
Ognuno riceve e gradisce, si emoziona, solo per quei regali di cui ha una certa consapevolezza di esserseli meritati e guadagnati con la propria generosità, il proprio impegno, la propria vicinanza, pur, a
volte, in una certa fluidità dei servizi offerti.
I regali hanno dimensioni e valori diversi, anche economicamente. Non perché piccoli, o insignificanti, hanno minor pregio. Includono, o meglio, sono essi stessi un messaggio: dicono al ricevente che il donatore ha saputo, ha capito, ha sperimentato chi sei tu; e non importa con quale tipo di carta lo si avvolga; lo avvolge la luce calda e benefica di un cuore riconoscente.
La vita, con le sue gioie e le sue angosce, le sconfitte e le vittorie, è essa stessa tutta un regalo. Faticosa, deludente a volte, ma, vista nella luce di Dio, di solo Dio, è sempre degna di essere accolta, ‘posseduta’ e donata, ‘sprecata’ – direbbe sr Viviana Ballarin op – in quel servizio al prossimo che la rende più preziosa ancora.
Il regalo richiede, inoltre, uno stile, anche nel riceverlo. James Henry Leigh Hunt ha lasciato scritto: “Ricevere un regalo simpaticamente e nello spirito giusto, anche quando non hai nulla da dare in cambio, significa darne uno in cambio”.
La ‘preda’, anche se raggiunta, non ha senso. I ‘regali’ ci piacciono e li teniamo.
Biancarosa Magliano, fsp