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Nell’angoscia la speranza

Angoscia-speranza1Perplessi e confusi, ci ritroviamo ancora a guardare la nostra Terra, le sue faglie di distruzione, le vittime… Notti e giorni tremendi e un grido: Non scuotetemi sono pieno di lacrime! Tutta nuova si fa la certezza nell’uomo di essere erba del campo, “bagnata e nutrita dal cielo, ma inghiottita dalla terra a volte bene e nel momento propizio, ma altre volte male, troppo presto, con troppo dolore” (L. Bruni). Nel cuore risuona la perenne domanda sul senso del dolore degli innocenti, di tutto il dolore della vita…

Le speranze umane, grandi e insieme tanto fragili, passeggere, che senso hanno? Che significa essere umani? Abbiamo di che gioire? Possiamo davvero sperare? Certo ignorare il problema e far finta di nulla, cercare di sostituire i grandi interrogativi dell’esistenza con il virtuale, distrarsi in tutti i modi possibili per non pensare… non basta e non serve! È solo finzione che nasconde disperazione. La premessa per ritrovarsi a percorrere ogni giorno chilometri e chilometri di solitudine.

Ma “nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia” (K. Gibran); oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che aspetta. Dipende dagli uomini credere oppure morire con la morte. Quando tutto sembrava perduto e unico futuro la croce, Gesù fa quell’atto “pazzo, generoso e pieno di amore” (T. Radcliffe) di dare il suo corpo per noi. Quell’Ultima Cena sembrava pasto conclusivo, la fine. Fu invece l’inizio e la base solida della speranza.

L’Evangelii gaudium assicura che, “ogni volta che si cerca di recuperare la freschezza originale del Vangelo, spuntano nuove strade per il mondo attuale”. In ogni caso esserci, condividere il pianto; darsi da fare per aiutare secondo le proprie forze; lasciarsi guidare da quel desiderio di infinito che ha ragione al di là della ragione e chiede solo di essere riconosciuto, vissuto con altri… tutto apre vie nuove. Ogni attimo è nuovo inizio. L’esperienza quando attraversa la porta della preghiera diventa saggezza; in fondo basta lasciare che lo Spirito apra fessure nel proprio egocentrismo e spinga più in là… Quell’Amore oltre misura che sta oltre la comprensione umana invade il cuore e dona il gusto della vita senza il timore della morte. Il cammino esteriore diventa il proprio cammino interiore. Tutte le cose che si vivono trovano il loro significato provvidenziale… E nel cuore vive l’eco del sorriso di Dio.

È la certezza che “non c’è grido umano che non sia ascoltato da Dio” (Ben. XVI). Lui è e rimane lì dove siamo noi, costi quel che costi. Allora tutto ritrova il calore di un senso e in ogni situazione, provocata o solo subita dall’uomo, si può riconoscere che ancheil silenzio di Dio è lo spazio della nostra libertà” (B. Forte). Chi spera, vive diversamente, assicura Benedetto XVI. Ed è il via alla Speranza che non delude, al futuro che non muore.

         Luciagnese Cedrone ismc

         lucia.agnese@tiscali.it