Papa Francesco
Omelia per la Messa nella Giornata mondiale della pace, 1° gennaio 2016
Papa Francesco
Omelia per la Messa nella Giornata mondiale della pace, 1° gennaio 2016
Raccolgo la ricca esperienza del Convegno, ancora tutta da “metabolizzare”, discernere, approfondire, attorno a tre coppie di parole, commentate da brevi stralci della relazione del prof. Magatti:
1. Esodo-Sinodo
Occorre un popolo (la Chiesa) disposto a mettersi in cammino (ex-odos) insieme (sun-odos). Confidando nella terra promessa. È solo uscendo (esodo) – come ha saputo fare già tante volte nel corso dei secoli nelle sue espressioni migliori – che la Chiesa italiana potrà accompagnare (sinodo) la società italiana verso la riscoperta della sua vocazione più profonda che tanto serve all’umano di oggi in ogni continente.
2. Ascolto e concretezza
Occorre un nuovo umanesimo della concretezza che, guardando a Gesù Cristo, torni a essere capace di quella postura relazionale, aperta, dinamica, affettiva verso cui ci sospinge continuamente Papa Francesco. Etimologicamente ‘concretezza’ significa ‘cum crescere’, ‘crescere insieme’. Dunque, essa ha a che fare con il rimettere insieme – cioè, in dialogo – ciò che abbiamo imparato a separare. La concretezza richiede prima di tutto, di rimanere aperti alla vita e alle sue istanze e, per questo, è generativa. Una generatività che si esprime nei movimenti del desiderare, mettere al mondo (non solo in senso biologico), prendersi cura, lasciare andare
3. Approfondimento-Attuazione creativa
A conclusione del suo discorso Papa Francesco ci ha affidato un compito: “Permettetemi di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni. Sono sicuro della vostra capacità di mettervi in movimento creativo per concretizzare questo studio”.
Proviamo a cambiare in ogni passaggio il soggetto “chiesa” con “comunità /congregazione” e a accogliere le indicazioni come rivolte a ogni nostra famiglia religiosa ma anche alla nostra USMI, per trarne contenuto, metodo, strumenti del nostro futuro programma. Un nuovo esercizio nel “tempo del passaggio”!
La congiura della paura e l’offensiva della misericordia
Primo Anno Santo ai tempi dell’Isis e delle sue stragi. Nessun rinvio. Gli attentati di Parigi hanno semmai accentuato il bisogno di misericordia. Apertura ufficiale l’8 dicembre. Il via di fatto il 29 novembre in Africa. Nella cattedrale di Bangui – luogo simbolo del Paese più martoriato e dilaniato dai conflitti – il Papa entrerà in una moschea e pregherà con i leader musulmani per un futuro di pace, giustizia e riconciliazione.
A Roma per evitare assembramenti, i pellegrini verranno distribuiti secondo la data e l’ora; seguiranno perciò un percorso privilegiato e protetto. L’apertura di una Porta Santa in tutte le Diocesi aiuterà a contenere il rischio di attentati terroristici.
Per dire e fare…
La Bolla di indizione del Giubileo evidenzia la necessità di tenere viva nella Chiesa la consapevolezza di essere presente nel mondo per dispensare la Misericordia di Dio. Ma già il Concilio Vaticano II aveva vinto la grande sfida di imparare a dialogare col mondo aprendosi a ogni uomo. Oggi l’Anno Santo rivolge ai cristiani -e non solo- l’invito a vivere e trasmettere quella Misericordia, che getta luce nelle tenebre del cuore e la diffonde intorno in bagliori di gioia. “Sono convinto -ha detto Papa Bergoglio- che tutta la Chiesa potrà trovare in questo Giubileo la gioia per riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio, con la quale tutti siamo chiamati a dare consolazione a ogni uomo e donna del nostro tempo”.
Un tempo dunque destinato al raccolto dei semi via via piantati: misericordia, tenerezza, vicinanza ai poveri, riscoperta di una Chiesa più semplice e più vicina a chi soffre… fino a un cambiamento delle politiche che rimetta finalmente al centro le persone.
…misericordia, misericordia e ancora misericordia
Un tema su cui Papa Francesco insiste fin dal primo giorno del suo pontificato. “La misericordia cambia il mondo”, dice nel suo primo Angelus. E ancora, in ordine sparso: “la misericordia è la giustizia di Dio”, “è una carezza sulle ferite dei nostri peccati”, “solo chi è stato accarezzato dalla sua tenerezza, conosce veramente il Signore”. Per due anni ha preparato il terreno a questo Giubileo. Con parole, gesti e anche trovate originali come quella della “Misericordina”, il kit di medicina spirituale. “Non dimenticatevi di prenderla perché fa bene al cuore, all’anima e a tutta la vita. La sua efficacia è garantita dalle parole di Gesù. Prendetela e diffondete ovunque l’amore”.
L’organizzazione di questo Giubileo è affidata al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, perché “possa animarlo come una nuova tappa del cammino nella missione di portare ad ogni persona il Vangelo della misericordia”. Il che, in primis, chiede di svegliare in sé la certezza che le persone non nascono buone o cattive, ma sono condizionate da come vivono, dalla scuola e dalle opportunità che hanno.
Papa Francesco ha accolto con sgomento le notizie sugli attacchi terroristi a Parigi che hanno fatto almeno 120 morti.In un’intervista a Tv2000, ha espresso il suo profondo dolore: “Sono commosso e addolorato e non capisco … ma queste cose sono difficili da capire, fatte da esseri umani. Per questo sono commosso e addolorato e prego. Sono tanto vicino al popolo francese, tanto amato, sono vicino ai familiari delle vittime e prego per tutti loro”. Quanto accaduto è “un pezzo” della “terza guerra mondiale a pezzi” che il mondo sta vivendo: “Ma non ci sono giustificazioni per queste cose”. Né una giustificazione religiosa, né umana: “Questo non è umano. E’ per questo che sono vicino a tutti quelli che soffrono e a tutta la Francia, cui voglio tanto bene”.
Siamo sconcertate di fronte alla folle violenza terroristica e all’odio, che, fermamente condanniamo unendoci al Papa e a tutte le persone che amano e lottano per la pace.
Custodiamo nella preghiera le vittime, i feriti, l’intero popolo francese e coloro che usano violenza e nutrono nel loro cuore l’odio omicida in tutte le sue forme.
Nel bel mezzo del cammino decennale della Chiesa che è in Italia ecco il Convegno di Firenze. Tema concreto e accattivante quello per gli anni 2010-2020: “Educare alla vita buona del vangelo”. Tema altrettanto impegnativo e saporoso quello del prossimo Convegno: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Il primo è un invito a porsi “alla scuola di Cristo, maestro e pedagogo”. Il secondo è una spiccata affermazione dallo sfondo antropologico e teologico, e perciò biblico. Esso intriga ancora tutto l’uomo e ogni uomo nella sua relazione fondamentale con il Cristo, Maestro e Signore, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo nato, crocifisso e risorto per ogni uomo che è esistito, esiste ed esisterà sul nostro meraviglioso globo. Ogni essere, appunto perché Egli è il Verbo del Padre, è in qualche modo legato a Lui.
sr Daniela Del Gaudio, sfi
“Oggi la Terra, nostra sorella, maltrattata e saccheggiata, si lamenta, e i suoi gemiti si uniscono a quelli di
tutti i poveri e di tutti gli ‘scartati’ del mondo” (card. Kodwo Appiah Turkson). Per valorizzare la capacità delle persone e delle comunità di cooperare concretamente alla prevenzione e riduzione dei disastri naturali, la Società delle Nazioni ha promosso una Giornata internazionale, che in tutto il mondo si celebra il 13 ottobre. È ancora un invito per tutti a non rassegnarsi e, per i politici in particolare, a farsi capaci di immaginare un futuro oltre le scadenze elettorali!!
Intanto l’enciclica Laudato sii di Papa Francesco invade il mondo.. La sua è una “riflessione insieme gioiosa e drammatica”; una lucidissima analisi del danno fatto alle cose e alle persone impostando i modelli di sviluppo in maniera dissennata e lasciando la politica soggiacere all’economia e l’economia alla tecnologia. In sintesi le parole del Papa sono una obiettiva e dura presa di coscienza sulla realtà della nostra Casa Comune, che è la Terra. Egli descrive i peggiori disastri in cui versa il nostro mondo: inquinamento, cambiamento climatico, deterioramento della qualità della vita umana, degrado sociale… E, su tutto, il diffondersi dell’iniquità in un mare d’indifferenza e di presunta impotenza.
Insieme, però, Papa Francesco regala la speranza e la gioia di poter credere in un cambiamento rivoluzionario e in una nuova umanità. Esorta tutti indistintamente a interagire in maniera più responsabile con il resto delle specie viventi; a guardare – con la stessa capacità di sorprendersi e intenerirsi di S. Francesco – la bellezza del Creato. Una bellezza che inchioda tutti senza distinzione alla propria responsabilità.
Il tema è universale, attuale e senza tempo. Il Papa chiede a tutti – anche a chi professa altre fedi, o che non è credente – di “sentirsi uniti da una stessa preoccupazione”, quella di vivere con equilibrio la natura più profonda e comune di esseri umani; e avviare così un quotidiano impegno rivoluzionario per il futuro. Un orientamento nel cammino verso una nuova umanità, ognuno lo può ravvisare nei tratti di umanità, paternità e vicinanza, che caratterizzano il modo di Papa Francesco di mettersi in relazione con gli altri.
“Ciascuno ha un ruolo da svolgere nell’operadisensibilizzazione”, scrive il Segretario dell’ONU. E conclude: “Laricorrenza di questa Giornata internazionale,c’infonda rinnovata fiducia nelle nostre capacità di affrontare efficacementelecalamità naturali e i pericoli che esse comportano”.
(Per il Messaggio del Segretario Generale dell’Onu sul tema, clicca su: http://www.unric.org/it/attualita/12686)