Dedicata alla vita contemplativa femminile la Costituzione apostolica Vultum Dei quaerere firmata da Papa Francesco, è un documento che arriva a 66 anni dalla pubblicazione della precedente Costituzione Sponsa Christi di Pio XII ed è stato presentata nel giorno in cui la Chiesa celebra per la prima volta la “festa” liturgica di Maria Maddalena. La Costituzione tiene conto del cammino percorso dalla Chiesa negli ultimi decenni, alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, e delle mutate condizioni socio-culturali.
“Siate fari, per i vicini e soprattutto per i lontani. Siate fiaccole che accompagnano il cammino degli uomini e delle donne nella notte oscura del tempo. Siate sentinelle del mattino che annunciano il sole che sorge” (ivi 6): questa l’esortazione iniziale del Santo Padre, a sottolineare la stima che nutre per questa forma di particolare consacrazione, chiamata a dare misteriosamente luce all’umanità intera dal silenzio e dal raccoglimento del chiostro.
Quindi passa a dare indicazioni precise rispetto ai vari elementi essenziali per una vita di contemplazione: elementi di per sé fondamentali per ogni vita consacrata, ma declinati dal Santo Padre con un accento particolare, proprio tenuto conto di una vita dedita alla contemplazione come fondamentale compito e missione. Non solo. Se è vero che la vita contemplativa non è appannaggio delle sole donne, è altrettanto vero che è stata ed è tuttora “in larga parte declinata al femminile” (ivi 5): dunque nel delineare gli elementi essenziali non mancano riferimenti espliciti alle donne contemplative, a cui viene consegnata l’icona di Maria quale summa contemplatrix, colei che, “vergine, sposa e madre, accoglie e custodisce la parola per restituirla al mondo, contribuendo a far nascere e crescere Cristo nel cuore degli uomini assetati” (ivi 37).
Non a caso primo elemento ad essere evidenziato è la formazione, nei suoi due momenti di formazione permanente e iniziale, ormai da diversi anni oggetto di particolare attenzione da parte del Magistero. A questo proposito il Santo Padre, mentre da un lato ricorda che il luogo ordinario di formazione per una comunità contemplativa deve essere il monastero, dall’altro auspica la collaborazione tra più monasteri, attraverso varie modalità: scambio di materiale, uso prudente dei mezzi digitali, case di formazione iniziale comuni, disponibilità data da sorelle preparate ad aiutare i monasteri con meno risorse. E’ importante che la fantasia della carità aiuti a stringere legami di reciproco aiuto, sempre salvando le norme che regolano una vita contemplativa (ivi 13-14).
Non manca nel documento una raccomandazione, frutto di una preoccupazione costante del Santo Padre: “si eviti assolutamente di reclutare candidate alla vita contemplativa da altri Paesi, al solo scopo di mantenere la sopravvivenza del monastero” (ivi 15).
Ampio spazio – e non poteva essere diversamente – è dedicato alla preghiera quale elemento essenziale. Con una precisazione importante: “la vita di preghiera e la vita contemplativa non possono essere vissute come ripiegamento su voi stesse, ma devono allargare il cuore per abbracciare l’umanità intera, particolarmente quella che soffre … con la vostra preghiera, potete guarire le piaghe di tanti fratelli (ivi 16). Se è desiderio profondo del cuore di Papa Francesco quello di avere una “Chiesa in uscita” (cf. EG 20-24), questo vale anche per coloro chiamate a consumare la propria esistenza tra le mura di un chiostro: l’attenzione del cuore, nella sua sollecitudine materna, deve continuamente dilatare i confini della preghiera, perché non solo si spinga in alto, a contemplare il volto santo di Dio, ma anche scenda nel profondo, ad incontrare il dolore dell’uomo più solo ed emarginato.
Per nutrire la vita di preghiera, poi, viene raccomandata dal Santo Padre la centralità della Parola di Dio, “prima fonte di ogni spiritualità” (VC 39), mantenendo viva la consuetudine ormai molto diffusa nei monasteri della lectio divina. A questo proposito si auspica che i monasteri diventino vere scuole di preghiera, dove i fratelli possano formarsi ad incontrare Dio e ad intessere con Lui un dialogo che permei tutta la vita (VDQ 17.21).
Ancora nutrimento della vita di preghiera saranno la celebrazione dell’Eucaristia e del sacramento della Riconciliazione, come vie privilegiate per incontrare il Signore vivo e presente e fare esperienza della sua misericordia, per divenire strumenti di pace e di perdono in tutta la Chiesa e nell’umanità intera (ivi 22-23).
Dal perdono ricevuto da Dio e donato ai fratelli il Santo Padre passa naturalmente a parlare della vita fraterna, quale elemento essenziale irrinunciabile per una vita di contemplazione, perché “chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). Qui si fa accorata la raccomandazione del Santo Padre a costruire comunità che siano riflesso limpido e leggibile da parte dei fratelli e di sorelle di amore trinitario: “Ricordate che la vita fraterna in comunità è la prima forma di evangelizzazione … Per questo vi esorto a non trascurare i mezzi e l’impegno per rinsaldarla, vigilando costantemente su questo aspetto” (VDQ 27), con l’attenzione alla cura e al rispetto degli anziani e all’ascolto delle istanze dei giovani, in una “tensione tra memoria e promessa” (ib.) in cui si radica la fecondità.
Quindi Papa Francesco passa a trattare due elementi che sono attualmente per i monasteri di vita contemplativa fonte di discernimento e di riflessione: l’autonomia, a cui è legato il ruolo delle federazioni, e la clausura.
A proposito dell’autonomia, due sono gli aspetti evidenziati: l’attenzione a che autonomia non diventi sinonimo di isolamento e auto-referenzialità; la verifica che all’autonomia giuridica corrisponda una reale autonomia di vita, con criteri chiaramente precisati. Proprio perché tema delicato e dibattuto, già vengono date a questo proposito alcune linee di comportamento da seguire da parte dei soggetti interessati nel caso in cui non vi sia più autonomia di vita, sebbene poi si rimandi alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica per la decisione ultima (ivi 28-29).
Tutti i monasteri, salvo casi particolari a giudizio della Santa Sede, dovranno essere federati; è interessante la possibilità contemplata che le federazioni siano configurate non più soltanto secondo un criterio geografico, ma piuttosto “di affinità di spirito e di tradizioni”. Auspicata è pure la consociazione giuridica dei monasteri all’Ordine maschile corrispondente, come la formazione di confederazioni e di commissioni internazionali dei diversi Ordini (ivi 30).
Per quanto riguarda la clausura, vengono ridefiniti i tre tipi di clausura già contemplati in certo modo da Vita consacrata 59, cioè clausura papale, costituzionale e monastica, consentendo ai singoli monasteri un discernimento attento, che rispetti il diritto proprio, per chiedere eventualmente alla Santa Sede di poter abbracciare una forma di clausura diversa da quella vigente. Prevedendo che questo possa comportare la scelta di diversi tipi di clausura all’interno dello stesso Ordine, il Santo Padre sottolinea che “la pluralità di modi di osservare la clausura deve essere considerata una ricchezza e non un impedimento alla comunione”; comunione che “potrà concretizzarsi in diverse forme di incontro e collaborazione, soprattutto nella formazione iniziale e permanente” (ivi 31).
Lavoro e ascesi sono poi altri due elementi essenziali, cari a tutta la tradizione monastica, che Papa Francesco ancora raccomanda: lavoro come partecipazione all’opera creatrice di Dio e opportunità di essere solidali con i poveri, alle cui necessità è anche opportuno si debba provvedere, quando possibile (cf. ivi 32); ascesi come mezzo di purificazione del cuore, per liberarlo dalla mondanità che tanto insidia la vita monastica oggi, come tutta la vita della Chiesa, allontanandola dalla mentalità evangelica del dono di sé per amore (cf. ivi 35).
Infine un’attenzione particolare è riservata al silenzio, quello però “abitato dalla Presenza come spazio necessario di ascolto e di ruminatio della Parola”, elemento vitale per la vita contemplativa, per accogliere la Parola di Dio e il grido dei fratelli, “perché “nel rumore interiore non si può ricevere niente e nessuno” (ivi 33).
Non a caso legato a questo elemento essenziale vi è nel documento un paragrafo dedicato ai mezzi di comunicazione digitali, oggi tanto diffusi anche nei monasteri, fonte anch’essi di discernimento sulla modalità di utilizzo: proprio perché utili ma insieme rischiosi, soprattutto in una vita dove il silenzio e il raccoglimento sono tanto importanti, ne viene raccomandato un uso prudente.
Come si vede non vi è ambito che non sia stato toccato dalla sollecitudine del Santo Padre per questa forma di vita, che gli è sicuramente cara e alla cui custodia tiene molto, come ha più volte dimostrato nel suo magistero. Con questa Costituzione Apostolica abbiamo il suo pensiero tradotto in linee guida chiare, che vengono consegnate alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, a cui spetta ora il compito di redigere un nuovo documento che sostituisca quello vigente, Verbi sponsa, che contenga la legislazione che regolerà la formazione, l’autonomia e la clausura dei monasteri di vita contemplativa o integralmente contemplativa.
Presentazione di S.E. Mons. José Rodríguez Carballo, O.F.M.
Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata
e le Società di Vita apostolica.