Tra le cause della morte più atroce, secondo gli esperti, è la sete. Ne fanno fede i racconti raccapriccianti delle atrocità commesse ad Auschwitz nel secolo scorso. Ben più lontana nel tempo, Agar, la schiava di Abramo, cacciata da lui nel deserto, non se la sente di veder morire per sete il proprio figlio; lo abbandona sotto un cespuglio e va a sedersi lontana da lui di un tiro d’arco… In questo episodio interviene Dio stesso: il bambino piange per la sete…“‘Àlzati, – dice Dio alla donna – prendi il ragazzo e tienilo per mano, perché io farò di lui una grande nazione’.Dio le aprì gli occhi ed ella vide un pozzo d’acqua e andò, riempì d’acqua l’otre e diede da bere al ragazzo.Dio fu con il ragazzo” (cfr Gen 21,18-20). E’ una espressione di delicatezza genuinamente umano-divina. E’ il Dio misericordioso, chino sulle sue creature, che interviene secondo la sua sapienza e i suoi ’progetti’ d’amore. Egli è fedele innanzitutto a se stesso, alle sue parole.
All’importanza dell’acqua – e dell’acqua come risorsa naturale – papa Francesco ha dedicato un capitolo intero della Laudato si’… Ha denunciato il fatto che “l’abitudine di sprecare e buttare via l’acqua ha raggiunto livelli inauditi” e ”non si è risolto il problema della povertà”; inoltre ammette che “non viene amministrata sempre con una adeguata gestione e con imparzialità”. Altro ambito della ripetuta, frequente e settaria attenzione umana…
Egli, inoltre, è preciso e perentorio; accorpa il diritto all’acqua ad altri diritti inalienabili: “l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani… Il problema dell’acqua è in parte una questione educativa e culturale”. Per cui tutti vi siamo coinvolti da sempre – forse più oggi, viventi nel XXI secolo – quando anche secondo la previsione di un esperto della fine del secolo scorso, il vicepresidente della Banca Mondiale Ismail Serageldin: “le guerre del prossimo secolo – questo nostro secolo – si combatteranno a causa dell’acqua”.
Gesù, stanco e assetato, si ferma in un bel meriggio di sole vicino al pozzo di Sicar e in un discorso di sana complicità, illumina la donna sulla propria identità: chi attinge alla ‘sua’ acqua non avrà più sete. Egli è Dio; è l’immenso; e non c’è uomo o donna che almeno una volta nella vita non abbia sentito o non senta il bisogno di un ristoro profondo, esistenziale. Gesù, il Figlio di Dio, il salvatore, interviene e smorza anche questa sete. E come il pane per l’Eucaristia, il crisma per la Cresima e l’Ordine sono elementi ineludibili per la costituzione di un sacramento, così è l’acqua per il Battesimo.
Alla sete fisiologica deve pensarci l’uomo; devono pensarci i politici, i sociologi, i responsabili del clima e della terra. Deve pensarci ogni essere umano di qualsiasi estrazione sociale, di qualsiasi lingua, popolo o nazione. Io, tu, anche per il compito che possiamo avere nell’ambito familiare, educativo, sanitario, relazionale. Non posso permettere che attorno a me, nel mio ambiente, un ‘tesoro’ venga manomesso e sperperato. Il Signore del cielo e della terra –che pensa agli uccelletti e al piccolo fiore- ha affidato anche a me parte delle ricchezze immesse sulla terra.
L’acqua, dunque, è e sarà indispensabile a tutti: poveri e ricchi, sani e ammalati, piccoli e grandi, giovani e anziani. Come sarà il nostro meraviglioso globo, quando Dio stesso giudicherà tutti noi anche sull’aver dato o non ‘dato da bere agli assetati’?
sr Biancarosa Magliano, fsp