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Primo piano

Fare memoria per raccontare la vita che si fa storia. XXIV giornata mondiale della vita consacrata

Nella festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio, si celebra ogni anno la Giornata mondiale della vita consacrata. A Roma, quest’anno, la XXIV edizione sarà celebrata sabato 1° febbraio con la Messa presieduta da Papa Francesco nella basilica di San Pietro alle ore 17.

La celebrazione nella basilica di San Pietro sarà anche arricchita dalla presenza di circa 300 monache contemplative che, dal 31 gennaio al 1° febbraio, si incontreranno a Roma, convocate dal Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, per riflettere sul tema della gestione dei beni.
È una giornata di preghiera per le vocazioni e di ringraziamento al Signore per il dono di tanti consacrati e consacrate che, in terre di missione o nella ferialità della vita e nel lavoro quotidiano, vivendo in contesti spesso anche difficili, si prendono cura degli ultimi e dei più fragili e sono testimoni e annunciatori della presenza di Dio nel mondo.

Il 25 gennaio c.a. il papa ha pubblicato il messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali che ha come tema di riflessione “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia.

È bello pensare proprio raccordando il contenuto di questo messaggio con quanto papa Francesco diceva nell’anno della vita consacrata:

“L’esperienza degli inizi è poi cresciuta e si è sviluppata, coinvolgendo altri membri in nuovi contesti geografici e culturali, dando vita a modi nuovi di attuare il carisma, a nuove iniziative ed espressioni di carità apostolica. È come il seme che diventa albero espandendo i suoi rami.

È sempre proficuo che ogni famiglia carismatica ricordi i suoi inizi e il suo sviluppo storico, per ringraziare Dio che ha offerto alla Chiesa così tanti doni che la rendono bella e attrezzata per ogni opera buona (cfr Lumen gentium, 12).

Raccontare la propria storia è indispensabile per tenere viva l’identità, così come per rinsaldare l’unità della famiglia e il senso di appartenenza dei suoi membri. Non si tratta di fare dell’archeologia o di coltivare inutili nostalgie, quanto piuttosto di ripercorrere il cammino delle generazioni passate per cogliere in esso la scintilla ispiratrice, le idealità, i progetti, i valori che le hanno mosse, a iniziare dai Fondatori, dalle Fondatrici e dalle prime comunità. È un modo anche per prendere coscienza di come è stato vissuto il carisma lungo la storia, quale creatività ha sprigionato, quali difficoltà ha dovuto affrontare e come sono state superate. Si potranno scoprire incoerenze, frutto delle debolezze umane, a volte forse anche l’oblio di alcuni aspetti essenziali del carisma. Tutto è istruttivo e insieme diventa appello alla conversione. Narrare la propria storia è rendere lode a Dio e ringraziarlo per tutti i suoi doni.

Sia questa giornata un’occasione per confessare con umiltà, e insieme con grande confidenza in Dio Amore (cfr 1 Gv 4,8), la propria fragilità e per viverla come esperienza dell’amore misericordioso del Signore; un’occasione per gridare al mondo con forza e per testimoniare con gioia la santità e la vitalità presenti nella gran parte di coloro che sono stati chiamati a seguire Cristo nella vita consacrata.

Che sappiate creare “altri luoghi”, così continua papa Francesco, dove si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore reciproco. Monasteri, comunità, centri di spiritualità, cittadelle, scuole, ospedali, case-famiglia e tutti quei luoghi che la carità e la creatività carismatica hanno fatto nascere, e che ancora faranno nascere con ulteriore creatività, devono diventare sempre più il lievito per una società ispirata al Vangelo, la “città sul monte” che dice la verità e la potenza delle parole di Gesù”.

 

La Parola di Dio al centro della vita cristiana e del rinnovamento pastorale

La Domenica della Parola di Dio è un’iniziativa che Papa Francesco affida a tutta la Chiesa perché “la comunità cristiana si concentri sul grande valore che la Parola di Dio occupa nella sua esistenza quotidiana” (Aperuit illis 2).

Il 30 settembre scorso, in occasione dei 1600 anni dalla morte di san Girolamo, grande studioso della Sacra Scrittura e traduttore in latino dai testi originali, il Santo Padre rendeva pubblica la sua Lettera Apostolica Aperuit illis con la quale istituiva questa Domenica.

Questa Domenica della Parola di Dio si colloca come una iniziativa pastorale di Nuova Evangelizzazione, con lo scopo di ravvivare la responsabilità che i credenti hanno nella conoscenza della Sacra Scrittura e nel mantenerla viva attraverso un’opera di permanente trasmissione e comprensione”.
In questa cornice, “non può passare sotto silenzio anche il grande valore ecumenico che questa Domenica possiede”. Infatti, Papa Francesco ha stabilito che si celebri sempre nella IIIa Domenica del Tempo Ordinario dell’Anno liturgico che cade in prossimità della Giornata di dialogo tra Ebrei e cattolici e della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

Nell’Introduzione ai lavori del Consiglio Episcopale Permanente (Roma, 20 – 22 gennaio) il Card. Bassetti, Arcivescovo di Perugia – Città della Pieve e Presidente della CEI ha ricordato che già a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia, Papa Francesco aveva chiesto che si pensasse a una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio; una domenica “non una volta all’anno, ma una volta per tutto l’anno”. E ha proseguito: Mi ha suscitato un sorriso amaro leggere il racconto di uno scrittore contemporaneo, che in uno dei suoi testi confida di essersi trovato una sera a cena da amici e di aver parlato loro di una storia biblica, dando per scontato che fosse risaputa, fino a trovarsi invece come a divulgare un inedito… Nonostante l’ardore e l’insistenza con cui già il Concilio esortava alla lettura frequente della Parola, l’ignoranza della Sacra Scrittura rimane ampiamente diffusa, anche fra le persone colte. Riscoprirne la centralità è condizione per dirsi e diventare cristiani: occorre tornare a un incontro personale e comunitario con la Parola. Parola mai ovvia, mai banale, tesoro inesauribile, che non afferreremo mai nella sua ricchezza e profondità. Alla Parola sentiamo di appartenere: è all’origine del cammino interiore, risveglia il senso di Dio, l’apertura e la tensione verso il mistero. Della Parola vive ogni discepolo; per la Parola crede; sulla Parola poggia la pietà, la catechesi e la fede vissuta; dalla Parola si riversano sugli altri i gesti della carità e si genera e rigenera la comunità. Attorno alla Parola ci si ritrova fratelli, per cui essa è il “luogo” principale in cui vivere anche questa Settimana per l’unità dei cristiani. Sentiamoci convocati dalla Parola: sarà più facile avvicinare e riconoscere pure i tanti immigrati, che vivono accanto a noi, la maggior parte dei quali è di fede cristiana; la loro presenza porta con sé una serie di implicazioni pastorali che devono trovarci attenti e disponibili. Quando si permette alla Parola di liberare la sua carica profetica, diventano visibili i segni dello Spirito anche in mezzo alle ambiguità e alle contraddizioni del presente. Si diventa, allora, capaci di cogliere ciò che nella vita è vero, giusto, conforme al Vangelo e ciò che non lo è, per discernere e comportarsi di conseguenza. Non rinnoveremo la nostra pastorale se non richiamandoci alla Parola, convinti come siamo che “ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale” (EG 11). È questa la condizione per esserne a propria volta annunciatori, capaci di viverla nel quotidiano e di testimoniarla con gioia. Nessuno, del resto, aprirà la porta del proprio cuore ad “evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi” (EG, 10): la gente è già carica di tante preoccupazioni quotidiane: figli che non nascono, figli che stentano a trovare un lavoro dignitoso, figli che prendono la strada dell’estero; e, ancora, le tante preoccupazioni e difficoltà che, in un modo o nell’altro, segnano ogni famiglia, negli affetti coniugali, nelle relazioni tra generazioni, nella cura prestata ad anziani, disabili e non autosufficienti; una cura tanto più impegnativa laddove si misura con la penuria di servizi socio-sanitari sul territorio.

Appuntamenti – gennaio – febbraio 2020

PROSSIMI APPUNTAMENTI
Gennaio – Febbraio 2020

 Ambito Formazione

 Seminario/LABORATORIO in due moduli
I° Modulo
Accompagnare nello Spirito Santo, dai Padri ai nostri giorni
Aspetto patristico e formativo-esperienziale
24- 26 gennaio 2020
Via Zanardelli, 32 – Roma

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Programma

SETTIMANA RESIDENZIALE per POSTULANTI
Come l’argilla è nelle mani del vasaio,
così voi siete nelle mie mani. Ger 18,6
17 – 22 febbraio 2020
Adoratrici del Sangue di Cristo
Via di S. Giovanni In Laterano 73 – 00184 Roma

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Programma/Depliant
Esterno
Interno

Ambito Pastorale

SEMINARIO DI STUDIO in collaborazione con gli Uffici della Pastorale della famiglia e scuola della CEI
Maschio e femmina li creò…
08 – 09 febbraio 2020
Via Zanardelli, 32 – Roma

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Programma

TAVOLO DI LAVORO in collaborazione con CHARIS
Il prendersi cura come profezia
18 – 2o febbraio 2020
Via Zanardelli, 32 – Roma

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Programma

CONSACRAZIONE E SERVIZIO. Novità 2020 e invito a…

È lo strumento di formazione – informazione che dal 1974 sostituisce ALA (Ardeat, Luceat, Accendat), fondata nel 1952. Attenta al cammino socio-ecclesiale offre contributi qualificati che permettono alla vita religiosa di conoscere il contesto nel quale vive e rispondere con il proprio carisma alle attese delle donne e degli uomini di oggi.

Consacrazione e Servizio si affaccia al nuovo Anno 2020 con alcune novità: nuove firme nel Consiglio di redazione, inserimento di nuove Rubriche. Tuttavia l’intento della Rivista rimane quello di contribuire alla formazione delle religiose in questo tempo di profondo travaglio di un inevitabile cambiamento che sta modificando il modello della vita consacrata. “I processi di fondo sono e restano in evoluzione sia nei loro elementi positivi che negativi. Ma c’è un cambiamento di notevole importanza ed è relativo all’immagine complessiva sulla vita consacrata nelle Chiesa. È come ci fossero una luce nuova e colori nuovi. È nuovo lo sguardo ecclesiale sui religiosi e dei religiosi su se stessi. Permangono i riferimenti magisteriali-teologici e le medesime fatiche, ma l’insieme della vita consacrata è uscito dal cono d’ombra in cui sembrava risucchiata” (L. Prezzi).

La Redazione è impegnata a comprendere e interpretare il non facile passaggio per le religiose in Italia. La vita religiosa sta scomparendo dalla percezione del nostro popolo. Stiamo diventando invisibili. E per molti questo significa, inutili. La vita religiosa è sempre stata una esperienza autenticamente popolare nel nostro Paese. Era normale incontrare nelle nostre parrocchie una o più figure di religiose. La gente ci conosceva, ci sentiva dalla sua parte, ci ospitava volentieri e ascoltava spesso la nostra parola e il nostro consiglio. Quel tempo è finito. E la difficoltà non riguarda solo la vita religiosa. È un problema che coinvolge la Chiesa. Nel volgere di una generazione i cattolici in Italia cesseranno di essere maggioranza.

Con l’augurio di un Buon anno di grazia, visitato dalla benedizione del Signore e dalla presenza della Vergine Maria che ci aiuta e ci accompagna a scoprire il cammino da seguire, l’invito a rinnovare l’abbonamento o ad attivare un nuovo abbonamento.

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La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione conversione ecologica

La pace! Una semplice parola, una espressione e un augurio che si ripete di anno in anno, acquistando una profondità di significato spesso inatteso. Perché la pace non è una realtà statica ma dinamica; sorvola e percorre tempi e spazi, uomini e culture. Non è data una volta per sempre, ma è da costruire e custodire nell’intimo del cuore umano, all’interno di un popolo, nel rispetto dei valori personali e comunitari, sociali, politici e religiosi. La pace è un valore e un dono; è il dono di Dio alle sue creature “è il dono che ci facciamo gli uni con gli altri.” (Dalai Lama).La pace è un sogno, che può apparire ed essere irraggiungibile, quando si vive in situazioni difficili, quando nei cuori alberga odio, rancori, quando non vengono rispettati i valori fondamentali di una convivenza civile – verità, giustizia, amore e libertà (Giovanni Paolo II) – quando c’è sopraffazione dei più forti nei confronti dei più deboli, quando nelle diverse espressioni e situazioni del vivere quotidiano, in famiglia e sul luogo di lavoro, nei gruppi e nelle istituzioni, nessuno viene relegato ai margini della società, scartato da essa come fosse un rifiuto.   “Tutti parlano di pace, ma – come affermava Albert Einstein – non si può realizzare la pace all’esterno se si coltivano nel proprio animo la collera o l’odio”, se non si riconoscono i valori altrui e li si valuta in base al potere e al prestigio. Perché la pace ha la radice nel cuore umano. E solo se lo si sgombera da ciò che la ostacola, solo se si è in pace con se stessi, la si può donare agli altri.

Radice e condizione indispensabile per il futuro

Ne siamo convinti tutti: vivere in pace dovrebbe essere una condizione imprescindibile per la vita di tutti noi, eppure l’umanità ancora oggi non è in grado di garantire una totale assenza di conflitti e ostilità. Nonostante il progresso scientifico e tecnologico raggiunto, l’odio, la violenza, la sete di potere sono, purtroppo, dei sentimenti difficili da debellare. Difficili, ma non impossibili. E’ perciò necessario continuare a sperare nella pace e ad agire in modo da poterla raggiungere.

Singole persone, associazioni, gruppi sociali e religiosi possono formare una cordata in favore della pace. E la Chiesa non ha mai fatto mancare la sua voce e la sua forza. Come ha affermato il card. Pietro Parolin: “La Chiesa si è espressa nel tempo su molti temi legati all’unità della famiglia umana: contro la guerra e l’uso della violenza, da una parte; per la pace e il negoziato nelle controversie internazionali, dall’altra; per lo sviluppo della cooperazione internazionale e per la promozione delle organizzazioni sovranazionali.” E ha illustrato alcune linee del magistero pontificio degli ultimi cent’anni e a fare alcuni esempi, a partire da Benedetto XV, passando per Pio XI e Pio XII, Giovanni XXIII e il Vaticano II, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e a Papa Bergoglio.

Già nel lontano 1984 Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giornata della Pace affermava che essa “nasce da un cuore nuovo”. Scriveva: “La pace è precaria, mentre l’ingiustizia abbonda. In numerosi paesi sono in corso guerre implacabili, le quali si protraggono malgrado l’accumularsi dei morti, dei lutti, delle rovine, e senza che ci si incammini, a quanto appare, verso una soluzione. La violenza e il terrorismo fanatico non risparmiano altri paesi, e sono gli innocenti che, troppe volte, ne fanno le spese, mentre le passioni si esasperano e la paura rischia di condurre a passi estremi… Numerosi paesi si battono per vincere al loro interno la fame, le malattie, il sottosviluppo, mentre altri ben forniti rafforzano le loro posizioni e la corsa agli armamenti continua sconsideratamente ad assorbire risorse, che potrebbero essere meglio utilizzate. L’accumulo delle armi convenzionali, chimiche, batteriologiche e, soprattutto, nucleari fa pesare una grave minaccia sull’avvenire delle nazioni, specialmente in Europa. Se gli attuali sistemi generati dal «cuore» dell’uomo si rivelano incapaci di assicurare la pace, è il «cuore» dell’uomo che occorre rinnovare, per rinnovare i sistemi, le istituzioni e i metodi.

L’uomo giusto, che ha a cuore le sorti dell’umanità, è convinto che nulla può legittimare la violazione dei diritti dell’uomo. Egli ha il coraggio di difendere gli altri che soffrono e rifiuta di capitolare davanti all’ingiustizia, di compromettersi con essa. Con la sua azione pacifica e costante egli ha la possibilità e la capacità di influire sui capi di stato, sui dirigenti politici, sulle leggi perché siano salvaguardati i diritti di tutti, in primis dei più deboli e indifesi, di quelli che sovente vengono considerati gli scarti della società. Il 2020 sorga con lo splendore della stella polare della pace nel cuore di ogni persona, nelle famiglie, nelle comunità civili e religiose, negli Stati, nell’universo. Le nuove scoperte scientifiche e i nuovi viaggi interplanetari aprano a tutti e per tutti una nuova era di pace e di fratellanza (AP).

 

Leggi il Messaggio di papa Francesco

 

Buon Natale e un 2020 custodito dalla grazia del Signore

A Natale finisce l’eterno viaggio di Dio
in cerca dell’uomo.
Ogni creatura diventerà sillaba di Dio, carne intrisa di cielo.

                                                                              p. Ermes Ronchi

Questo mistero di vicinanza e intimità ci aiuti ad essere “una sillaba di Dio”
nelle parole e nei gesti della vita quotidiana.

Buon Natale e Buon anno 2020!

 

19 dicembre 2019: un pomeriggio proficuo

19 dicembre 2019: un pomeriggio proficuo presso la sede dell’Usmi –  il Consiglio Nazionale allargato. In sala riunioni il Consiglio direttivo dell’Usmi (M. Yvonne Reungoat Presidente, M. Ester Pinca Vicepresidente, M. Nicla Spezzati, M. Agnese Didu e M. Orsola Bertolotto Consigliere) incontra e si confronta con le referenti degli ambiti: Pastorale, Comunicazione, Formazione, Centro Studi, Amministrazione …

Tanti i temi trattati dalle 26 religiose, tre le generazioni presenti, in un confronto ricco di contenuti e di attenzione (I care) alle differenti realtà sociali.
Ci siamo al servizio della società forti di una fedeltà alle ragioni di fondazione che ci rilancia oltre l’ostacolo.

Lui, il Creatore si abbassa alla nostra piccolezza

Davanti al presepe, la mente va volentieri a quando si era bambini e con impazienza si aspettava il tempo per iniziare a costruirlo. Questi ricordi ci inducono a prendere sempre nuovamente coscienza del grande dono che ci è stato fatto trasmettendoci la fede; e al tempo stesso ci fanno sentire il dovere e la gioia di partecipare ai figli e ai nipoti la stessa esperienza. Non è importante come si allestisce il presepe, può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta, è che esso parli alla nostra vita. Dovunque e in qualsiasi forma, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi.

Cari fratelli e sorelle, il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede. A partire dall’infanzia e poi in ogni età della vita, ci educa a contemplare Gesù, a sentire l’amore di Dio per noi, a sentire e credere che Dio è con noi e noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria. E a sentire che in questo sta la felicità.

Alla scuola di San Francesco, apriamo il cuore a questa grazia semplice, lasciamo che dallo stupore nasca una preghiera umile: il nostro “grazie” a Dio che ha voluto condividere con noi tutto per non lasciarci mai soli.

 Papa Francesco, da Admirabile signum