La vita è un tessuto nel quale si intrecciano i fili che possiamo chiamare « il filo dei progetti» e « il filo degli imprevisti ». Con il filo dei progetti (dei piani, delle previsioni…), gestito dalla spola della nostra mente indagatrice, immaginiamo il futuro, elaboriamo programmi, cerchiamo di modificare volontariamente i nostri comportamenti e le nostre reazioni…; ed è bene che sia così, perché « da principio Dio creò l’uomo e lo lasciò in balìa del suo proprio volere » (Sir 15,14). Quando davanti a noi si impone l’orizzonte dell’invecchiamento, abbiamo bisogno di esercitare la nostra capacità di affrontare questa tappa e di progettare come vogliamo viverla.
La nuova condizione è un « ignoto esistenziale » per il quale non ci vengono imposte regole rigide né modelli obbligatori: disponiamo della capacità di fare progetti su di essa, percependola come il possibile scenario per la creazione di una storia che sarà nuova, sebbene coerente con quanto abbiamo vissuto in passato. Siamo i padroni della nostra storia, non è lei a guidarci e a possederci. Nessuno può decidere da fuori come sarà la nostra vecchiaia, ed è un errore paragonarsi ad altri: nessuno può vivere vite altrui, possiamo solo vivere la nostra con le risorse e le capacità di cui disponiamo. Si tratta di giocare nel miglior modo possibile le carte che Dio ci ha dato in questa partita che è la vita. Ce lo testimoniano molte persone sagge:
«Non esiste un unico modo di invecchiare, ma dipende da come la persona interpreta e sperimenta i fatti relativamente casuali che accadono lungo il suo percorso vitale e dal tipo di approccio con il quale li affronta. (…) Niente ci esime dalla nostra responsabilità di fronte alla vecchiaia: da ciascuno dipende in buona misura come sarà la sua vecchiaia».
« L’invecchiamento è un fenomeno fluido e mutevole: le sabbie dell’età si muovono sotto i nostri piedi, adattandosi al nostro modo di vivere e di essere ».
« L’esperienza non è ciò che ti accade: è ciò che fai
con ciò che accade », dice giustamente Aldous Huxley.
Tuttavia, accanto a questo sforzo necessario e salutare,
la sapienza biblica ci raccomanda di non dimenticare
« il filo degli imprevisti »:
« Il cuore dell’uomo elabora progetti, ma è il Signore che rende saldi i suoi passi » (Prv 16,9).
«Molti sono i progetti nel cuore dell’uomo, ma solo i disegni del Signore si compiono » (Prv 19,21).
« I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie » (Is 55,8-9).
Questa « distanza » tra progetti in realtà appare chiaramente nel tessuto vitale dei personaggi del Vangelo, e in particolare nei protagonisti delle parabole: in alcuni predomina il filo del « progetto » (il costruttore giudizioso che, prima di costruire una torre, calcola se ha abbastanza denaro per portarla a compimento; l’amministratore sagace che riuscì a evitare il proprio licenziamento guadagnandosi la fiducia dei creditori del proprio padrone…). Di altri, invece, vengono lodate le reazioni davanti all’« impre visto »: vendere tutto per comprare il campo nel quale si è trovato un tesoro; assistere un uomo ferito, anche a rischio di interrompere l’itinerario programmato (non così il sacerdote e il levita, non così…). Il figlio minore, al suo ritorno a casa, aveva preparato un discorso per l’incontro con il padre (« Trattami come uno dei tuoi salariati… »), ma fu colto di sorpresa dalla smisurata tenerezza del padre, che lo riempiva di baci e organizzava per lui un banchetto di benvenuto.
Coloro che avevano lavorato nella vigna sin dal mattino avevano la loro aspettativa di retribuzione e non seppero aprirsi alla generosità imprevedibile del padrone verso coloro che erano arrivati all’undicesima ora; e i mendicanti che dormivano fuori dalla città, ai crocicchi delle strade, non riuscivano a credere che qualcuno venisse a cercarli per essere commensali del banchetto del re.
Pietro e gli altri pescatori galilei avevano progettato una vita di lavoro attorno al lago, con le barche e i pesci, ma arrivò l’imprevedibile Gesù e li invitò a essere pescatori di uomini. E la tomba di Pietro non si trova nel modesto cimitero di Cafarnao, come forse lui sognava, bensì fu sepolto a Roma, la capitale dell’Impero, dopo il suo martirio. Anche lo stesso Gesù si muove tra progetti e imprevisti: al suo arrivo in una città pagana, aveva il fermo proposito di passare inosservato; ma la donna siro-fenicia, che sconvolse il suo proposito di passare in incognito, riuscì a cambiare le sue idee sulla priorità dovuta ai giudei, e gli strappò la guarigione della figlia. Forse credeva che avrebbe avuto più tempo per annunciare il Regno, ma la cospirazione contro di lui, la detenzione, la condanna e l’esecuzione lo sorpresero prima di quanto immaginasse.
La tappa dell’« invecchiamento » ci sarà davvero utile per renderci esperti nella gestione di questi due fili. Esiste tuttavia qualcosa di ancora più importante: porre nelle mani del Maestro Tessitore quell’arazzo che è la nostra vita, affinché sia lui a disegnarne la forma, l’ordito e i color
Dolores Aleixandre
La bellezza della sera, Vivere bene il passare degli anni, Paoline
Per gentile concessione dell’Editore