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Una onorificenza e un rifiuto

Il Presidente delle Repubblica Sergio Mattarella, nel mese di settembre del 2015, conferiva l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia a suor Bertilla Capra, Missionaria dell’Immacolata (PIME) – da 35 anni responsabile del Vimala Dermatological Centre di Mumbai (India) – “come segno di riconoscimento per il suo impegno nella clinica ospedaliera impegnata nella cura della lebbra, aids e tubercolosi”. Stesso riconoscimento anche per suor Anna Maria Capiluppi, membro dello stesso Istituto, “responsabile della ‘House of Charity’ di Mumbai, per la cura, l’amore e la dedizione verso i più deboli” (da AsiaNews).
Il carisma dell’Istitutocui appartengono suor Bertilla e suor Anna Maria è‘la viva passione di annunciare il regno di Dio a tutte le genti, annunciare Gesù Cristo a tutti i popoli,con le parole o con le opere al servizio di ogni povertà’.Cercano di‘rispondere alle domande di salute, di istruzione, di dignità, di significato, di amore che salgono dall’umanità’. E lo fanno con dispensari, lebbrosari, ospedali; scuole e ostelli, attività sociali, promozione della donna, lavoro con i giovani; predicazione, campi nei villaggi, catecumenati, catechesi, animazione missionaria… Altre cose le inventano, a seconda dei tempi e dei luoghi. L’icona evangelica ispiratrice di tanta e diversa attività è:Gesù l’Apostolo del Padre, seminatore e seme.
In questo momento per suor Bertilla, nata or sono 77 anni a Bagnatica (Bergamo), da 45 anni presente e operante in India, la situazione è diventata amara, preoccupante. In questi decenni ella ha lavorato con dedizione competente, disinteressata e lieta, con i lebbrosi, in una visione integrale della persona: non soltanto cure mediche, ma anche spirituali; ha seguito con specifica formazione le famiglie degli stessi malati e degli abitanti della zona, onde superare la irrazionale emarginazione nei confronti degli ammalati di lebbra. Inoltre “nel suo centro ella ospita un ottantina di adulti e 75 ragazze che studiano in un collegio annesso alla clinica” (cfr. Avvenire 02 01.2016).
La competente autorità locale ora le nega il rinnovo del visto di permanenza. Di fronte allo sconcerto dell’interessata, delle consorelle, di quanti hanno collaborato alle sue molteplici attività e dell’intero suo Istituto, le autorità indiane chiariscono che non si tratta di deportazione o di espulsione. Il visto, secondo il loro parere, è scaduto e non è rinnovabile perché ‘le regole sono cambiate’. Di quali ‘regole’ si tratti non è molto chiaro. A suor Bertilla sono stati rifiutati anche i tre ulteriori mesi di permanenza che ha richiesto per poter chiarire ogni cosa. Salvo cambiamenti dell’ultimo momento dovrebbe ‘rientrare immediatamente in Italia’…
Le religiose presenti in Italia – rappresentate dall’USMI – partecipano alla gioia di suor Bertilla, di suor Anna Maria e di tutto l’Istituto per la ben meritata ’onorificenza’; partecipano pienamente alla inattesa e certamente non voluta delusione causata dall’irrevocato ultimatum del governo locale. Sanno che il loro diuturno e pur faticoso impegno in quelle terre era un ‘testimoniare nel mondo la carità di Cristo’. (B.M.)