Via Giuseppe Zanardelli, 32

00186 Roma - Italia

+39 06 6840051

Fax +39 06 56561470 segreteria@usminazionale.it

Title

Autem vel eum iriure dolor in hendrerit in vulputate velit esse molestie consequat, vel illum dolore eu feugiat nulla facilisis at vero eros et dolore feugait

Perdonare le offese

E’ un’opera di misericordia non facile. Non è di gettito universale. Non la si trova nelle leggi sociali o politiche dove alIS contrario sono elencate tutte le modalità, le motivazioni, i singoli passaggi necessari per farsi o richiedere giustizia.
Perdonare è passare dalla rottura alla relazione, dalla schiavitù dell’indignazione alla libertà di una pace profonda che niente e nessuno può violare; è recedere dalla tirannia della voglia di vendetta e arrendersi alla segreta gioia di una ritrovata fiducia.
Perdonare è sospendere quella pulsione immediata che spinge contro altri, contro chi, secondo noi, ci ha fatto del male nei vari ambiti: personale, familiare, di lavoro. Può aver oltraggiato noi o persone legate a noi. E’ il riconoscimento della comune umanità: partecipiamo tutti alla stessa stirpe; ed è ammettere il primato della fraternità: “Se stai presentando la tua offerta all’altare – ha detto Gesù – e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (Mt 5,23).
Perdonare non è neppure negare la realtà dell’offesa; non è dimenticare o stravolgere la realtà, non è far finta che non sia successo nulla. E’ percorrere una strada in salita. Può diventare il risanamento di una ferita e allora diventa espressione concreta della misericordia; perdono e misericordia, infatti, sono le terapie che permettono di ristabilire le connessioni interrotte e costruirne di nuove.
Nella vita altrui non ci si può mai immettere come giudici o censori. “Gesù, nei confronti di quanti lo contestavano perché mangiava con i peccatori, ha detto: «Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori » (Mt 9,13). E’ una lezione per tutti i ‘cristiani’, “seguaci di Cristo, appunto, che devono essere uomini e donne di misericordia e di perdono” (Papa Francesco).
Perdonare è immergersi nella infinita pace che viene da Dio. Non stancarsi mai di stendere la mano verso la persona che ha inferto una ferita nel nostro essere. “Perdona loro” disse l’uomo-Dio dall’alto del suo patibolo. Perdonare è abbandonare il passato … è uscire dal mondo del male ed entrare nella civiltà dell’amore, la civiltà di Dio e Dio non è un dilettante. Non lo è stato nella creazione, nella conduzione del suo popolo attraverso i secoli.
“La vita è difficile – ha scritto Etty Hillesum – ma non è grave”. Il perdono è difficile, faticoso, ma non impossibile. E non è soltanto un fatto personale. E’ un fatto sociale, immesso nella conduzione della società. Ma ciò avverrà soltanto dopo che esso avrà preso residenza nel cuore dell’uomo.
Quel piccolo libro di storia sacra denominato Atti degli apostoli racconta: “E lapidavano Stefano, mentr’egli invocava Gesù e diceva: «Signore Gesù, ricevi lo spirito mio». Poi, caduto ginocchioni, gridò a gran voce: «Signore, non imputar loro questo peccato». E, detto questo, si addormentò nel Signore”.
E’ un sintetico racconto. Senza alcuna animosità verso chi lo rapina del bene migliore – la vita – un giovane discepolo di Gesù e già apostolo con il suo precedente discorso, conclude la propria esistenza. Come il suo Maestro Gesù che, inchiodato su una croce, aveva supplicato: ”Padre, perdona loro…”. Non ci sono scappatoie. Per il cristiano non ci sono altre uscite.

Biancarosa Magliano, fsp
biancarosam@tiscali.it