In una realtà complessa come quella attuale, è forte il bisogno di un nuovo umanesimo globale, che però non si può costruire artificialmente e meno ancora imporlo. Per l’Europa, poi, che sempre ha esportato la sua cultura, imparare è forse la cosa più difficile, come è difficile confessare di avere le proprie mancanze. Presunzione di onnipotenza?… “Andate nei cimiteri – ha detto Bergoglio parlando a cardinali e vescovi delle ‘malattie’ da cui anche loro sarebbero afflitti – a vedere quante lapidi ci sono di gente che si credeva indispensabile!”.
Indubbiamente corruzione e malaffare devastano oggi le nostre città e un’indomabile sete di guadagno e di possesso sostituisce un po’ dappertutto le relazioni umane. Eppure mai, come oggi, abbiamo assistito a tanta speranza in un mondo migliore. In una umanità distratta, che apparentemente si limita a sopravvivere alla rincorsa del tempo, cresce infatti una viva attenzione ai diritti umani; sempre più voci si levano contro la guerra, la pena di morte, il mercato delle armi, la voglia di muri… E tanti – soprattutto fra i giovani – riscoprono che anima dell’Europa è il recupero dei suoi valori. Il predominio delle cose ha creato uomini insoddisfatti e deboli ed è sempre più chiaro che l’attivismo affannoso e invadente, che ci caratterizza un po’ tutti, maschera solo una mancata accettazione del proprio limite umano. Lo psichiatra Massimo Recalcati è arrivato a dirlo chiaramente: l’ingorgo degli oggetti genera angoscia e uomini spenti… Ma fa anche emergere nuove domande!
Come i discepoli intorno alla tavola durante l’ultima Cena, è necessario interrogarsi su ciò che sta accadendo intorno a noi e dentro di noi. Entrare alla radice dei dubbi, delle perplessità e dei fallimenti degli uomini del nostro tempo; e prima ancora permettere ai propri comportamenti e sentimenti di dirci chi siamo veramente; ma farlo senza durezza, per non cedere alla tentazione di addossarne la responsabilità a qualcun altro. Il coraggio di tale sincerità fa mendicanti della Parola e riapre, nella cultura che tutti respiriamo, l’orizzonte che sembrava chiuso. Dio infatti – attraverso la vita e le parole dei suoi amici – non lascia di far capolino nel chiaroscuro di ogni tempo.
Sfida allora è farsi capaci di cogliere le nuove dinamiche della società per condividerne gioie e sofferenze. In realtà, quando le parole nascono dalla sofferenza, la persona riesce a purificarle dal veleno implicito che spesso si insinua inosservato nel cuore… E trova sempre qualcosa da imparare – chiunque parli.
È naturale allora, se s’incrocia qualcuno, dimenticare parole troppo facili e scontate. Ugualmente naturale è riconoscersi chiamati a incontrare – con parole e gesti buoni che guariscono e benedicono – chiunque non abbia nessuno. Parole che raccolgono a fare comunità e guidano a scoprire la verità di ogni uomo: nessuno può farcela da solo. Ed è il recupero del piacere di sentirsi scorrere la vita dentro il sangue: un’eco del sorriso di Dio.
Luciagnese Cedrone, ismc