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Alfabeto di ferite quotidiane

Vedeva bene Paolo VI, quando confidava: “Molti oggi parlano dei giovani; non molti, ci pare, parlano ai giovani. Forse non sanno, forse non si fidano…”. In realtà troppi ragazzi (e anche tanti giovani religiosi!) sono oggi con il cuore muto, costretti ad affrontare da soli il vuoto interiore. Conoscono buio, paure, smarrimento. Qualcuno cerca nella fuga l’uscita di sicurezza. A volte ricorrono all’indifferenza, allo stordimento, al bullismo… Indubbiamente sono alla ricerca sincera di autenticità, capaci di impegnarsi e pronti a lottare quando si tratta di qualcosa che vale. È facile però -e lo è per tutti!- giocare con l’amore e impigrire la propria coscienza. Certo è che “non si vive senza scegliere; e non si sceglie senza impegnarsi in qualche modo” (Mazzolari). Ma per riuscirvi ognuno ha bisogno di chi lo aiuti a ‘vedere’ ciò che egli è e ciò che è capace di fare. Le domande implicite che ci si porta nel cuore, infatti, sono tante; e grande è il bisogno che emergano dal profondo rivelando la parte più vera di sé. Per consolidare il cuore e la volontà, una sola sembra essere la via: riscoprire la verità -oggi decisamente in disuso fra gli adulti- di saper ascoltare gli altri. Anche la cosiddetta ‘età adulta’ è in evoluzione. È evidente a tutti che non si è adulti, ma lo si diventa.
“Chi sono io? Oggi sono uno, domani un altro. Sono tutt’e due insieme?”, rifletteva Bonhoeffer, che ha mostrato il suo essere adulto nell’amare gli altri con l’amore stesso di Dio fino al martirio, consumato fra l’altro nell’incomprensione della sua chiesa. Ma esserlo, per chi vive dentro il vortice di trasformazione accelerata dell’attuale cultura di transizione, è un compito decisamente difficile. Disorientamento e confusione crescono… E all’improvviso, ci si ritrova ‘vecchi’. Ma se fino a quando non si è vecchi si è giovani, allora chi oggi è adulto?
Nella società del mondo ricco, di padri ce ne sono sempre meno (pur avendone tutti un disperato bisogno!). E di madri apprensive, aggressive, competitive, sempre e solo in difesa e adorazione del figlio, specie se unico; di madri che non sanno per i loro piccoli a che ora ‘si va a letto’ e cosa non si mangia; quello che si guarda e non si guarda in tv… ce ne sono sempre di più. Il fatto è che il cuore detta i doveri, mentre l’intelligenza fornisce i pretesti per eluderli. Ma ognuno è qual è il suo cuore quotidianamente ferito.
Intanto i giovani si sentono più imitati e corteggiati che compresi e aiutati a crescere; più guardati con nostalgia che sospinti all’ingresso a pieno titolo nei compiti della vita adulta. Non resta allora che rassegnarsi al buio? Nel difficile equilibrio di un tempo di transizione epocale come il nostro, è grande il bisogno della forza esplosiva della speranza; come anche, in una rinnovata docilità allo Spirito farsi inventori di strade che portino gli uni verso gli altri e, insieme, verso Dio. La fuga drastica da egoismi di ogni genere, infatti, solleva dalla palude verso la piena maturità. E l’impegnarsi concretamente a costruire ambienti di vita in profonda sinergia dà vita ad un grande sogno ad occhi aperti: la sinergia di comunione è possibile! Seduti ai bordi della notte, per tutti brilleranno le stelle. E anche tu, vita consacrata, sulla via dello Spirito, non avere paura!
Luciagnese Cedrone ismc