Preziosa è la scuola della vita, a condizione però che a quella scuola si imparino le lezioni necessarie e opportune che vengono offerte a tutti. Quando per esempio nei propri giorni cominciano ad esserci più ieri che domani, è facile che anche fra i cristiani e i consacrati ci sia chi pensa sia meglio aggiungere anni alla vita che vita agli anni. Questo significa ritrovarsi a vivere di conseguenza e a sperimentare solo disillusione, stanchezza, inerzia… Da cui automaticamente scaturiscono i ben noti e tristi atteggiamenti di autocommiserazione insieme ai tentativi di giustificarsi – magari con inconsapevoli principi di ‘comodo’ – per commuovere gli altri. Il che certo non rende liberi. Schiacciati così dalle difficoltà che non si è stati in grado di superare, in breve si perde la capacità di essere segni profetici per il mondo intorno.

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GenOrizzonte rinascita
Ancora: sono tante le persone – soprattutto forse fra i consacrati – che curano con passione e competenza gli obiettivi del proprio lavoro e vi spendono senza riserve energie e tempo. Ma non riescono ad armonizzare il tutto con gli obiettivi e le necessità della ‘propria’ persona. E finiscono per sentirsi come inghiottite dall’ingranaggio di una macchina, da cui non sanno come uscire.
Occhio ai rapporti umani! La sfida da realizzare – nella vita consacrata e nel mondo di oggi – è creare le condizioni perché ognuno, nel proprio passaggio fra un’età e l’altra della vita, che mai avviene in modo indolore, possa promuovere il cambiamento di se stesso e rinascere come creatura autentica. Ma è davvero possibile aiutarsi ad imparare lezioni dalla vita? È certo che le condizioni più sicure per un aiuto reciproco ed efficace girano intorno a due verbi: ascoltare e comprendere; fare insomma esperienza di relazioni fiduciose. E poi conservare quella fiducia che impedisce di giudicare e rende capaci invece di apprezzare ciò che di buono c’è dentro la vita degli altri.
Purtroppo la comunicazione quotidiana anziché unire, molto spesso separa e costruisce steccati. L’esperienza racconta per esempio che insincerità e parodia dei sentimenti nel ‘comunicare’ scalzano i fondamenti della fiducia. Molto utile invece è disporsi a guardare gli altri con il massimo di simpatia sincera. “La vera bontà – afferma M. Blondel – specie a una certa età non è tanto essere buoni nei confronti degli altri quanto nel pensare che gli altri siano buoni con noi”. E ripartire ogni giorno da ciò che in sé è più vicino a Dio fino a quando la propria storia – non sempre gloriosa – diventa un frammento della storia della salvezza. In un mondo come il nostro, organizzato in funzione del successo e del denaro, non sarà questa l’autentica profezia?
Luciagnese Cedrone ismc