“Di una cosa sola c’è bisogno”
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Per meglio capire il significato del brano di Marta e Maria è bene richiamare l’episodio precedente che gli è complementare: la discussione sul più grande comandamento e la parabola del buon samaritano. Ai lettori di Luca, di origine pagana, non interessavano i 613 precetti della legge mosaica, ma cosa bisognava “fare” per ereditare la vita eterna. Nella parabola del buon samaritano ritorna questo “fare”, e così può sembrare che anche per il discepolo basti solo amare fattivamente Dio nel prossimo bisognoso per ereditare la vita eterna. L’episodio di Marta e Maria è dunque qui posto per precisare che ciò non è ancora sufficiente per essere un autentico discepolo. Marta appare come la padrona di casa e si comporta con grande generosità, ma viene distratta dai molti servizi con cui vuole onorare la presenza di Gesù: non trova così il tempo di ascoltare la sua Parola. Anzi arriva a rimproverare Gesù perché non invita la sorella ad aiutarla nel servizio. Maria infatti stava ai suoi piedi ad ascoltare la sua Parola, con l’atteggiamento tipico del discepolo alla scuola dei rabbini; Maria è discepola sul modello della madre di Gesù, la quale si mette anzitutto in ascolto e meditazione della Parola, per viverla in prima persona e poi comunicarla agli altri. La risposta di Gesù è dunque un rimprovero a Marta e un elogio a Maria. Marta, infatti, si affanna e si agita così da non trovare il tempo per la cosa di cui c’è bisogno assoluto: solo l’ascolto della Parola di Dio può nutrire e permeare evangelicamente il fare. Marta pone in alternativa il “fare” e l’ascoltare”, Gesù invece associa le due dimensioni affermando però che la seconda è prioritaria per una prassi illuminata dal vangelo. Marta ha scelto gli affanni per i troppi servizi destinati a soddisfare bisogni momentanei e secondari, che distolgono dal fine ultimo che è la vita eterna. Quindi il rimprovero di Gesù non è contro il servizio, ma contro l’affanno e l’agitazione che lo guastano. Gesù ci insegna che bisogna anzitutto ricercare il Regno di Dio, il resto verrà dato “in aggiunta” (cf Lc 12, 22-30).
Per la riflessione personale:
1) Ho bisogno che Gesù ricordi anche a me che per prima cosa bisogna dare spazio all’ascolto della Parola di Dio?
2) Il mio ascolto è frettoloso oppure calmo e tranquillo, in modo che si trasformi in meditazione, contemplazione e preghiera?
3) Devo scegliere alternativamente tra “ascoltare” e “fare” oppure riesco ad associarli, in modo da lasciarmi guidare e illuminare dalla Parola di Dio nel servizio quotidiano?
Sr Stefania Sangalli SSM