
la mano di Dio – Auguste Rodin
Dal Vangelo di Giovanni 10, 27-30
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Il Vangelo di questa Domenica ci fa entrare nel grande e intenso capitolo 10 del Vangelo di Giovanni: Il Buon Pastore!
Siamo nella festa della dedicazione, in ebraico Hanukkah ed è la festa delle luci. Per otto giorni si accendevano dei candelabri che illuminavano tutta la città e ricordava la riconsacrazione del tempio ad opera di Giuda Maccabeo nel 165 a.C.
Ebbene, in questa festa, i capi circondano Gesù e gli chiedono: “fino a quando ci terrai nell’incertezza, sei tu il Cristo?” Vogliono sapere se Gesù è il Messia, ma non per accoglierlo, per eliminarlo. E Gesù tronca bruscamente questo colloquio e dice loro che non fanno parte delle sue pecore. Perché?
“Le mie pecore ascoltano la mia voce” Ascoltare una voce definisce quel suono familiare alla nostra vita. Io ascolto se sono disponibile a cambiare. Ogni ascolto ci muta, ci cambia, abilita in noi uno spazio nuovo che fa entrare la vita dell’altro. Ascoltare la voce del Pastore, ci rimette in cammino verso la bellezza del Padre buono che desidera la salvezza dei suoi figli.
“… e io le conosco”
le parole del salmo 139 ci aprono la strada al mistero della conoscenza di Dio, lui ci conosce così:
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
2 tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
3 mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
4 la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, gia la conosci tutta.
5 Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
6 Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
7 Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
8 Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
9 Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
10 anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
11 Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte»;
12 nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
13 Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
14 Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
15 Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
16 Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
17 Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
18 se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.
“… ed esse mi seguono”
L’ascolto, la conoscenza intrisa di Misericordia provoca la sequela. Come sospendere la cascata di grazia che riempie il cuore e che ci fa ancora dire: “Eccomi, Signore manda me!”? Impossibile balbettare sflebili consensi dinanzi alla profondità della promessa del Signore. Il grigio SI non basta per ereditare la vita eterna che non si sarà tolta, e i diversi tentativi di rassegnate e spente speranze non potranno duellare con la forza di Dio che nulla lascia cadere. Siamo in mano sua anzi in nelle mani del Padre e del Figlio che per sempre saranno una cosa sola.
Sr. Marilda Sportelli, sfa