Nella zona di Beir Onah, nella valle di Cremisan dove Israele sta costruendo il Muro di separazione, la mattina del giorno 11 gennaio 2016 sono andati i vescovi membri dell’Holy Land Coordination (Hlc), della quale fanno parte vescovi di USA, UE, Canada e Sud Africa. Li accompagnavano rappresentanti delle Chiese europee CEE e COMECE. Come presule italiano era presente mons. Rodolfo Cetoloni, vescovo di Grosseto, membro italiano dell’Hlc. Quel ‘muro’ è contestato da molte famiglie perché parte di quei territori – con piantagioni di oliveti e frutteti – è di loro proprietà e da esse traggono il necessario per il proprio sostentamento.
Con le terre, i cristiani che vivono in quella zona rischiano di perdere quell’altro valore inalienabile che è la propria libertà.La schiavitù di qualsiasi tipo essa sia – politica, familiare, sociale – non fa piacere mai a nessuno, perché è una perfida ingiustizia.
Di fatto i vescovi – accompagnati da membri dell’associazione “St.Yves” che da anni assiste legalmente le famiglie davanti la Corte israeliana – si sono ritrovati di fronte a militari israeliani che hanno impedito loro l’accesso alla zona del Muro.
E’ un prolungamento di quella amarissima e sfuggente storia tra palestinesi e israeliani che vorremmo finisse davvero alla luce della giustizia, del mutuo rispetto, della vicendevole accoglienza e della opportuna intesa tra popoli diversi per origine, per storia, per ideali.
Che fare? Non restava che rivolgersi a Colui che è Padre di tutti: palestinesi, israeliti, cristiani, islamici, buddisti, atei. Per questo, soltanto dopo aver pregato insieme il Padre nostro, hanno preso la via del ritorno.
Ancora una volta la storia quotidiana ci interpella fortemente. Non possiamo e non vogliamo essere sorelle in fuga. L’indifferenza non ci appartiene. Ci sentiamo immerse – quasi affondare – in problematiche enormi, complesse e, allo stesso tempo, fortemente chiamate al servizio di una fraternità più grande, universale, che abbraccia tutti e tutte. Le religiose, unanimemente, esprimiamo la nostra solidarietà a quella porzione di popolo che si trova ai margini della espropriazione delle proprie terre e quindi spinta ad entrare in tempi di fame e di oppressione.
Portiamo anche questa amarissima situazione di nostri fatelli’ nel nostro cuore per offrirla anche noi in preghiera al Padre di tutti. E sia finalmente pace. (B.M.)