Con la solenne celebrazione del 2 febbraio arriva alla conclusione l’anno che Papa Francesco ha voluto dedicare alla vita consacrata. Che bilancio possiamo fare? Davvero può essere considerato come una occasione di nuova fecondità e di nuova coscienza ecclesiale sulla preziosità di questa forma di vita? Non sono pochi quelli che erano perplessi al suo annuncio, e
non pochi egualmente sono quelli che alla fine considerano in modo non del tutto entusiasta quanto è successo in questo anno. Ognuno può avere la sua opinione, dipende dal punto di vista e dalle attese e pretese che ognuno ha. Io penso che questa sia stata una occasione che ha messo in luce tante cose, soprattutto che ha innescato delle novità prima non esistenti o non avvertite in maniera cosciente. Di questo vogliamo parlare facendo un bilancio, anche se ancora provvisorio e a ridosso immediato degli eventi.
Un evento insperato
La prima cosa che mi piace rilevare, e con senso positivo, è che un anno dedicato a questo tema ecclesiale non era mai esistito. In questi anni ci si sono state altre enfasi: per es. i tre anni in preparazione al Giubileo del 2000 (dedicati a Gesù Cristo, allo Spirito e al Padre), ma prima ancora l’anno della redenzione (1983) e l’anno mariano (1988), e dopo l’anno paolino (2008-2009), l’anno sacerdotale (2009-2010), l’anno della fede (2012). E ora abbiamo avuto l’anno della vita consacrata, che in coda si è trovato anche sovrapposto all’incipiente anno santo della misericordia (2016). Anomalo potrebbe apparire pertanto questo anno della vita consacrata. Eppure già il fatto che sia stato indetto dal Papa Francesco è un segnale di non poca rilevanza. Tanto più se si considera come è venuta meno in questi anni la considerazione verso la vita consacrata, per esempio nei sinodi di questi ultimi 30 anni: siamo stati considerati come un fenomeno del passato che andava progressivamente sfumando verso l’insignificanza e la marginalità, a causa del protagonismo irruento dei nuovi movimenti ecclesiali e loro rappresentazioni fosforescenti. Unica eccezione in questo processo di vera e palese marginalizzazione è stato il Sinodo sulla Vita consacrata (1994), seguito dalla esortazione apostolica Vita consecrata (1996). Quel momento ecclesiale – venuto dopo i sinodi sui laici (1987) e sui preti (1990) – è rimasto unico: perché prima e dopo altre priorità sono state accese, oscurando il resto intorno. Comunque quell’evento rimane ancora un punto chiave del rinnovamento postconciliare: sia per la revisione dell’aggiornamento postconciliare e i suoi risultati sottoposti a valutazione sistematica, sia per la ricca e molto positiva esortazione apostolica postsinodale Vita consecrata, che rimane fino ad oggi un punto alto del magistero nei nostri riguardi. Proprio mentre – come dicevo – andavamo verso la penombra sia di attenzione sinodale che di forze e protagonismo ecclesiale, Papa Francesco ha stoppato la discesa con questa iniziativa. E non si tratta solo di una delle tante iniziative che si possono escogitare, ma di una iniziativa controcorrente, anzi addirittura strategica (a mio parere) di questo pontificato. Perchè dico questo, e su cosa mi baso? È oggi evidente a tutti gli osservatori che è passato il tempo ecclesiale dominato dal protagonismo dei gruppi e dei movimenti: hanno ormai messo al centro dei loro interessi il consolidamento interno, la “istituzionalizzazione” opportuna, e caso mai si espandono ancora, ma è solo geograficamente,
perchè carismaticamente ormai sono ben maturi e saturi. E questo Papa Francesco lo ha ben
capito, e mentre volentieri li incontra, ancor più volentieri e con forza li invita a rientrare nella comunione e nella collaborazione con le parrocchie e le diocesi, senza fare élites e senza cadere nel “circolo chiuso” che disprezza il resto. Proprio per questa evidente situazione, Papa Francesco sollecita di continuo i consacrati a riprendere il loro protagonismo, a “svegliare il mondo”, a mettere in gioco la loro “profezia”, ad “uscire verso le periferie”, a “inventare” cose nuove. Perchè la vita consacrata questo ha nel sangue: l’audacia e la creatività, come la storia
dimostra. E anche se i numeri diminuiscono, l’identità è quella di sempre, e oggi ancora è valida e necessaria. Il legame con il mondo dei poveri e la galassia delle loro sfide appartiene all’identità dei consacrati, al momento iniziale e in ogni fase di rinnovamento. E l’anno speciale ha rimesso in circolazione la riflessione seria.
Testimoni della gioia
Alcune caratteristiche vanno evidenziate dei fatti successi in questo anno speciale. Anzitutto la bellissima lettera apostolica che Papa Francesco ha indirizzato ai consacrati, in prossimità dell’inizio dell’evento (21 novembre 2014) per spiegare con quale spirito si attendeva che fosse
celebrato l’anno speciale. Egli divide in tre parti la sua lettera: gli obiettivi, le attese, gli orizzonti, mettendosi direttamente in gioco e invitando tutti a mettersi in gioco. di continuo i consacrati a riprendere il loro protagonismo, a “svegliare il mondo”, a mettere in gioco la loro “profezia”, ad “uscire verso le periferie”, a “inventare” cose nuove. Perchè la vita consacrata questo ha nel sangue: l’audacia e la creatività, come la storia dimostra. E anche se i numeri diminuiscono, l’identità è quella di sempre, e oggi ancora è valida e necessaria. Il legame con il mondo dei poveri e la galassia delle loro sfide appartiene all’identità dei consacrati, al momento iniziale e in ogni fase di rinnovamento. E l’anno speciale ha rimesso in circolazione la riflessione seria.
Testimoni della gioia
Alcune caratteristiche vanno evidenziate dei fatti successi in questo anno speciale. Anzitutto la bellissima lettera apostolica che Papa Francesco ha indirizzato ai consacrati, in prossimità dell’inizio dell’evento (21 novembre 2014) per spiegare con quale spirito si attendeva che fosse
celebrato l’anno speciale. Egli divide in tre parti la sua lettera: gli obiettivi, le attese, gli orizzonti, mettendosi direttamente in gioco e invitando tutti a mettersi in gioco. le utopie… creare altri luoghi, dove si viva la logica evangelica” (ivi) della fraternità e della “mistica del vivere insieme” (II,3). Su questo punto Papa Francesco ridà vigore ad un invito che già al tempo del Concilio si era timidamente affacciato (PC 21-22): la sinergia fra istituti e vocazioni, uscendo dalle “piccole beghe di casa” (II,4) per uno snellimento delle strutture e assecondare la fantasia dello Spirito, che invita a rompere con gli “schemi prefabbricati” (II,5). Originali anche gli elementi evidenziati negli orizzonti: dove vengono segnalati nuovi passi da fare. Così è per i laici che “si sentono chiamati, proprio nella loro condizione laicale, a partecipare alla stessa realtà carismatica” (III,1), e da questo fiorire è stato collaudato il linguaggio di “famiglia
carismatica”. Così è per il richiamo a tutto il popolo cristiano, che conosce e apprezza la diffusa
presenza delle comunità religiose e il patrimonio secolare di opere e santità. Infine a Papa Francesco sta a cuore anche il dialogo e la fraternità con le comunità monastiche non cattoliche e perfino con “espressioni di fraternità religiose presenti in tutte le grandi religioni” (III,4). Come si vede chiaramente questa lettera non è per nulla generica e scontata, ma tocca elementi nuovi e spinge verso esperienze creative. E questo resta come frutto succoso di questo anno speciale e novità da non lasciar sfiorire.
Le lettere “circolari” della Congregazione
Una novità è costituita anche dalle lettere indirizzate ai consacrati e alle consacrate dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacra e le Società di vita apostolica. Sono anch’esse nella forma e nello stile una vera novità. Finora sonotre: Rallegratevi (2 febbraio 2014), Scrutate (8 settembre 2014), Contemplate (15 ottobre 2015). Manca ancora la quarta, che probabilmente porterà il titolo: Andate. Sono concepite come delle tappe vitali per accompagnare sia l’approssimarsi, sia poi il vivere l’anno speciale e infine per lanciare più avanti e ben oltre gli effetti e le attenzioni. Ognuna di queste lettere, ha una sua specifica fisionomia. La prima – Rallegratevi. Dal magistero di Papa Francesco – dà in certo modo il tono di partenza, perchè si basa soprattutto sull’abbondante magistero di Papa Francesco sul tema della vita religiosa, come testimonianza di gioia e di freschezza. Valori non rinchiusi su se stessi, ma offerti a tutto il popolo cristiano: per questo sono stati scelti due passi guida dal profeta Isaia (Is 40,1-2 e Is 66,10-14), e di cui si fa una breve ma ispirativa lectio divina. Tali icone fanno da file rouge per le due parti del testo. Anche questo stile è una bella acquisizione di metodo: lasciarsi ispirare dalla Parola di Dio che è “utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perchè l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2Tm 3,16-17). La seconda lettera – Scrutate. In cammino sui segni di Dio – è di grande raffinatezza e ha per icone guida due passaggi biblici: la nube dell’Esodo (Es 40,35-38) che accompagnava il popolo nel trasmigrare dentro il deserto del Sinai, e la vicenda di Elia, in particolare la nuvoletta (1Re 18,42-44) che il tisbite vide salire dal mare e apportare
rinnovamento al popolo assetato. Con queste due ispirazioni la lettera chiede ai consacrati di stare vigili per poter cogliere i movimenti della nube (che è la presenza e il progetto di Dio) e proseguire il cammino con fiducia e obbedienza. E anche di saper cogliere, nei segni piccoli, le tracce di Dio che fa cose grandi, insperate perfino. Un’arte del discernimento e della profezia che ben si sintonizza con quello che caratterizza Papa Francesco nella sua visione ecclesiale. Infine la terza lettera – Contemplate. Tu che il mio cuore ama (Ct 1,7) – scava in profondità nell’esigenza di un cuore innamorato che cerca il Volto del Signore, ma anche vuole abitare nel cuore della storia. Questa volta la icona guida è dialogo e la ricerca appassionata fra Amato e amata nel Cantico dei Cantici: focalizzando anzitutto il cercare come pellegrinaggio in profondità, e anche come attraversamento della notte, dove vibrano desiderio e speranza. Ampio e suggestivo il lungo paragrafo sul dimorare, che mette in risalto il fascino della Bellezza che ferisce e ricrea, ma anche la capacità di un “cuore che vede” di intuire ben oltre le apparenze e farsene ardente ricettacolo trasfigurato. Segue poi un paragrafo sul formare: perchè lo stile della bellezza non sia una astratta inquadratura, ma appassioni il consacrato
e la consacrata fin dai primi passi, e poi prosegua una vita intera, come stile ospitale, prossimità e nuova filocalia. Una parte finale è anche dedicata alla testimonianza dei contemplativi e contemplative: ma non isolandoli dalle altre progettualità carismatiche, ma mettendole in comunione e in reciproca circolarità.
Come un “poliedro”
È questa l’immagine che Papa Francesco predilige, quando vuole mostrare per immagini la unità e la diversità delle vocazioni e dei carismi. Col poliedro si può capire e illustrare bene la diversità, ma nello stesso tempo la comune appartenenza, la originalità, ma anche la progettualità consonante e convergente. Proprio alcuni grandi eventi di questo anno – oltre a quanto abbiamo ricordato finora con il magistero papale e le lettere circolari – hanno ampliato gli orizzonti fin qui visti. Penso almeno a tre, fra i tanti. Il Convegno a Roma (21-25 gennaio 2015) di esperienze di comunità monastiche (soprattutto) non cattoliche, per dialogare con una selezione delle comunità cattoliche più note. È stata la prima volta che questa ricchezza carismatica ha potuto dialogare, al livello più alto, e condividere la preghiera e la passione per il Vangelo. Altro momento molto originale e ricco è stato il Congresso internazionale dei formatori (7-11 aprile 2015) che ha convocato circa 1300 rappresentanti da tutto il mondo, ed
è stato pervaso da speranza e creatività. Ai partecipanti Papa Francesco ha detto: “Sono convinto che non c’è crisi vocazionale là dove ci sono consacrati capaci di trasmettere, con la propria testimonianza, la bellezza della consacrazione. E la testimonianza è feconda”.
Infine di grande importanza è stato il Convegno dei giovani religiosi (15-19 settembre 2015): circa 5000 giovani da tutto il mondo vi hanno preso parte, ed è stato vissuto solo in parte con conferenze al chiuso, perchè di proposito a gruppi sono stati sparpagliati in tutta Roma, per prendere contatto diretto con esperienze e situazioni di periferia, di diaconia, di nuova spiritualità. A conclusione dell’anno speciale (fine gennaio-2 febbraio 2016) si realizzerà un “convergere” di tutta la varietà delle forme di vita consacrata per prendere coscienza (ognuna nel suo ambito) sia della diversità carismatica, che della sfida e impegno del la comunione, che delle nuove periferie dove portare comunione e profezia. Qualcuno avrebbe forse desiderato e atteso degli eventi più grandiosi e massivi: ma a che sarebbero serviti? Quello che è avvenuto
da una parte ha mostrato la grande vitalità di entusiasmo e di ispirazione che la vita consacrata è capace di offrire e di rivelare, anche senza chiasso e pretesa di protagonismo. I testi stessi più significativi di questo anno – la lettera apostolica e le tre lettere circolari – hanno indicato un nuovo stile, sia del magistero del Papa, che della guida e responsabilità della Congregazione. Non complicati discorsi di autoesaltazione, non l’arroccamento su posizioni arroganti e fuori della storia, ma un esercizio corale di gratitudine per un passato ricco e ancora fecondo, ma anche ancora capace di scoprire semi di futuro da far germogliare, passando dai discorsi ai percorsi. Ma soprattutto è apparso chiaro che dall’emarginazione evidente dei trascorsi decenni non se ne esce rimuginando rivalse o pretendendo attenzione, ma rimboccandosi le maniche e tentando profezia, solidarietà, prossimità, creatività. Tutti valori che ci appartengono come identità storica, ma anche orizzonti da abitare con nuovo slancio e pensando grezzo, cioè inventando ed esplorando. L’anno della vita consacrata ha sapientemente evitato lagne e rimpianti, mentre, appoggiandosi al magistero così fresco e anche graffiante di Papa Francesco, ha sollecitato alla gioia della gratitudine, all’esercizio del discernimento e della scrutatio, al sapore vivo dell’incontro con la Bellezza che ci ha affascinato e ancora ci affascina, facendo danzare il cuore e trasfigurare la vita. E questo non è poco, visto il clima di apocalisse che a volte intristisce le nostre esistenze.