Le opere di misericordia spirituale esigono una particolare prudenza e capacità interpretativa. Sono un invito a porre la propria attenzione, il proprio interesse e affetto su chi, senza darne prova esterna, si trova in situazione di particolare angoscia, di specifiche povertà: i dubbiosi, i peccatori, gli ignoranti…
L’uomo, in alcuni momenti della sua vita, può sentirsi enigma, mistero a se stesso e agli altri. San Giovanni Paolo II nella enciclica Fides et ratio ha ammesso che ci sono “domande di fondo che caratterizzano il percorso dell’esistenza umana: chi sono? da dove vengo e dove vado? perché la presenza del male? cosa ci sarà dopo questa vita?”. E non sono pungenti quesiti di oggi. Presenti negli scritti sacri di Israele, compaiono nei Veda e negli Avesta; negli scritti di Confucio e Lao-Tze, nella predicazione di Buddha; affiorano nei poemi di Omero e nelle tragedie di Euripide e Sofocle, nei trattati filosofici di Platone ed Aristotele… La risposta a queste domande dà significato alla vita, al ‘da dove vengo’ e ’verso dove sto andando…’ (cfr. FR,1).
L’uomo – ognuno di noi – ha bisogno di certezze che vadano oltre effimere speranze, possibili illusioni, o nebulose affermazioni. Egli ambisce certezze e ‘verità’ che siano risposte, possibilmente assodate, pertinenti, alla sua situazione di un oggi particolarmente problematico. Secondo Felice Scalia la persona umana che vive in questo nostro attuale segmento di storia è “porzione effimera della natura che vegeta, preda allibita di forze oscure dentro e fuori di sé… povera foglia in balia delle correnti di opinioni”. In sintesi: oggi, in questa nostra cultura a momenti effimera, i dubbiosi sono molti e di varia tipologia. I punti interrogativi sono frequenti e molteplici.
E in una situazione di dubbio con quale criterio proporre le possibili chiarificazioni, i possibili consigli? Tito Livio ha lasciato scritto: “Nelle cose difficili come in quelle lievi i consigli rigorosi formano una sicurezza per chi li riceve”. “Il consiglio del saggio è come una sorgente di vita” afferma il Siracide. E Leonardo da Vinci consigliava: “Domanda consigli a chi ben si corregge”. In altre parole, la persona prudente valuta di volta in volta, persone, motivi, opportunità, possibili reazioni.
E quali consigli accogliere e quali evadere? Innanzitutto il primo ‘consigliere’ da ascoltare è la propria coscienza. Nella Bibbia è scritto: “Segui il consiglio del tuo cuore, perché nessuno ti sarà più fedele di lui. La coscienza di un uomo talvolta suole avvertire meglio di sette sentinelle collocate in alto per spiare. Al di sopra di tutto questo prega l’Altissimo perché guidi la tua condotta secondo verità” (Sir 37,13-15). E un fatto che nel dubbio non si può e non si deve vivere. La stessa dignità umana richiede certezze.
E’ stato l’atteggiamento di Maria, la Vergine prudente. Un essere non atteso venuto dall’Alto, la saluta cortesemente: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”. Non capisce. Un dubbio la turba. E pone la domanda: “Come potrà avvenire?”. L’angelo dà la risposta esaustiva. Alcuni anni dopo, quel figlio che Ella aveva partorito grazie all’intervento dello stesso Dio creatore, siè allontanato… Non ne conosce il motivo. Lei e Giuseppe ritornano sui loro passi. E al ritrovarlo nel tempio, saggio tra saggi, vuole chiarezza: “Figlio, perché ci hai fatto questo?”. Ne avrà risposta chiarificatrice. Dio, nella persona di suo Figlio incarnato, è la certezza somma. Porre domande entra nella comune logica…
Comunque nessuna imposizione. Semplicemente ’consiglio’, chiarimento, accompagnati da stima, apprezzamento, fiducia vissuta da chi consiglia e presente in chi ascolta. Eduardo De Filippo affermava: “E’ proibito dare consigli quando la gente non li chiede”. Ma è pur vero che “l’anima risvegliata da un dubbio è migliore dell’anima che dorme sicura di sé” (Anonimo).
sr Biancarosa Magliano, fsp