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I regali ci piacciono

regali1“Si posseggono solo i regali, non le prede”. Lo ha scritto Jean Bastaire nel suo libro Eros redento. Chi non ha mai provato quel dolce turbamento che assale quando sul tavolo, sul comodino, forse sul cuscino, o ‘nascosto’ in un cassetto trova, inatteso, un piccolo pacco dall’aspetto delizioso e con il proprio nome? Un pacchetto deposto lì da una mano amica, un cuore gentile.
Ognuno riceve e gradisce, si emoziona, solo per quei regali di cui ha una certa consapevolezza di esserseli meritati e guadagnati con la propria generosità, il proprio impegno, la propria vicinanza, pur, a volte, in una certa fluidità dei servizi offerti.
I regali hanno dimensioni e valori diversi, anche economicamente. Non perché piccoli, o insignificanti,  hanno minor pregio. Includono, o meglio, sono essi stessi un messaggio: dicono al ricevente che il donatore ha saputo, ha capito, ha sperimentato chi sei tu; e non importa con quale tipo di carta lo si avvolga; lo avvolge la luce calda e benefica di un cuore riconoscente.
La vita, con le sue gioie e le sue angosce, le sconfitte e le vittorie, è essa stessa tutta un regalo. Faticosa, deludente a volte, ma, vista nella luce di Dio, di solo Dio, è sempre degna di essere accolta, ‘posseduta’ e donata, ‘sprecata’ – direbbe sr Viviana Ballarin op – in quel servizio al prossimo che la rende più preziosa ancora.
Il regalo richiede, inoltre, uno stile, anche nel riceverlo. James Henry Leigh Hunt ha lasciato scritto: “Ricevere un regalo simpaticamente e nello spirito giusto, anche quando non hai nulla da dare in cambio, significa darne uno in cambio”.
La ‘preda’, anche se raggiunta, non ha senso. I ‘regali’ ci piacciono e li teniamo.
Biancarosa Magliano, fsp