Il Pentateuco è il libro ‘vertice’ della Bibbia ebraica. Contiene la torà che i libri profetici commentano e gli altri scritti meditano. Numerosi esempi di prima parte della Bibbia aiutano a capire il lungo cammino della formazione della Bibbia, nel suo sviluppo storico e letterario.
Grazie agli studi biblici confluiti nelle acquisizioni del Concilio Vaticano II, e nella Dei Verbum, è, ormai, assodato che questi cinque libri non sono stati scritti da Mosè come un tempo si credeva. Oggi gli studiosi ritengono che il Pentateuco è un’opera composita frutto di un lungo cammino di redazione. Una lettura attenta scopre racconti riportati due volte e anche tre, che possono disorientare, il lettore che vi cerca la verità storica nel senso moderno del termine. Vediamo alcuni esempi-
Il racconto della creazione è narrato due volte (Gen 1,1-2,4a e Gen 2,4b-25) e in modo diverso. Il primo racconto (1,1-2,4a) sorto in ambiente babilonese, ad opera dei sacerdoti (P), mostra che il creato, uscito dalla parola creatrice di Dio, è bello! Questo racconto solenne – quasi liturgico – contempla l’armonia impressa da Dio, nel mondo che ha creato. Importante il valore del sabato, il giorno dedicato al riconoscimento della sovranità di Dio e alla solidarietà. Questo racconto risponde alle domande: Da dove viene il mondo e tutto ciò che in esso esiste? Quale il posto o ruolo dell’uomo e della donna nel creato?
Il secondo racconto (Gen 2,4b-25) da leggere unito al capitolo 3, redatto in ambiente palestinese, insiste sulla relazione fra Dio e l’essere umano cui Dio, e non gli dei pagani, infonde il suo ‘alito’; tra l’uomo e la donna; tra l’uomo e la terra e riflette sulla libertà umana capace di introdurre il disordine e di spezzare l’armonia. Questo racconto, utilizzando forme mitiche delle culture circostanti, risponde alla domande: Chi ha creato l’umanità? Come l’ha creata? Com’è entrato il male e la morte nel mondo? Perché la necessaria e seducente relazione uomo-donna è segnata anche dal conflitto? Perché il lavoro dell’uomo genera fatica?
Gli studiosi spiegano che, in questo caso, i redattori sacri, nel dare la forma finale al primo libro della Bibbia, dinanzi al materiale a loro disposizione, anziché scegliere uno dei due racconti li hanno scelti tutte e due e li hanno posti uno speculare all’altro perché i due racconti sono parola di Dio, con lo stesso valore.
L’autore sacro, servendosi dei racconti mitici della cultura del tempo (cfr. Gen 1,1-11) che interpreta alla luce della fede del Dio personale dell’esodo, con i due racconti della creazione risponde alle domande fondamentali sulla vita, il peccato, la morte, che l’umanità di ogni tempo e luogo si pone
Le due alleanze di Dio con Abramo avvengono la prima per fede (Gen 15); nella seconda ad Abramo è richiesta la circoncisione (Gen 17); del diluvio si legge che durò quaranta giorni e quaranta notti (Gen 7,4.12), altri testi dicono anche un anno (Gen 7,6.11; 8,13).
L’esodo degli Ebrei dall’Egitto in una tradizione è avvenuto per espulsione da parte del Faraone che li ha cacciati (Es 12,29-36); in un’altra si è trattato di fuga dal Faraone oppressore, nella guida di Mosè (Es 14,5-15,21 ). Il numero delle piaghe nella tradizione jahvista sono sette in quella elohista e sacerdotale sono dieci. Nel passaggio nel mare le acque si prosciugano (Es 14,21) e o si rialzarono formando come una muraglia a destra e a sinistra e gli israeliti vi passano quasi come in una processione (Es 14,29).
L’itinerario dell’Esodo è duplice: uno a Nord, lungo il Mediterraneo; l’altro a Sud, nella penisola del Sinai. I testi del Pentateuco presentano anche differenze di stile: narrazioni, documenti, saghe e di vocabolario: il nome divino a volte è YHWH, altre volte ’elohìm (il Dio d’Israele).
Le narrazioni dall’esodo vanno comprese come ‘memorie’ della liberazione di Dio dal potere oppressivo del Faraone. Il loro unico scopo è di imprimere la certezza che Dio, in ogni tempo, ha il potere di salvare dal male e di restituire a chi è divenuto schiavo la sua dignità di essere umano creato ‘ a immagine e somiglianza di Sua’.
L’autore/i sacri non narrano i dettagli di un evento accaduto sotto i loro occhi, ma interpretano antiche ‘memorie’ di fede nelle quali il lettore credente vi ‘trova’ la sua vita e una luce nuova per vivere la fedeltà al Dio dell’Alleanza nel presente.
Come spiegare questi racconti doppi e con diversa formulazione?
Nella seconda metà del secolo XIX gli studiosi formularono la “teoria documentaria”, secondo la quale alla base del Pentateuco, vi sarebbero quattro fonti o documenti provenienti da ambienti religiosi e tempi diversi: quella jahwista, che si sarebbe formata nel X secolo a.C all’epoca di Salomone, è chiamata così per l’uso del nome divino YHWH (J); quella elohista che corrisponde alle parti dove Dio è chiamato ’elohim, (E) formatasi nel X –VIII secolo a,c; una terza Deutenonomista caratteristica del Deuteronomio (D) che sarebbe del Nord nell’VII secondo e, infine, una di tipo cultuale, detta sacerdotale (P) dal tedesco Priesterschrift sorta durante l’esilio babilonese, intorno ai sacerdoti esiliati, tra i quali il profeta Ezechiele. Questa teoria oggi è smentita: il Pentateuco è stato costruito, invece, intorno a temi o unità maggiori, quali la storia delle origini, dei patriarchi, l’uscita dall’Egitto; il Sinai; il soggiorno nel deserto, l’inizio della conquista. La presenza di doppioni e di testi a prima vista incongruenti, testimoniano la loro diversa provenienza, l’epoca nella quale furono scritti, la forma narrativa usata e l’esperienza di fede che li caratterizza. Queste unità, nate in luoghi diversi e trasmesse separatamente, furono unificate in un’ottica di fede che conduceva a vedere nella propria storia nazionale la guida amorosa di Dio che visita il suo popolo e lo conduce alla pienezza della vita, suscitando una risposta di fede libera e responsabile da parte dei credenti.
Una metafora che aiuta a capire la Bibbia, come parola di vita
I testi biblici sono come uno spartito musicale, che da solo è muto. La musica si sente solo se il musicista conosce le note, legge lo spartito e lo interpreta imprimendogli un tocco personale. Se il musicista (il lettore credente della Bibbia) non fa suonare il testo, lo spartito da solo non fa sentire la melodia di cui è portatore! Il testo biblico fa sentire la parola viva di Dio se chi lo legge, come un bravo musicista, ne interpreta bene le diverse note e le attualizza! La Bibbia, il libro che contiene la Parola per eccellenza, diceva san Gregorio, cresce in noi che la leggiamo: ‘Scriptura crescit cum legente’.
sr Filippa Castronovo, fsp