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Assemblea Plenaria - UISG

Non smettete di essere luce…l’invito del Papa all’Assemblea plenaria Uisg 2019

“Non abbiate paura di essere poche, insignificanti, e non smettete di essere luce per tutti coloro che sono immersi nella notte oscura della storia”. È stato questo l’incoraggiamento che Papa Francesco ha rivolto alle 850 religiose dell’Unione Internazionale Superiore Generali (UISG) ricevute in udienza in Vaticano al termine della 21ª Assemblea plenaria.

“Non bisogna cedere mai alla tentazione dell’autoreferenzialità, di diventare ‘eserciti chiusi’, è necessario “sviluppare la fantasia della carità e vivere la fedeltà creativa ai carismi”. “Senza perdere la memoria, occorre vivere il presente con passione”, evitando “il ‘restaurazionismo’ che “molti danni ha creato alla vita consacrata e alla Chiesa”. “Anche nel mezzo delle prove che stiamo attraversando, bisogna vivere la consacrazione con gioia”, ha rilevato il Papa, per il quale “questa è la migliore propaganda vocazionale”.

Inoltre ha chiesto alle superiore “di aprirsi alla nuova caratteristica dello Spirito, che soffia dove vuole e come vuole e che prepara le generazioni di altre culture ad assumersi la responsabilità”, considerando “l’internazionalizzazione degli Istituti come una buona notizia” e il “cambiamento del volto delle comunità con gioia, e non come un male necessario per la conservazione”. “Internazionalità e interculturalità non possono tornare indietro”, ha osservato Papa Francesco, per il quale “la via della vita consacrata, sia maschile che femminile, è la via dell’inserimento ecclesiale”. “Al di fuori della Chiesa e in parallelo con la Chiesa locale, le cose non funzionano”, bisogna prestare “grande attenzione alla formazione permanente e iniziale e alla formazione di formatori, capaci di ascoltare e accompagnare, di discernere, andando incontro a coloro che bussano alle nostre porte”.

Papa Francesco ha consegnato alla Presidente dell’Unione internazionale delle superiori generali le conclusioni della commissione di studio che aveva formato proprio su sollecitazione di un interrogativo delle religiose, tre anni fa, sulla possibilità di introdurre il diaconato femminile, e ha sottolineato che, a causa delle divergenze tra i teologi che ne hanno fatto parte e del «poco» su cui tutti concordavano, «non è granché ma è un passo avanti», evidenziando che bisogna approfondire ulteriormente la questione. «Io non posso fare decreto sacramentale senza fondamento teologico storico», ha affermato Francesco.

Sulla funzione della Chiesa «dobbiamo andar avanti nella domanda: qual è il lavoro della donna e della donna consacrata nella Chiesa», ha proseguito il Papa, «non sbagliare pensando che solo sia un lavoro funzionale: può darsi che lo sia – capa dicastero, a Buenos Aires avevo una cancelliera… – ma andare oltre le funzioni, e questo ancora non è stato maturata, ancora non abbiamo capito bene». La Chiesa, ha insistito il Papa, «è femminile, è donna».

Nel dialogo, sempre a braccio, il Papa ha affrontato anche il tema degli abusi sessuali sui minori e dell’abuso sessuale delle religiose, due questioni che, come quella del diaconato femminile, erano stati sollevati nel saluto introduttivo dalla presidente dell’Uisg, la maltese Camen Sammut. I problemi nella Chiesa «non si risolvono da un giorno all’altro», ha detto il Papa, che sulla pedofilia ha sottolineato che «si è cominciato un processo», ha ricordato che è stato pubblicato un nuovo Motu Proprio , ha evidenziato che «da vent’anni» si sta prendendo «lentamente» coscienza del problema e che ancora «stiamo prendendo coscienza, con tanta vergogna – ma benedetta vergogna, la vergogna è una grazia di Dio! – ma è un processo e dobbiamo andare avanti passo passo per risolvere questo problema. Alcuni delle organizzazioni anti-abusi non sono rimasti contenti dell’incontro a febbraio (con i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, ndr): “Ma non hanno fatto nulla!”. Io li capisco perché c’è la sofferenza dentro, io ho detto che se noi avessimo impiccato cento preti abusatori in piazza San Pietro sarebbero stati tutti contenti , ma il problema non sarebbero stati risolti. I problemi nella vita si risolvono con processi non occupando spazi».

Il Papa, ha sottolineato di essere «cosciente» «dei problemi, delle informazioni che vengono, e anche non solo dell’abuso sessuale della religiosa, ma l’abuso di potere, l’abuso di coscienza: dobbiamo lottare contro di questo», ha detto e ha proseguito spiegando, in merito al «servizio delle religiose»: «Per favore, servizio sì, servitù no. Tu non ti sei fatta religiosa per diventare la domestica di un chierico, no, ma su questo aiutiamoci mutuamente: possiamo dire di no, ma se la superiora dice di sì… tutti insieme, servitù no, servizio sì. Lavori nei Dicasteri, amministrando una nunziatura, questo va bene, ma domestica no. Se vuoi fare la domestica, fai come fanno le suore dell’Ascensione che fanno infermiere e domestiche nelle case degli ammalati. Sì li sì perché è servizio, ma servitù no».

Il Papa, poi ha risposto ad una serie di domande di diverse religiose, ha toccato i temi dell’ecumenismo «del sangue, del povero e della preghiera». Ha sottolineato la necessità di lavorare con persone di altre religioni sui valori in comune («Per esempio, il rispetto per la vita dei neonati o dei non nati che hanno i musulmani è meraviglioso»), di essere vicine alle «fragilità» dei più poveri e malati, così come quelli delle consorelle, ha parlato della «maternità» delle religiose, ed ha raccomandato la «cura» nell’«accompagnare» la inculturazione della fede ad esempio in materia liturgica.

Ad una suora sud sudanese che lo ha ringraziato per l’incontro spirituale tra leader politici del Paese africano , gli ha chiesto di ordinare un vescovo nella sua diocesi vacante («Non sempre si trovano in candidati adatti…», ha risposto il Papa) e lo ha invitato a visitare il Paese, Francesco ha ricordato che aveva intenzione di recarsi in Sud Sudan l’anno scorso con l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, «ma non è stato possibile» per motivi di sicurezza. Tuttavia «ho promesso di andarci, insieme, forse quest’anno… Forse, non è una promessa! Quando vado in Mozambico, Madagascar e Mauritius (a settembre, ndr) e forse c’è tempo per stare lì, non dico il tempo dell’orologio, ma il tempo maturo per arrivare lì: io voglio andare, il Sud Sudan lo porto nel cuore», ha detto il Papa, che ha poi voluto ricordare che in occasione del ritiro spirituale in Vaticano i leader contrapposti del Paese «facevano pranzo nella sala comune dove pranzo io, e li vedevo lì, come novizi, zitti… mangiavano, questi che facevano la guerra, zitti, perché pensavano alla meditazione che aveva dato loro il cattolico l’episcopaliano e l’anglicano. Nessuna nazione ha fatto questo, solo loro: sono bravi, e se hanno avuto questo coraggio di dare una testimonianza del genere, c’è possibilità di andare avanti».

Infine, Papa Francesco ha promesso: «Prendo sul serio – se sarò vivo, non so – l’invito di partecipare almeno a una parte della prossima vostra assemblea». «Se sarò vivo, al contrario – ha concluso con un sorriso – ricordatelo al successore, che faccia lo stesso».

Discorso a braccio e Discorso consegnato di Papa Francesco