“Mi angustiano le persone che non pensano, che sono in balia degli eventi…” confidava C. M. Martini, che nella sua vita certo non ebbe timore di percorrere le vie del dubbio, della ricerca e dell’inquietudine. Ne scoprì, anzi, la bellezza e, nel tempo, continua ad esserne testimone e profeta. Essere ‘cuore pensante’ come lo è stato lui è un dono non comune. Ma quando la violenza si rovescia nella storia come un fiume in piena, è decisamente di pochi anche solo rimanere ‘pensanti’. La paura in realtà ostacola il pensare e può persino impedire la ricerca di punti fermi che orientino il cammino umano nella storia. Di fatto: o si cambia o si muore. E l’unico rimedio, il solo discernimento nelle situazioni concrete è l’amore. Non altri.
Da tanti oggi -a proposito di musulmani, kamikaze, terroristi, migranti…- si sente ripetere: “Non sono dei nostri! Tornino a casa loro”. Ma gli uomini sono tutti dei nostri e noi siamo di tutti. Sulla linea del gesuita Martini, Papa Francesco opera una grande rottura rispetto alla cultura oggi dominante. Lo fa con un progetto le cui opzioni di base sono l’incontro personale con Cristo e con le persone. Chiama ognuno ad impegnarsi per un mondo fondato sulla possibilità di dialogo/incontro tra i popoli e la rinuncia all’uso della violenza come strumento per la risoluzione dei conflitti. Contemporaneamente opera per una Chiesa caratterizzata dalla rivoluzione della tenerezza, dalla misericordia e dalla vicinanza agli esseri umani. Non più una chiesa-fortezza quindi assediata da nemici contro i quali è necessario difendersi; ma una ‘casa aperta’, impegnata ad accogliere tutti con misericordia e amore incondizionato; e indipendentemente dalle connotazioni morali di ognuno. Si rivolge a quanti sentono il dolore e la paura sulla propria pelle e chiama seriamente tutti a ricordare chi siamo e in chi speriamo.
La necessaria lettura sapienziale della storia – soprattutto in un tempo drammatico come quello attuale- alla radice è un compito affidato all’uomo e alla sua responsabilità. “L’essere umano non apprende niente dalla storia, ma impara tutto dalla sofferenza”: Hegel ne era convinto. Ma se la sofferenza offre severe lezioni, è solo l’amore che produce gioia e trasformazione. Il vero peccato in realtà è il non-amore: il suo vuoto amaro ferma la crescita e la maturazione dell’uomo. Il cuore può morire per assenza d’incontri. Ma l’uomo, fosse anche il più losco e duro di cuore, se qualcuno fosse capace di parlargli e di toccarlo, sarebbe buono. È il progetto di Gesù Cristo, l’uomo senza frontiere, che si riassume in una sola parola: comunione con tutto ciò che vive. Solo per le anime deboli la colpa è sempre tutta altrove.