E’ il tema proposto per l’Incontro interreligioso per la pace tra i popoli promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Diocesi di Assisi e dalle Famiglie Francescane che si è tenuto nella città umbra nei giorni 18-20 settembre c.a. Un tema fortemente impegnativo e vasto, concreto e urgente che obbliga tutti ad aprire i propri orizzonti, forse a rinnovare i propri stili di vita. Alla inaugurazione il capo di stato Sergio Mattarella, proprio rifacendosi al tema, ha riaffermato che in queste opportunità di vita “il dialogo tra le religioni, tra credenti e non credenti, il dialogo della cultura può molto, più di quanto sembri”. Il card. Roger Etchegaray, già presidente del Consiglio della Giustizia e della Pace, ha fatto memoria del primo incontro, quello del 1986, voluto da san Giovanni Paolo II: “Tra la fine del Concilio Vaticano II e il grande Giubileo del 2000, fu uno dei più grandi momenti del pontificato”. Nei tre giorni molti gli interventi: 200 i relatori; 29 le tavole rotonde…
Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo ha parlato delle 5 vie che costituiscono il cammino per giungere a una vera e duratura pace: l’amore, la giustizia, il perdono, il discernimento sulla verità e il rispetto. Infatti “potremo – egli ha affermato – preservare la pace e salvaguardare il nostro pianeta soltanto attraverso la cultura del dialogo… La Chiesa ortodossa non teme il dialogo”. Ma – ha chiarito il patriarca – “il dialogo necessità di equilibrio. Non ammette sopraffazione, ma soprattutto non priva gli interlocutori della loro propria natura. Esso è conoscenza reciproca; è interconnessione e mai sincretismo culturale o religioso”. Ha invitato a “gesti coraggiosi” per aprire nuove vie al dialogo e alla collaborazione tra culture e religioni. “Non ci può essere pace senza rispetto e riconoscimento reciproco; non ci può essere pace senza giustizia, non ci può essere pace senza una collaborazione proficua tra tutti i popoli del mondo”.
Il sociologo Bauman ha proposto la riflessione su tre temi: la “promozione della cultura del dialogo per ricostruire il tessuto della società”, l’equa “distribuzione dei frutti della terra” e l’insegnamento della cultura del dialogo ai giovani, così da “fornire strumenti per risolvere i conflitti in modo diverso da come siamo abituati”.
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha detto che “il dialogo è l’intelligenza della coabitazione, un’arte necessaria in un universo fatto di religioni, culture, civiltà differenti. Non un’unica civiltà, ma la più grande civiltà: la civiltà del vivere insieme”. Per lui “con la forza debole della preghiera e del dialogo” è possibile sconfiggere la guerra. “Dalle religioni, senza confusione ma senza separazione può sgorgare un popolo di artigiani di pace”. Per questo: “bisogna eliminare per sempre la guerra che è la madre di ogni povertà”.
Per il presidente del Consiglio degli Ulema indonesiani, Syamsuddin, “l’islam è una religione di pace” e , secondo lui, dagli incontri di Assisi è nata la collaborazione tra musulmani e Comunità di Sant’Egidio da cui è scaturito il processo di pace nella regione filippina di Mindanao, a maggioranza islamica.
Per il Rabbino israeliano David Brodman, “lo spirito di Assisi” è la risposta alla tragedia della Shoah e di tutte le guerre. Egli ha chiarito: “qui diciamo al mondo che è possibile diventare amici e vivere insieme in pace anche se siamo differenti”.
Il Venerabile Morikawa Tendaizasu, 257° patriarca giapponese del buddismo Tendai, ha auspicato un mondo senza odio e senza disprezzo. “La storia – ha spiegato – ci ha mostrato che la pace conseguita con la forza sarà rovesciata con la forza” e che “l’odio non è cancellato dall’odio; l’odio può essere cancellato soltanto abbandonando l’odio”.
Opportuni nella giornata di domenica gli interventi dl Vescovo di Assisi Mons. Domenico Sorrentino e di P. Mauro Gambetti custode generale del Sacro Convento della stessa città. Il primo ha parlato della profezia dello ‘spirito di Assisi’: spirito di preghiera, di concordia e di pace, in risposta la mondo intristito da tante guerre. P. Mauro ha fatto appello all’umiltà di san Francesco d’Assisi, virtù che “consente di percepire l’Infinito, l’Assoluto, l’Eterno, dinanzi al quale tutti siamo nulla, un soffio, di pari dignità…Dall’umiltà può nascere la vera pace”.
Attesa la presenza e la parola di Papa Francesco, il quale ha iniziato così il suo discorso: “Vi saluto con grande rispetto e affetto e vi ringrazio per la vostra presenza” e ha motivato la presenza di tutti: “Siamo venuti ad Assisi come pellegrini in cerca di pace… Abbiamo sete di pace, abbiamo il desiderio di testimoniare la pace, abbiamo soprattutto bisogno di pregare per la pace, perché la pace è dono di Dio e a noi spetta invocarla, accoglierla e costruirla ogni giorno con il suo aiuto”. La preghiera -ha ribadito il papa – aiuta a superare il “nuovo tristissimo paganesimo: il paganesimo dell’indifferenza”. Interessanti gli accostamenti della preghiera con altri valori: Pace e Perdono, Pace e Accoglienza , Pace e Collaborazione, Pace e Educazione… “Sorelle e fratelli, ha concluso papa Francesco – assumiamo questa responsabilità, riaffermiamo oggi il nostro sì ad essere, insieme, costruttori della pace che Dio vuole e di cui l’umanità è assetata”.
In sintesi l’incontro è stato in piena sintonia con la prima realizzazione di questo specifico evento avvenuto 30 anni or sono. Esso ha visto presenti oltre 500 leader del mondo, ai quali devono essere aggiunti esponenti istituzionali del mondo dell’economia e della cultura. I 29 panel previsti non potevano non tenere presente la complessa situazione attuale; infatti hanno spaziato “dalla guerra alla giustizia sociale, dall’ambiente allo sviluppo tecnologico, passando per la sfida delle migrazioni, la lotta alla povertà o la piaga del terrorismo”.
L’appello lanciato alla fine conclude: “Si apra finalmente un nuovo tempo… Nulla è perso, praticando effettivamente il dialogo. Niente è impossibile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera. Tutti possono essere artigiani di pace; da Assisi rinnoviamo con convinzione il nostro impegno ad esserlo, con l’aiuto di Dio, insieme a tutti gli uomini e donne di buona volontà”.
Da tutti i partecipati di qualsiasi religione e di qualsiasi provenienza è stato ribadito che “la violenza non ha nulla a che fare con la religione”. Vale sempre e ovunque la convinzione che urge formarsi e formare alla “civiltà del vivere insieme” ed è necessario fondamentare le proprie azioni e relazioni “sulla fede nel pluralismo e nella diversità”.
sr Biancarosa Magliano, fsp