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Il padrone lodò quell’amministratore

vang-xxvIl padrone lodò quell’amministratore

Dal vangelo secondo Luca 16, 1-13
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».


La parabola che ci presenta il Vangelo di questa domenica è a prima vista sconcertante. Gesù loda un ladro, un amministratore che si è approfittato dei beni del suo padrone e che sembra non essersi neppure convertito dopo che il padrone l’ha scoperto perché continua a sottrarre al padrone quanto a lui è dovuto.

Sentire che senza remore dice ai debitori: “Invece di centro scrivi cinquanta, o scrivi ottanta”, potrebbe sembrare un orrore dal punto di vista dell’onestà economica, invece egli in questo modo si priva volontariamente della percentuale che sarebbe spettata a lui. Bisogna considerare infatti che secondo l’uso allora tollerato in Palestina l’amministratore aveva diritto ad adattare l’importo che i debitori avrebbero dovuto al padrone per poterne trarre il proprio compenso.

L’atteggiamento di questo amministratore una volta messo alle strette, è davvero interessante; avendo capito che di lì a poco avrebbe perso tutti i beni comincia intelligentemente a pensare a che cosa è davvero importante per la sua vita, così non è lodato perché disonesto ma perché ha cominciato a cambiare mentalità, ha capito finalmente che quello che conta non è accumulare ricchezze materiali che inevitabilmente portano a divisioni e inimicizie, quello che conta è farsi degli amici, è avere qualcuno che ti accolga in casa, che faccia festa per te!! E come lo fa? Cominciando a dare agli altri senza più accumulare per sé stesso! Tutto il brano è concentrato sul rapporto che si ha con la ricchezza e mira a far comprendere quanto questa può essere ingannevole e diventare un idolo, un padrone che rende schiavi, un padrone che non paga, che non rende quello che promette, non dà la felicità sperata, non da quella stabilità che si pensava di aver costruito con tanto sacrificio.

Fatevi amici…questo è il monito, costruite relazioni, condividete i beni di cui siete solo amministratori e non padroni, tutto vi è donato perché possiate vivere bene…ma alla fine dovrete rendere conto di tutto, dovrete lasciare tutto, e nella tomba non porterete le ricchezze materiali e neppure le troverete ad accogliervi dopo la vostra morte…chi potrà accogliervi nelle dimore eterne?

Alla fine troveremo ad accoglierci coloro ai quali avremo fatto del bene, soprattutto i poveri, ci renderemo conto che ciò che abbiamo accumulato sono i tesori delle opere buone, dell’amore che avremo saputo dare, e godremo finalmente in pienezza di quella vera ricchezza che è Dio stesso, unico e sommo bene che non potremo mai perdere.

   Sr M. Monica Baneschi SSM