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Primo Piano

53ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

L’uomo al centro, attore e soggetto della comunicazione

“Siamo membra gli uni degli altri (Ef 4,25). Parte da questa affermazione di san Paolo la riflessione di papa Francesco per la 53ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebra, domenica il 2 giugno c.a. il cui tema di riflessione è “Dalle social network communities alla comunità umana “.

L’uomo al centro. L’uomo e il suo bisogno di comunicare, di dialogare. Sempre e ovunque. Attraverso gli svariati modi comunicativi, a partire dalla gestualità, dal linguaggio della scrittura, dalle arti figurative come la pittura e la scultura, servendosi della tecnologia e del mondo della rete. Comunicare è un bisogno e un’arte. E’ l’arte di esprimere pensieri e moti dello spirito, capacità di interagire con un “tu” attraverso il dialogo, opportunità di un incontro. Comunicare per la costruzione di un “noi” che riconcilia e costruisce. Un noi che individuiamo come gruppo, come comunità. Che si forma quando ci si libera da egoismi e narcisismi, quando si tende a un bene comune e ci si impegna per raggiungerlo.

Comunicazione reale o virtuale?

Quando qualche decennio fa un importante sacerdote e catecheta, esperto in scienza della comunicazione, parlava della possibilità di formare dei gruppi/comunità attraverso la rete, sembrava una utopia ma oggi, in seguito allo sviluppo tecnologico – la comunicazione via etere, attraverso internet, il web e la rete – è divenuta una ulteriore e positiva modalità comunicativa.

Tutti – e non solo le nuove generazioni – siamo stati catturati da questo nuovo modo per poter esprimere ciò che pensiamo e siamo, per condividere con più persone il proprio bagaglio di pensieri e sentimenti, di cultura e di valori sociali, politici e religiosi. La rete è divenuta non più e non solo rete fitta di fili, ma rete di pensiero, di sentimenti, di persone. Attraverso di essa l’umanità percepisce di esistere esprimendo un noi, ed esprimendosi attraverso un noi. Un noi che allontana lo spettro della solitudine. Un noi che ci fa essere ”comunità solidale”. La metafora della rete come comunità solidale implica la costruzione di un noi, fondato sull’ascolto dell’altro, sul dialogo e sul linguaggio. Ebbene, di fronte alle logiche che caratterizzano alcune community nei social netword, ci si chiede: fino a che punto si può parlare di vera comunicazione e di vera comunità quando si comunica attraverso internet, il web, la rete? Perché è la comunità che ci fa “membra gli uni degli altri”, mentre la rete – che dovrebbe unire – non dirado rischia di dividere e di imprigionare le persone.

E’ enorme il potere comunicativo dei messaggi che vengono veicolati attraverso il web, strumento potente e che dà spazio e visibilità a chiunque, che può parlare al cuore e alla mente come alla paura e alla violenza. Lo sanno bene alcuni politici che utilizzano il web come potente strumento per seminare paura e terrore, dipingendo con colori foschi il nemico politico.

Messaggio dall’ampio respiro

Il tema scelto da papa Francesco per la Giornata pone l’accento sul valore dell’interazione intesa come dialogo e come opportunità di incontro con l’altro. Sottolinea perciò l’importanza di restituire alla comunicazione una prospettiva ampia e suggerisce “una riflessione sullo stato attuale e sulla natura delle relazioni in internet per ripartire dall’idea di comunità come rete fra le persone nella loro interezza”.

Riflettendo sulla forza e il potere della comunicazione in rete, papa Francesco mentre ne esalta il valore, invita a non alimentare, attraverso di esso, divisioni che impediscono di vedere l’altro come un uomo/donna con gli stessi suoi diritti e doveri, di non discriminarlo, di non parlare alla sua paura, ma di rafforzare il proprio essere in rete dando una prospettiva evangelica all’era digitale. Come ha sottolineato Paolo Ruffini- Prefetto del Dicastero per la comunicazione – c’è bisogno di permettere alla rete di scoprire la bellezza di comunità fondate sull’amore e non sul rancore, del dialogo e dell’incontro per “vincere il virus di una comunicazione narcisistica e ripiegata su se stessa, che divide invece di riconciliare”. Riflettendo sul tema a della Giornata, Paolo Ruffini invita a non essere “prigionieri della rete”, ma ad abitarla attraverso valori condivisi e costruttivi.

Via l’analfabetismo mediale! Riscattiamo le periferie – ogni tipologia di periferia – dalla loro marginalità, trasmettiamo e immettiamo nella società valori che danno vita e vigore, fiducia e partecipazione. Non abbiamo paura della comunicazione in rete, ma utilizziamo nella missione evangelizzatrice: nella catechesi come nell’educazione e formazione delle giovani generazioni. Papa Francesco è un esempio da poter e dover imitare.