La Costituzione Dogmatica DV al n. 12 offre i criteri indispensabili per ‘leggere’ la Scrittura. Basandosi sul presupposto teologico che Dio ha parlato per mezzo di uomini e alla maniera umana, precisa: «Poiché Dio nella S. Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l’ interprete della Sacra Scrittura per capire bene ciò che egli ha voluto comunicarci deve ricercare con attenzione ciò che gli agiografi in realtà abbiano inteso significare e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole» (n. 12). Il documento: L’Interpretazione della Bibbia nella Chiesa (PCB-1993) seguendo le indicazioni della DV presenta due passi importanti: l’esegesi e l’interpretazione.
L’esegesi studia il testo in se stesso e determina il suo significato letterale, storico e culturale. Si avvale delle lingue antiche usate dall’autore sacro, del confronto con le letterature orientali del tempo cui gli autori sacri spesso si sono ispirati, valuta l’archeologia, l’analisi narrativa e retorica come pure l’ interpretazione giudaico-rabbinica delle Scritture ebraiche.
L’ermeneutica o interpretazione cerca di capire il messaggio del testo biblico, per noi, oggi. Essendo la Bibbia opera di Dio e dell’uomo ritrova il significato del testo come inteso dallo scrittore sacro e, soprattutto, dallo Spirito Santo, che ha fatto scrivere quelle cose in quel modo, rimanendo parola di Dio per l’umanità di tutti i tempi.
Per una corretta esegesi e interpretazione biblica sono indispensabili tre criteri fondamentali:
- i generi letterari;
- l’unità della rivelazione considerata nel suo cammino storico;
- la verità biblica in ordine alla salvezza.
1. I generi letterari
Caratterizzano la comunicazione umana di tutti i tempi. Ad esempio: un telegramma, a differenza di una lettera, comunica una verità in modo essenziale e conciso; la trama di un romanzo non è paragonabile a un libro di storia; una poesia comunica in modo diverso da un articolo di giornale… Il genere letterario fa distinguere il tema/messaggio (che cosa l’autore dice) dal modo dire (come lo dice). Nel genere letterario biblico si esprime il vissuto dell’ambiente che lo produce: culto, famiglia, scuola e la cultura dell’autore che lo esprime. I generi letterari biblici sono numerosi: codici legislativi (cfr. Esodo, Levitico , Deuteronomio) brani epici, professioni di fede, parabole, leggende e romanzi, lettere inviate a vari destinatari, libri e brani apocalittici, oracoli profetici, racconti autobiografici, gesti simbolici, poesia (cfr. Salmi e alcuni brani profetici), canto di amore (Cantico dei Cantici), cronaca nei libri detti storici, catechesi, teologia della storia, parabole.
- L’unità e la progressività della rivelazione biblica
La DV avverte: «Dovendo la Sacra Scrittura essere letta de interpretata con l’auto dello stesso Spirito Santo mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all’unità di tutta le Scrittura, tenuto conto della viva Tradizione di tutta la Chiesa e dell’analogia della fede» (n. 12 ).
La rivelazione biblica è unitaria e progressiva: va dal primo all’ultimo libro della Scrittura. Poiché il culmine della rivelazione è Cristo Gesù, è pericoloso isolare un brano biblico, in particolare dell’Antico Testamento, e leggerlo fuori contesto (o a caso!) senza tener che la rivelazione cristiana può averlo arricchito o corretto (cfr. Mt 5, 21). La verità biblica va considerata nell’intero arco della rivelazione: «Il NT è nascosto nell’Antico e l’AT è reso manifesto nel Nuovo» (sant’Agostino).
- La verità necessaria alla salvezza
«I libri della Scrittura insegnano con certezza e senza errore la verità necessaria alla nostra salvezza che Dio volle fosse consegnata nelle sacre Lettere» (DV 11)
La verità biblica fa conoscere Dio e il suo progetto di salvezza per l’umanità che ama con cuore di Padre. La Bibbia non risponde a curiosità, anche legittime, di tipo scientifico, storico o di altro genere. Dio rivela se stesso unicamente per entrare in dialogo con l’umanità e vivere comunione amicale (DV 2 ). Chi non ricorda il grave errore nel quale sono caduti coloro che condannarono Galileo Galilei che aveva dimostrato che scientificamente è la terra a girare intorno al sole e non il sole intorno alla terra, come in linguaggio epico dice Gios 10,12? Galileo aveva capito bene che la Bibbia non insegna come è fatto il cielo ma come si va in cielo!
E’ noto, pure, che nel libro di Giuditta come in quello di Tobia la cornice storica è fittizia; i nomi dei re sono confusi tra di loro come sono imprecisi i riferimenti storici. Il libro di Giuditta cita l’Assiria e nomina Nabucodonosor che è Babilonese e appartiene a un altro periodo storico! Questa confusione ‘storica’ permette all’autore di interpretare la difficile situazione storica/religiosa del suo tempo in modo sapienziale e di comunicare la parola di Dio in modo efficace: per il libro di Giuditta è chiaro che il Signore salva il suo popolo da una situazione senza vie di uscita, per mezzo di una donna credente, rappresentante del popolo fedele.
Un importante avvertimento
«Nell’Apocalisse si parla di un libro chiuso con sette sigilli: Prova a farlo leggere ad una persona colta e ti risponderà: “come posso leggerlo se è sigillato?”. Quanti sono ai giorni d’oggi coloro che si credono dotti e tengono in mano un libro chiuso! Non possono aprirlo senza che glielo dissigilli colui che possiede la chiave di Davide, colui che quando apre nessuno può chiudere e quando chiude nessuno può aprire. Leggiamo negli Atti degli Apostoli di quel bravo eunuco che sta leggendo sul suo carro il libro di Isaia: Filippo lo interroga: “ riesci a capire quello che stai leggendo?”. E lui risponde: “come posso farlo se nessuno me lo spiega?” Lo vedi tenere in mano un libro, concentrare l’interesse sulle parole del Signore, articolare quelle parole con la lingua, pronunciarle con le labbra e non avere tuttavia la minima idea di colui che, senza saperlo, venera nel libro. Arriva Filippo e gli mostra quel Gesù che è nascosto fra le righe. Che potere magico ha un maestro! In un batter d’occhio gli da la fede, lo battezza, lo rende fedele e santo. Era discepolo e lo fa diventare maestro. Ti ho detto questo per farti capire che senza una guida capace di aprirti il cammino non ti è possibile addentrarti nella S. Scrittura… » (San Girolamo, lettera n.53 scritta a san Paolino da Nola).
sr Filippa Castronovo, fsp