Riscoprire una “sapienza dell’umano”, capace di amare la terra, per abitarla con sobria leggerezza è quanto si prefigge il presente volume di Consacrazione e Servizio. Il tema della custodia della creazione ci mette di fronte a “nuove prospettive” alle quali il cristiano comune e più ancora il religioso “deve dedicare la sua attenzione, per assumere, insieme con gli altri uomini, la responsabilità di un destino diventato ormai comune”.
Il tema ecologico si è andato imponendo sempre di più e, grazie all’Enciclica di Papa Francesco, diventa un capitolo importante della Dottrina sociale della Chiesa. Il Papa lo aveva detto già nell’omelia del giorno dell’inaugurazione del suo ministero petrino, il 19 marzo 2013: “Custodire l’intera creazione” è “un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere”. Papa Francesco ci rammenta che Gesù “invita a riconoscere la relazione paterna che Dio ha con tutte le creature e ricorda loro con una commovente tenerezza come ciascuna di esse è importante ai suoi occhi”1. Un creato, dunque, da gustare in tutta la sua bellezza ed in rendimento di grazie, da abitare con coraggio, sobrietà e in solidarietà con i poveri, entro la grande comunione delle creature 2. Un creato riconosciuto, alla luce della Pasqua, come la grande opera del Dio Uno e Trino, vivificata e condotta a compimento dallo Spirito creatore (cf. Rm 8,19 ss): costituito “secondo il modello divino”, è quindi esso stesso “una trama di relazioni” 3.
Amare la terra consapevoli della sua dignità
A parlare di questa consapevolezza ecologica fu Papa Benedetto XVI davanti al Parlamento federale tedesco, il 22 settembre 2011, durante il suo viaggio apostolico in Germania: “La comparsa del movimento ecologico nella politica tedesca a partire dagli anni Settanta, pur non avendo forse spalancato finestre, tuttavia è stata e rimane un grido che anela all’aria fresca, un grido che non si può ignorare né accantonare perché vi si intravede troppa irrazionalità. Persone giovani si erano rese conto che nei nostri rapporti con la natura c’è qualcosa che non va; che la materia non è soltanto un materiale per il nostro fare, ma che la terra stessa porta in sé la propria dignità e noi
dobbiamo seguire le sue indicazioni”4. E proseguì, confermando l’attualità di quelle istanze: “Quando nel nostro rapporto con la realtà c’è qualcosa che non va, allora dobbiamo tutti riflettere seriamente sull’insieme e tutti siamo rinviati alla questione circa i fondamenti della nostra stessa cultura”. Giovanni Paolo II, sensibile ai segni dei tempi, ha espresso questa sensibilità affermando che ‘occorre tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato, che è appunto il cosmo’5.
Le radici bibliche della questione ecologica
Il Pontefice aveva specificato le radici bibliche della questione ecologica, mettendo in evidenza come “la limitazione imposta dallo stesso Creatore fin dal principio, ed espressa simbolicamente con la proibizione di “mangiare il frutto dell’albero” (Gen 2,16), mostri con sufficiente chiarezza che, nei confronti della natura visibile, siamo sottomessi a leggi non solo biologiche, ma anche morali, che non si possono impunemente trasgredire”. Alla fine degli anni Ottanta, Giovanni Paolo II metteva in guardia dall’usare le risorse naturali, alcune delle quali non sono rinnovabili, come se fossero inesauribili (risorse non rinnovabili come ad es. petrolio, carbone, gas naturale, disponibili in quantità finita o limitata ovvero destinate inevitabilmente all’esaurimento nel lungo periodo). Egli vedeva inoltre nell’industrializzazione un rischio per la contaminazione dell’ambiente e per la qualità della vita. Benedetto XVI poi, ha ribadito che la questione ecologica riguarda i cristiani
proprio in quanto persone di fede, e la Chiesa in quanto tale: “La Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione, appartenenti a tutti. La Chiesa deve proteggere l’uomo contro la distruzione di se stesso”6.
La terra: ambiente da custodire e giardino da coltivare
Papa Francesco ha unito la sua voce, alla voce della Chiesa universale, alla discussione mondiale più recente. Con il suo linguaggio efficace e diretto non ha esitato ad affermare: “In larga parte è l’uomo che prende a schiaffi la natura, continuamente. Noi ci siamo un po’ impadroniti della natura,
della sorella terra, della madre terra”. Nella visione ecologica è frequente una sua parola chiave: “armonia”. Si tratta di una visione ampia capace di estendersi a tutte le creature. L’armonia riguarda tutto il creato nel suo insieme e nelle relazioni tra esseri viventi. Ed è un dono di Dio. Così ha affermato Francesco durante la celebrazione della Giornata della Terra: “Esorto tutti a vedere il mondo con gli occhi di Dio Creatore: la terra è l’ambiente da custodire e il giardino da coltivare.
La relazione degli uomini con la natura non sia guidata dall’avidità, dal manipolare e dallo sfruttare, ma conservi l’armonia divina tra le creature e il creato nella logica del rispetto e della cura, per metterla a servizio dei fratelli, anche delle generazioni future”7.
Per una conversione ecologica
L’esperienza di tante generazioni credenti si fa invito per noi, perché impariamo anche oggi a vivere in tale orizzonte la nostra umanità, abitando la terra con una sapienza capace di custodirla come casa della famiglia umana, per questa generazione e per quelle future. Tale sapienza porta in sé sfide e compiti impegnativi. Anzitutto la forte istanza di giustizia per superare con decisione un sistema economico che non si cura dei soggetti più fragili, ma insieme porta in sé la profonda esigenza di ripensare i nostri stili di vita che dovranno essere leggeri, sostenibili sul piano personale, familiare e comunitario e orientati alla giustizia.
Una seconda sfida si pone nella capacità di indicare strade di spiritualità orientate alla “conversione ecologica”8. Occorre tornare ad apprendere cosa significhi sobrietà e ripensare anche i nostri stili alimentari. E se occorre privilegiare le produzioni locali e quelle che provengono da processi rispettosi della terra, ci sembra strettamente connessa a tale importante questione la difficoltà a garantire il diritto al cibo per tutti.
Ripensare gli stili di vita
Sempre più spesso eventi metereologici estremi devastano la terra e la vita delle persone. Siamo invitati a quella “responsabilità di proteggere la casa comune”9 che impegna le Nazioni a un’azione condivisa per contenere le emissioni che modificano il clima e riscaldano il pianeta.
È “urgente e impellente lo sviluppo di politiche” affinché “nei prossimi anni l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile”10. Alla radice dell’insensata distruzione dell’ambiente naturale c’è un errore antropologico, purtroppo diffuso nel nostro tempo. L’uomo, che scopre la sua capacità di trasformare e, in un certo senso, di creare il mondo col proprio lavoro dimentica che questo si svolge sempre sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio.
1. Cf. FRANCESCO, Lettera Enciclica Laudato si’, 24 maggio 2015, n. 14.
2. Messaggio della CEI per la giornata della Custodia del creato 2015.
3. Ibid., n. 96.
4. PAPA RATZINGER è stato spesso definito come «il primo Papa verde», cfr, ad esempio, National Geographic, 28 febbraio 2013, avendo egli fatto proprie molte istanze ambientali ed ecologiche ereditate dal suo predecessore, e sviluppandole poi ulteriormente.
5. Enciclica Sollicitudo rei socialis (SRS), 30 dicembre 1987, n. 34.
6. Caritas in Veritate, (CV), n. 61.
7. Udienza generale del 22 aprile 2015.
8. Ibid., n. 240.
9. Ibid., n. 216.
10. Il 2015 vedrà un appuntamento fondamentale in tal senso: la Conferenza delle Parti (COP 21), che si terrà a Parigi per definire il quadro di riferimento per la tutela del clima nei prossimi anni.