Il servizio più urgente
La vita pretende che viviamo insieme e ogni essere umano è chiamato a crescere insieme agli altri… proprio quello che a tutti, proprio a tutti, riesce tanto difficile. In una società, poi, ‘liquida’ come l’attuale, sempre accelerata e fugace nei contatti reciproci e continuamente tendente alla depressione o alla competizione più o meno violenta, vivere e crescere insieme richiede ancora più coraggio. Così solitudine, bisogno di ascolto e di senso crescono a dismisura… Da tale contesto storico, ai cristiani – e fra loro, a maggior ragione, ai consacrati – viene la sfida evangelica ad abitare il mondo reale di oggi; a lasciarsi dinamizzare dai suoi appelli e non limitarsi a giudicare e lamentarsene. Il giudizio è solo separazione. Il servizio più urgente invece – ce lo ricorda spesso papa Francesco – è “essere modello di fraternità per tutti nella ‘diversità”. E, indicando una delle tante vie concrete lungo tale percorso: …se hai qualcosa contro il fratello, glielo dici in faccia: a volte finirai a pugni, ma meglio questo che il terrorismo delle chiacchiere.
Il mondo ha urgente bisogno di proposte solide e di senso che vengano da volti felici e da ambienti dove i rapporti umani siano attenti, autentici e caldi. Chiede testimoni della forza umanizzante del Vangelo, che si sentano amati – pur nella propria povertà – dal Dio di Gesù Cristo; consapevoli che respirare quotidianamente la sorgente della Gioia è la forza per amare tutti con la tenerezza e la delicatezza di Cristo.
Priorità oggi, quindi, è creare spazi di vita dove sia possibile riappropriarsi – o apprendere – l’attenzione al volto umano di ognuno troppo a lungo trascurato e che va recuperato… Anche nella vita consacrata, anche nella formazione ad essa.
La vecchia storia degli uomini di tutti i tempi è rifiutare la diversità. Ma “le diversità di ciascuno – assicura G. Crea – sono pietre angolari per un modello di comunione basato sulla logica del Vangelo”. E la capacità di riconoscere e apprezzare le reciproche diversità è la possibilità di contribuire alla costruzione di un benessere davvero comune, che vada al di là degli interessi individualistici. Il problema vero, però, per riuscirvi è rimettere al primo posto l’ascolto di ciò che avviene nel profondo di sé e nelle pieghe della propria vita. “Quanto più fedelmente porgerai ascolto al tuo intimo, tanto meglio udrai ciò che risuona all’esterno. E solo chi ascolta può parlare.” (D. Hammarskjold). Verso la ‘verità’ si cammina passando attraverso il «vero» di se stessi, il solo che apre alla scoperta delle meraviglie e del mistero di ogni persona che ci vive accanto. E consente finalmente di entrare nel lungo processo del perdono che guarisce.
Luciagnese Cedrone ismc