“Esiste un solo bene, la conoscenza; e un solo male, l’ignoranza”. E’ una lampante affermazione di quell’antico filosofo, e attualissimo antropologo, di nome Socrate.
Due termini in perfetta antitesi, l’uno agli antipodi dell’altro. L’uno indica uno scrigno contenente una perla preziosa: il conoscere, il ‘sapere’; l’altro è uno scrigno quasi o del tutto vuoto.
L’ignoranza è oscurità; è ottusità, direbbe ancora Socrate. L’ignoranza degrada la persona umana. La pone in situazione di minorità e insicurezza, di marginalità e insignificanza, sia che ella viva sola e, forse ancora peggio, in famiglia, o nel gruppo lavorativo, o semplicemente in compagnia. Pertanto l’ignorante, se consapevole, vive una situazione di disagio. Ogni persona ha il diritto e il dovere di trovarsi e sentirsi ‘bene’ sia quando è sola sia in ogni ambiente in cui è richiesta la sua presenza. Soprattutto oggi nessuno è presente su questo meraviglioso globo per viverci incoscientemente o alla meno peggio. Nella società attuale -definita da S. Martinez con un “crescente vuoto di ideali, con decadenza di buone prassi e il consolidarsi di una coscienza erronea sui grandi temi che riguardano la vita e la vita di un popolo”- urge davvero porsi l’interrogativo: come risolviamo il problema?
Urge un nuovo dinamismo di impegno nel far conoscere la verità, o le verità. Ogni uomo è inviato per l’altro uomo, recita la parola di Dio, non soltanto con l’offerta di un gesto concreto, normalmente definito ‘atto di carità’, ma anche facendosi ‘maestro’ attento, competente e ’preparato’. Dio nella storia sacra è stato sempre rivelatore di verità, direttamente con Mosè o con altri profeti, e ha accompagnato gli agiografi con l’ispirazione rendendoli maestri infallibili. Ogni maestro però è tale non per se stesso, ma per l’altro che gli vive vicino o anche lontano. Gesù agli apostoli diede un mandato specifico: “Andate e fate discepole tutte le genti”. Fare discepoli è mettere alla scuola di un Maestro, innanzitutto di Gesù stesso ma, in Lui e per Lui, nella Chiesa e con la Chiesa.
Di fronte agli enormi problemi dello sviluppo, di una pace sempre minacciata, di focolai di lotte sempre pronti a riaccendersi, urge ‘informare’ le menti di tutti sui veri valori di ogni esistenza. Insegnare vuol dire dare significato all’esistenza propria e a quella di chi ci vive accanto. È aiutare ogni ‘altro’ ad uscire dallo sguardo volto soltanto su di sé e puntarlo sulle molte verità presenti e offerte da altra persona o in altri strumenti cartacei o virtuali. È in estrema sintesi annunciare la gioia del Vangelo, perché essa ‘riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù’. Egli libera dal peccato, ma anche dalla tristezza, dal vuoto interiore e dall’isolamento che sono le vere negatività dell’ignoranza.
“All’uomo di oggi – scrive Felice Scalia – dobbiamo di nuovo annunciare di chi è figlio”.
sr Biancarosa Magliano, fsp
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