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Trasformate i deserti in foreste

PP_ci tengoDopo aver confessato in piazza San Pietro 16 giovani e dopo la grande Messa con i partecipanti del Giubileo dei Ragazzi, Papa Francesco si è recato, rispondendo così all’invito che gli organizzatori gli avevano rivolto visto il suo forte impegno per la difesa del creato alla manifestazione “Villaggio della Terra” promossa da EarthDayItalia, Movimento dei Focolari, Connect4Climate e Roma Capitale per la Giornata internazionale della Terra, che si è svolta nel pomeriggio del 24 aprile c.a. alla Mariapoli di Roma al Galoppatoio di Villa Borghese.

Accolto da Maria Voce, presidente dei Focolari, e da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, il Papa con grande attenzione ha seguito le testimonianze di alcune persone che hanno raccontato il loro impegno in opere di misericordia che gli hanno offerto lo spunto per una comunicazione tutta a braccio. “Lascio i fogli che ho scritto, li consegno e dirò quello che mi viene in mente” ha annunciato infatti. E quello che gli è venuto in mente è stata una doppia immagine: il deserto e la foresta.

“Ho pensato: questa gente prende il deserto per trasformarlo in foresta. Vanno al deserto e non c’è speranza e lo fanno diventare foresta”, ha detto il Papa. “La foresta è piena di alberi, di verde, ma troppo disordinata. Un po’ così è la vita. Passare dal deserto alla foresta è un bel lavoro che voi fate. Voi trasformate deserti in foreste”.

Oggi sono tanti i deserti presenti nelle città, anche in quelle più affollate: “Tanti deserti nelle vite di persone che non hanno futuro perché sempre ci sono i pregiudizi, le paure”, ha osservato il Pontefice. “E questa gente deve vivere e morire nel deserto nella città”. Allora è “un miracolo” il vostro lavoro di voler “cambiare i deserti in foreste”.

“Andate avanti così!” ha incoraggiato infatti il Santo Padre. Anche senza un “piano di lavoro” ben definito; tanto la vita è così: “È come il portiere nel calcio” che “deve prendere il pallone dove lo buttano”. Questo per dire che “non bisogna avere paura nella vita, avere paura nei conflitti”. Anche perché “chi non rischia mai conosce la realtà. È necessario avvicinarsi, ma è un rischio e una opportunità”. “Mai girarsi per non vedere i conflitti – ha raccomandato il Pontefice – bisogna prenderli in mano e risolverli”.

Perché altrimenti davanti c’è il deserto. E il deserto “è brutto”, ha detto Francesco, “sia quello che è nel nostro cuore, sia quello delle città, delle periferie, ma anche quello dei quartieri protetti. Non dobbiamo avere paura. Andiamo al deserto per trasformarlo in foresta. C’è vita. Andare ad asciugare lacrime perché possano sorridere”.

Nel transito dal deserto alla foresta, dalla morte alla vita, c’è infatti “il sorriso”. Il Papa poi ha dato “un compito da fare a casa: guardate un giorno la faccia delle persone quando andate per la strada”. “Preoccupatevi, ognuno, chiuso in se stesso. Manca il sorriso. Manca tenerezza”. Manca “un’amicizia sociale”. E “dove non c’è l’amicizia sociale sempre c’è l’odio, la guerra”, in particolare in questo momento storico in cui si vive “una terza guerra mondiale a pezzi”.

Questa “amicizia sociale” si fa “col perdono, con l’avvicinarsi” a quel problema, a quel conflitto, a quella difficoltà, ha spiegato il Papa. Difficoltà che può essere ad esempio il gioco d’azzardo, una delle piaghe moderne più subdole dove “tanta gente perde tutto”. “A Buenos Aires – ha ricordato infatti papa Francesco – ho visto anziani che andavano alla banca a prendere la pensione e poi subito al casinò”.

Bisogna allora “avvicinarsi al posto del conflitto”. E farlo con “gratuità”, “una parola da non dimenticare in questo mondo in cui sembra che se tu non paghi non puoi vivere”. La gratuità è una “saggezza” che “si impara col gioco, con lo sport, con l’arte, con la gioia di essere insieme, con l’avvicinamento” ha sottolineato il Papa.

Tutti valori – ha detto – che sembrano dimenticati oggi, in cui “la persona che Dio ha creato per essere al centro del mondo non è più al centro dell’economia” perché “al centro c’è il dio denaro”. E “quelli che possono adorare questo dio si avvicinano e quelli che non possono finiscono nella fame, nelle malattie, nello sfruttamento”.

Gratuità allora è la parola chiave. La seconda è perdono, perché “col perdono – ha ribadito Papa Francesco –  il rammarico, il risentimento si allontana e si deve sempre costruire non distruggere”.

Tutto questo come si fa? “Semplicemente con la consapevolezza che tutti abbiamo qualcosa in comune. Tutti siamo umani e nell’umanità ci avviciniamo per lavorare insieme”. Tutti dobbiamo “rispettarci”, ha concluso, “e così vedremo questo miracolo”. Il miracolo di un deserto che diviene foresta. (D.S.)