesso tempo “un aiuto umanitario su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti rifugiati nei Paesi confinanti”. Si lancia un appello per la liberazione delle persone rapite.

Dialogo interreligioso indispensabile

“In quest’epoca inquietante – afferma la Dichiarazione – il dialogo interreligioso è indispensabile” e “i leader religiosi hanno la responsabilità particolare di educare i loro fedeli” a rispettare le altre fedi: “Sono assolutamente inaccettabili i tentativi di giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può essere commesso in nome di Dio”.

Libertà religiosa sempre più minacciata

Si esprime poi la preoccupazione “per la situazione in tanti Paesi in cui i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse”. Si afferma “che la trasformazione di alcuni Paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica”. In questo senso, Francesco e Kirill invitano a rimanere vigili contro un’integrazione europea “che non sarebbe rispettosa delle identità religiose” nella convinzione “che l’Europa debba restare fedele alle sue radici cristiane”.

Solidarietà con i poveri e i migranti

C’è quindi l’appello a non rimanere indifferenti “alla sorte di milioni di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei Paesi ricchi. Il consumo sfrenato, come si vede in alcuni Paesi più sviluppati, sta esaurendo gradualmente le risorse del nostro pianeta. La crescente disuguaglianza nella distribuzione dei beni terreni aumenta il sentimento d’ingiustizia nei confronti del sistema di relazioni internazionali”. “Le Chiese cristiane sono chiamate a difendere le esigenze della giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e un’autentica solidarietà con tutti coloro che soffrono”.

Famiglia, vita, eutanasia

Si esprime poi la preoccupazione per la crisi della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna: “Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità … viene estromesso dalla coscienza pubblica”. Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen 4, 10)”. Preoccupazione anche per lo sviluppo dell’eutanasia e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita”. Francesco e Kirill si rivolgono quindi ai giovani cristiani perché non abbiano paura di “andare controcorrente, difendendo la verità di Dio”.

No a proselitismo e uniatismo

La Dichiarazione auspica che l’incontro “possa anche contribuire alla riconciliazione, là dove esistono tensioni tra greco-cattolici e ortodossi”. Si esclude ogni forma di proselitismo. “Oggi è chiaro – si afferma – che il metodo dell’uniatismo del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità. Tuttavia – si sottolinea – le comunità ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il diritto di esistere e di intraprendere tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze spirituali dei loro fedeli, cercando nello stesso tempo di vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi e greco-cattolici hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza reciprocamente accettabili”.

Pace in Ucraina

Si lancia quindi un appello per la fine delle violenze in Ucraina che hanno già causato “molte vittime” gettando la società “in una grave crisi economica ed umanitaria”. Si auspica che “lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa essere superato sulla base delle norme canoniche esistenti”.

Fratelli non concorrenti

“Non siamo concorrenti ma fratelli – concludono Francesco e Kirill – e da questo concetto devono essere guidate tutte le nostre azioni reciproche e verso il mondo esterno. Esortiamo i cattolici e gli ortodossi di tutti i paesi ad imparare a vivere insieme nella pace e nell’amore”.(DS)

UCESM: memoria e profezia

LogoUCESEMMEMORIA E PROFEZIA
Assemblea Generale dell’UCESM a Roma (Italia), 3-4 febbraio 2016
profeziaUna cinquantina di Superiori/e Maggiori di tutta l’Europa si sono ritrovati/e il 3 e 4 febbraio a Roma per la loro 17° Assemblea Generale sul tema: “UCESM – Memoria e Profezia”. Lo scopo di quest’Assemblea era, oltre alla celebrazione dei 35 anni di esistenza dell’UCESM, di rileggere il cammino percorso, circoscrivere le sfide attuali e individuare prospettive per il futuro.
Dopo la relazione di P. Mariano Sedano, consigliere presso l’UCESM da 8 anni, sul percorso storico dell’associazione fin dal 1981, il Padre carmelitano Bruno Secondin, professore emerito di spiritualità presso la Pontificia Università Gregoriana, ha provato a indicare come l’UCESM, profezia1attraverso il suo servizio di comunione e condivisione, può rispondere alle nuove sfide che ci presenta l’Europa oggi. Il P. Alessandro Perrone, consigliere presso la CISM e la CIVCSVA, ha portato il suo parere conclusivo a queste conferenze.
In seguito, i membri partecipanti – radunati in diversi gruppi linguistici – hanno riflettuto sui modi di far evolvere l’UCESM verso uno strumento attivo e attuale di servizio alla vita religiosa.
L’eucaristia del primo giorno è stata presieduta dal Cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della CIVCSVA, che ha dato all’assemblea un messaggio di incoraggiamento per il cammino dell’UCESM e di ringraziamento per il servizio prezioso e la testimonianza gioiosa dei religiosi e religiose nel continente europeo.
A conclusione dell’Assemblea ci sono state le elezioni del nuovo Comitato Esecutivo per un mandato di 4 anni: P. Giovanni Peragine crsp è stato rieletto Presidente; i nuovi membri sono: Sr. Danièle Faltz dcn del Lussemburgo, Vicepresidente; Sr. Hedvig Deák op di Ungheria, consigliera; e P. Nicolai Dubinin ofm conv di Russia, consigliere.
profezia3
La prossima Assemblea Generale è prevista per il 2018 in Romania.

Francesco e Kirill, storico incontro a Cuba

Papa Francesco e il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia si incontreranno venerdì, 12 febbraio c.a. a Cuba. Lo annunciano con “gioia” in un comunicato congiunto la Santa Sede e il Patriarcato di Mosca.
E’ un incontro che avviene “per grazia di Dio” – afferma il comunicato congiunto – e che “comprenderà un colloquio personale presso l’aeroporto internazionale José Martí dell’Avana e si concluderà con la firma di una dichiarazione comune”.
In un briefing, il direttore della Sala Stampa vaticana,padre Federico Lombardi, ha affermato, leggendo la parte centrale del comunicato: “Questo incontro dei Primati della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa russa, preparato da lungo tempo, sarà il primo nella storia e segnerà una tappa importante nelle relazioni tra le due Chiese.
La Santa Sede e il Patriarcato di Mosca auspicano che sia anche un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà. Invitano tutti i cristiani a pregare con fervore affinché Dio benedica questo incontro, che possa produrre buoni frutti”.
Il Patriarca Kirill – ha detto padre Lombardi – arriva all’Avana giovedì 11 febbraio in visita ufficiale; si tratta della sua prima visita come Patriarca in America Latina. Il Papa, arrivando, viene ricevuto dal presidente Raul Castro. Alle 14.15 incontra il Patriarca Kirill.
Il colloquio privato dovrebbe durare un paio d’ore.Al termine c’è la firma della dichiarazione congiunta.I testi sono in russo e in italiano.
Il Papa e il Patriarca li firmano entrambi e poi se li scambiano. Seguiranno i brevi discorsi del Patriarca Kirill e del Papa: “Attualmente – ha sottolineato padre Lombardi – sono previsti, non come discorsi preparati, con un testo lungo o complicato, ma più come un’espressione spontanea, personale di sentimenti in questa straordinaria e bellissima occasione”.
Padre Lombardi ha, inoltre, sottolineato che questo incontro ha un importanza straordinaria. Non si tratta di un incontro “improvvisato” ma è maturato nel giro di due anni: “Il fatto adesso che ambedue – il Patriarca e il Papa – avessero previsto dei viaggi che dovevano fare in America Latina ha costituito una circostanza, una premessa favorevole per l’attuazione”. Padre Lombardi ha tratteggiato, poi, la figura del Patriarca Kirill: “Certamente è una personalità che ha una lunghissima storia di impegno ecumenico e di partecipazione ai rapporti con le altre Chiese. Con il Patriarca precedente era il responsabile delle relazioni esterne. Aveva quindi molti rapporti ecumenici e conosceva molto bene anche la situazione dell’ecumenismo. Tra l’altro, era stato anche qui a Roma per la consacrazione della Chiesa ortodossa e aveva incontrato Papa Benedetto, non essendo lui ancora Patriarca”.
Un altro “aspetto importante per contestualizzare questo incontro – ha aggiunto padre Lombardi – è che è stato annunciato un Concilio pan-ortodosso per il prossimo mese di giugno. Il fatto quindi che queste relazioni positive tra la Chiesa cattolica e le grandi Chiese ortodosse si sviluppino, dà anche un senso di avvicinamento, con grande interesse, partecipazione e preghiera anche, a questo evento molto importante”.
Padre Lombardi, infine, ha detto che “Il Patriarca Bartolomeo naturalmente è stato informato appropriatamente di questo incontro e ha manifestato la sua soddisfazione, la sua gioia per questo passo avanti nel cammino delle buone relazioni ecumeniche tra la Chiesa cattolica e la più grande Chiesa ortodossa. La Chiesa ortodossa russa è, anche dal punto di vista numerico, di gran lunga la più ampia, la più numerosa fra le Chiese ortodosse. Si calcola che forse circa due terzi degli ortodossi del mondo, circa duecento milioni, dipendano dal Patriarcato di Mosca. Quindi è un passo ecumenico particolarmente importante quello dell’incontro del Papa con il Patriarca di Mosca” (D.S.)

Non più schiavi ma fratelli e sorelle

icoPrimop8 Febbraio 2016
“Il Giubileo della Misericordia
per la liberazione degli schiavi di oggi”
Il fenomeno
La tratta di esseri umani è una delle peggiori schiavitù del XXI secolo. E riguarda il mondo intero. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) e l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) circa 21 milioni di persone, spesso povere e vulnerabili, sono vittime di tratta a scopo disfruttamento sessuale o lavoro forzato, espianto di organi, accattonaggio forzato, servitù domestica, matrimonio forzato, adozione illegalee altre forme di sfruttamento. Ogni anno, circa 2,5 milioni di persone sono vittime di traffico di esseri umani e riduzione in schiavitù; il 60 per cento sono donne e minori. Spesso subiscono abusi e violenze inaudite. D’altro canto, per trafficanti e sfruttatori la tratta di esseri umani è una delle attività illegali più lucrative al mondo: rende complessivamente 32 miliardi di dollari l’anno ed è il terzo “business” più redditizio, dopo il traffico di droga e di armi.
Obiettivi della Giornata
L’obiettivo principale è quello di informare e coinvolgere tutte le realtà Italiane, di Chiesa, particolarmente le Diocesi, le parrocchie, le congregazioni religiose maschili e femminili, le Caritas, i Media e le varie organizzazioni cristiane e laiche, sensibili e interessate al problema della tratta di esseri umani.
Scopo è innanzitutto quello di creare, attraverso questa Giornata, maggiore consapevolezza del fenomeno e riflettere sulla situazione globale di violenza e ingiustizia che colpisce tante persone, che non hanno voce, non contano, non sono nessuno: sono semplicemente schiavi. Al contempo cercare di dare risposte a questa moderna forma di tratta di esseri umani, attraverso azioni concrete e coraggiose, consapevoli che il fenomeno è sempre in costante movimento e cambiamento, con un maggior numero di vittime, sempre più giovani, inesperte, analfabete e quindi facilmente ricattabili. Il Giubileo della Misericordia ci offre quindi una concreta opportunità di ricevere e usare misericordia per aiutare i nuovi schiavi di oggi a rompere le loro pesanti catene di schiavitù per riappropriarsi della loro libertà.
Per questo è fondamentale, da un lato, ribadire la necessità di garantire diritti, libertà e dignitàalle persone trafficate e ridotte in schiavitù, offrendo a loro accoglienza, recupero e integrazione mentre dall’altro bisogna denunciare sia le organizzazioni criminali con i loro ingenti guadagni e sia coloro che usano e abusano della povertà e della vulnerabilità di queste persone per farne oggetti di piacere.
La voce del Papa
Ribadisco che la “tratta delle persone” è un’attività ignobile, una vergogna per le nostre società che si dicono civilizzate! Sfruttatori e clienti a tutti i livelli dovrebbero fare un serio esame di coscienza davanti a se stessi e davanti a Dio! La Chiesa rinnova oggi il suo forte appello affinché siano sempre tutelate la dignità e la centralità di ogni persona (Agosto 2013)
Il ruolo della Chiesa
Nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2015 “Non più schiavi ma fratelli e sorelle” Papa Francesco ricorda: “l’enorme lavoro silenzioso che molte congregazioni religiose, specialmente femminili, portano avanti da tanti anni in favore delle vittime in cui l’azione si articola principalmente intorno a tre opere: il soccorso alle vittime, la loro riabilitazione sotto il profilo psicologico e formativo e la loro reintegrazione nella società di destinazione o di origine. Questo immenso lavoro, richiede coraggio, pazienza e perseveranza ma, occorre anche un triplice impegno a livello istituzionale di prevenzione, di protezione delle vittime e di azione giudiziaria nei confronti dei responsabili.”
Alcuni documenti che offrono spunti di riflessione e informazione:
  • Messaggio completo di Papa Francesco del 1 gennaio 2015 in occasione della giornata della pace: “Non più schiavi ma fratelli”.
  • Vaticano, 18 Aprile 2015: Discorso ai partecipanti alla sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali
  • Vaticano, 30 ottobre 2015: Messaggio ai partecipanti alla Conferenza sulla tratta degli esseri umani organizzata a Madrid dal Gruppo di esperti “Santa Marta”

Vita consacrata in comunione

LogoAV_primopianoComunicato Stampa
Città del Vaticano, 20 gennaio 2016
Anno della vita consacrata: grande evento conclusivo

           Più di 4.000 consacrati consacrate, appartenenti alle diverse forme di vita consacrata, stanno arrivando a Roma da ogni parte del mondo per partecipare al grande evento conclusivo dell’Anno della Vita Consacrata, che si svolgerà dal 28 gennaio al 2 febbraio 2016: Vita consacrata in comunione. Il fondamento comune nella diversità delle forme. Un appuntamento nel quale si alterneranno giornate di incontro, veglie di preghiera, tempi per ritrovarsi e approfondire lo specifico di ciascuna forma, con uno sguardo profetico verso il futuro.
Queste le finalità dell’incontro: conoscere meglio il grande mosaico della Vita consacrata, vivere la comunione riscoprendo l’unica chiamata nella diversità delle forme (Ordo Virginum, vita monastica, Istituti apostolici, Istituti secolari, nuovi Istituti e nuove forme di Vita consacrata), iniziare insieme il cammino nel grande Giubileo della Misericordia che consegna ancora una volta a tutti i consacrati il mandato specifico della loro vocazione: essere volto della misericordia del Padre, testimoni e costruttori di una fraternità autenticamente vissuta.
Il 28 gennaio, darà inizio all’evento la veglia nella Basilica papale di S. Pietro presieduta da S.E.R. Mons. José Rodríguez Carballo, OFM, Arcivescovo Segretario CIVCSVA, alla presenza di S.E.R. il Cardinale João Braz De Aviz, Prefetto CIVCSVA.
Questa la particolarità delle giornate: il 29 gennaio vedrà riuniti tutti i consacrati nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Il 30 e 31 gennaio, in cinque diversi luoghi di Roma, ogni forma di vita consacrata si incontrerà per approfondire alcuni aspetti specifici della propria vocazione, per poi ritrovarsi nuovamente insieme il 1° febbraio nell’Aula Paolo VI per l’udienza con il Santo Padre Francesco e per l’Oratorio ‘Sulle tracce della Bellezza’, Diretto da Mons. Marco Frisina.
Il Convegno si concluderà con il pellegrinaggio giubilare la mattina del 2 febbraio e, il pomeriggio, con la Celebrazione eucaristica nella Basilica papale di S. Pietro per la XX Giornata Mondiale della Vita Consacrata presieduta dal Santo Padre Francesco.
I giornalisti che desiderano partecipare devono accreditarsi presso:  accreditamenti@ pressva.va

Vittoria Terenzi
Ufficio stampa – CIVCSVA
Cell. 380/3444483 – vterenzi@yahoo.it

Chiamati per annunciare…

Questo appello costituisce il tema della Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani del 2016 che si celebra dal 18 al 25 gennaio. San Pietro apostolo scopre una grande verità:

a. Molti di coloro che costituivano la chiesa primitiva e che provenivano specificamente dal mondo pagano, prima dell‘incontro con il Vangelo non erano il popolo di Dio, che diventa tale con la chiamata ricevuta. Un tempo essi non erano il suo popolo, ora invece sono il popolo di Dio. Un tempo essi non avevano la sua misericordia, ora, invece, hanno ottenuto la misericordia di Dio. Un tempo essi non avevano la grazia di Dio, ora, invece, sono benedetti e hanno la grazia di Dio.

b. Con l‘incontro abbiamo un popolo che Dio ha acquistato per sé?, che riceve la potenza della salvezza di Dio in Gesù Cristo. Questa viva esperienza costituisce una realtà di speciale importanza, che è espressa nel Battesimo, in cui il battezzato rinasce dall‘acqua e dallo Spirito (Gv 3,5).

E‘ una indiscutibile verità, che con il Battesimo abbiamo una nuova vita di Grazia:

a. Nel Battesimo moriamo al peccato per risorgere con Cristo.
b. Aggiungiamo che il Battesimo apre un nuovo cammino di fede, che unisce ogni fedele cristiano con il popolo di Dio.
Dio ci ha scelto, senz‘altro, non come privilegio, non perché noi siamo cristiani degni, non perché ne abbiamo diritto.
Certamente ci ha scelto per raggiungere uno scopo. Battesimo – annuncio – chiamata costituiscono un percorso comune a tutti i battezzati di ?annunziare a tutti le sue opere meravigliose (1 Pietro 2,9).
Sottolineiamo che la lettura della Bibbia rafforza e incoraggia alla preghiera e alla riconoscenza delle ?opere meravigliose di Dio.
Nei testi della Bibbia, che trattano la storia della salvezza, leggiamo gli atti salvifici di Dio:
a. Condurre il suo popolo fuori della cattività.
b. Compiere le Sue opere meravigliose, che andranno proclamate e riconosciute con ascolto fedele.
Nel Nuovo Testamento la resurrezione di Gesù Cristo costituisce per i Battezzati l‘accesso alla nuova vita, dona la salvezza e la vita eterna.
Come cristiani siamo impegnati al servizio di Dio, nel portare a tutti il suo amore, che ci ha resi santi, non perché i cristiani sarebbero più virtuosi degli altri, ma santi nella Grazia di Dio. Malgrado, allora, il fatto che i cristiani appartengono a diverse tradizioni, la Parola di Dio, su cui pregano, studiano e riflettono è fondamentale in una comunione, per quanto incompleta.
Ringraziamo i nostri fratelli della Lettonia per la loro preziosissima esperienza e ricordiamo nelle nostre preghiere tutti i martiri cristiani appartenenti alla Chiesa Cattolica Romana, alla Chiesa Ortodossa, alla Chiesa Luterana, alla Chiesa Battista.Dio doni riposo alle loro anime. Amen!

Chiesa Cattolica
Bruno Forte
Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto
Presidente, Commissione Episcopale per l‘Ecumenismo e il Dialogo della CEI

Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Pastore Massimo Aquilante
Presidente

 

Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta
ed Esarcato per l’Europa Meridionale
Metropolita
Gennadios
Arcivescovo