Non può che essere amore
Questa raccolta di Lettere e testimonianze di Suore francescane missionarie a Dobo, nel Ciad, non avrebbe, onestamente, alcun bisogno di introduzione. Se è vero, infatti che l’introduzione serva a dare una chiave per leggere un libro, in questo caso è del tutto superflua, data l’immediatezza del linguaggio e lo splendore delle storie raccontate.
Ancor meno sono necessarie parole atte a creare interesse attorno al contenuto, poiché in esso c’è già una forza di attrazione affatto folgorante e spiazzante, fin dalla prima pagina, veicolata, altresì, dalla purezza e la semplicità del modo di comunicare.
Sembra di stare fisicamente davanti a chi racconta, alle sue labbra piene di meraviglia ed ai suoi occhi “di profezia”. Occhi che appaiono limpidi e lucidi per la trasparenza e la bellezza della gente del Ciad che “sorride” anche a chi non conosce, e che prende coraggio anche nella paura, nell’impotenza e nel dolore.
Questo libro è davvero un “corso di vita” e non semplicemente un testo da leggere per conoscere l’ambiente di una casa missionaria, le condizioni del paese dove si trova o della gente che incontra. Non è soltanto un bel racconto, ma una parola profonda, toccante, penetrante, trasformante, proprio come quella dei profeti biblici.
Le esperienze fatte da queste donne parlano incisivamente alla vita di tutti: poveri e ricchi, africani, italiani, francesi o americani. Paradossalmente dentro le pagine di cronaca di un mondo tanto remoto e “altro”, il lettore occidentale si troverà davanti a se stesso, al suo presente, alla sua vita reale, quella che, magari, ogni giorno scorre dietro una scrivania o nella serenità di chi conta soltanto nel suo conto in Banca.
Ciò che sorprende di più è proprio questo: la forza di una scrittura priva di ogni retorica tradizionale e piena di immediata verità. E nella misura in cui il lettore si trovi dinanzi alla “verità” degli altri, non potrà non rivelare la propria “verità”: ci si conosce allo specchio del diverso, dell’altro!
Proprio in questo grande merito sta il primo motivo della preziosità di questa raccolta: nella sua capacità di mettere a nudo la “verità” di ogni persona che vi si misuri, in qualsiasi luogo del corpo o dell’anima si trovi.
Un’opera che sarebbe impossibile se non ci fosse, in mezzo, un’altra “verità”: quella di chi scrive. Donne vere, perché senza orpelli, né finzioni, né presunzioni: donne che imparano dalla loro vita in Ciad, mentre la raccontano con straordinaria freschezza. Persone sensibili, concrete, umili e appassionate. E stupendamente “critiche”, cioè capaci ogni volta di esprimere un giudizio, di dare forma e senso a ciò che gli capita di vivere.
Donne che svelano se stesse nell’incontro con le donne ciadiane: con quelle “principesse” che sono, in realtà, sottoposte sempre a un uomo, fosse anche un lontano parente, e che, dopo aver preparato la cena, non possono, però, sedersi a tavola con l’ospite. Donne, ragazze, cui, tuttavia, nulla fa perdere la loro “dignitosa grandezza” e delle quali le donne/suore cattoliche che viaggiano in Toyota, si fanno commosse ed operose alleate, sorelle, madri.
Le testimonianze delle autrici inducono, insomma, ad abbracciare le evidenze e stimolano a fare delle scelte, a prendere delle conseguenti decisioni, sia ideali, sia reali, sulla propria vita.
Aperte ad ogni sorpresa e ad ogni sapienza non solo sull’esistenza umana, ma anche sulla fede cristiana, le autrici si accorgono che “anche le pietre diventano preghiera”.
Ad ogni incontro esse imparano qualcosa di nuovo, di imprevisto, di stupefacente, di “magnifique” che le introduce al cuore della Parola di Dio ed al mistero della fede.
Da questa intelligenza scaturisce una potenza inattesa e ancora una volta profetica: quella che fa loro constatare che i miracoli avvengono proprio là dove ci si consegna alla notte ed alla morte: “le stelle grandi si possono vedere solo di notte…”.
Quanta dignità, quanto valore, quanta umanità nella “notte” dei figli del Ciad! E chi, come queste donne, vuole assaporare e vivere questo “Paradiso” come una “notte” di “spreco” della propria vita, lo fa perché avverte che solo l’Amore può “cambiare l’impossibile”.
Vorrei che i ragazzi e le ragazze italiane leggessero questi racconti per incontrare, così, la loro verità, allo specchio di quella dei loro coetanei del Ciad. Del resto, come dice uno dei quadri narrativi: “I ragazzi sono uguali in tutto il mondo e si divertono ballando”!
Sarebbe per loro una grande fortuna, un grande aiuto per aprire i loro occhi a vie di vita più autentiche e sostanziose, a percorsi di mente e di cuore liberati dall’ottusità della noia, dove tutto è insapore e scontato, dove la curiosità – anima della vita – è spesso spenta dal dire: “non ho voglia”.
Sapere che un ragazzo del Ciad vende le sue “papere” per acquistare una Bibbia, può certamente svegliare dal torpore del vuoto i ragazzi di casa nostra.
Da parte mia non resta che esprimere tutta la gratitudine possibile, non solo a Suor Marilda, Suor Antonella, Suor Cecilia, Suor Paola Letizia, ma all’intera loro famiglia Alcantarina: “Merci ma soeur, mon nom est Rosanna” e in queste poche pagine ci avete regalato, davvero, cose meravigliose.
Introduzione di Rosanna Virgili
Suore Francescane Alcantarine
OLTRE TUTTO
Incontri, sguardi, racconti, vite piene di speranza