Ancora una strage, ancora una volta il sangue di fragili ma coraggiose donne è stato versato perché alcuni – in odio all’Amore – non le capivano, non sopportavano, non volevano le loro opere di assistenza e di aiuto. Ma esso – quel sangue – non grida al cospetto di Dio, chiedendo vendetta. Le loro sono vite offerte a Dio, da mattino a sera e, se utile, dalla sera al mattino, perché vecchi e disabili vivano senza troppe e ingiuste sofferenze il loro attuale segmento di vita e abbiano assistenza, protezione, aiuto, sostegno; sentano vicinanza, prossimità, fraternità. E’ successo ad Aden, nello Yemen, il 4 marzo del 2016, proprio l’altro ieri. Una banda di uomini armati ha fatto incursione in una casa di riposo per vecchi e disabili: hanno massacrato quattro suore appartenenti alla congregazione delle Missionarie della carità, le suore di Madre Teresa di Calcutta. E rapito un sacerdote salesiano, missionario anch’egli, tutto dedito al suo ministero in quella stessa sede. Erano lì per decisione granitica le suore e fortemente determinato il sacerdote. Con esse – due ruandesi, una kenyota e una indiana – sono state uccise altre 12 persone, tra cui l’autista e altri due collaboratori, etiopi, della comunità.
Da un anno e mezzo il Paese, il più povero del Medio Oriente, vive una situazione molto precaria, di guerra civile. Vi circolano ribelli houthi e gruppi legati alla rete di al-Qaeda. Loro, gli assassini armati, ed esse, pienamente e lucidamente coscienti della gravità della situazione; e fermamente determinate a non mollare. A Dio e ai poveri, agli emarginati, a quelli che la società opulenta considera ‘scarto’, esse hanno dedicato la loro vita, le loro energie, il loro cuore, il loro amore ora e per sempre. Erano delle innamorate, “innamorate di Dio – direbbe felice Scalia – e quindi amanti degli uomini fino a non avere pace fino a vederli liberi, come si addice a figli di Dio”. In gesti semplici e deliziosi ad un tempo perché sapevano che l’amore non cerca gesti altosonanti; era sufficiente dar da mangiare e da bere, imboccare, lavare un handicappato con qualsiasi limite; curarlo, possibilmente accompagnarlo sino alla guarigione completa.
Così avrebbe fatto la loro fondatrice, Madre Teresa – che verrà proclamata santa il prossimo settembre. E lo aveva anche detto: “il più grande dono che Dio ti può fare è darti la forza di accettare qualsiasi cosa egli ti mandi e di restituirgli qualsiasi cosa Egli ti chieda”. Anselm, Marguerite, Judit e Reginette, le quattro suore massacrate, con la vita gli hanno restituito davvero tutto.
Con papa Francesco ci auguriamo che questo atto atroce “svegli le coscienze, guidi ad un cambiamento dei cuori ed ispiri tutte le parti a deporre le armi e intraprenda un cammino di dialogo”, perché, diciamo ancora con papa Francesco – è ora di “rinunciare alle violenze e di rinnovare il proprio impegno per la gente dello Yemen, in particolare i più bisognosi”. (B.M.)