L’ossatura – nemmeno troppo nascosta – dei rapporti interumani in questo nostro mondo?… Felice Scalia la vede tutta nella ricerca di riconoscimento e nella sete di spazi propri; nell’assillo per la realizzazione di sé e nella rivendicazione di una visibilità e rilevanza sulla ‘massa’. In verità si può dire che la paura di perdersi e di ‘essere nessuno’ domina e comanda i gesti quotidiani, corretti o disonesti che siano. Spesso il motivo vero che spinge a ‘sopravvestirsi’ per non vergognarsi di sé e rendersi ‘presentabili’, è il prendere coscienza della propria povertà e il non sentirsi in grado di sopportarla. Ne scaturisce un mondo che tutt’al più si accontenta del rispetto esterno delle regole, ma non si preoccupa troppo del senso di responsabilità che muove a calcolare le conseguenze delle proprie azioni. E il bisogno di Verità – che dà vita al dipanarsi della storia insieme alla gioia di trovarla – rimane lì senza portare frutto. In tutto questo la passione per la vita in quanto tale boccheggia. Si rafforza invece la cultura che non ama la vita, ma la sfrutta e la usa fino a quando serve e poi la scarta. E mentre l’umanità e la compassione si dileguano anche dal cuore dei credenti, a parlare rimane il silenzio di Dio (Gv Paolo II)…
Comunità di cristiani e consacrati sapranno rendere percepibile sul proprio volto, nello stile di vita lo sguardo di tenerezza con cui Dio segue il cammino, anche contorto, dei suoi figli?
… e conoscere la felicità ‘dell’essere per’
Gesù di Nazareth ci ha mostrato come si sta nella vita credendo negli esseri umani e guardandoli come splendore di bellezza, a volte nascosta ma mai distrutta. Non ha certo affidato alla ricerca di sé la credibilità del suo messaggio. Tarlo dell’amore è la difficoltà a riconoscersi unici, amati, liberi… ma pur sempre solo strumenti; accettare cioè di non essere protagonisti, perché Dio solo lo è. E se guida è Dio, ci vuole un’attenzione particolare a Lui (…e senza guardare con la coda dell’occhio chi agisce diversamente!). Alla scuola della Sua misericordia – Giustizia che non giudica ma sempre cura e guarisce – la sequela si misura dalla gioia d’incontrare ogni persona; bella o brutta, disonesta o corretta, amica o nemica… è del tutto secondario. L’esistenza ‘illuminata’ dal Suo sguardo è più bella e più umana e fa lievito nei piccoli e grandi gesti del quotidiano condiviso. Dalla mancanza di tale sguardo nell’ordinario della vita, fra gli umani nascono le divisioni, le scomuniche, i roghi, le nazioni canaglia, i muri che si innalzano… fino al diritto di possedere in esclusiva armi atomiche!
La sfida per il cristiano è chiedersi se l’intimità coltivata con il Signore è capace di riempire di gioia la propria vita per dilatarla a tutti.
Luciagnese Cedrone ismc