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Beati i misericordiosi

Un racconto dei Padri del deserto ci aiuta a comprendere meglio la beatitudine dei misericordiosi: «Un giovane discepolo fu inviato dal suo abba a far visita a un altro fratello che possedeva un orto sul Sinai. Il giovane discepolo, quando arrivò, domandò al proprietario dell’orto: “Padre, hai qualche frutto da portare al mio maestro?”. “Certamente, figlio mio; prendi tutto ciò che desideri”. Il giovane discepolo aggiunse: “Ci sarà anche qualche frutto di misericordia, padre?”. “Cosa stai dicendo, figlio mio?”.
Il giovane ripeté: “Domandavo se c’è qualche frutto di misericordia, padre…”. Per tre volte il giovane fece la stessa domanda senza che il proprietario dell’orto sapesse che cosa rispondergli. Infine, mormorò: “Che Dio ci aiuti, figlio mio!”.
E prendendo il suo fardello, abbandonò l’orto e si avviò nel deserto dicendo: “Andiamo in cerca della misericordia di Dio. Se non ho potuto dare una risposta a un giovane fratello, cosa farò quando sarà Dio stesso a interrogarmi?”». «Qualche frutto di misericordia »: questa è la dracma che Dio, come quella donna che puliva la propria casa, cercherà nei nostri angoli (cfr. Lc 15,8-10); e il talento che dobbiamo affrettarci a far fruttificare, del quale il padrone ci chiederà conto al suo ritorno; il nostro unico investimento sensato, come quello dell’amministratore che seppe farsi amici coloro che lo avrebbero accolto e fu lodato dal suo padrone… « Il regno dei cieli », avrebbe potuto dire Gesù, « è simile a un uomo che prima di tornare al suo paese, dopo un lungo viaggio in terra straniera, cambiò tutte le sue monete con le uniche che, da quel momento in poi, sarebbero state valide ».
Paolo non ha dubbi su quali siano queste monete: « Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! » (1Cor 13,13).
Una proposta
«Nasciamo con occhi, ma non con uno sguardo. Per vedere è sufficiente volgere gli occhi verso lo stimolo in questione. Per guardare bisogna mettere in moto anche il cuore » (J.M. Fernández-Martos).
Cosa accadrebbe se iniziassimo a osservare i volti della gente, le loro occhiaie, i volti del freddo o dell’angoscia, la paura o la tristezza che si riflette nei gesti contratti, nei piedi affaticati, nelle schiene curve sotto il peso dalla stanchezza o del dolore, nel camminare deciso, fragile o tremolante delle persone con le quali viaggiamo sul metrò o che incontriamo per la strada…?
Liberamente tratto da Dolores Aleixandre,
La bellezza della sera, vivere bene il passare degli anni, Paoline