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Dio si stanca dei grandi regni, mai dei piccoli fiori

“Dio si stanca dei grandi regni, mai dei piccoli fiori” (Tagore).

Sarà una affermazione inaccettabile, o stoica? Al poeta – un poeta sagace come Rabindranath Tagore al quale è giusto anche attribuire il merito e la gloria di essere drammaturgo, scrittore e filosofo – possiamo permetterlo…
La storia è testimone dei molti grandiosi eventi di ‘grandi’ popoli a tutte le latitudini e in tutto lo scorrere dei secoli e dei millenni. E’ testimone anche dei piccolissimi singoli eventi di ogni persona, di quel ‘piccolo fiore’ che è ognuno degli esseri viventi di natura razionale…
Le motivazioni dei saliscendi dei diversi ‘grandi regni’, dai Faraoni in terra d’Egitto, agli Inca, artefici di una delle maggiori civiltà precolombiane, alle attuali ‘potenze’ del Nord e del Sud del mondo, all’Est e all’Ovest, il loro formarsi, il loro ingigantirsi, il lento scomparire di alcune, debbono essere motivo e oggetto di anni di proficuo studio sull’evolvere umano-sociale…
“La storia è vera testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità”. Lo ha lasciato scritto Marco Tullio Cicerone. Diventerebbe un prendere visione del passato e del presente, e avvertimento per il futuro. “Il passato ha sufficiente luce per il presente” (F. Scalia).
Ogni ‘creatura umana’, appartenente a grandi o piccoli Paesi, a grandi o piccole comunità – anziana o vibrante giovinezza, affaticata o vigorosa, delusa o appagata – è un ‘piccolo fiore’ nelle mani di un Giardiniere attento, che sa come e quando innaffiare, come e quando ripulirlo dalle foglie rinsecchite. Sa proteggerlo dalle gelate invernali, coprirlo con la sua ombra nelle torride giornate estive. Sa quando e come potarlo, perché possa ri-fiorire più vivo e più bello.
Ogni ‘fiore’ ha la sua propria ben definita storia e, volente o nolente, vi ritorna. Sa in quale momento e in quale modo, ora proteggendo ora potando, con quale gesto adeguato il ‘famoso’ Giardiniere è intervenuto nella propria vita perché si potesse continuare o ri-tornare ad essere il fiore cresciuto – sì – nella fragilità di un ‘vaso di creta’ (cfr 2Cor 4,7), ma pur sempre da Lui amato. E allora pochi o molti – nelle singole tonalità di colori e di forme – i ‘piccoli fiori’ potranno formare quel ‘paesaggio di pura bellezza’ che potrebbe essere ogni comunità, ogni famiglia, ogni gruppo di lavoro. Non è necessario essere alla ribalta, in primo piano, ai primi posti… “Il fiore si nasconde nell’erba, ma il vento ne disperde il profumo”. Lo afferma ancora il grande poeta Tagore.
Biancarosa Magliano, fsp