Con questo appellativo Phil Bosmans, sacerdote belga, autore di numerosi libri, tradotti in molte lingue, che vive e lavora in Francia, simpatizzante da sempre dei preti operai, ha voluto definire un ‘Movimento’ non confessionale da lui fondato. Concretamente una organizzazione non profit. Nel presentarla ha inteso dare risalto alla parola ‘senza’; un semplice avverbio, parola non elitaria, inventata non da accademici eruditi, ma valorizzata nel linguaggio semplice, quotidiano, di tutti… Un modo insolito di definire un ‘Movimento’ e con un obiettivo non facilmente riscontrabile in altre Associazioni: “aiutare le persone disperate”.

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OttSenza nome
Persone senza appoggio; senza protezioni, senza sicurezze, senza amicizie, che vivono sul limitare dell’esistenza. Probabilmente le persone cui è più difficile offrire aiuto e ‘protezione’, soprattutto consolazione. Atrofizzate o frustrate da delusioni, forse da fallimenti, da sconfitte, saranno le persone cui pensare con particolare attenzione in questo appressarsi del Giubileo straordinario della Misericordia, definita da papa Francesco ‘rugiada del mattino’. “Misericordia è la via che unisce Dio e l’uomo perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato” (MV 2).
Un movimento, quindi, che non punta a ideali altisonanti, ma propone con altre formule quanto ancora papa Francesco scrive al n. 16 della Bolla MV: “portare una parola o un gesto di consolazione ai poveri, annunciare la liberazione a quanti son prigionieri delle nuove schiavitù…, restituire la vista a chi non riesce più a vedere perché curvo su se stesso, restituire dignità a quanti ne sono stati privati…”. In sintesi sostenersi mutuamente con forza, coraggio, accortezza all’interno della fatica, della lotta quotidiana. E’ un “farsi carico” che diventa perdono, vicinanza, presenza, compagnia, fiducia nell’altro per quanto diverso, – anche confronto, ma vero – se necessario. La presunzione di infallibilità diventerebbe l’apertura di una strada verso il fallimento, perché voler bene davvero, con totale disinteresse e distacco, fa incrociare l’amore dell’uomo con l’amore di Dio, l’amore all’uomo con l’amore a Dio. E’ vivere con semplicità e giustificata solidarietà verso tutti, senza esclusioni o anomale differenziazioni, senza emarginazioni, decisamente liberi dalla ‘cultura dello scarto’. E’ volere che gli altri siano quello che sono chiamati ad essere. L’amore per il prossimo – ha scritto Benedetto XVI – è “una strada per incontrare anche Dio e il chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche davanti a Dio” (DCE 16).