Via Giuseppe Zanardelli, 32

00186 Roma - Italia

+39 06 6840051

Fax +39 06 56561470 segreteria@usminazionale.it

Title

Autem vel eum iriure dolor in hendrerit in vulputate velit esse molestie consequat, vel illum dolore eu feugiat nulla facilisis at vero eros et dolore feugait

Una guerra sporca

PPHPL’arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, città martoriata dalla guerra, Boutros Marayati, è intervenuto giovedì 12 c.m. alla Veglia di preghiera organizzata dalla parrocchia Ognissanti in Roma, dando una testimonianza davvero toccante e significativa. La guerra dura da cinque anni e “la mia città è divisa in due parti, da una parte l’Isis, gli estremisti islamici, l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti, dall’altra parte dove siamo noi, il governo, Russia e Iran. Noi siamo l’origine del cristianesimo, ha proseguito, San Paolo si è convertito a Damasco, le prime comunità di cristiani si sono sviluppate ad Antiochia, vicino ad Aleppo e oggi sono vittime di persecuzione. Come non ricordare il rapimento di padre Dall’Oglio e quello di un parroco della mia diocesi; la sua mamma ogni giorno – ha aggiunto – va al balcone sperando di vederlo tornare. La guerra sta mettendo in difficoltà tutti, soprattutto i bambini e gli anziani. E proprio i bambini sono quelli che soffrono di più; ci sono bambini nati con la guerra, loro non sanno cosa sia una vita normale, non sanno cosa sia avere sempre l’acqua, l’energia elettrica. Non sanno cosa sia un sonno tranquillo, sono sempre vissuti sotto le bombe.

Dei quattro milioni di cittadini, tre sono andati via. La vita è quasi impossibile: non ci sono medicine, il cibo scarseggia. Hanno colpito scuole e ospedali. Lo stesso è accaduto alle chiese. La mia cattedrale è stata bombardata, noi non vogliamo andare via, ma per chi resta la vita è dura, ma si è creata una rete di solidarietà”. L’arcivescovo, poi, racconta la storia di un ragazzo musulmano: “Lui ogni giorno va da una donna anziana cattolica e le porta acqua, latte, medicine e cibo. Altri cristiani nello stesso palazzo non lo fanno, ma lui si”.

Ma perché questa guerra? Ha chiesto una ragazza all’arcivescovo; i motivi economici alla base sono tanti, ha risposto – tutti proseguono i propri interessi e oggi uno dei maggiori interessi del mondo è il petrolio. Non voglio entrare in questioni politiche ed economiche, ma in ogni guerra c’è una ragione materiale ed economica: sono il petrolio e il gas, senza contare che tutto ciò è possibile grazie al commercio di armi Più ci sono guerre, più si vendono armi e ci sono Paesi che diventano ricchi. Se non si vuole l’immigrazione, bisogna fermare la guerra, ha detto con forza Marayati. I capi di Stato occidentali invece, hanno espresso cordoglio per le vittime francesi, ma sono rimasti incuranti del resto del mondo. Sono morti dei giornalisti in Francia e tutti capi di Stato hanno sfilato insieme. In Yemen sono state uccise quattro suore di Madre Teresa ma non si mosso nessuno”.

Parole veritiere e sofferte, che fanno riflettere, che pongono il cammino della pace come l’obiettivo primario del cristiano e di chiunque condivide i valori della solidarietà, della misericordia e del perdono. (Simona Piana)