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Il mondo ha nostalgia di comunità…

comunitàIl mondo ha nostalgia di comunità…

   …ma sa ancora viverla?

La più grave epidemia del mondo contemporaneo -affermava il grande maestro R. Panikkar- è la superficialità, che fa vivere di ‘immediato’ e di ‘cose’ che non durano. Questo blocca la vita al bordo del mistero e impedisce di riconoscere cosa significa essere umani… E l’uomo – fatto per essere coinvolto in un amore assoluto e incondizionato – si ritrova a sperimentare solo una tristezza infinita. La Verità, comunque, è e rimane nelle persone e nelle cose; ed è il desiderio di autenticità che muove a cercarla. Quando poi si diviene consapevoli che il tempo a propria disposizione è breve e va usato al meglio, allora, senza presumere di avere la soluzione per tutto e subito, si possono compiere grandi cose. Ma occorrono ‘occhi’ sani e la ferma decisione di aprirsi ad un cammino faticoso e indispensabile… Altrimenti è troppo facile (e anche tanto comune!) illudersi di ‘vedere’ e fermarsi invece alla superficie delle cose; percepire intorno a sé solo ostacoli, minacce, cose e persone da sfruttare, invece di volti umani; coltivare uno sguardo che fa confronti e sentirsi defraudati, considerati meno degli altri… In tutto si smarrisce il senso del Dono insieme alla luce della Vita. L’uomo da sempre cerca all’esterno ciò che è dentro di lui, ma trova rumore, fastidio, indifferenza…Solo la persona può decidere a chi aprire e a chi chiudere la porta del proprio cuore.

Dal guazzabuglio del cuore umano nascono tanti mali, ma anche molti beni. Strada maestra per uscire dalla tendenza alla superficialità è nelle domande che muovono ad osare percorsi sconosciuti; a farsi viandanti con chi cammina e cercatori con coloro che cercano… L’uomo nasce da una relazione e cresce solo dinanzi a un tu. Nessun cammino è lungo per chi crede e nessuno sforzo è grande per chi ama. Quaggiù, al di fuori delle relazioni buone, non c’è ‘infinito’, né felicità.

     La possibilità di guardare in maniera diversa è sempre data: può giungere dalle persone e dalle situazioni più inaspettate. Jung ricordava che vivere non è altro che imparare ad amare e prepararsi a morire. Il che significa assumere su di sé -serenamente e con generosità- le morti quotidiane e quelle epocali… e rendere possibile, così, una reale partecipazione al mistero pasquale di Cristo. Quando si naviga negli occhi delle persone, il tempo fiorisce di eternità e quello che conta non è più ciò che è stato, ma solo: ‘d’ora in avanti’.

Certo è che alla fraternità si arriva solo abilitandosi alle relazioni che nascono dall’incrociare sguardi, preoccupazioni, desideri, riflessioni… Non basta certamente abitare nella stessa casa per essere ‘prossimi’. Se manca una reale, sincera e diretta comunicazione interpersonale non c’è fraternità. Nell’avvicinarsi agli altri occorre uno sguardo capace di riflettere la tenerezza di Dio, assicura Papa Francesco. La fraternità che ne scaturisce racconta Dio e lo rende comprensibile. Trasmette quel sapore di lievito e di sale di cui c’è tanto bisogno in un mondo sempre più complesso e disorientato.

         Luciagnese Cedrone ismc

         lucia.agnese@tiscali.it