E’ una opera di misericordia che ha fatto da sottofondo a tutta la storia ebraica e alla tradizione cristiana. “Lo straniero che risiede fra voi, lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto. Io sono l’Eterno, il vostro Dio” (Lev 19,34) leggiamo nell’Antico Testamento. L’appello rivolto da papa Francesco a diocesi, parrocchie, famiglie, comunità religiose ad aprire le porte per accogliere gli immigranti in questa stagione di forti flussi migratori è stato accolto con attenzione e simpatia un po’ da tutti. Anche a livello internazionale sorgono “organizzazioni diversificate, che si impegnano per l’uomo nelle sue svariate necessità” ha scritto papa Benedetto XVI in Deus caritas est. E questo perché “l’imperativo dell’amore del prossimo è iscritto dal Creatore nella stessa natura dell’uomo”.
L’accoglienza quindi non si risolve semplicemente in un aprire le porte, nell’offrire una stanza, o nel far sedere l’ospite alla propria mensa alcune volte. E’ vivere lo stile evangelico dell’accoglienza. E la parola ‘vangelo’ – è ben noto – si identifica con la parola ‘amore’, amore senza sconti, senza ribassi, senza riduzioni. “L’ospite è un gioiello posato sul cuscino dell’ospitalità” ha scritto Rex Stout.
Accogliere, quindi, chi ha ancora e chi non ha più speranza, accogliere non per sofistificate o mistitficate ragioni, ma per motivi evangelici è una massima ineludibile. Vedere il passante e il nuovo arrivato con stile e cuore cristiano, rispettarlo nella sua identità, nella sua diversità, nella sua originalità. Ospitare così l’amico e il nemico, il simpatico e il riottoso, o il diffidente, sono autentici gesti di misericordia accogliente, perché ‘ognuno ha il diritto di vivere con dignità’… Gesù disse a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio… quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti» (cfr. Lc 14,12ss).
Lattanzio nel terzo secolo scriveva: “Se qualcuno non ha cibo, condividiamolo con lui; se qualcuno viene a noi senza abiti, vestiamolo…. Che la nostra casa sia aperta ai viandanti, ai senza tetto…”.
Nella tradizione cristiana significativa è la tipologia di accoglienza degli ospiti proposta da san Benedetto nella sua Regola. L’intero capitolo su questo tema inizia così: “Tutti gli ospiti che giungono in monastero siano ricevuti come Cristo, poiché un giorno egli dirà: ‘Sono stato ospite e mi avete accolto’”.
Così dirà a chiunque abbia vissuto le opere di misericordia…
Biancarosa Magliano, fsp
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